E’ difficile prevedere come la storia patria giudicherà la Soprintendenza di questo periodo. E’ un periodo buio come mai questo ente ne attraversò nel passato. E la Presidenza della Regione -Autorità anticorruzione – preferisce stare in silenzio….
E’ arbitrario pure cercare attenuanti a tutto ciò che i fenomeni negativi che caratterizzano la vita degli uffici dei beni culturali di Catania sono riscontrabili anche altrove, nel Dipartimento ai beni culturali e alla Regione siciliana in genere madre degli uffici piccoli e grandi, funzionanti e non funzionanti che siano. L’affermazione è certamente vera, sarebbe pretendere troppo affermare che queste diramazioni regionali abbiano inventato l’abuso, l’arrivismo, la spregiudicatezza, l’ingiustizia sociale .
Vicende che documentano in alcuni casi un turpe protezionismo o nel migliore dei casi incapacità o, più giù superficialità come nell’elargizione del “premio previsto dall’art.94 del Contratto per il comparto per la qualità della prestazione professionale individuale”. Secondo il contratto descritto il compenso derivante da una quota dei fondi destinati al piano “remunererà i soggetti che avranno raggiunto particolari e specifici obiettivi, anche con riguardo alle specifiche professionalità impegnate”.
Ora il silenzio sindacale, o peggio l’incapacità di fare sindacato ad un certo livello di denuncia anzichè di servilismo, copre le magagne create dai dirigenti. Sono loro, e in primis la dirigente del servizio Soprintendenza Maria Grazia Patanè ad aver segnalato un elenco di una quarantina di dipendenti la maggior parte dei quali occupa una posizione illecita a mente della normativa anticorruzione. Cosa dice la legge anticorruzione n. 190/2012 e il decreto legislativo n. 33/2013 ?
Un dipendente non può occupare una posizione di lavoro od organizzativa per lungo tempo, soprattutto se strategica come la segreteria della Soprintendenza dove da oltre dieci anni figura una signora(Elvira Marletta) che non conosce la materia della trasparenza e gestisce in modo certamente anomalo e inopportuno con la dirigente Patanè il misterioso “Protocollo informatico”.
Non possono essere premiati dipendenti che, pur se“obbedienti alla garibaldina ai dirigenti“, eludono la ratio della normativa anticorruzione,rimanendo nelle medesime posizioni strategiche a rischio corruzione. Altro che premio extra ai dipendenti selezionati dalla Patanè. Un intervento giudiziario occorre per questo prolungato scadimento .Ognuno dei dipendenti fa il proprio comodo da anni, riceve il pubblico che conosce da anni ed ogni comune ha un proprio referente alla Soprintendenza che non si cambia mai e non si comprende quale innovazione tecnologica o professionale abbiano dato numerosi altri elementi inseriti in questo misterioso elenco ricco di valutazioni fantasiose a chi non possiede alcuna responsabilità professionale come ex contrattisti (lavoro esecutivo) od istruttori (protocollo) come dipendenti Sessa e Troina che protocollano una o due righe ogni due o tre giorni all’Unità paesaggistica e di autorizzazioni diretta da Benedetto Caruso.
Sono queste le invenzioni della nostra classe dirigente e all’orizzonte non si prevede alcun bagliore se è vero com’è vero che persino il dirigente generale ai beni culturali del dipartimento dr.Gaetano Pennino lascia correre per non pungere la Patanè o scardinare il sistema dei consensi politici.. Ma il paradosso più grande si verifica quando questi generali della comunità, come fanno i generali degli eserciti, hanno la faccia tosta di parlare di trasparenza e correttezza alle sedute sindacali trascinando le organizzazioni sindacali- valutati i più anch’essi dal dirigente interno della Soprintendenza- ad un incredibile beneplacito. E’ questa la prova di come il cittadino sia oggi disastrosamente amministrato.