MAFIA: SEMPRE PIU’ VICINI AL “CAPO DEI CAPI “MATTEO MESSINA DENARO

  Si cerca a Castelvetrano e Mazara, arrestato un boss e altri

È caccia agli amici del superboss  di Matteo Messina Denaro.Le forze dell’ordine sono  sul punto di mettergli ormai le mani addosso. Dovunque i fiancheggiatori vengono individuati, schedati e seguiti.Si vuole arrivare al depotenziamento dei circuiti di riferimento e il controllo delle somme di denaro che gravitano attaorno al superboss.  I carabinieri del Ros e del comando provinciale di Trapani hanno controllato i comuni di Castelvetrano, Mazara del Vallo, Campobello di Mazara e Custonaci con numerose le perquisizioni in abitazioni, proprietà rurali ed esercizi commerciali di proprietà di 25 indagati, ritenuti fiancheggiatori e favoreggiatori della latitanza del boss.

Arresti: Matteo Tamburello,  figlio di Salvatore, il capo del mandamento morto l’anno scorso. Tamburello è indiziato dalla Procura Distrettuale Antimafia di Palermo, ritenuto esponente di spicco della famiglia di cosa nostra di Mazara del Vallo, indagato per associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori e violazione degli obblighi inerenti la sorveglianza speciale.

INTERCETTAZIONI TELEFONICHE

Sotto la lente di ingrandimento dei magistrati ci sono  i mandamenti mafiosi di Mazara del Vallo e di Castelvetrano. In questi centri sono state documentate conversazioni di Matteo Tamburello con persone riconducibili al reggente del mandamento di Castelvetrano, Gaspare Como, cognato del latitante Matteo Messina Denaro, arrestato sempre dal Ros lo scorso aprile nell’ambito della indagine Anno Zero.

Ricostruite le fasi riorganizzative degli assetti di vertice, fornendo elementi sulla sua collocazione baricentrica nelle relazioni criminali nella Sicilia occidentale.

Nell’ambito  delle indagini del Ros finalizzate alla cattura di Matteo Messina Denaro nel novembre del 2015, è stata avviata un’attività investigativa sul mandamento di Mazara del Vallo, storica roccaforte ed influente realtà di cosa nostra trapanese.

” Matteo Tamburello È figlio del boss Salvatore, morto nell’agosto del 2017. Era stato scarcerato nel novembre del 2015 dopo aver scontato la pena per aver diretto, in qualità di reggente, la famiglia mazarese di cosa nostra. Dopo la scarcerazione è stato sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno a Mazara del Vallo e ha lavorato in una cava di calcarenite.

Secondo gli inquirenti Matteo Tamburello oltre ad occuparsi delle attività della cava sarebbe stato di fatto socio occulto dell’attività imprenditoriale che era stata avviata solo grazie a somme di denaro reperite presso terzi esclusivamente in virtù della sua autorevolezza mafiosa”.

 

 

 La reggenza tuttavia, era stata affidata a  Dario Messina, personaggio con il quale Tamburello avrebbe avuto comunque contatti riservati.

Matteo Tamburello avrebbe avuto rapporti con Vito Gondola, ex reggente del mandamento mafioso mazarese morto a luglio del 2017, con Antonino Cuttone, storico affiliato alla famiglia mazarese e consigliere economico di Mariano Agate, Raffaele Urso, arrestato nell’operazione Anno zero poiché ritenuto al vertice della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara, e Dario Messina che lo incontrava dopo essersi visto poco prima con Gaspare Como, cognato di Matteo Messina Denaro e all’epoca reggente del mandamento di Castelvetrano.

Altri elementi contro Tamburello sono emersi dalle indagini svolte sul conto di Fabrizio Vinci, imprenditore ritenuto affiliato alla famiglia di cosa nostra di Mazara del Vallo, arrestato a maggio del 2017 dal Ros nell’ambito della indagine Visir, poiché responsabile di partecipazione ad associazione mafiosa. Sarebbe emerso che Vinci aveva sostenuto economicamente Matteo Tumbarello quando era detenuto, acquistando da lui un bene strumentale a prezzo fortemente maggiorato.

Gli investigatori inoltre mettono in luce il legame forte tra i due esponenti . Sono stati documentati diversi incontri tra Tamburello e Vinci all’interno della cava di calcarenite di fatto riconducibile allo stesso Tamburello. Quando, il 10 maggio 2017 Vinci fu arrestato, Matteo Tamburello si sarebbe interessato immediatamente perché venisse fornito adeguato sostentamento alla famiglia dell’affiliato.

 

 

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