Draghi: ” Oggi non c’è più un Golia. La Russia non è imbattibile. Ma bisogna chiedersi come si costruisce una pace”

Mario Draghi | www.governo.it

 

“Ieri il presidente del Consiglio Draghi ha incontrato il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden.Siamo d’accordo sul sostegno all’Ucraina e sulle pressioni su Mosca, ma occorre anche chiedersi come si costruisce la pace. Inizialmente era una guerra in cui si pensava ci fossero un Golia e un Davide. Oggi non c’è più un Golia”

Ringrazio Biden e l’amministrazione Usa per l’accoglienza splendida. L’incontro è andato molto bene, Biden ha ringraziato l’Italia, un partner forte, affidabile, un interlocutore credibile. Io ho ringraziato Biden per il ruolo di partnership che sta avendo in questa crisi” e di confronto “con tutti gli alleati. Siamo d’accordo sul sostegno all’Ucraina e sulle pressioni su Mosca, ma occorre anche chiedersi come si costruisce la pace. Il percorso negoziale è difficile, il primo punto è come costruirlo”…..

La guerra ha cambiato fisionomia. Inizialmente era una guerra in cui si pensava ci fossero un Golia e un Davide, sembrava una guerra di difesa disperata. Oggi il panorama si è capovolto, non c’è più un Golia. Quella che sembrava una potenza invincibile, sul campo non si è dimostrata tale almeno con le armi convenzionali”…..

Quali obiettivi ci si propone da entrambe le parti? Che tipo di pace si vuole? Prima ancora di arrivare a questo punto, c’è uno sforzo che occorre fare e che devono fare in particolare Russia e Stati Uniti: bisogna sedersi ad un tavolo, ci vuole un tavolo con tutti e l’Ucraina è l’attore principale.

Bisogna togliere il sospetto che si arrivi ad una pace imposta che fa comodo agli Usa, agli europei e ai russi ma non è accettabile dagli ucraini. Questa è una ricetta per arrivare al disastro perché a quel punto la pace non sarà credibile e verrà tradita ogni momento”……”Il percorso negoziale è molto difficile ma il primo punto è come costruire questo percorso negoziale, deve essere una pace che vuole l’Ucraina, non una pace imposta da altri né tantomeno dagli alleati. Il presidente Zelensky deve definire cos’è la vittoria, non noi“.

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