Vaticano: la Marogna spendeva il denaro (oltre 200 mila euro) in beni di lusso personali anzichè nelle missioni umanitarie

Caso Becciu: il Vaticano fa arrestare Cecilia Marogna, la 'dama del  cardinale' - Il Riformista

Papa Francesco vuol mettere ordine al Vaticano. Gli eventi si susseguono. I soldi sono della Santa Sede ma l’indagata li spendeva per acquistare lussuosi beni personali. L’arresto di Cecilia Marogna,la 39enne manager cagliaritana  nota come la ‘dama del cardinale‘ per il rapporto fiduciario che la legherebbe all’ex numero due della Segreteria di Stato vaticana, il cardinale Angelo Becciu. ha destato scalpore per l’uso disonesto e personale  del denaro qualificato “Missioni umanitarie”              Si sa finora che l’accusa è di peculato per distrazione di beni. Tra il dicembre 2018 e il luglio 2019 avrebbe ricevuto 500mila euro dalla Segreteria di Stato per volontà del cardinale Becciu.

Gli inquirenti vaticani hanno visto giusto, hanno indagato e scoperto l’uso improprio di quel denaro ed hanno emesso un mandato di cattura internazionale attivando l’Interpol. Nel mirino degli inquirenti vaticani sarebbero finiti  bonifici per mezzo milione di euro ricevuti dalla Santa Sede per operazioni segrete umanitarie in Asia e Africa, e , quasi per la metà, nell’acquisto di borsette, cosmetici e altri beni di lusso. Marogna, che sarebbe in possesso di una lettera firmata da Becciu che la accredita come persona di sua fiducia, avrebbe ricevuto il denaro in diverse tranche tra il dicembre 2018 e il luglio 2019 sul conto corrente della Logsic d.o.o., la società, con sede a Lubiana, di cui è titolare. Versamenti tutti con causale “contributo per missione umanitaria”. Di quei circa 500mila euro, però, quasi 200mila sarebbero stati spesi in vestiti, ristoranti e lussuosi accessori (tra l’altro 12mila euro da poltrona Frau, 2.200 da Prada, 1.400 da Tod’s, 8mila da Chanel).

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Anche la “Logsic “si sarebbe rivelata una società ‘fantasma’,  un ufficio chiuso senza nemmeno la targhetta. I bonifici in questione sarebbero stati firmati quando a Becciu era già succeduto come Sostituto agli Affari generali mons. Edgar Pena Parra, ma sarebbe stato proprio l’ex prefetto per la Congregazione delle Cause dei Santi a chiedere a monsignor Alberto Perlasca, all’epoca a capo dell’ufficio amministrativo della SdS (oggi indagato nell’inchiesta vaticana), di onorare gli accordi presi con la managing director della Logsic.

Spiegano gli investigatori: “La Marogna, presentatasi come esperta in relazioni diplomatiche e diplomazia parallela, sarebbe entrata in contatto con il cardinale nel 2016, proponendosi come mediatrice su crisi internazionali di vario genere. Becciu, dopo aver fatto filtrare alla luce delle notizie uscite di sentirsi “truffato” e pronto a sporgere denuncia nei confronti della signora, ha anche precisato, attraverso il suo legale, l’avvocato Fabio Viglione, che “i contatti con Cecilia Marogna attengono esclusivamente a questioni istituzionali“.

L’indagata afferma di aver ottenuto  “il risultato di aver costruito una rete di relazioni in Africa e Medio Oriente per proteggere Nunziature e Missioni da rischi ambientali e da cellule terroristiche“, spiegando che “i fondi in Slovenia erano di garanzia per le operazioni in Africa”.

 

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