Non si dà pace la premier che parla di danno d’immagine ma ora il condizionamento e l’intimidazione ontro il Procuratore F.Lo Voi è divenuto eccessivo e lesivo del mondo delle toghe

 

Romano Prodi si scaglia contro Giorgia Meloni: "Ero lì che ...

 

 

DI    RAFFAELE  LANZA

Possibile  che tutti i politici i  di spicco  non riescono ad accettare  un rinvio a giudizio  giudiziario neppure quando si tratta di un criminale di statura mondiale come il generale libio  Almasri liberato e rimpatriato in Libia con aereo di Stato?

Perchè le respoNsabilità giudiziarie debbono accettarle solo i cittadini comuni?     I  politicii come la Meloni dovrebbero dare l’esempio alla comunità italiana: le istituzioni, specie la Magistratura “colonna portante” del sistema italiano esigono rispetto e lealtà:  quando un politico con vari stratagemmi riesce ad organizzare dibattiti televisivi  con “giornalisti di comodo “perchè sotto padrone di  editore che li paga, usa un metodo scorretto nei confronti dei magistrati che fanno il loro dovere.

Poteva dunque il magistrato far finta di niente  come voleva   sfacciatamente la Meloni e mezzo governo con in testa Nordio, il Ministro della Giustizia che ha “peccato più di tutti in “grave omissione”, come dichiarato pure dai magistrati siciliani antimafia?

Perchè intimidire il dott F.lo Voi?      Per arrivare ad un’altra assoluzione di marca    Salvini”    Si faccia dunque il processo penale e si lascino in pace le toghe che danno onore all’Italia.

 

 

Altri appunti.Il nodo della ministra Daniela Santanchè che si dice “tranquilla” dopo la decisione della Cassazione di confermare a Milano la sede della seconda inchiesta Visibilia, ma che nei fatti è sempre più in bilico.

Collegata in video con l’evento ‘La Ripartenza’, condotto a Milano dal giornalista Nicola Porro, dopo un breve preambolo la presidente del Consiglio  torna a parlare dell’indagine per favoreggiamento e peculato che la vede oinvolta per il caso della scarcerazione del criminale libico Nijeem Osama Almasri.

Prima rivendica i risultati del suo governo su export, calo dello spread e “andamento record” della borsa italiana, frutto di una ritrovata “credibilità” del Paese (“dal ghiaccio dei fiordi fino alla sabbia del deserto, il mondo è tornato a puntare sull’Italia”); poi coglie la palla al balzo per sferrare un duro attacco nei confronti delle toghe che “remano contro” e che disfano la tela del suo operato come faceva Penelope, la mitologica moglie di Ulisse.

 Il bersaglio della premier è ilProcuratore capo di Roma Francesco Lo Voi ovvero colui che ha vergato l’avviso di garanzia recapitato a Palazzo Chigi due giorni fa: un atto “chiaramente voluto”, rimarca Meloni nel suo lungo sfogo perché “tutti sanno che le Procure hanno la loro discrezionalità”. Per la presidente del Consiglio, quella notifica rappresenta “un danno alla Nazione” per il quale non si dà pace: “Mi manda ai matti… A chiunque nei miei panni cadrebbero un po’ le braccia”. “Ieri – racconta – mi ritrovo sulla prima pagina del Financial Times con la notizia che sono stata indagata: se in Italia capiscono cosa sta accadendo, all’estero non è la stessa cosa”.

Meloni punta il dito contro quelle toghe “che vogliono decidere la politica industriale, ambientale, le politiche dell’immigrazione, vogliono decidere come si possa riformare la giustizia… In pratica vogliono governare loro. Ma – sottolinea – c’è un problema: se io sbaglio, gli italiani mi mandano a casa; se loro sbagliano, nessuno può fare o dire niente. Nessun potere al mondo in uno Stato democratico funziona così, i contrappesi servono a questo”.

Da qui, l’invito che suona come una sfida: “Quando un potere dello Stato pensa di poter fare a meno degli altri, il sistema crolla. Se alcuni giudici vogliono governare, si candidino alle elezioni e governino”. La premier sostiene di non essere “preoccupata né demoralizzata” dall’indagine, perché “quando ho assunto la guida del governo di questa Nazione sapevo esattamente a cosa sarei andata incontro…”. E conclude il suo intervento facendo appello agli elettori: “Finché ci siete voi ci sono anche io, non intendo mollare di un centimetro almeno fino a quando saprò che la maggioranza degli italiani è con me”. La sua, assicura, è “una battaglia che va oltre destra e sinistra: è la battaglia per un’Italia normale”.

Regione Sicilia, Omicidio Agostino, la Cassazione annulla l’ergastolo al boss Madonia

Nino Agostino e Ida Castelluccio - RIPRODUZIONE RISERVATA

Palermo,

 

Prescritto quello per la moglie Ida, nuovo processo in appello La Cassazione ha annullato con rinvio la condanna del boss Nino Madonia per l’omicidio dell’agente Nino Agostino.

   Annullamento senza rinvio per l’assassinio della moglie Ida Castelluccio.

 Madonia in appello era stato condannato all’ergastolo per il duplice omicidio avvenuto il 5 agosto 1989 a Villagrazia di Carini in provincia di Palermo.

I giudici hanno accolto il ricorso degli avvocati Vincenzo Giambruno, Alessandro Tato Martorana, Valerio e Giorgio Vianello Accoretti. Già in appello era caduta l’aggravante della premeditazione per l’omicidio della moglie incinta.

Non era lei il bersaglio dei killer di mafia…. In un altro processo, lo scorso ottobre, anche il boss Gaetano Scotto è stato condannato al carcere a vita.

Assolto invece Francesco Paolo Rizzuto amico di Agostino che rispondeva solo di favoreggiamento. Scotto sarebbe stato l’esecutore materiale dell’omicidio assieme a Madonia. I due killer arrivarono in moto.

Marsala, associazione per delinquere,scommesse sportive on line, illecite, la Procura indaga sedici persone. Chi sono

Il Tribunale di Marsala

fOTO :  Il Tribunale di Marsala

La Procura di Marsala ha indagato sedici persone per il reato associazione per delinquere finalizzata alle scommesse sportive on line illegali.  Gli indagati avrebbero accettato, raccolto, o comunque favorito l’accettazione o in qualsiasi modo la raccolta, direttamente o tramiti siti web esteri (quelli diversi dall’estensione «.it») non autorizzati, per via telefonica e telematica, di scommesse sportive per almeno 200 mila euro.

L’indagine è stata coordinata dal sostituto procuratore Calogero Roberto Piscitello. L’arco temporale dei fatti contestati va da febbraio ai primi di giugno 2021. Le scommesse illegali sarebbero state raccolte a Marsala, Alcamo e Castellammare del Golfo.

GLI INDAGATI DALLA PROCURA

L’avviso conclusione indagini preliminari è stato notificato a Giovanni Cannatella, di 29 anni, Dario Cottone, di 31, Maria Angela Di Bernardo, di 48, Giovanni Marchese, di 41, Marica Genco, di 39, Giuseppe Guida, di 59, Giovanni Santo Guida, di 28, Rosario Guida, di 34, Matteo Montalbano, di 45, Eros Giuseppe Pizzo, di 46, Giuseppe Safina, di 25, Enrico Salvatore Valenti, di 53, tutti di Marsala, Luca Amantini, di 48, originario di Sant’Angelo in Vado (PS), ma residente a Mazara del Vallo, Alex Barresi, di 28, Giuseppe Messina, di 56, entrambi di Castellammare del Golfo, e Andrea Melfi, di 28, di Vittoria (RG). Parte offesa nel procedimento è il ministero delle Finanze. Giovanni Marchese e Marica Genco, marito e moglie, gestori di un centro scommesse on line nella borgata di Strasatti, erano rimasti coinvolti in una precedente inchiesta della Procura di Marsala, poi trasferita alla Procura di Trapani per competenza territoriale.

Neonata muore due giorni dopo la nascita, la Procura di Catania apre un’inchiesta sul parto cesareo eseguito su una mamma cingalese

 

ospedale cannizzaro

Catania,

La Procura di Catania ha aperto un’inchiesta su un parto cesareo eseguito il 16 gennaio scorso all’ospedale Santa Marta e Santa Venera di Acireale su una mamma di 36 anni, cingalese, e sulla morte della piccola. Le neonata è deceduta due giorni dopo nell’ospedale Cannizzaro di Catania dove era sta trasferita d’urgenza. Nel reparto specialistico del  nosocomio del capoluogo etneo è stata poi ricoverata, con la prognosi riservata, anche la madre.

L’inchiesta è stata avviata dopo la denuncia del marito della donna, suo connazionale, ai carabinieri della compagnia di Acireale in cui ha affermato che la moglie ha avuto una gravidanza senza problemi e che il parto cesareo  costituiva a quel punto una decisione dei ginecologi  per il ritardo di circa 10 giorni oltre i nove mesi di gestazione.        Coordinatrice dell’inchiesta la sostituta procuratrice di Catania, Alessandra Russo.

Ex Blutec Sicilia . L’assessore alle attività produttive Tamajo incontra le imprese: «A breve il primo bando da 15 milioni per attrarre investitori»

 

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«L’Accordo di programma da 105 milioni siglato da Mimit, Regione Siciliana, Anpal e Comune di Termini Imerese, è un primo passo concreto per attrarre investitori e restituire centralità a un’area industriale strategica, dopo anni di incertezze. A breve sarà pubblicato il primo bando da 15 milioni».
Lo ha detto l’assessore regionale alle Attività produttive Edy Tamajo, intervenendo questa mattina nella sede di Confindustria Sicilia a un incontro con una rappresentanza di imprenditori provenienti da tutte le province siciliane, inclusi i rappresentanti delle piccole imprese, per fare il punto sulle opportunità di sviluppo industriale nell’Isola. Uno dei temi centrali è stato proprio l’avvio, a breve, del primo bando da 15 milioni di euro che fa parte del piano di rilancio previsto dall’Accordo di programma. Questo bando pilota servirà a testare il reale interesse degli investitori per l’area industriale, ponendo le basi per gli avvisi successivi.
Tamajo ha sottolineato la piena sintonia con il ministero delle Imprese e del made in Italy, guidato da Adolfo Urso, nell’affrontare le principali vertenze e rilanciare il tessuto produttivo siciliano. L’assessore ha evidenziato il ruolo fondamentale del Gruppo Pelligra nella riqualificazione della zona industriale, dopo aver rilevato lo stabilimento ex Blutec e avviato un percorso di formazione per 350 lavoratori, oltre ad avere messo in atto una strategia di consolidamento con l’ingresso di nuovi soci. All’incontro era presente anche il presidente di Confindustria Sicilia Gaetano Vecchio, con il quale Tamajo ha discusso delle prospettive di sviluppo per il settore industriale siciliano. «Lavoriamo per garantire certezze alle imprese e ai lavoratori – ha aggiunto l’assessore – e il dialogo con il Ministero e con gli imprenditori è essenziale per il rilancio del comparto manifatturiero e industriale della Sicilia».

Lavoro, a Palermo i recruiting day organizzati da Regione e Gnv in Sicilia

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Palermo,

Sono circa 200 le persone che hanno partecipato oggi, a Palermo, alla prima delle tre giornate siciliane di recruiting organizzate dalla Regione in collaborazione con la compagnia di navigazione Gnv e Sviluppo Lavoro Italia. Questa mattina i candidati, dopo l’esame dei curricula da parte del Centro per l’impiego, si sono presentati nella sede di via Praga per i colloqui.
Dopo quelli nel capoluogo, gli altri incontri si svolgeranno a Catania e Trapani. In totale saranno 580 le persone chiamate per sostenere le selezioni. «Questi appuntamenti – dice l’assessore al Lavoro e alle politiche sociali, Nuccia Albano – rappresentano importanti occasioni di incontro tra aziende e candidati. Vogliamo continuare a intensificare i recruiting day organizzati dai Centri per l’impiego perché si stanno rivelando una buona occasione per rafforzare il sistema dell’incrocio tra domanda e offerta, dando ai nostri cittadini la possibilità di presentarsi direttamente alle aziende, di partecipare a colloqui e di scoprire le opportunità professionali del nostro territorio».
Il secondo appuntamento è fissato per domani, giovedì 30 gennaio, a Trapani dalle 9,30 alle 16,30 nel piazzale Falcone e Borsellino 26, con 200 candidati preselezionati dal Cpi della provincia. Infine venerdì 31, dalle 9,30 alle 15, ultima data siciliana, a Catania, in via Nicola Coviello 6: saranno 180 persone che parteciperanno ai colloqui. Gli appuntamenti sono rivolti ai soggetti già preselezionati dai Cpi dopo l’esame dei curricula. I candidati dovranno presentarsi al colloquio con una copia del documento d’identità valido, il curriculum aggiornato e, qualora avessero esperienze a bordo, il libretto di navigazione e la documentazione relativa ai corsi Stcw.

Sanità Sicilia, collaborazione tra Regione e Acn per rafforzare ,afferma il governatore Schifani, le infrastrutture digitali»

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La Sicilia è una delle prime regioni in Italia ad aver avviato una collaborazione con l’Agenzia per la cybersicurezza nazionale (Acn) in tema di tutela dei dati e delle infrastrutture digitali nel settore sanitario. È stato questo uno dei temi al centro del convegno che si è svolto oggi a Palermo, a Villa Igiea, e nel corso del quale sono intervenuti il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, la vice direttrice dell’Acn, Nunzia Ciardi, l’assessore regionale alla Salute, Daniela Faraoni, assieme a prefetti, questori, rappresentanti delle aziende sanitarie, ospedaliere e delle strutture private, e responsabili dei trattamenti dei dati.

‭«Anche nel settore sanitario è fondamentale concepire la sicurezza come un lavoro di squadra – ha dichiarato il presidente Schifani –. Il governo regionale negli ultimi due anni ha fatto notevoli sforzi per potenziare, in questa direzione, le infrastrutture digitali. Grazie a un investimento di otto milioni di euro abbiamo innovato e qualificato il nostro centro tecnico, rendendolo conforme agli standard richiesti proprio da Acn. Oggi, però, la vera scommessa è uscire dallo schema di frammentazione in cui operano le singole aziende sanitarie: un settore che vuole essere all’avanguardia ha bisogno di una governance digitale unica, capace di servire l’intero ecosistema regionale, senza inutili sovrapposizioni».

Durante il convegno è stato presentato l’ultimo report dell’Acn sulla minaccia cibernetica nel settore. La sanità, nel 2024, si è collocata al terzo posto tra i comparti più colpiti, dopo il manifatturiero e la vendita al dettaglio. Nello stesso anno, l’Italia è risultata seconda nell’ambito europeo e quinta a livello globale fra le nazioni colpite da casi di ransomware che hanno coinvolto quasi 51 tra strutture sanitarie, presidi ospedalieri e servizi sul territorio.

‭«La sanità è tra i settori maggiormente colpiti perché tratta dati molto sensibili e quindi molto appetibili dal punto di vista criminale – ha detto la vice direttrice Ciardi –. Per questo tutti abbiamo il dovere di fare il massimo sforzo. L’agenzia distribuirà a ogni Asp le linee guida per innalzare i livelli di sicurezza. Il principio è che ogni singolo operatore deve sentire la responsabilità del proprio ruolo, nella consapevolezza che i dati non sono altro che la sintesi delle nostre vite».

«Nella nostra organizzazione quotidiana – ha commentato l’assessore Faraoni – il tema della cybersicurezza ha una grandissima importanza, sia dal punto di vista operativo sia da quello politico. Il trattamento dei dati sanitari è protetto da un diritto alla riservatezza che impone a noi un atteggiamento consapevole, rispettoso e anche rigido quando necessario. Stiamo già puntando molto sulla formazione del personale. L’assessorato, inoltre, è impegnato, assieme alla Presidenza e a tutti gli altri organi regionali, a costruire un ecosistema digitale che dia sicurezza sociale ai siciliani».

Palermo: arrestati 19 esponenti mafiosi che gestivano attività legate all’edilizia

 

arresto volante polizia

 

 

Palermo,

Gli agenti della Squadra mobile e della Sisco (Sezioni investigative del Servizio centrale operativo) di Palermo hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare emessa nei confronti di 19 persone, 17 in carcere e due agli arresti domiciliari.

Gli indagati sono accusati di associazione di tipo mafioso, estorsione aggravata, intestazione fittizia di beni e altri reati connessi.

L’attività fa parte di un più vasto contesto investigativo, coordinato della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, avviato sul territorio del mandamento mafioso Uditore-Passo di Rigano, che ha portato a indagare alcuni personaggi apicali di Cosa nostra che già erano emersi in indagini precedenti.

Nel corso dell’attività investigativa è emersa la volontà di alcuni indagati che, dopo aver scontato un periodo di detenzione, hanno deciso di consolidare il proprio potere nel gruppo mafioso anche attraverso il controllo e la gestione, nell’area del mandamento, delle attività produttive legate in particolar modo al settore dell’edilizia.

In questo contesto si è evidenziato il ritorno di un esponente mafioso, figura di spicco di Cosa nostra, molto attivo nella riorganizzazione della rete criminale, con lo scopo di ribadire il proprio potere e condividere i vantaggi economici delle iniziative imprenditoriali.

Gli investigatori hanno documentato diversi incontri finalizzati ad allacciare e consolidare relazioni con imprenditori ed esponenti della vita politica siciliana. Documentati anche periodici incontri tra alcuni dei destinatari del provvedimento.

Tra gli episodi estorsivi attribuiti all’organizzazione ci sono quelli messi in atto per garantirsi il controllo delle attività produttive nel settore edilizio, favorendo le imprese collegate a imprenditori legati ai destinatari del provvedimento cautelare.

Nel corso dell’operazione gli agenti hanno effettuato il sequestro preventivo di beni immobili e imprese, per un valore stimato di circa 10 milioni di euro.

Le fasi esecutive dell’attività odierna sono state supportate da equipaggi del Reparto prevenzione crimine, Unità cinofile e personale del Gabinetto di polizia scientifica.

Ndrangheta,Catanzaro: 44 arresti in 4 regioni, in manette anche un Sindaco

 

personaggio del film noir - mafia foto e immagini stock

 Catanzaro – Territorio Nazionale,
Nella mattinata odierna, in varie località della costa soveratese, nonché in Lazio, Piemonte e Lombardia, i Carabinieri del Comando Provinciale di Catanzaro e del ROS hanno eseguito un provvedimento cautelare emesso dal G.I.P. del citato capoluogo, a carico di 44 persone (15 in carcere e 29 agli arresti domiciliari), ritenute responsabili, a vario titolo, di “associazione di tipo mafioso”, “procurata inosservanza di pena”, “furto”, “estorsione”, “minaccia”, “traffico, anche internazionale, di armi”, tutti aggravati dalle finalità mafiose, nonché “scambio elettorale politico mafioso” e “coltivazione e detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente”.
L’indagine – condotta anche attraverso complesse attività tecniche – ricostruisce, a livello di gravità indiziaria (salvo il vaglio nel contraddittorio tra le parti), l’operatività della locale di ‘ndrangheta di Guardavalle (CZ), attiva nel soveratese e con ramificazioni al Centro-Nord Italia, dedita a estorsioni, danneggiamenti, traffico di armi, violazioni in materia di stupefacenti, nonché al condizionamento della P.A..
Nel corso delle investigazioni, sono stati rintracciati e arrestati 3 latitanti, tra cui Cosimo Damiano GALLACE, 64enne, vertice della citata locale e bloccato il 7 ottobre 2021 in un bunker realizzato all’interno di un impianto di calcestruzzo di Isca sullo Ionio (CZ).
Le indagini hanno quindi ricostruito, anche grazie all’analisi delle chat emerse dai criptofonini (tecnologia SkyECC) in uso ai sodali, il ruolo di una famiglia di imprenditori edili di Badolato (CZ) nella “gestione” della latitanza del GALLACE, al quale venivano garantiti vitto e alloggio in bunker, realizzati ad hoc e dotati di   videosorveglianza/allarme, nonché il trasporto negli spostamenti suoi e degli stretti familiari.
Gli investigatori dell’Arma hanno ricostruito, sul piano cautelare, le attività delittuose del sodalizio dedito al controllo del territorio e dell’economia locale attraverso estorsioni e furti, nonché la detenzione di marijuana, la coltivazione di cannabis, la detenzione e il porto in luogo pubblico di armi e il traffico di armi, anche da guerra, provenienti da Serbia, Montenegro e altri Paesi.
È stato altresì ricostruito, a livello di gravità indiziaria, lo scambio elettorale politico-mafioso in occasione delle elezioni comunali di Badolato tenutesi nell’ottobre 2021 e l’ingerenza della cosca e della citata famiglia imprenditoriale nelle decisioni di quell’amministrazione.
È emersa, infine, l’intestazione fittizia delle aziende dei fiancheggiatori e le cointeressenze della locale nei loro affari imprenditoriali, tra cui l’interesse della cosca alla realizzazione di un metanodotto nel foggiano.
Contestualmente all’esecuzione della suddetta Ordinanza, infatti, i militari del Comando Provinciale di Catanzaro e del ROS stanno eseguendo un decreto di sequestro preventivo d’urgenza delle quote e dei beni mobili/immobili (tra cui 2 cave) di 2 società (calcestruzzi e trasporto inerti), riconducibili alla citata famiglia imprenditoriale, oggetto d’intestazione fittizia.

Il procedimento per le fattispecie di reato ipotizzate è attualmente nella fase delle indagini preliminari. 

COME SUD LIBERTA’ AVEVA PREVISTO E PUBBLICATO, LA PREMIER MELONI E I SUOI MINISTRI RICEVONO L’AVVISO DI GARANZIA DALL ATTENTO PROCURATORE DOTT F.LO VOI

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DI  RAFFAELE LANZA
Non era possibile che la Premier italiana e gli uomini che la circondano come ministri – riportiamo sotto il comunicato e i nomi – la passassero liscia sul caso del rimpatrio del criminale sanguinario generale libico Almasri.     Non era possibile che la Magistratura italiana, pur con gli errori e la sbavature dei più giovani  magistrati, restasse indifferente a questo clamoroso caso della liberazione dell’assassino libico.       E non riusciamo a comprendere ancora le istituzioni politiche che dicono “Vergogna” ai magistrati che hanno restituito  l’onore all’Italia.
Almasri, che è il leader della milizia Rada, è anche il capo della polizia giudiziaria di Tripoli ed è stato il responsabile della gestione di diversi centri di detenzione e prigioni tra cui il carcere di Mitiga, la zona vicino Tripoli in cui si trova anche l’aeroporto civile della città.
Benissimo, un plauso al Procuratore dott Francesco Lo Voi perchè quel criminale libico che si muove ora liberamente nel suo Paese chissà di quanti altri omicidi – mostruosità si macchierà?
Signora Meloni, l’abbiamo ammirata in tanti casi ma non si possono “difendere gli italiani” restituendo quest’assassino alla Libia.  La Corte penale internazionale lo ricercava e lei signora Meloni che vuol rappresentare l’   Europa si comporta così?  E i suoi uomini -ministri?   Sono forse di carta?             E’ giusto ora che un’adeguata punizione arrivi anche per lei dalla Magistratura più attenta. E’, vede, un problema di coscienza, non di partito.       Tutti i suo “colleghi”- vediamo i comunicati di “solidarietà”- saranno dalla sua parte ma non Dio e la coscienza autentica di chi ama davvero l’Italia e  una vita più giusta
Caso Almasri, Meloni: ” I magistrati mi hanno inviato avviso di garanzia per favoreggiamento e peculato”

Avviso di garanzia anche a Nordio, Piantedosi e Mantovano. La presidente del Consiglio: “Non sono ricattabile e non mi faccio intimidire”

L’annuncio della  Meloni

La notizia di oggi è questa: il procuratore della Repubblica Francesco Lo Voi, lo stesso del fallimentare processo a Matteo Salvini per sequestro di persona, mi ha appena inviato un avviso di garanzia per i reati di favoreggiamento e peculato in relazione alla vicenda del rimpatrio del cittadino libico Almasri”.

L’avviso di garanzia sul caso Almasri è stato emesso “presumo, a seguito di una denuncia che è stata presentata dall’avvocato Luigi Ligotti, ex politico di sinistra, molto vicino a Romano Prodi, conosciuto per aver difeso pentiti del calibro di Buscetta, Brusca e altri mafiosi”.

“Io penso – prosegue Meloni – che valga oggi quello che valeva ieri: non sono ricattabile, non mi faccio intimidire“.

Avviso di garanzia – prosegue Meloni – che è stato inviato anche ai ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e al sottosegretario Alfredo Mantovano, presumo a seguito di una denuncia che è stata presentata dall’avvocato Luigi Li Gotti, ex politico di sinistra, molto vicino a Romano Prodi, conosciuto per aver difeso pentiti del calibro di Buscetta, Brusca e altri mafiosi”.

La Cpi aveva spiccato un mandato di arresto contro Njeem Osama Almasri Habish il 18 gennaio: per questo l’uomo, in Europa dal 6 gennaio, era stato arrestato a Torino il 19 gennaio. La corte di appello, però, non ha convalidato il suo trattenimento, rilevando un vizio di forma nella procedura dell’arresto. Nel frattempo, il ministro dell’interno Matteo Piantedosi ha firmato un decreto di espulsione, seguito da un volo di stato che ha rimpatriato Almasri in Libia, dove è stato accolto da festeggiamenti.

Riferendo al parlamento, Piantedosi ha dichiarato che l’uomo è stato espulso  perché considerato “pericoloso”. Ma le polemiche e le critiche non si sono fermate, anche da parte della Cpi, che accusa l’Italia di non avere rispettato gli obblighi di cooperazione che derivano dallo statuto di Roma.

Almasri, che è il leader della milizia Rada, è anche il capo della polizia giudiziaria di Tripoli ed è stato il responsabile della gestione di diversi centri di detenzione e prigioni tra cui il carcere di Mitiga, la zona vicino Tripoli in cui si trova anche l’aeroporto civile della città.

E’ possibile – dice infine la Meloni -che io sia invisa a chi non vuole che l’Italia cambi, diventi migliore. Ma anche e soprattutto per questo, intendo andare avanti per la mia strada a difesa degli italiani, soprattutto quando è in gioco la sicurezza della Nazione, a testa alta e senza paura“.

Avviso di garanzia anche a Nordio, Piantedosi e Mantovano

“L’avviso di garanzia – ha quindi aggiunto Meloni – è stato inviato anche ai ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi e al sottosegretario Alfredo Mantovano”.

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