Lotta alla contraffazione- Trapani – Sequestrati oltre 1.700 giocattoli e profumi contraffatti per un valore di mercato stimato di 30.000 euro.

Giocattoli contraffatti, sequestrati 2,5 milioni di pezzi a ...

Trapani,

Intensificata l’attività di contrasto alla contraffazione da parte della Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Trapani in vista delle prossime festività natalizie.

I militari in servizio presso la Compagnia Marsala, nel fine settimana appena trascorso, hanno sequestrato oltre 1700 articoli recanti marchi di noti brand contraffatti.

In particolare, le Fiamme Gialle marsalesi hanno rivolto l’attenzione a piattaforme di e-commerce individuando due coniugi dediti alla vendita online di giocattoli (tra cui palloni di calcio di famose squadre italiane) e profumi recanti marchi di noti brand nazionali ed esteri di presumibile provenienza illecita.

La successiva attività investigativa ha fatto emergere come i due coniugi fossero anche attivi nel commercio ambulante, soprattutto presso i locali mercatini settimanali.

Pertanto, è stata effettuata la perquisizione degli immobili e dei veicoli riconducibili ai due commercianti, che ha permesso di individuare un vero e proprio deposito di merci contraffatte presso la relativa abitazione.

I prodotti sono stati posti sotto sequestro e i due coniugi deferiti all’A.G. di Marsala. Se immessi sul mercato, oltre ad essere non sicuri e potenzialmente pericolosi in quanto destinati a bambini e alla cura della persona, avrebbero fruttato circa 30.000 euro.

L’operazione delle Fiamme Gialle si inserisce nell’ambito delle diuturne attività di controllo economico del territorio e a contrasto dei traffici illeciti e mira a tutelare sia i cittadini, in particolare nel periodo dell’anno precedente le festività natalizie in cui si registra un deciso aumento dei consumi, sia gli imprenditori onesti che operano nel rispetto delle regole.

L’attività si colloca nell’ambito della fase delle indagini preliminari, allo stato delle attuali acquisizioni probatorie e, in attesa di giudizio definitivo, sussiste la presunzione di innocenza.

Il reparto degli orrori al carcere di Trapani: violenze fisiche, torture, urina contro i detenuti, “un girone dantesco infernale”.Agenti sospesi dal servizio

Trapani,

Nel reparto blu del carcere Cerulli di Trapani,  chiuso per carenze igienico-sanitarie, venivano trasferiti i detenuti in isolamento, spesso con problemi psichiatrici o psicologici, e sottoposti a violenze e torture.

“l Procuratore di Trapani, Gabriele Paci:  “Alcuni agenti agivano con violenza non episodica, ma seguendo una sorta di metodo per garantire l’ordine”.. 

Dal canto suo  il Gip Giancarlo Caruso, in alcuni casi, definisce tale condotta tortura. “I detenuti venivano talvolta costretti a spogliarsi, colpiti da getti d’acqua mescolata a urina e sottoposti a violenze quasi di gruppo, gratuite e inaccettabili”, ha aggiunto Paci.

Nel reparto in cui si consumavano tali abusi, “non erano installate telecamere fino a quel momento”, ha spiegato il Procuratore, definendo il luogo come “una sorta di girone dantesco, che richiama le pagine de I Miserabili di Victor Hugo”.

L’inchiesta avviata tra il 2021 e il 2023,  verte sulle dichiarazioni dei detenuti, successivamente approfondite e riscontrate dagli investigatori. Le violenze sono state documentate grazie alle telecamere installate dal nucleo investigativo di Palermo.

Altri aspetti -Il Procuratore ha pure posto in luce il contesto di degrado e lo stress diffuso nel carcere, che coinvolgeva anche gli agenti di polizia penitenziaria, precisando però che “questo non può in alcun modo giustificare le violenze”.

Nella serata di mercoledì sono state eseguite 11 misure cautelari  e 14 provvedimenti interdittivi di sospensione dal servizio degli agenti incriminati

Le condotte emerse, caratterizzate dalla gravità intrinseca dei comportamenti e manifestatesi attraverso azioni penalmente rilevanti, hanno fatto rilevare un modus operandi diffuso, consistente in violenze fisiche e atti vessatori nei confronti di alcuni detenuti, condotte reiterate nel corso del tempo e messe in atto in maniera deliberata da un gruppo di agenti penitenziari di Trapani.

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Riconferma del maestro Marco Betta al Teatro Massimo,simbolo della Cultura e dell’arte siciliana

 

 

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La riconferma del maestro Marco Betta alla sovrintendenza del Teatro Massimo rappresenta un importante segno di continuità per una gestione che, negli anni, si è dimostrata di altissimo livello, contribuendo a rafforzare il prestigio e l’autorevolezza di questa istituzione, simbolo della cultura e dell’arte non solo siciliana, ma anche nazionale e internazionale. Esprimo il mio pieno apprezzamento per il voto unanime che ha portato alla sua designazione, un segnale chiaro e inequivocabile della fiducia riposta in una figura di straordinaria competenza e professionalità».

 

Lo dichiara il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani.

«Questo risultato – prosegue – dimostra come il percorso intrapreso dal maestro Betta sia stato condiviso e apprezzato, confermandolo come la scelta più idonea per guidare il Teatro verso nuovi e ambiziosi traguardi. Sono certo che il suo impegno, la sua visione artistica e la sua capacità gestionale continueranno a valorizzare al meglio il Massimo, consolidandone il ruolo di eccellenza artistica e culturale, fondamentale per l’identità della nostra regione e per la promozione della cultura nel suo complesso. Colgo, infine, l’occasione per rivolgere un sincero augurio di buon lavoro al Consiglio di indirizzo, il cui supporto e contributo saranno essenziali per affrontare con successo le sfide future e per garantire il continuo sviluppo di questa prestigiosa istituzione».

La Regione Sicilia approvato Rendiconto 2023, il governatore Schifani: «Ripianato disavanzo per 3,1 miliardi, un risultato storico»

RESTA UN DISAVANZO DI CIRCA 900 MILIONI DI EURO: ADESSO LA PAROLA ALLA CORTE DEI CONTI

 

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Palermo,

Disco verde del governo regionale al Rendiconto generale per l’esercizio finanziario 2023. Il documento contabile, presentato oggi in conferenza stampa a Palazzo d’Orléans dal presidente della Regione, Renato Schifani, dall’assessore all’Economia Alessandro Dagnino e dal ragioniere generale Ignazio Tozzo, certifica una riduzione delle passività per oltre 3,1 miliardi di euro, a fronte dei 435 milioni previsti, superando così di gran lunga quanto inserito nel bilancio di previsione.
Il documento finanziario fotografa anche una crescita degli investimenti del 44%, con più di 2,6 miliardi di euro erogati. Numeri più che positivi dovuti, in particolare, alle maggiori entrate, pari a 1,7 miliardi, registrate in Sicilia grazie alla crescita economica, all’aumento del cofinanziamento statale sulla spesa sanitaria (200 milioni in più nel 2022 e 300 milioni nel 2023), e ai risparmi di circa 1,2 miliardi dovuti al contenimento della spesa delle società partecipate e degli enti controllati, ai risparmi sulle locazioni passive, sul funzionamento degli uffici, sulle spese per l’energia elettrica per circa 200 milioni, e alla rinegoziazione di 2,1 miliardi di mutui del Mef con Cassa depositi e prestiti.
«Si tratta di un record senza precedenti – commenta il presidente della Regione, Renato Schifani – che ci pone a un passo dal conseguimento di un risultato storico: il risanamento dei conti della Regione. Grazie alla crescita e alle prudenziali politiche di bilancio volute dal mio governo, e di questo va dato merito al precedente assessore all’Economia Marco Falcone, abbiamo ripianato il disavanzo, riducendo di più di 3 miliardi le passività. Al contempo, con il via libera sblocchiamo le risorse per la firma del rinnovo contrattuale dei regionali, che confidiamo avvenga nei prossimi giorni. Un altro impegno che abbiamo mantenuto».
«Con un disavanzo finale di 897 milioni di euro – aggiunge l’assessore regionale all’Economia, Alessandro Dagnino – siamo ormai vicini alla realizzazione di un ulteriore obiettivo estremamente ambizioso: passare dal deficit al surplus. Si apre un nuovo capitolo nella storia della Regione che consentirà la realizzazione di forti investimenti per lo sviluppo della nostra terra.
Ringrazio gli uffici del mio assessorato per avere lavorato alacremente e in particolare i due dirigenti generali, Ignazio Tozzo e Silvio Cuffaro, che hanno permesso la realizzazione dei risultati che oggi vengono sanciti nel documento finanziario. Continueremo su questo percorso per rendere stabile e migliorare ulteriormente il risultato, coniugando rigore e sviluppo, e siamo fiduciosi che il risultato raggiunto potrà contribuire alla più celere definizione del contenzioso con la Corte dei conti, che costituisce una priorità del governo». Il Rendiconto generale sancisce anche un forte incremento della liquidità, con il fondo cassa che raddoppia in due anni da 4 miliardi a un totale di quasi 8 miliardi di euro. Alla riduzione del disavanzo hanno contribuito sia le maggiori entrate, derivanti dall’aumento del Pil oltre le stime, sia le politiche di bilancio di contenimento della spesa e di amministrazione delle passività. Il disavanzo da ripianare è stato pertanto ridotto da 7,3 miliardi del 2018 agli attuali 897 milioni di euro. Dopo l’approvazione in giunta avvenuta oggi, il Rendiconto generale sarà trasmesso adesso alla Corte dei conti per ottenere la parificazione.

MISSILI ATACMS DI MARCA USA COLPISCONO UN DEPOSITO D’ARMI DELLA RUSSIA E PUTIN MINACCIA IL MONDO, ANCHE I PAESI NON NUCLEARI, CON UNA NUOVA DOTTRINA ATOMICA

Guerra in Ucraina: i 300 aerei da combattimento russi a terra - Panorama

 

L’Ucraina lancia i missili Atacms di marca Usa contro un obiettivo in Russia  verso un deposito d’armi di Bryansk a circa 110 km dal confine, e  Putin rilancia ritorna a minacciare con la  nuova dottrina nucleare.     Il leader russo – afferma- potrà        dare   la risposta ‘totale’.

Il nuovo capitolo del conflitto si apre poco più di 24 ore dopo il disco verde del presidente americano Joe Biden all’uso di missili a lungo raggio, da parte delle forze ucraine, dei missili Atacms contro obiettivi in territorio russo. Kiev prende di mira un deposito d’armi a Bryansk, il ministero della Difesa di Mosca dichiara di aver abbattuto 6 missili e di aver danneggiato il sesto.     Oggi siamo ad una svolta in un momento in cui si parlava di  sensibilizzare maggiormente il Cremlino per una pace duratura. .

 

Lo Stato maggiore ucraino ha  confermato in mattinata che le forze di difesa hanno colpito un arsenale logistico di truppe russe nei pressi della città di Karachev, nell’Oblast di Bryansk,  senza specificare che tipo di arma fosse stata utilizzata.

Il Center for Countering Disinformation ha riferito che il deposito conteneva munizioni di artiglieria, tra cui munizioni fornite dalla Corea del Nord per i loro sistemi, bombe aeree, missili antiaerei e munizioni MLRS. Al momento neanche gli Stati Uniti hanno confermato con dichiarazioni ufficiali di qualche esponente dell’Amministrazione Biden di aver autorizzato l’Ucraina a colpire il territorio russo con i missili ATACMS.

Si apprende ora della reazione di Putin che vara formalmente la nuova dottrina nucleare russa che estende l’impiego di armi nucleari “in risposta ad aggressioni contro la Russia da un qualsiasi Paese non nucleare con la partecipazione o il sostegno di un Paese nucleare”. Il Cremlino nel recente passato ha dichiarato che l’impiego degli Atacms direttamente contro la Russia avrebbe potuto innescare “una nuova ondata significativa di escalation”.

IMPIEGO DELLE ARMI NUCLEARI “PER PROTEGGERE LA SOVRANITA’ DEL PAESE RUSSO”….

Il decreto sui Fondamenti della Politica dello Stato nell’ambito della deterrenza nucleare, che aggiorna la precedente dottrina introdotta nel 2020, conferma che l’impiego di armi nucleari è la risorsa estrema per proteggere la sovranità del Paese. Ma l’emergere di nuove minacce e rischi militari – ed è questo il cambiamento importante: non si è più solo una minaccia all’esistenza stessa della Russia a poter innescare una risposta nucleare, ma una serie di altre minacce e rischi critici per la sovranità – ha portato la Russia a chiarire le condizioni per il loro impiego.

La nuova dottrina estende i Paesi e alleanze militari che sono oggetto di deterrenza nucleare, così come l’elenco delle minacce che tale deterrenza è chiamata a contrastare. La Russia, si precisa nel documento, considererà qualsiasi attacco di un Paese non nucleare sostenuto da un Paese nucleare come un attacco congiunto. La Russia si riserva anche il diritto di considerare una risposta nucleare a un attacco con armi convenzionali che minaccia la sua sovranità, il lancio su vasta scala di missili, droni e aerei nemici contro obiettivi nel territorio russo, il loro attraversamento del confine russo e un attacco contro la Bielorussia, suo alleato.

La dottrina russa considera come minaccia a cui sarà possibile rispondere con l’arma nucleare anche “il dispiegamento di sistemi di difesa missilistica da parte di potenziali avversari, missili a corto e medio raggio, armi di precisioni e ipersoniche non nucleari, droni e armi a energia diretta”.

Mosca si riserva il diritto di usare armi nucleari in risposta ad attacchi con armi di distruzione di massa usati contro la Russia o uno dei suoi alleati, nel caso di una aggressione con armi convenzionali che minacci la sovranità o l’integrità territoriale della Russia o della Bielorussia.

Da Mosca, in direzione Washington, da giorni arrivano messaggi monocorde. L’ultimo è firmato dal ministro degli Esteri, Sergei Lavrov. L’impiego dei missili Atacms contro segna “una nuova fase della guerra dell’Occidente” contro la Russia che reagirà “di conseguenza”. “Lo considereremo come una fase qualitativamente nuova della guerra dell’Occidente contro la Russia e reagiremo di conseguenza”.

Zelensky richiede  missili dalla Germania e protesta contro i leader del  G20

Da Kiev, Volodymyr Zelensky lancia un appello urbi et orbi: non bisogna allentare la pressione sulla Russia, Putin non è interessato alla pace. Il presidente non conferma ufficialmente l’attacco con i missili Atacms ma afferma che “l’Ucraina ha capacità a lungo raggio. Abbiamo droni, il missile Nettuno e ora gli Atacms. Useremo tutto”, dice, mentre riserva una stoccata ai leader del G20 riuniti a Rio de Janeiro, accusando di ‘inazione’ dopo il nuovo decreto di Putin: “I Paesi del G20 sono riuniti in Brasile. Hanno fatto qualcosa? Niente”, denuncia.

Oggi sciopero nazionale medici e infermieri , 50mila incrociano le braccia dalle 12 alle 14 a Roma contro la manovra governativa

 

Viaggio all'interno di un blocco operatorio

Archivi-SUD LIBERTA’

 

Sanità nel pieno caos . Le cure ai pazienti in dubbio .Oltre 15mila operazioni e 100mila visite a rischio rinvio ;  le urgenze- informano i sindacati-  saranno  garantite

Sciopero nazionale di 24 ore di medici, infermieri e personale sanitario oggi, 20 novembre, contro la manovra finanziaria 2025 e “per ridare dignità e valore al nostro lavoro”.

 

Protesta – con conseguente blocco a visite, interventi e esami , altro -dei sindacati di categoria Anaao-Assomed, Cimo-Fesmed e Nursing Up che hanno dato appuntamento oggi  per una manifestazione nazionale a Roma in Piazza Santi Apostoli dalle 12 alle 14.

Allo sciopero possono aderire, “nel rispetto delle rispettive norme di regolamentazione del diritto di sciopero”, tutti i medici, dirigenti sanitari, tecnici e amministrativi in servizio con rapporto a tempo determinato o indeterminato presso le aziende ed enti del Ssn, compresi gli Irccs, Izs, Arpa, oppure dipendenti delle strutture di carattere privato e/o religioso che intrattengono un rapporto di convenzione e/o di accreditamento con il Ssn.

“Per l’ Anaao-Assomed – sono circa 50mila gli interessati allo sciopero in piazza, i servizi d’urgenza saranno garantiti ma le cure ordinarie no.Probabilmente 30mila medici, non potrànno scioperare anche se volessero”.

E’ inevitabile  alzare oggi la voce…..

Affermano i sindacati di categoria Anaao Assomed, Cimo-Fesmed e Nursing Up :. “Astenersi per un giorno dal lavoro è a maggior ragione una decisione che non si prende a cuor leggero. Dinanzi allo stato in cui oggi versa non solo il Servizio Sanitario Nazionale ma anche la professione e lo status di medici, dirigenti sanitari, specializzandi, infermieri e altri professionisti sanitari, è inevitabile dover alzare la voce e pretendere di essere ascoltati, perché è da noi che dipende la tutela della salute dei cittadini, e senza di noi è la salute dei cittadini ad essere a rischio”, spiegano Anaao Assomed, Cimo-Fesmed e Nursing Up in un nota.

Le motivazioni dello Sciopero nazionale

Ecco le motivazioni principali che hanno portato allo sciopero.

1) al finanziamento dei contratti di lavoro, compreso quello dei colleghi dell’ospedalità privata, vengono assegnate risorse assolutamente insufficienti; 2) mancata detassazione di una parte della retribuzione; 3)mancata attuazione della normativa sulla depenalizzazione dell’atto medico e sanitario; 4) esiguo ed intempestivo incremento dell’indennità di specificità infermieristica, non viene prevista la sua estensione alle ostetriche; 5) assenza di risorse per l’immediata assunzione di personale;

6) mancata introduzione di norme che impegnino i ministeri competenti alla immediata attivazione di presidi di pubblica sicurezza negli ospedali italiani al fine di renderli luoghi sicuri per il personale che vi opera; 7) mancata riforma delle cure ospedaliere e territoriali; 8) mancata contrattualizzazione degli specializzandi di area medica e sanitaria, e mancata previsione di retribuzione anche per quelli di area non medica; 9) mancato inserimento delle professioni assistenziali tra quelle a carattere usurante, con relativa ammissione ai benefici di legge; 10) Mancata introduzione di norme atte a sospendere l’attuazione dell’Accordo Stato Regioni sulla figura dell’assistente infermiere; 11) Mancata introduzione di norme per il superamento delle disposizioni vigenti, e per la concreta abolizione del vincolo di esclusività per gli infermieri ed i professionisti sanitari ex legge 43 del 2006.

Messina, approvata dalla Giunta Basile la rimodulazione delle tariffe dello stadio Franco Scoglio e del PalaRescifina

 

Approvata dalla Giunta Basile la rimodulazione delle tariffe dello stadio Franco Scoglio e del PalaRescifina

 

L’assessore alle politiche sportive Finocchiaro: “Tariffe aggiornate per valorizzare gli impianti sportivi e culturali della città”.

 

Messina,

L’esecutivo del sindaco Federico Basile, riunitosi oggi pomeriggio a palazzo Zanca, nel corso dei lavori di Giunta ha approvato la delibera n. 584 del 19 novembre 2024, proponente l’assessore alle Politiche sportive Massimo Finocchiaro, avente ad oggetto l’aggiornamento delle tariffe per l’utilizzo dello stadio “Franco Scoglio” e del PalaRescifina, i due principali impianti sportivi cittadini, spesso teatro di eventi di grande rilevanza, non solo sportivi, ma anche musicali, culturali e di spettacolo.

“Si tratta di un adeguamento necessario – spiega l’assessore Finocchiaro – in quanto occorreva rimodulare l’attuale piano tariffario, fermo all’approvazione con delibera di Giunta del 2018,  e anche per rispondere alle esigenze attuali e alle opportunità che queste strutture offrono. Lo stadio F. Scoglio e il Palarescifina sono due risorse preziose per la nostra città, capaci di ospitare eventi di grande richiamo che non solo generano un ritorno economico sul tessuto cittadino, ma offrono anche visibilità e prestigio a Messina. Con il nuovo piano tariffario, calibrato sulle specifiche caratteristiche e potenzialità ricettive di ciascun impianto, intendiamo valorizzare al meglio questi spazi e garantire una gestione sostenibile ed efficiente”.

L’aggiornamento si basa sull’esperienza maturata negli ultimi anni, che ha visto un utilizzo sempre più frequente di queste strutture per grandi eventi musicali e culturali, differenti per modalità di fruizione rispetto ad altre strutture cittadine come le palestre. Inoltre, è stato colto anche l’input del presidente del Consiglio comunale, Nello Pergolizzi, che aveva evidenziato la necessità di rivedere le tariffe, ormai non più adeguate rispetto alle esigenze di gestione e valorizzazione degli impianti. “Ringrazio il presidente Pergolizzi per aver sollecitato questa revisione – aggiunge Finocchiaro – e per il contributo nel promuovere un dialogo costruttivo”. Il nuovo piano tariffario tiene conto del valore reale degli impianti, delle loro potenzialità e delle esigenze di manutenzione e miglioramento, così da garantire strutture adeguate agli standard richiesti per eventi di alto livello.

“L’obiettivo – conclude l’Assessore – è quello di fare dello Stadio Franco Scoglio e del Palarescifina due punti di riferimento non solo per lo sport, ma anche per la cultura e lo spettacolo, rafforzando il ruolo di Messina come polo attrattivo nel panorama regionale e nazionale”.

Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella all’Assemblea Nazionale Confesercenti “L’impresa diffusa motore dello sviluppo economico e della ricchezza e sicurezza dei territori”

 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella accolto da Patrizia De Luise, Presidente Nazionale Confesercenti, in occasione dell’Assemblea Annuale 2024 “L’impresa diffusa motore dello sviluppo economico e della ricchezza e sicurezza dei territori”

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella accolto da Patrizia De Luise, Presidente Nazionale Confesercenti, in occasione dell’Assemblea

Annuale 2024 “L’impresa diffusa motore dello sviluppo economico e della ricchezza e sicurezza dei territori

 

 

 

 

 Roma, 19/11/2024 (II mandato)

Rivolgo un saluto di grande cordialità al rappresentante della Camera dei deputati, ai Viceministri, ai Parlamentari presenti, a tutti i presenti, con un ringraziamento alla Presidente per la sua relazione, sottolineando che viviamo un cambiamento d’epoca.

Ne cogliamo le straordinarie potenzialità.

Dalle innovazioni, in ogni campo, scaturiscono opportunità inedite per le persone, per l’economia, per le comunità.

Al tempo stesso non sfuggono gli squilibri, i conflitti drammatici, i pericoli.

Accondiscendere al pensiero che si tratti di prezzi inevitabili da pagare per il cambiamento sarebbe già una resa.

Non è questo quel che ci indica la nostra Costituzione. Non sono queste le ragioni fondanti la Repubblica.

Avvertiamo i timori che attraversano le nostre società e, talvolta, oscurano il futuro. Ma siamo consapevoli anche di realtà solide e confortanti.

Il commercio, l’artigianato, l’imprenditoria che nasce e si sviluppa nelle piccole e medie dimensioni sono parte del tessuto vitale della comunità.

Ossatura di valori e connessioni che caratterizza il nostro modello economico e sociale e che rende sicuro il nostro cammino, affrontando le sfide nuove.

La qualità della vita di domani è in discussione, caratterizzato com’è questo periodo dalla sfrenata concentrazione delle ricchezze, che interferisce sulla struttura della società, sullo stesso accesso ai consumi. Ma non è affidata a scelte che siano per noi indisponibili.

Il domani sarà plasmato anche da noi, anche dalle vostre attività, dalle interrelazioni che svilupperete con le istituzioni e con il resto della società.

Il commercio è stato uno dei motori della civiltà europea. Lo è anche della cultura e dell’identità italiane, che cominciarono a maturare prima ancora di una piena coscienza nazionale.

Il commercio si è diffuso, sospinto da un vento di libertà e, insieme, dalla consapevolezza che sarebbe stato leva di benessere.

È facendo aggio sul binomio – libertà e sviluppo sociale – che si è costruito un nuovo contesto di diritti e sono progrediti prosperità, produzione, diffusione di beni.

Pensiamo a come la società delle disuguaglianze fosse – e sia quando si fa tuttora sentire – angustiante per le persone che vedono i loro diritti messi, di fatto, in discussione.

Utilità e valore sociale non riducono ma completano, integrano il principio di libertà. Ce lo ricorda l’intero Titolo Terzo della nostra Costituzione.

Il nostro ordinamento è qualcosa di più di un insieme di norme e di forme. La democrazia è sostanza.

Si invera in uno sviluppo sociale dove libertà, uguaglianza, equità rappresentano l’obiettivo e lo spirito di iniziativa è incoraggiato da istituzioni non invasive e da poteri non accentrati.

Con questo bagaglio prezioso andiamo incontro ai tempi nuovi.

E le articolazioni sociali e professionali che voi rappresentate rivestono grande rilievo per dar vita a una fase di sviluppo nuova, finalmente sostenibile, e per mantenere la coesione della società.

Abbiamo superato serie difficoltà, anche in stagioni recenti, grazie alla vitalità, al coraggio, al sacrificio delle tante nostre imprese, diffuse sul territorio.

Il mondo del commercio, le reti di piccole e medie imprese, sono state un presidio di resilienza per il nostro Paese.

Resilienza anche civile, non soltanto di valore economico.

Cosa sarebbe avvenuto, durante la fase più acuta della pandemia, senza i negozi di prossimità, i servizi, gli artigiani, nei grandi e nei piccoli centri?

Cosa potrebbe accadere oggi senza la rete delle attività commerciali, dei servizi, dell’artigianato, rete che contribuisce a stabilizzare la vita quotidiana delle comunità pur di fronte alle difficoltà della congiuntura?

La Repubblica vi è grata per il vostro impegno e per il lavoro dispiegato nel corso della vostra vita.

Lavoro che richiede, naturalmente, ogni giorno, come sempre, innovazione, creatività, coraggio.

Le politiche pubbliche, con lungimiranza, devono sostenere questi sforzi.

Devono porre attenzione alle riflessioni, alle proposte di questi mondi.

L’attività che svolgete vi rende anche un barometro significativo: il negozio è lo spazio in cui il rapporto con il cittadino-consumatore è quotidiano; le preoccupazioni, i bisogni, le aspettative delle persone riempiono necessariamente le vostre relazioni.

Non va mai dimenticato che il tessuto connettivo del commercio e dell’imprenditoria diffusa costituisce elemento di coesione della società.

Non va lacerato il tessuto dei piccoli esercizi, dei negozi storici delle città e dei paesi.

La pluralità è un bene prezioso.

C’è una biodiversità che ha grande valore anche sul piano economico e sociale.

Indebolirla sarebbe autolesionistico.

La vivibilità, la sicurezza, la socialità dei quartieri, dei centri più piccoli, dei borghi, dipende da questa rete di presenze.

I rischi più consistenti di chiusura dei negozi gravano in modo particolare proprio sulle aree interne e rurali, sui territori montani, sui paesi divenuti ora, con la rarefazione dei servizi, più lontani dalle reti infrastrutturali, dalle scuole, dagli ospedali.

Va interrotto il circolo vizioso che si realizza con declino demografico e desertificazione commerciale e dei servizi.

Il divario che penalizza le aree interne – e che assume non di rado il carattere di un vero e proprio spopolamento – è un freno allo sviluppo di tutto il Paese, non soltanto di alcune aree limitate.

La leva del commercio, la leva del turismo, sono preziose. Essenziali.

Una grande opportunità per il nostro Paese, e al tempo stesso una sfida ulteriore che sta conoscendo uno sviluppo poderoso: il turismo.

Nelle città più grandi, nelle mete tradizionali del turismo i flussi sono divenuti così imponenti da creare problemi non piccoli di gestione.

Ampliare i circuiti del turismo italiano, far conoscere altri luoghi e altri percorsi, offrire esperienze diverse ma anch’esse di alta qualità, consentirebbe inoltre di entrare in contatto con i tanti valori dell’Italia.

Il commercio crea lavoro.

Il terziario di mercato occupa una quota altamente significativa di lavoratori.

Il settore è anche palestra di imprenditorialità.

Tante start-up che nascono sono guidate da giovani e da donne.

Spesso sono, all’inizio, micro-imprese.

“Dalla bottega all’impresa” è stato un efficace slogan della vostra organizzazione, slogan che indicava con orgoglio il superamento della nozione di piccolo commercio come attività marginale, per conferirgli, invece, qualità e spessore.

Il rilancio dell’economia passa dalla consapevolezza del ruolo di ciascun singolo attore del nostro tessuto produttivo.

In questo ambito, sta crescendo anche la presenza di aziende guidate da cittadini immigrati. Dal commercio giunge pertanto anche un impulso all’integrazione, potente fattore di sicurezza.

Interesse del commercio – interesse vitale – è contrastare sempre l’illegalità: dalle contraffazioni e dalle forme di commercio abusivo fino alle infiltrazioni criminali. Le vostre battaglie contro l’usura e contro il pizzo hanno coinvolto persone, comunità, e hanno consentito di raggiungere importanti risultati.

Sono temi che appaiono oggi in minore evidenza.

Dubito che questo derivi da una sconfitta definitiva di quei fenomeni.

Non si deve mai abbassare la guardia.

Il confronto, la collaborazione tra i diversi livelli di governo e le associazioni di categoria sono sempre da ricercare.

Aiuta a definire interventi efficaci nei diversi contesti, a conciliare gli interessi in gioco, quelli degli operatori con quelli dei cittadini, dei residenti, dei turisti.

Il ruolo dei corpi intermedi, la concertazione tra parti sociali e istituzioni consentono di raggiungere punti di equilibrio e di costruire il futuro.

Il dialogo, l’ascolto, sono gli strumenti che hanno permesso all’Italia di progredire: mentre si colgono, talvolta, spinte a considerare un valore, invece, la rottura, lo scontro.

Quasi che il progresso non passi, al contrario – come lei ha sottolineato, Presidente – attraverso la coesione e la partecipazione.

L’interlocuzione non è un inciampo, un fastidio, un rito: è l’esplicarsi della democrazia di un Paese, della vita di una comunità non di sudditi ma di cittadini consapevoli.

Lei, Presidente, segnala, sulla base della riduzione, in termini reali, dei consumi delle famiglie nel primo semestre del corrente anno, la preoccupazione del diffondersi di un clima di sfiducia, quasi che i fondamentali positivi dell’economia non riescano a bilanciare gli effetti del clima di conflittualità sociale, politica, istituzionale.

I tempi facili sono un inganno.

Pensiamo, oggi, ai conflitti – come lei poc’anzi rammentava, Presidente – ai confini con l’Unione Europea, in Ucraina, in Medio Oriente.

L’Italia vi oppone la volontà di affermare i suoi principi di pace, di democrazia, di cooperazione, di sviluppo.

A questo modello, che il nostro Paese offre, viene fornito grande contributo dal mondo delle piccole e medie imprese, cui è ascrivibile il 99% delle imprese, il cui fatturato giunge al 70% di quello complessivo.

Appare evidente che stiamo parlando della spina dorsale del Sistema Italia, del nostro Paese.

La densità delle imprese – oggi gravata da una pesantissima denatalità, in parallelo con quella demografica – è sintomo della vitalità dei territori.

La crescita delle imprese dunque non è soltanto un affare privato del singolo imprenditore o investitore, ma è anche un impegno che rafforza la società, che fa progredire la nostra Repubblica.

In questi oltre cinquant’anni, Confesercenti ha corrisposto all’impegno assunto di concorrere a far crescere il nostro Paese.

Vi auguro di continuare su questa strada.

Finanza di Catania: Contrasto agli illeciti in materia di lavoro irregolare –

Catania – 24 attività commerciali irregolari e circa 1,6 milioni di euro di sanzioni irrogate

Istat, 192 mld di economia sommersa e illegale. Tre milioni di lavoratori in nero - Fortune Italia

 

Catania,

I militari del Comando Provinciale di Catania nell’ambito del dispositivo di contrasto al sommerso da lavoro, hanno sottoposto a controllo diversi esercizi commerciali dell’area ionico-etnea, rilevando diverse irregolarità.

In particolare le Fiamme Gialle della Compagnia di Riposto, hanno eseguito negli ultimi periodi oltre venti mirati interventi, individuando in diversi esercizi commerciali 34 lavoratori in nero e 9 lavoratori irregolari.

Nello specifico i controlli hanno coinvolto diverse forme di esercizi commerciali fra le quali ristoranti, bar, pasticcerie, negozi di abbigliamento e calzature, società di vendita di elettrodomestici e materiali per l’edilizia, proponendo per 14 di questi esercizi, anche la sospensione dell’attività imprenditoriale in ragione dell’elevato numero di personale che prestava attività lavorativa “in nero” al momento degli accessi effettuati dai militari.

Tra i numerosi lavoratori in nero vi era un minorenne che percepiva uno stipendio giornaliero pari a circa 14 euro, nonostante le numerose ore di lavoro prestate; oltre a due soggetti che sono risultati anche destinatari di un separato assegno di inclusione statale poiché ufficialmente non inquadrati come lavoratori dipendenti.

Di rilevante interesse è risultata essere l’attività posta in essere nei confronti di una società di “Coltivazione di Uva”. Ben 7 lavoratori “irregolari” erano pagati settimanalmente mediante l’utilizzo di mezzi di pagamento non tracciabili, inadempimento questo che ha comportato l’applicazione di sanzioni amministrative che possono arrivare per la singola società interessata ad un massimo di € 825.000,00.

Il crescente fenomeno della corresponsione degli stipendi con pagamenti in contanti ha riguardato altre attività commerciali fra le quali una macelleria, un’impresa edile ed un negozio al dettaglio, alle quali sono state contestate analoghe sanzioni amministrative per un ammontare totale di oltre € 280.000,00.

In 20 casi, è stata applicata la cosiddetta maxi-sanzione, a causa delle omesse comunicazione da parte dei singoli datori di lavoro, che ha consentito di contestare sanzioni pecuniarie per un ammontare complessivo di € 480.200,00.

La Guardia di Finanza – informa infine– è da sempre impegnata nella lotta al contrasto dell’economia sommersa, concentrandosi fortemente sul fenomeno del lavoro nero ed irregolare in quanto trattasi di una piaga dell’intero sistema economico che sottrae risorse all’erario, mina gli interessi dei lavoratori, compromettendo la sana concorrenza fra le imprese del tessuto produttivo italiano.

Elezioni: Vince il centrosinistra in Emilia Romagna con Michele De Pasquale e il Pd in Umbria con Stefania Proietti

 

Com’era presumibile il centrodestra in Emilia Romagna e Umbria non è riuscito ad imporsi. La prima Regione resta saldamente nelle mani del centrosinistra, grazie alla vittoria del sindaco di Ravenna Michele De Pascale su Elena Ugolini; la seconda ritorna ‘rossa’ con Stefania Proietti dopo la parentesi degli ultimi cinque anni targati Donatella Tesei, la candidata della Lega e del centrodestra che non è riuscita a bissare il successo del 2019.

Donatella Tesei e Elena Ugolini - Fotogramma
Il centrodestra era rappresentato da Donatella Tesei ed Elena Ugolini, sconfitte dal centro sinistra
Alle 19.09, quando il quadro emerso dalle proiezioni era ormai chiaro, la premier e leader di Fratelli d’Italia  Giorgia Meloni così si esprime: “Desidero rivolgere i miei auguri di buon lavoro ai nuovi presidenti della Regione Umbria, Stefania Proietti, e della Regione Emilia Romagna, Michele De Pascale. Al di là delle differenze politiche, auspico una collaborazione costruttiva per affrontare le sfide comuni e lavorare per il benessere e il futuro delle nostre comunità”, scrive su X la presidente del Consiglio, che rivolge un “ringraziamento sentito” a Donatella Tesei ed Elena Ugolini “per l’impegno, la dedizione e la passione dimostrati in questa competizione elettorale”.

Alle parole di Meloni si aggiungono quelle del segretario di Forza Italia Antonio Tajani, che sottolineava come la sua forza politica abbia “raddoppiato i consensi in entrambe le Regioni” promettendo “un’opposizione costruttiva”. Per il vicepremier e numero uno della Lega Matteo Salvini “gli elettori hanno sempre ragione. Già da domani – assicurava il ministro delle Infrastrutture – sono a disposizione dei nuovi amministratori per portare avanti tutte le opere pubbliche che servono a cittadini e territori”.