«L’Università di Palermo ha deciso di aprire un corso di laurea in Scienze gastronomiche anche a Trapani, riconoscendo al territorio un ruolo strategico nel settore. Per questo desidero esprimere il mio plauso». Lo afferma l’assessore regionale all’Istruzione e alla formazione professionale, Mimmo Turano, commentando la decisione dell’Ateneo di avviare il percorso di studi nella sede del Complesso “Principe di Napoli” di via Cappuccini.
«L’Università del capoluogo regionale – prosegue Turano – dimostra in questo modo di credere in uno stretto rapporto tra formazione e territorio, per esaltarne vocazioni e punti di forza che possano offrire una prospettiva di crescita e di sviluppo. Tutto ciò coniugato alle aspettative e alle ambizioni dei giovani siciliani che vogliono intraprendere nuove professioni emergenti, rese popolari anche grazie a format televisivi come Masterchef, ed avere una concreta possibilità di misurarsi nel mondo del lavoro».
Per delega del Procuratore Distrettuale di Napoli, si comunica che i Carabinieri del Nucleo Investigativo del Gruppo di Castello di Cisterna hanno eseguito una ordinanza cautelare emessa dal GIP del Tribunale di Napoli, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 13 persone (delle quali 12 sottoposte alla misura della custodia in carcere, 1 alla misura dell’obbligo di presentazione alla p.g.) gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di associazione di tipo mafioso nonché di detenzione e porto di armi, estorsione e tentata estorsione, trasferimento fraudolento di valori, delitti aggravati dalla finalità di agevolare e favorire gli interessi del clan Fabbrocino, operante in Palma Campania e zone limitrofe nonché dalla metodologia mafiosa,avvalendosi gli indagati della forza intimidatrice del gruppo criminale.
In particolare, le attività estorsive sarebbero state commesse nei confronti di vari imprenditori per consentire loro di svolgere la propria attività commerciale.
Inoltre, sono state sottoposte a sequestro preventivo anche due società la cui attività sarebbe riconducibile al clan.
Il provvedimento eseguito è una misura cautelare disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione e i destinatari della stessa sono persone sottoposte alle indagini e, quindi, presunte innocenti fino a sentenza definitiva.
Nelle ultime due settimane, il Tribunale di Messina, Sezione Misure di Prevenzione, ha adottato, su conforme richiesta della Procura, due provvedimenti di confisca di beni illecitamente acquisiti, assicurando alle “Casse dello Stato” l’importo complessivo di oltre 12 milioni di Euro. L’aggressione ai patrimoni illecitamente accumulati costituisce uno dei principali obiettivi perseguiti da questa Procura. A tal fine, è stato creato il “Gruppo Misure di Prevenzione”, che tratta le misure di prevenzione ordinarie e antimafia, comprese quelle patrimoniali. In questo contesto si collocano i due decreti di confisca di cui sopra. Nel primo caso, la Direzione Investigativa Antimafia ha eseguito un provvedimento con cui è stato sottoposto a confisca di prevenzione l’ingente patrimonio di un noto professionista operante nell’area nebroidea, coinvolto in numerosi procedimenti penali per truffa finalizzata al conseguimento di erogazioni pubbliche, reati fiscali, riciclaggio e autoriciclaggio. Dagli atti giudiziari è emerso come il prevenuto, sottoposto anche alla sorveglianza speciale di P.S. per due anni con l’obbligo di soggiorno nel comune di residenza o di dimora abituale, abbia “da sempre strumentalizzato la sua attività professionale per la costituzione di un sistema truffaldino fondato sull’utilizzo di schemi societari non corrispondenti al dato reale, attraverso il quale egli ha rivolto a suo vantaggio consistenti contributi di natura pubblica”, tra cui gli incentivi previsti a favore delle attività produttive delle aree depresse, “così realizzando un imponente arricchimento personale”. La misura ablativa riguarda nr. 9 imprese, operanti nel campo dell’assistenza fiscale, dell’assistenza agli anziani ed in quello immobiliare; nr. 7 appartamenti; nr. 1 fabbricato e nr. 17 terreni situati nelle province di Messina e Palermo; nonché decine di rapporti finanziari per un valore complessivo di circa 12 milioni di euro. L’altro decreto di confisca ha riguardato beni riconducibili ad un pregiudicato messinese, attualmente detenuto, il quale è stato sottoposto anche alla misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale di P.S. con obbligo di soggiorno. Il provvedimento scaturisce dagli accertamenti di carattere patrimoniale svolti dai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Messina, che hanno consentito di documentare come l’uomo, coinvolto in passato in plurime vicende giudiziarie, avesse accumulato, nel tempo, un patrimonio risultato sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati da lui e dai suoi familiari.
In particolare, dal 1992 al 2018, il proposto, nell’ambito di diversi procedimenti penali, era stato condannato con sentenze definitive per vari reati, tra cui associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, rapina, furto, lesioni personali e detenzione illegale di armi. Per ultimo, il 30 aprile 2021, l’uomo era stato arrestato in flagranza di reato per estorsione aggravata dal metodo mafioso, nell’ambito di un’indagine condotta dai Carabinieri sotto il coordinamento di questa Direzione Distrettuale Antimafia, venendo poi condannato. Dalle investigazioni, avviate immediatamente dopo la denuncia della vittima, era emerso che il proposto, a partire dal 2016, avrebbe costretto, con ripetute vessazioni, minacce e violenze, attuate anche con l’uso di armi, un imprenditore edile a corrispondergli periodicamente, a titolo estorsivo, diverse somme di denaro, richiedendogli altresì, senza alcun compenso, i lavori per la costruzione di un fabbricato oltre a numerose forniture di materiale edile.
La confisca ha riguardato nr. 6 abitazioni e nr. 1 terreno agricolo, situati a Messina, oltre a nr. 5 veicoli per un valore complessivo stimato in circa 350mila euro. Quanto sopra, ai fini dell’esercizio del diritto di cronaca, costituzionalmente garantito, precisando che il provvedimento di confisca adottato può essere modificato o annullato attraverso il ricorso agli ordinari mezzi di impugnazione e che tali successivi gradi di giudizio, sempre nel contraddittorio fra accusa e difesa davanti al giudice terzo e imparziale, possono anche concludersi con l’esclusione di qualsiasi forma di responsabilità e la restituzione dei beni agli aventi diritto.
Nato a Palermo, nel 1964, era malato da tempo di tumore al colon, per il quale nel corso degli anni ha subito vari interventi. Dal 7 settembre era ricoverato al Civico di Palermo, dove è deceduto. La conferma delle sue gravi condizioni era arrivata sul suo profilo social da parte dei familiari: «Totò è in condizioni stabili ed è controllato da una equipe di medici notte e giorno» e poi l’augurio di riprendersi, «Forza Totò».
Emerso come calciatore nelle file del Messina, con cui vincerà i campionati di C2 e C1, per poi passare, dopo un campionato di serie B 1988-89 da capocannoniere con 23 gol, nel 1989 alla Juventus. Nella “vecchia signora” fu autore di una prestazione di altissimo livello, con 15 gol in 30 partite in serie A. Quell’anno vinse anche una Coppa Italia, suo unico trofeo italiano di massimo livello, e la Coppa Uefa. I gol alla Juventus lo portarono alla convocazione in nazionale per i mondiali casalinghi di quell’estate. La sua fama si deve proprio alle “notti magiche” di Italia ’90, quando divenne con 6 gol capocannoniere della manifestazione, finita con una medaglia di bronzo per la nazionale allenata da Azeglio Vicini e zeppa di campioni come Roberto Baggio e Roberto Mancini che furono messi in ombra dalle prestazioni dell’attaccante palermitano. Schillaci quell’anno arrivò al secondo posto nella corsa per il Pallone d’oro dietro a Lothar Matthäus, che quel mondiale con la sua Germania Ovest lo vinse
. Da allora Schillaci è stato il più riconoscibile e celebrato calciatore siciliano di sempre: la sua fama ha superato quella di atleti anche più vincenti, uno su tutti il catanese Pietro Anastasi (scomparso nel 2020), anche lui attaccante della Juventus e vincitore dell’Europeo del 1968. Con la Juventus l’avventura si concluderà nel 1992, anno in cui passerà all’Inter. Dopo due annate avare di soddisfazioni sia a livello individuale che di squadra, nel 1994 andò a giocare in Giappone nel Júbilo Iwata, squadra con cui vincerà il campionato nel 1997, anno del ritiro dai campi a soli 32 anni. In carriera – ufficialmente conclusa solo nel 1999 – ha totalizzato complessivamente 120 presenze e 37 reti in Serie A e 105 presenze e 39 reti in Serie B, a cui si aggiungono i 56 gol in 78 partite nella massima competizione del Sol Levante.
Dopo il ritiro Schillaci tornò a vivere nella sua Palermo, città nella quale avviò con successo il centro sportivo “Louis Ribolla”, una scuola calcio nella quale sono cresciuti vari calciatori poi diventati professionisti. La fama presso il grande pubblico torna però nel 2004, quando partecipa come concorrente al reality “L’Isola dei Famosi”. Nel 2016 pubblicò l’autobiografia Il gol è tutto, scritta assieme ad Andrea Mercurio
.La Lega Serie A e tutti i suoi Club si stringono ai familiari e all’intera comunità calcistica e dei tifosi italiani per la scomparsa di Salvatore ‘Totò’ Schillaci. “Schillaci – ha dichiarato il presidente di Lega Serie A, Lorenzo Casini – è stato un campione che ha illuminato le ‘notti magiche’ dei mondiali di Italia ‘90, aggiudicandosi anche i titoli di capocannoniere e migliore giocatore della competizione. La sua voglia di emergere e arrivare ai massimi livelli nel calcio è stata e continuerà ad essere fonte di ispirazione per i tantissimi giovani che inseguono il sogno di giocare in Serie A”.
«Oggi la nostra Regione compie un passo fondamentale nella tutela delle nuove generazioni e nella lotta contro le dipendenze, con particolare attenzione al fenomeno devastante del “crack” e di altre sostanze stupefacenti. Vogliamo offrire una copertura normativa completa che non solo intervenga sulla prevenzione, ma si concentri anche sulla cura e il reinserimento sociale di chi vi cade vittima. Ecco perché, così come promesso, stiamo assicurando una copertura finanziaria di 11,2 milioni di euro al disegno di legge che tra poco verrà esaminato dalla Commissione Bilancio dell’Assemblea regionale siciliana».
Lo afferma il presidente della Regione Renato Schifani.
«La salute dei nostri giovani – aggiunge il governatore – è una priorità assoluta. Non possiamo permettere che le droghe distruggano il loro futuro. Questo provvedimento non è solo una risposta legislativa, ma rappresenta un impegno concreto da parte delle istituzioni per sostenere famiglie e comunità nella lotta quotidiana contro le forme di dipendenza».
«La nostra Regione – prosegue il presidente – sarà in prima linea, vicina a chi soffre, ma anche determinata nel contrastare il traffico e l’uso di sostanze stupefacenti sul nostro territorio. Il futuro appartiene ai giovani, e con questa norma vogliamo fare in modo che abbiano tutti gli strumenti necessari per affrontarlo al meglio, lontano da qualsiasi insidia».
Le investigazioni hanno, inoltre, documentato, purtroppo, che le vittime dei furti, in taluni casi, anziché presentare regolare denuncia alle forze di polizia, ricercassero un approccio diretto con i soggetti ritenuti inseriti nell’illecito settore dei furti d’auto, per ottenere la restituzione di quanto loro sottratto previo pagamento.
– Brindisi,
Stamani i Carabinieri della Compagnia di Brindisi hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal G.I.P. del Tribunale di Brindisi, su conforme richiesta e nell’ambito di una indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Brindisi, nei confronti d di cinque persone (delle quali una già detenuta, poiché arrestata nel corso delle stesse indagini), poiché ritenute, allo stato, indiziate di associazione per delinquere finalizzata al riciclaggio, all’estorsione, alla ricettazione nonché ai furti (anche con violazione della sorveglianza speciale).
L’indagine, avviata nel settembre 2022 e supportata da attività tecniche e numerosi servizi di osservazione e pedinamento, ha consentito allo stato di:
ricostruire le condotte delittuose consistenti:
●nei furti su commissione e successiva rivendita dei veicoli previa alterazione dei dati identificativi del telaio, mediante l’intervento di carrozzieri compiacenti che esercitavano l’attività illegalmente;
●nei furti di automezzi con successiva estorsione ai danni delle vittime (c.d. “cavallo di ritorno”);
●nello smontaggio di alcuni dei veicoli rubati con la conseguente rivendita dei pezzi sul mercato illecito;
●nella rivendita di oggetti prelevati illecitamente da vetture in sosta e/o da veicoli già derubati quali PC, bici elettriche, attrezzi da lavoro, effetti personali e beni di valore;
rinvenire, in numerosi casi anche in tempo reale, oltre 40 autovetture rubate ed un motociclo, restituiti ai legittimi proprietari;
individuare la presunta base logistica dell’associazione, costituita da un garage nella disponibilità del capo, promotore ed organizzazione dell’associazione per delinquere;
effettuare il sequestro di quattro autoveicoli, sui quali gli esami tecnici effettuati dalla Sezione Investigazioni Scientifiche dell’Arma dei Carabinieri hanno confermato l’alterazione dei numeri di telaio e la loro provenienza illecita;
eseguire, il 13 marzo scorso, un’altra ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di uno degli associati, ritenuto responsabile di tre furti di autoveicoli.
L’attività investigativa ha inoltre permesso di ipotizzare che l’associazione criminale fosse dotata di un rigido codice comportamentale e di un “potere sanzionatorio” espresso dal presunto capo, che giungeva anche a decretare l’estromissione dal suo circuito operativo dei soggetti ritenuti non più affidabili. L’attività investigativa ha inoltre permesso di far emergere, in un quadro di assistenza reciproca e sinergica cooperazione, gli stretti rapporti tra appartenenti al sodalizio con soggetti appartenenti ad altri gruppi attivi nel medesimo ambito criminale.
Le aree di maggior interesse operativo sono risultate il parcheggio del centro commerciale “Le Colonne” di Brindisi e il parcheggio del locale presidio ospedaliero “Perrino” (interessati da diversi furti ivi consumati), anche se le condotte criminali si sono estrinsecate in diverse ulteriori località della provincia e in tutto il territorio regionale.
Le investigazioni hanno, inoltre, documentato, purtroppo, che le vittime dei furti, in taluni casi, anziché presentare regolare denuncia alle forze di polizia, ricercassero un approccio diretto con i soggetti ritenuti inseriti nell’illecito settore dei furti d’auto, per ottenere la restituzione di quanto loro sottratto previo pagamento.
I militari operanti hanno, infine, notificato un invito a presentarsi per rendere l’interrogatorio preventivo dinanzi al G.I.P. nei confronti di ulteriori 9 indagati nell’ambito dello stesso procedimento penale.
Ovviamente gli indagati non sono da ritenersi colpevoli fino a quando la responsabilità penale non sarà accertata con sentenza irrevocabile.
Dopo l’avvenuta esecuzione dell’ordinanza cautelare, si svolgeranno gli interrogatori di garanzia degli indagati.
Una inchiesta avviata nel 2021 dai poliziotti della squadra mobile di Palermo e Trapani, della locale Sisco (Sezioni investigative del Servizio centrale operativo) e dello Sco (Servizio centrale operativo), coordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, ha portato all’arresto nel trapanese di 10 persone tutte accusate, a vario titolo, di associazione a delinquere di tipo mafioso, scambio elettorale politico mafioso, estorsione e spaccio di stupefacenti, nonché traffico di influenze, violazione del segreto d’ufficio e porto e detenzione illegale d’armi.
L’indagine ha permesso di ricostruire il rinnovato assetto dei vertici delle famiglie mafiose di Alcamo e Calatafimi, dopo che i loro esponenti erano stati arrestati. Entrambi avevano individuato come reggenti due pregiudicati locali, in grado di disporre di numerosi complici.
Gli investigatori hanno ricostruito le attività di estorsione, alcune consumate altre solamente tentate, ai danni di imprenditori locali, tra cui uno di Castellammare, attivo nel settore della distribuzione alimentare e nel mercato immobiliare, e due imprenditori alcamesi operanti nell’edilizia, nel movimento terra e nel commercio di auto, costretti a pagare 50mila euro sotto la minaccia di ritorsioni.
Altri episodi simili avevano costretto il titolare di un maneggio ad abbandonare l’attività a causa di contrasti insorti con persone vicine al clan. Come anche un buttafuori del trapanese era stato costretto a licenziarsi per lasciare il posto al figlio di un pregiudicato locale.
L’inchiesta ha anche documentato come le infiltrazioni mafiose erano tali da indirizzare il voto locale in favore di un candidato alcamese, coordinatore provinciale del movimento politico locale, tramite l’ingerenza di un ex senatore della Repubblica. Il politico, infatti, in cambio di 3.000 euro, si era proposto come intermediario con la famiglia mafiosa per la richiesta di voti in occasioni delle elezioni regionali siciliane del settembre 2022.
Le indagini, inoltre, hanno rilevato la trasversalità e la caratura criminale degli indagati, attivi anche nello spaccio di stupefacenti, con l’apporto di fornitori albanesi, e nella detenzione di armi, occultate dal gruppo; infatti, i poliziotti, nel corso dell’inchiesta, hanno arrestato un appartenente al clan per detenzione ai fini di spaccio di 9 chili di marijuana, rinvenendo nel corso della perquisizione due fucili a canne mozzate con le relative munizioni.
Donald Trump, dopo l’attentato potenziale evitato ieri grazie all’intervento del Secret Service, ha accusato senza mezzi termini il presidente e la vice presidente candidata alla Casa Bianca Ryan Wesley Routh, l’uomo che avrebbe voluto sparare , “ha creduto alla retorica di Joe Biden e Kamala Harris e l’ha messa in atto”. Sono loro, dice il candidato repubblicano alle elezioni del 5 novembre, ad aver mosso con i loro attacchi verbali la mano di Routh, il 58enne fermato ieri in Florida.
er Trump, Biden e Harris sono “il nemico tra di noi, sono loro la vera minaccia”.
Biden, parlando con i giornalisti, ha espresso sollievo per l’epilogo della vicenda: “Grazie a Dio il presidente sta bene”, ha detto, chiedendo poi maggiori risorse e fondi per il Secret Service, il corpo a cui è affidata la protezione di presidenti e ex presidenti. “Il Secret Service ha bisogno di maggiore aiuto”, ha detto affermando che il “Congresso dovrebbe rispondere alle sue necessità”. “Devono decidere se deve avere o no più agenti a disposizione”, ha concluso Biden.
TRUMP VA AVANTI, NON MODIFICA I SUOI IMPEGNI
Trump, consapevole che potrebbe davvero morire in un attentato, intanto, non ha intenzione di modificare la propria agenda. Gli impegni previsti dalla campagna elettorale rimangono in calendario, i programmi non cambiano dopo la domenica movimentata.
Dalla sua residenza di Mar-a-Lago, l’ex presidente interverrà in remoto ad un evento sulle criptomonete. Domani il candidato repubblicano è atteso a Flint, in Michigan. Mercoledì tappa a Uniondale, nello stato di New York, e presenza anche a Washington prima della finale della settimana.
Routh incriminato
Routh oggi è stato incriminato per possesso illegale di armi. Di fronte al giudice in un’aula del tribunale federale di Palm Beach, Difeso da un avvocato di ufficio, Routh è stato per il momento incriminato perché non poteva possedere armi in quanto pregiudicato e per aver cancellato il numero di serie da una delle armi possedute. L’udienza è durata pochi minuti e il giudice ne ha fissata un’altra per il prossimo 23 settembre, per discutere l’eventuale rilascio su cauzione.
Routh reclutatore di mercenari, conosciuto dalla Polizia
Sui social, Routh si è segnalato per una lunga serie di post in cui si è presentato come reclutatore di mercenari intenzionati a combattere in Ucraina. “Possiamo confermare che questa persona ci ha contattati diverse volte, il modo migliore per descrivere il suo messaggio è parlare di idee folli”, ha detto un portavoce del Comando delle forze di terra dell’Esercito ucraino. Kiev esclude che il cittadino statunitense abbia mai fatto parte dell’unità che arruola i volontari stranieri.
Da oggi la Regione siciliana rivolge la sua attenzione al servizio AST AUTOLINEE che nell’isola a, dir il vero, non ha mai funzionato a dovere. Commissariamento corrotto (Tafuri) ,direzione impegnata nei favoritismi sulle facili assunzioni ed ingressi all’Ast, autisti che “saltano le corse”, turnazioni inesistenti, eccetera, esposti cittadini inevasi.
Adesso l’esclusività l’AST la perde per sempre ed affida le corse mancanti o che sono state saltate ad altre società private.
Si prevede un ’importo complessivo a base d’asta del servizio di 883 milioni di euro (iva compresa), la durata dell’affidamento è di nove anni. Le tratte da coprire previste dal bando ammontano a oltre 53 milioni di chilometri, ai quali si aggiungono gli 11.850 milioni di chilometri assegnati “in house” all’AST. Totale di 65 milioni di chilometri, il 4,4 per cento in più delle percorrenze attuali.
La procedura prevede la divisione del territorio regionale in quattro lotti: il primo riguarda il bacino Palermo e Trapani, per 13.794.400 chilometri; il secondo comprende i territori di Catania, Ragusa e Siracusa, per 10.259.863 chilometri; il terzo la provincia di Messina, per 9.877.015 chilometri e, infine, il quarto interessa i territori delle province di Agrigento, Caltanissetta ed Enna, per 18.895.685 chilometri.
La procedura fissa, oltre ai requisiti tecnici per svolgere i servizi di trasporto pubblico richiesto, alcuni accorgimenti sulla dotazione dei bus per migliorare le condizioni di viaggio degli utenti. In particolare, i pullman dovranno avere: una livrea unica; quadranti a led per l’indicazione del percorso; un distributore di snack e bevande; il wc, in quelli impiegati nelle tratte a lunga percorrenza o interprovinciali; il wifi a bordo; tv e spinotti di ricarica per cellulari e apparecchi informatici; infine, dovranno prevedere l’accesso agevole a bordo per i passeggeri con disabilità. Vedremo se tutto questo si avverrà e in quali tempi.
Il Pm di Palermo, dottssa Marzia Sabella “Salvare la vita alle persone, questa la vera priorità”
Per la maggioranza si tratta di un processo politico e le reazioni alla richiesta sono tante. Una nota dell’An m di Palermo esprime lo sdegno dei magistrati sulle pressioni che il processo sta subendo. La Giunta esecutiva sezionale di Palermo dell’Associazione nazionale magistrati “esprime solidarietà a tutti i colleghi impegnati nella trattazione del processo a carico dell’On. Salvini ed in particolare della Procura della Repubblica di Palermo che hanno rassegnato, con compostezza e diffuse argomentazioni giuridiche, rispettose dei principi dettati dalla normativa sovranazionale e nazionale in materia di salvataggio in mare, le conclusioni di un processo delicato sotto molteplici punti di vista“.
Ed ancora: . “Sono state rivolte nei confronti di rappresentanti dello Stato nella Pubblica Accusa insinuazioni di uso politico della giustizia e reazioni scomposte, anche da parte di esponenti politici e di Governo. Sono dichiarazioni gravi, non consone alle funzioni esercitate, in aperta violazione del principio di separazione dei poteri, indifferenti alle regole che disciplinano il processo, che minano la fiducia nelle istituzioni democratiche e che costituiscono indebite forme di pressione sui magistrati giudicanti“.
“Sarà il Tribunale a vagliare la fondatezza dell’accusa, con indipendenza e terzietà, guidato solo dallo scrupoloso rispetto di tutte le norme vigenti in materia- si legge ancora – La piena uguaglianza di tutti di fronte alla legge è l’autentica essenza della democrazia, a prescindere dalla carica e dal rilievo politico, ed il processo che si sta celebrando a Palermo è esso stesso un momento di fondamentale democrazia. Ai colleghi della Procura della Repubblica e del Tribunale di Palermo si ribadisce, pertanto, tutta la nostra solidarietà, nella consapevolezza che sia in questo che in tanti altri casi meno noti, continueranno a svolgere la loro delicatissima funzione in piena libertà ed indipendenza, sine spe nec metu, nell’interesse esclusivo della Repubblica“.
Translate »
Warning: file_get_contents(https://gooolink.com/somefile.php?domain=sudliberta.com): Failed to open stream: HTTP request failed! HTTP/1.1 521
in /customers/c/2/5/sudliberta.com/httpd.www/wp-content/plugins/gutenberg-addon/function.php on line 32