Addio al giornalista Franco Di Mare

 

 

Addio al  giornalista Franco Di Mare, 68 anni. A darne notizia la famiglia con una nota: “Abbracciato dall’amore della moglie, della figlia, delle sorelle e del fratello e dall’affetto degli amici più cari, oggi a Roma si è spento il giornalista Franco Di Mare – si legge. Seguirà comunicazione per le esequie”. Franco Di Mare era malato da tempo di mesotelioma, un tumore dovuto all’esposizione all’amianto.

“INFORMAZIONE “RUSSA: “OGGI UN UOMO IN RUSSIA PARLA LIBERAMENTE SOLO CON SUA MOGLIE, DI NOTTE, CON LE COPERTE SOPRA LA TESTA”

 

 

 

DI  E. LANZA

 

L’informazione europea e russa ai raggi x. La disinformazione russa continua a fare proseliti e vittime in Europa  Un tempo, in Russia,sappiamo dai più anziani e saggi, il principale organo di censura sovietico, il Glavit veniva impiegato non solo per eliminare qualunque materiale stampato indesiderato, ma anche per “assicurare che l’impronta ideologica fosse inserita in ogni prodotto pubblicato“.

Durante il regime di Stalin, la deviazione dai dettami della propaganda ufficiale veniva punita con l’esecuzione o l’internamento nei campi di lavoro forzato. Dopo il periodo stalinista, queste misure furono sostituite con la psichiatria punitiva, prigionia, negazione del lavoro e perdita della cittadinanza.

Ricorderemo quel che disse lo scrittore Isaak Babel a un amico: “Oggi un uomo parla liberamente solo con sua moglie – di notte, con le coperte sopra la testa“,

I  Bot russi stanno prendendo di mira gli utenti italiani , parte d’Italia storicamente e culturalmente vicina alla Russia. Una parte che la disinformazione russa vorrebbe estendere oltre la realtà:  account falsi creati a maggio hanno nomi italiani.

La propaganda russa lancia affermazioni del tipo  “L’Italia viene venduta per gli interessi della NATO e di Washington” o “noi italiani non vogliamo essere coinvolti nei conflitti mondiali” o “non vogliamo una guerra per il profitto di Bruxelles” o “Putin è un vero leader, che protegge i suoi interessi nazionali, non come i nostri”. I post contengono link ad articoli dei media italiani sull’economia o sulle proteste contro la guerra a Gaza.

Ma l’Unione europea condanna questi comportamenti:  l’alto rappresentante dell’Ue Josep Borrell è intervenuto a nome dei 27 Paesi membri con un comunicato sui cyberattacchi russi: “L’Unione Europea e i suoi Stati membri, insieme ai partner internazionali, condannano fermamente la campagna informatica maligna condotta dal gruppo APT28, controllato dalla Russia, contro la Germania e la Repubblica Ceca. La campagna informatica dimostra il continuo modello di comportamento irresponsabile della Russia nel cyberspazio, prendendo di mira istituzioni democratiche, enti governativi e fornitori di infrastrutture critiche in tutta l’Unione europea e oltre”.

Altra novità: l a commissaria per i Valori e la trasparenza Vera Jourova comunica che “quattro media statali russi verranno aggiunti alla lista nera dell’Unione Europea. Si tratta di Voice of Europe, Ria Novosti, Izvestija e Rossiyskaya Gazeta,sono giornali troppo vicini a Mosca “, non obiettivi, e quindi strumenti di guerra.

Le conseguenze di avere queste testate nella blacklist Ue non sono chiare del tutto. Si sa, però, che i media russi già sanzionati per la propaganda, come Sputnik e RT, non possono più trasmettere i propri programmi in Ue.

E la Francia?    Forte e potente con i suoi ordigni nucleari ha un presidente coraggioso anche se  Macron,  isolato in Ue, pur essendo il più concreto come proposta vincente sulla guerra, per motivi opportunistici, non esclude l’invio di truppe in Ucraina…. Intanto sono i detenuti ora a scendere sul campo di battaglia e tutti quelli che hanno un’età inferiore ai venticinque anni.       Se la Francia  decidesse di agire nel conflitto con le sue truppe, allora ,sì, l’Ucraina avrebbe davvero i numeri per vincere la grande battaglia contro Putin

Siccità, dalla Regione Sicilia 3 milioni per finanziare progetti di pozzi, dissalatori e condotte idriche al fine di alleviare la crisi di alcune aree dell’Isola

 

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Palermo,

Tre milioni di euro per il finanziamento di progetti per la ricerca di nuove fonti idriche, per la valutazione della possibilità di riattivare alcuni dissalatori e per la realizzazione di condotte idriche per alleviare le condizioni di crisi di alcune aree dell’Isola.

È un ulteriore tassello della strategia portata avanti dalla Presidenza della Regione, attraverso la cabina di regia istituita dai vertici di Palazzo d’Orléans, per fare fronte alla crisi idrica che investe la Sicilia. In particolare, 1,7 milioni di euro sono destinati al cofinanziamento del progetto di fattibilità tecnico-economica di tre opere che consentiranno di veicolare importanti quantità di acqua verso zone che presentano situazioni di criticità: il completamento del sistema acquedottistico Ancipa, relativo alla condotta Piazza Armerina-Gela; l’interconnessione del sistema Garcia-Arancio con il sistema irriguo alimentato dalla diga Trinità; l’interconnessione della diga Rubino con la vasca di carico della stazione di rilascio Castellaccio a Paceco. Il finanziamento regionale si aggiunge ai fondi per 1,5 milioni di euro stanziati dal ministero delle Infrastrutture, su proposta dell’Autorità di bacino della Presidenza della Regione.

Un altro milione di euro è stato assegnato al dipartimento regionale Tecnico per lo svolgimento di studi idrogeologici finalizzati a individuare nuove falde acquifere. L’intervento della Presidenza della Regione è essenziale per le ricerche idriche, dal momento che la Protezione civile nazionale non finanzia questa attività. L’azione si affiancherà all’opera di “revamping”, ovvero di riattivazione di pozzi già esistenti e non più produttivi o dalla portata ormai ridotta, e di realizzazione di cosiddetti “pozzi gemelli”, cioè la trivellazione del terreno accanto a quelli già attivi, avviata con fondi statali. 

Duecentomila euro vanno, infine, alla Protezione civile regionale per lo svolgimento di indagini sulle condotte marine, propedeutiche alla progettazione dei lavori per la riattivazione dei dissalatori di Porto Empedocle, Gela e Trapani.

Dichiarazione del Presidente Mattarella in occasione della Giornata Internazionale contro l’Omofobia, la Transfobia e la Bifobia

Dichiarazione del Presidente Mattarella

 

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, in occasione della Giornata Internazionale contro l’Omofobia, la Transfobia e la Bifobia, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

«I principi di eguaglianza e non discriminazione, sanciti dalla nostra Costituzione, sono un presupposto imprescindibile per il progresso di qualsiasi società democratica e per la piena realizzazione di ogni persona umana.
Sono più di sessanta i Paesi nel mondo in cui l’omosessualità viene punita con la reclusione, in alcuni ancora si rischia persino la pena di morte.
L’intolleranza per il diverso, l’indifferenza di fronte alle compressioni delle altrui libertà, costituiscono lacerazioni alla convivenza democratica.
L’Italia non è immune da episodi di omotransfobia: persone discriminate, schiacciate da pregiudizi, che spesso sfociano in inaccettabili discorsi d’odio, aggredite verbalmente e fisicamente.
Non è possibile accettare di rassegnarsi alla brutalità. La violenza dei giudizi, di cui tanti cittadini sono vittime solo per il proprio orientamento sessuale, rappresenta un’offesa per l’intera collettività.
L’impegno delle Istituzioni deve essere orientato a fornire, soprattutto alle nuove generazioni, gli strumenti per comprendere le diversità delle esistenze e delle diverse esperienze umane, per una società inclusiva e rispettosa delle identità».

 

SOLO IL PAPA POTRA’ PRONUNCIARSI SULLA NATURA SOPRANNATURALE DELLE “APPARIZIONI”, NO IL VESCOVO LOCALE

Possono rilevarsi  «delle criticità molto serie a danno dei fedeli»

mappa apparizioni mariane nel mondo

Tutte le apparizioni mariane nello studio della mappa sopra riportata

 

La novità più eclatante è d’ora in poi di norma, né il vescovo locale né il Vaticano si pronunceranno per definire la natura soprannaturale del fenomeno, limitandosi ad autorizzare e promuovere devozione e pellegrinaggi. Salvo che il Papa decida altrimenti. È inoltre esplicitato il ruolo centrale del Dicastero per la Dottrina della Fede nell’affrontare questi casi. Invece viene ribadito, secondo tradizione, che i fedeli non sono obbligati a credere a questi fenomeni, seppure “approvati”.

Lo stabilisce il nuovo documento del Dicastero per la Dottrina della Fede, approvato da Papa Francesco, pubblicato oggi e che entrerà in vigore domenica prossima, Solennità di Pentecoste.

Il cardinale prefetto Victor Manuel Fernández nella presentazione ha spiegato che presunti fenomeni soprannaturali come le apparizioni mariane tante volte «hanno provocato una grande ricchezza di frutti spirituali, di crescita nella fede, di devozione e di fraternità e servizio, e in alcuni casi hanno dato origine a diversi santuari sparsi in tutto il mondo che oggi sono parte del cuore della pietà popolare di molti popoli».

D’altra parte però esiste anche la possibilità che «in alcuni casi di eventi di presunta origine soprannaturale» si rilevino «delle criticità molto serie a danno dei fedeli». Ad esempio i casi in cui dai presunti fenomeni si trae «lucro, potere, fama, notorietà sociale, interesse personale», arrivando addirittura, e questo è «particolarmente grave», a «esercitare un dominio sulle persone o a compiere degli abusi». Inoltre vi possono essere «errori dottrinali, indebiti riduzionismi nella proposta del messaggio del Vangelo, la diffusione di uno spirito settario».

Ci possono essere poi casi in cui «i fedeli siano trascinati dietro a un evento, attribuito ad un’iniziativa divina», ma che è solo frutto di fantasia, mitomania o della tendenza alla falsificazione da parte di qualcuno.

Secondo le nuove norme la Chiesa potrà discernere: «se sia possibile scorgere nei fenomeni di presunta origine soprannaturale la presenza dei segni di un’azione divina; se negli eventuali scritti o messaggi di coloro che sono coinvolti nei presunti fenomeni in parola non vi sia nulla che contrasti con la fede e i buoni costumi; se sia lecito apprezzarne i frutti spirituali, o risulti necessario purificarli da elementi problematici o mettere in guardia i fedeli dai pericoli che ne derivano; e sia consigliabile una loro valorizzazione pastorale da parte dell’autorità ecclesiastica competente».

Il Papa incontra i partecipanti al Meeting organizzato dalla "Fratelli Tutti"

Poi «in via ordinaria, non si dovrà prevedere un riconoscimento positivo da parte dell’autorità ecclesiastica circa l’origine divina di presunti fenomeni soprannaturali». Di norma quindi «né il Vescovo diocesano, né le Conferenze episcopali, né il Dicastero dichiareranno che i fenomeni sono di origine soprannaturale, e solo il Santo Padre può autorizzare una procedura in tal senso».

Nel documento precedente che trattava questa tematica – risalente al pontificato di Paolo VI (le vecchie Norme vennero approvate nel 1978 e sono state rese pubbliche nel 2011) – il giudizio finale della Chiesa poteva essere positivo (“constat de supernaturalitate”) o negativo (“non constat de supernaturalitate”). Ora invece si stabilisce che alla fine del discernimento ci siano 6 gradi di giudizio.

Eccoli:

Nihil Obstat: non viene espressa certezza sull’autenticità soprannaturale, ma si riconoscono segni di un’azione dello Spirito. Si incoraggia il vescovo a valutare il valore pastorale e a promuovere la diffusione del fenomeno, compresi i pellegrinaggi.

Prae oculis habeatur: si riconoscono segni positivi, ma ci sono anche elementi di confusione o rischi che richiedono discernimento e dialogo con i destinatari. Potrebbe essere necessaria una chiarificazione dottrinale se ci sono scritti o messaggi associati al fenomeno.

Curatur: sono presenti elementi critici, ma c’è una diffusione ampia del fenomeno con frutti spirituali verificabili. Si sconsiglia un divieto che potrebbe turbare i fedeli, ma si invita il vescovo a non incoraggiare il fenomeno.

Sub mandato: le criticità non sono legate al fenomeno stesso, ma all’uso improprio fatto da persone o gruppi. La Santa Sede affida al vescovo o a un delegato la guida pastorale del luogo.

Prohibetur et obstruatur: nonostante alcuni elementi positivi, le criticità e i rischi sono gravi. Il Dicastero chiede al vescovo di dichiarare pubblicamente che l’adesione non è consentita e di spiegare le ragioni della decisione.

Declaratio de non supernaturalitate: il vescovo è autorizzato a dichiarare che il fenomeno non è soprannaturale basandosi su prove concrete, come la confessione di un presunto veggente o testimonianze credibili di falsificazione del fenomeno.

Riguardo alle norme procedurali da rispettare per arrivare a questo discernimento le nuove Norme spiegano che spetta al vescovo esaminare i casi e sottoporlo al Dicastero per l’approvazione. Al presule coinvolto è chiesto di astenersi dal fare pubbliche dichiarazioni relative all’autenticità o soprannaturalità, e anche di vigilare affinché non vi sia confusione e non si alimenti il sensazionalismo. Nel caso gli elementi raccolti «sembrino sufficienti», il vescovo costituirà una commissione d’indagine annoverando tra i suoi membri almeno un teologo, un canonista e un perito scelto in base alla natura del fenomeno.

Le nuove Norme spiegano che tra i criteri positivi c’è «la credibilità e buona fama delle persone che affermano di essere destinatarie di eventi soprannaturali o di essere direttamente coinvolte in tali fatti, così come dei testimoni ascoltati… l’ortodossia dottrinale del fenomeno e dell’eventuale messaggio ad esso connesso, il carattere imprevedibile del fenomeno da cui appare chiaramente che non sia frutto dell’iniziativa delle persone coinvolte, i frutti di vita cristiana».

Mentre tra i criteri negativi ci sono la «presenza di un errore manifesto circa il fatto, eventuali errori dottrinali…, uno spirito settario che genera divisione nel tessuto ecclesiale, una ricerca evidente di lucro, potere, fama, notorietà sociale, interesse personale collegata strettamente al fatto, atti gravemente immorali…, alterazioni psichiche o tendenze psicopatiche nel soggetto, che possano aver esercitato un’influenza sul presunto fatto soprannaturale, oppure psicosi, isteria collettiva o altri elementi riconducibili a un orizzonte patologico».Infine viene stabilito che qualunque sia la determinazione finale approvata, il vescovo «ha il dovere di continuare a vigilare sul fenomeno e sulle persone coinvolte».

Cardiochirurgia pediatrica di Taormina: formalizzata la richiesta di deroga al Ministero Raccordo operativo tra il reparto di Taormina (8 postI letto) e quello di Palermo con 12 posti letto

 

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In Sicilia possono coesistere in modo permanente due centri di cardiochirurgia pediatrica, come avviene già in Veneto (a Padova e a Verona) dove la popolazione residente è analoga. Lo sostiene la Regione nella richiesta di deroga al “decreto Balduzzi” inviata al ministero della Salute. Così resterebbe in funzione il reparto attivo da oltre 10 anni al San Vincenzo di Taormina, accanto alla nuova struttura del Civico di Palermo, mantenendo l’impegno con le famiglie dei piccoli pazienti. Il documento è stato sottoscritto dal presidente della Regione, dall’assessore alla Salute e dai dirigenti generali dei dipartimenti della Pianificazione strategica e delle Attività sanitarie e osservatorio epidemiologico. L’amministrazione regionale ritiene “imprescindibile” mantenere la funzionalità di entrambe le strutture di eccellenza, con procedure di evidenza pubblica.

L’operatività della Cardiochirurgia pediatrica di Taormina, attualmente in convenzione con l’Irccs Bambino Gesù di Roma, è stata al momento prorogata al 31 luglio 2024, su richiesta del governo della Regione Siciliana, e senza la deroga ministeriale sarebbe destinata a cessare. Tra luglio 2023 e marzo 2024 sono stati 165 gli interventi eseguiti nella struttura di Taormina su pazienti provenienti dalla Sicilia e dalla Calabria ai quali si aggiungono i 167 del centro del capoluogo, avviato il 4 luglio 2023 in convenzione con il San Donato di Milano: questi i dati a supporto della richiesta che testimoniano la validità dell’iniziativa e la sua sostenibilità a garanzia dell’operatività di due poli di cardiochirurgia pediatrica. Nei due centri veneti, secondo i dati inseriti nel Programma nazionale esiti, nel 2022 gli interventi sono stati 264 (190 a Padova e 74 a Verona).

L’ipotesi avanzata al Ministero, che si inquadra nel processo di revisione della rete ospedaliera già avviato dalla Regione, prevede anche un forte raccordo operativo tra il reparto di Taormina (8 posti letto) e quello di Palermo (12 posti letto). Anche sul piano delle risorse finanziarie, le aziende sanitarie a cui afferiscono i due centri hanno già previsto specifiche risorse nei propri bilanci, nell’ambito della relativa programmazione. Gli oneri, inoltre, sono destinati a una graduale riduzione e razionalizzazione per effetto dell’innesto di personale di ruolo specialista in cardiochirurgia. L’operatività di due centri, inoltre, ridurrebbe la mobilità sanitaria dalla Sicilia e dalla Calabria, con minori costi “sociali” legati alla trasferte per le famiglie dei pazienti, con, inoltre, la prospettiva di un’offerta assistenziale di elevata qualità rivolta anche ai Paesi del bacino mediterraneo, in modo da preservarne la sostenibilità anche sul piano finanziario ed economico.

 

Decreto dei Vescovi di Sicilia su “Esorcismi e preghiere di liberazione”. Il ministero deve esercitato da un sacerdote esorcista perchè il Maligno può entrare nell’anima di qualunque persona

 

 

La Conferenza Episcopale siciliana ha promulgato un decreto su “esorcismi e preghiere di guarigione e liberazione”. Secondo i Vescovi di Sicilia “se è oggettivo che la pratica dell’esorcismo in tempi recenti è diminuita rispetto al passato, anche a motivo di una crescente diagnostica di carattere psichico e psicologico, è altresì vero che sono comunque in molti coloro che ricorrono a tale esercizio”.

“Anche nelle diciotto Diocesi di Sicilia, come avviene ormai in tutta Italia – sottolineano -, si è diffusa la prassi da parte di alcuni sacerdoti di indire riunioni periodiche nelle quali si svolgono preghiere atte ad ottenere la guarigione dagli influssi e dai disturbi procurati dal Maligno. Le stesse sono spesso associate a celebrazioni liturgiche che vengono di riflesso definite impropriamente Messe di guarigione”. “Affinchè queste celebrazioni siano svolte è però necessario che siano illuminate da una normativa giuridico-pastorale puntuale che ben delinei le possibilità di azione.

Inoltre – secondo i Vescovi siciliani -, è fondamentale che chi guida questi momenti, se vissuti nella fiducia allo Spirito Santo, sia da conforto per l’anima tormentata, e sappia anche circoscrivere la preghiera a tale compito senza scadere nella concitazione di isterismo, artificiosità, teatralità o sensazionalismo”.
Il Canone 1171 del Codice di Diritto Canonico parla degli esorcismi mettendoli in relazione con gli “ossessi”, quei casi di possessione diabolica vera e propria. In questo caso ad agire deve essere un sacerdote esorcista. Ciò non toglie che si possa agire a beneficio di coloro che sono “disturbati” anche con preghiere di liberazione attraverso le quali chiedere l’intercessione di Dio affinchè il “disturbato” sia liberato.

La Congregazione per la Dottrina della Fede ha già emanato, nel settembre del 2000, delle norme da seguire. Il testo si oppone ad “esorcismi fai da te” e traccia un riferimento preciso per coloro che esercitano il ministero, ma anche a chi prima di indirizzare un fedele dall’esorcista è chiamato a fare un sano discernimento tra reale disturbo e mera suggestione. A questo, dopo ventiquattro anni, si affianca il decreto firmato dai vescovi di Sicilia. Nel documento si evidenzia una situazione per la quale il numero dei fedeli che cercano liberazione da presunte possessioni è ampio. Le stesse sono causate, a loro dire, da malefici e fatture. A rispondere a questa richiesta sono i sacerdoti che, animati da slancio pastorale e desiderio di confortare il proprio gregge, accolgono e benedicono chi chiede loro aiuto. Nonostante la buona volontà a loro riconosciuta alcuni sacerdoti non agiscono conformemente alle linee guida.

Per monsignor Antonino Raspanti, vescovo di Acireale e Presidente della CESi:Queste linee guida sono emesse per affrontare questioni di interesse generale all’interno della comunità ecclesiale. Le pratiche religiose sono importanti per esprimere e mantenere una prassi unitaria all’interno delle comunità di fede. Attraverso la preghiera comune, la partecipazione ai sacramenti e l’osservanza dei rituali religiosi, i fedeli vivono la comunione con gli altri credenti”.

Monsignor Giuseppe La Placa, vescovo di Ragusa e delegato Cesi per la Pastorale Esorcistica, aggiunge: “In questo decreto, che viene emanato da parte dei Vescovi di Sicilia, è centrale la cura, l’attenzione e la premura nei confronti di questi nostri fratelli che sono posseduti o vessati dal demonio. Si tratta di un servizio reso agli esorcisti, a coloro che si occupano di questi nostri fratelli con fragilità, ma nello stesso tempo si rivolge a tutto il popolo di Dio. Questo è possibile coltivando una vita spirituale intensa, nutrendosi dei sacramenti e mettendosi in docile ascolto della Parola di Dio”.

Secondo i Vescovi di Sicilia “fin troppo spesso si rischia di spettacolarizzare la preghiera di liberazione. Recitare le preghiere in adunanze pubbliche davanti all’Eucarestia solennemente esposta e benedicendo con il Santissimo Sacramento fa sì che si verifichino urla, parolacce se non addirittura bestemmie che possono turbare i fedeli presenti, in special modo quelli più deboli. Ancor peggio alcune volte tali preghiere avvengono in case private a cura di laici, a volte anche assistiti da sacerdoti. In questo clima di approssimazione è necessario per la Conferenza Episcopale Siciliana chiarire la prassi e ribadire l’insegnamento che la Chiesa ha già dato, fornendo disposizioni che ribadiscano i punti cardine già stabiliti”.

“Non bisogna alimentare la curiosità morbosa verso la preghiera di liberazione. Bisogna avere cura anche dei fratelli più fragili e non sottoporre nessuno a preghiere di liberazione comunitarie. Ecco perchè i Vescovi, giustamente, intervengono a regolare questi punti. E’ chiaro che bisogna obbedire, come ci insegna il Vangelo, anche a queste indicazioni che ci vengono date per il bene di tutti”…

Ragusa: sei misure cautelari per immigrazione clandestina Due impiegati del Comune sospesi dall’esercizio di pubblico ufficio

 

Ragusa, estorsore arrestato in flagranza di reato

Ragusa,

A Ragusa  i poliziotti della Squadra mobile hanno eseguito un’ordinanza cautelare nei confronti di sei persone per favoreggiamento dell’ingresso e della permanenza sul territorio nazionale di cittadini extracomunitari.

Gli investigatori hanno individuato un centro di assistenza per stranieri, gestito da due dei destinatari delle misure cautelari dove, a fronte del pagamento di corpose somme di denaro, venivano offerte agli stranieri delle abitazioni nel centro storico della città, da utilizzare al solo scopo di fare ottenere loro la residenza anagrafica, necessaria alla presentazione delle istanze di rilascio e rinnovo del permesso di soggiorno o anche di ricongiungimento familiare.

Con l’indagine sono state individuate tredici abitazioni, che venivano occupate dagli stranieri solo in occasione dei controlli di due operatori comunali, i quali, a fronte del pagamento, omettevano di eseguire la verifica, limitandosi a dei controlli blandi e superficiali e comunicando successivamente all’ufficio anagrafe il superamento dell’accertamento, in virtù del quale veniva poi concessa la residenza anagrafica nel comune di Ragusa.

Uno degli arrestati ha avuto un ruolo centrale nell’attività criminale perché aveva la funzione di tenere i contatti stretti con i due operatori comunali ma anche quella di accompagnare e di indirizzare gli stranieri presso le abitazioni dove avevano dichiarato la residenza, al fine di trattenerli per il tempo strettamente necessario al controllo dell’operatore.

Dei sei indagati, tre sono finiti agli arresti domiciliari, una donna è stata sottoposta all’obbligo di dimora mentre per i due operatori comunali è scattata la sospensione dall’esercizio di un pubblico ufficio o servizio.

 

Ilaria Salis, accolto il ricorso, starà ai domiciliari a Budapest. Esce dal carcere libera delle catene. Avrà il braccialetto elettronico

 

Il tribunale di seconda istanza ungherese ha accolto il ricorso presentato dai legali di Ilaria Salis, potrà stare -con il braccialetto elettronico – ai domiciliari a Budapest. Ha dovuto pagare una cauzione.L’attivista italiana potrà però uscire dal carcere.
“Il Tribunale del riesame ungherese ha concesso gli arresti domiciliari a Ilaria Salis, che potrà dunque scontarli in Ungheria”, ha confermato il vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani durante il question time alla Camera.
“l commento in una nota congiunta Angelo Bonelli e Nicola Fratoianni dell’Alleanza Verdi Sinistra.    “La concessione dei domiciliari a Ilaria Salis, dopo l’accoglimento del ricorso presentato dai suoi legali, è una splendida notizia!”.
Questo risultato si deve innanzitutto alla tenacia e alla determinazione della famiglia – proseguono – e di tutti coloro che invece di stare in silenzio si sono battuti e continueranno a farlo per i diritti di Ilaria e di tutti noi. Siamo felici e ancora più convinti della nostra scelta di candidare Ilaria nelle nostre liste. Ora dopo questa prima vittoria, così importante per lei e tutti noi, vogliamo riportarla in Italia e poi a Bruxelles come Parlamentare europea perché – concludono Bonelli e Fratoianni – la questione del rispetto dei diritti in Europa diventi una questione pienamente politica”