La Corte dei conti Sicilia boccia il Rendiconto 2020 della Regione siciliana . Dove sono finiti i soldi del disavanzo? “Correttivi in atto”

 

 

I giudici contabili bocciano  la parifica del documento varato dall’allora giunta Musumeci.

L’assessore Falcone mimetizza: ” La bocciatura non avrà conseguenze sulla tenuta finanziaria della Regione”

La Corte dei Conti ha definito il giudizio sul rendiconto 2020 della Regione Siciliana, non parificando lo strumento finanziario. Presenti all’adunanza
l’assessore regionale all’Economia Marco Falcone, il ragioniere generale Ignazio Tozzo, il capo di gabinetto della presidenza della Regione Salvatore Sammartano. “Abbiamo preso atto – afferma Falcone – della decisione della Corte dei Conti inerente a una fase finanziaria risalente ormai a un quinquennio fa e che non avrà conseguenze sulla tenuta finanziaria della Regione. Se è vero che il disavanzo al 2018 andava ripianato non in dieci ma in tre anni, è vero anche che la Regione, da allora ad oggi, ha posto in essere tutti i necessari correttivi e guarda ai propri conti con maggiore serenità.

Lo scorso novembre i giudici contabili, accogliendo la richiesta della Procura generale della Corte dei conti, avevano sospeso il giudizio di parificazione del rendiconto, rinviando la decisione in attesa della sentenza della Corte Costituzionale sulla questione del disavanzo: sentenza che è arrivata a fine gennaio di quest’anno, con la quale la Consulta ha dichiarato illegittimo il decreto che consentì all’ex governo Musumeci di spalmare il deficit in dieci anni perché per i giudici la Regione poteva essere autorizzata solo con una legge e dunque andava spalmato in tre anni, tesi questa che era stata sostenuta dalla Corte dei conti.

La manovra,  prevista all’origine in 100 milioni, sale intorno ai 350 milioni.       La Regione Sicilia dovrà dare i promessi 60 milioni ai Comuni per i rifiuti inviati all’estero; 15 milioni a Siciliacque per combattere la crisi idrica a Trapani; 7 milioni per la nuova ondata di stabilizzazioni dei Pip e 6 milioni e mezzo per l’Ast , azienda che funziona poco e male, incontrollata com’è. ma servono anche quasi 170 milioni per coprire tante altre piccole spese e nuove falle di natura contabile.

Ci adegueremo alle indicazioni dei magistrati nella revisione del rendiconto 2020 – aggiunge – potendo disporre degli opportuni accantonamenti che mantengono in sicurezza i nostri bilanci. Ciò è avvenuto anche grazie al rapporto di leale collaborazione che abbiamo instaurato con la Corte dei Conti e che ci ha condotto assieme a risultati importanti: infatti, il rendiconto 2022 certifica il calo del disavanzo della Regione a soli   miliardi di euro. Dal 2021 ad oggi siamo cioè rientrati di quasi tre miliardi e, secondo le nostre previsioni, nel rendiconto 2023, in fase di  predisposizione, rientreremo di altri 800 milioni di euro”.

 

Netanyahu: ” Riconoscere lo Stato della Palestina significherebbe premiare i terroristi e impedire ogni accordo di pace”

 

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Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, dopo un nuovo colloquio sulla guerra a Gaza con il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha affermato che Israele respinge senza riserve i diktat internazionali” sul riconoscimento di uno Stato palestinese e ritiene che tale accordo possa essere “raggiunto solo attraverso negoziati diretti tra le parti, senza precondizioni”.

Israele continuerà ad opporsi al riconoscimento unilaterale di uno Stato palestinese – ha aggiunto Netanyahu -. Tale riconoscimento all’indomani degli attacchi del 7 ottobre rappresenterebbe tuttavia  un premio enorme per il terrorismo, come non ne abbiamo mai visti, e impedirebbe qualsiasi futuro accordo di pace”.

Biden: “No ad operazioni militari nel sud di Gaza se il piano di sicurezza dei civili non  è credibile”

Nel nuovo colloquio tra il presidente Usa e il primo ministro israeliano, riporta la Casa Bianca, Biden ha parlato della situazione a Rafah e ha ribadito che un’operazione militare non dovrebbe procedere senza un piano credibile ed eseguibile per garantire la sicurezza ai civili della città nel sud della Striscia di Gaza.

Si apprende pure che il  presidente e Netanyahu hanno discusso anche dei negoziati sugli ostaggi in corso. Biden ha ribadito il suo impegno a lavorare “instancabilmente” per ottenere il rilascio di tutti gli ostaggi il prima possibile  visto che 132 giorni di prigionia portano allo sfinimento . Il presidente ed il primo ministro hanno discusso anche della situazione a Gaza e dell’urgenza di garantire che gli aiuti umanitari arrivino ai civili palestinesi che ne hanno disperato bisogno.

Boom export agroalimentare nel Sud-Est siciliano..

 

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Palermo,

«I dati diffusi da Intesa Sanpaolo sui Distretti del Mezzogiorno e, in particolare, quelli sull’aumento dell’export per l’agricoltura della Sicilia sud-orientale confermano che avevamo visto bene. La realizzazione dell’area cargo e la trasformazione dell’aeroporto di Comiso in una realtà operativa a servizio dell’utenza iblea, fondamentale per la veicolazione dei prodotti agroalimentari siciliani in tutte le parti del mondo, rappresentano una scelta non più rinviabile.

Fin dall’inizio di questa legislatura il mio governo lavora per superare le tante criticità connesse alla creazione del terminal e, in un’ottica di sistema, anche per il miglioramento della viabilità, dall’ammodernamento della Catania-Ragusa al completamento della Siracusa-Gela». Lo afferma il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, commentando il report della Direzione studi e ricerche di Intesa Sanpaolo che certifica una crescita dell’export agroalimentare del Sud-Est del 37,8%, pari a un incremento di 30 milioni di euro.

«Le potenzialità di crescita per quell’area – prosegue Schifani – sono sotto gli occhi di tutti e per coglierle bisogna investire in infrastrutture. Se la performance è già positiva, figuriamoci quando ci sarà un’area cargo in grado di garantire i collegamenti con i mercati internazionali. È una sfida che i nostri produttori possono vincere, soddisfacendo la grande richiesta di qualità dei prodotti made in Sicily».

Reggio Calabria: fermati i due autori di una truffa ad anziana Erano riusciti a farsi consegnare oro e gioielli

 

 

Reggio Calabria: fermati i due autori di una truffa ad anziana

Reggio Calabria,

I poliziotti della Squadra mobile di Reggio Calabria, in collaborazione con i colleghi del commissariato di Villa San Giovanni (Reggio Calabria), hanno arrestato un uomo e denunciato un minore per truffa aggravata ai danni di un’anziana signora.

Il modus operandi usato dai due truffatori è abbastanza comune. La signora è stata contattata falsi appartenenti alle Forze dell’ordine che le  hanno comunicato che un familiare aveva provocato un grave incidente e che sarebbe finito in galera se non fosse stata pagata  una grossa somma di denaro.

Quando l’anziana è stata raggiunta dalla telefonata in casa con lei c’era anche un figlio, raggirato anche lui perché invitato dai delinquenti a raggiungere il più vicino pronto soccorso dove avrebbe potuto incontrare il familiare nei guai.

Una volta allontanato di casa il figlio, i due criminali si sono recati dalla vittima riuscendo nell’intento di farsi consegnare oggetti in oro per un valore di 5mila euro.Fortunatamente l’uomo si è reso conto che si trattava di un raggiro ed ha segnalato alla Polizia l’accaduto.

Grazie alla tempestività della segnalazione l’auto su cui viaggiavano i due truffatori è stata intercettata e fermata da una volante del commissariato di Villa San Giovanni. I due sono stati trovati con la refurtiva in tasca che è poi stata riconsegnata dagli agenti alla signora.

Siracusa, blitz nel covo dello spaccio

Foto gratuita 3d rendering di un'immagine medica di una figura maschile con cervello evidenziato e drammatico evidenziato

  – Siracusa,
I Carabinieri della Stazione di Siracusa Ortigia, coadiuvati dai militari dello Squadrone Eliportato Cacciatori di “Sicilia” e da una unità cinofila di Nicolosi, hanno arrestato un 40enne del luogo gravemente indiziato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.
I militari tenevano d’occhio un’abitazione da diversi giorni, insospettiti da un via vai piuttosto insolito, anche in pieno giorno. Così hanno deciso di fare irruzione e le ipotesi investigative hanno trovato conferma. Il blitz ha consentito di sorprendere all’interno un pregiudicato di 40 anni e nel corso della perquisizione domiciliare, sono stati rinvenuti 100 grammi di stupefacente tra cocaina, crack, hashish e marijuana, suddiviso in 79 dosi preconfezionate e materiale per il confezionamento e la pesatura, oltre alla somma di 515 euro ritenuta provento di spaccio. Inoltre, è stato scoperto un sofisticato impianto di videosorveglianza per tentare di anticipare le mosse delle forze dell’ordine.
Lo stupefacente è stato sequestrato per i successivi esami di laboratorio. L’uomo, dopo le formalità di rito, è stato associato presso la Casa Circondariale “Cavadonna” di Siracusa, come disposto dall’Autorità giudiziaria aretusea.

 

Giovanni Barreca e i suoi “complici” non rispondono al GIP e si proclamano innocenti. Il mandante il demonio?

 

Strage in famiglia: complici omicida sono fanatici religiosi - RIPRODUZIONE RISERVATA

 

 

Si sono avvalsi della facoltà di non rispondere Giovanni Barreca, l’uomo accusato di aver ucciso la moglie Antonella Salamone e i figli di 16 e 5 anni Kevin ed Emanuel  per liberarli dal male-il demonio – secondo rito di  esorcismo, e i suoi due complici Sabrina Fina e Massimo Carandente.

Come si sa Barreca e i complici  si proclamano “innocenti”   Come se il mandante fosse il “demonio” e loro semplici esecutori- Per gli investigatori  un  grattacapo non da poco.
    I tre, fermati domenica per omicidio e soppressione di cadavere, sono comparsi davanti al giudice per le indagini preliminari di Termini Imerese, che dovrà convalidare i provvedimenti restrittivi, per l’interrogatorio di garanzia.

Antifalsificazione Monetaria: maxi operazione “Chai Fake” per il contrasto al traffico di valuta falsa

 

 

Crediti iStock - Come riconoscere le banconote false

Archivi-Sud Libertà

 

 Roma –

Il 13 febbraio 2024, i militari della 1^ Sezione Operativa Roma del Comando Carabinieri Antifalsificazione Monetaria, supportati dai Comandi Provinciali di Roma, Napoli, Brescia e Rieti, dall’8° Reggimento Lazio e, per l’estensione internazionale da Europol, a conclusione di un’articolata attività investigativa coordinata dalla Procura della Repubblica di Roma, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal GIP del Tribunale della capitale nei confronti di n. 12 soggetti di nazionalità pakistana, tutti gravemente indiziati, a vario titolo, di associazione per delinquere transnazionale finalizzata alla falsificazione e distribuzione in Italia e all’estero di banconote false da € 100,00=.
L’operazione è stata eseguita nell’ambito di una joint action day coordinata da Europol, pianificata in collaborazione con la Brigada de Investigacion del Banco di Espana (B.I.B.E), con i Mossos di Esquadra di Barcellona e la polizia greca, per l’arresto di tre soggetti pakistani colpiti da relativi mandati di arresto europei, localizzati a Barcellona e Atene. Nel medesimo contesto, a conclusione delle indagini parallelamente sviluppate nel corso della cooperazione internazionale di polizia attivata dai Carabinieri, la B.I.B.E. e i Mossos di Esquadra hanno proceduto anche all’arresto di n. 6 soggetti pakistani (due dei quali contestualmente colpiti anche dai predetti MAE), organici alla cellula di Barcellona, intranea alla medesima organizzazione criminale, dedita allo smercio locale delle banconote false prodotte dai connazionali operanti in Italia, per la quale è stata già promossa ad Eurojust una specifica attività di cooperazione giudiziaria verso le Autorità spagnole.
Le indagini, avviate nel mese di novembre 2022 a seguito di reiterati episodi di smercio presso centri commerciali della capitale, accertati dai comandi dell’Arma Territoriale, hanno consentito l’individuazione di un gruppo di soggetti pakistani autori di decine di acquisti di beni di modesto valore, pagati con banconote false da € 100,00=, inserite direttamente nella casse automatiche, riuscendo a capitalizzare cospicue somme di denaro genuino ricevuto in resto. Gli accertamenti tecnici esperiti dalla Banca Centrale Europea, dal National Analysis Centre della Banca d’Italia e dalla Sezione di Grafica del Reparto Investigazioni Scientifiche Carabinieri di Roma, avevano consentito di rilevare che la particolarissima contraffazione originava da un’innovativa tecnica di produzione “artigianale”, perfezionata proprio per il superamento dei più avanzati dispositivi di controllo elettronico utilizzati dai c.d. gestori del contante. Le innovative caratterizzazioni tecniche avevano recentemente indotto la BCE a dichiarare che la specifica classe di contraffazione è attualmente ritenuta la più insidiosa insistente nella zona euro
Le investigazioni hanno consentito di delineare la complessa organizzazione criminale strutturata su tre “cellule” operative:la prima, dedita alla produzione, realizzata in una stamperia clandestina allestita all’interno di un appartamento localizzato nel centro di Napoli e recentemente traslata a Rieti;la seconda, dimorante a Roma e Rieti, costituita da distributori/smerciatori che operavano in Italia (Bologna, Brescia, Cremona, Cosenza, Firenze, Foggia, Lecce, Milano, Novara, Pistoia, Reggio Emilia, Verona, Vicenza,) e all’estero (Parigi, Nizza, Marsiglia, Atene e Madrid);la terza, attivata a Barcellona, a partire dallo scorso mese di settembre, da soggetti pakistani precedentemente operanti ad Atene, trasferitisi proprio allo scopo di permeare nuovi mercati europei.
Il coinvolgimento operativo dell’Ufficio Antifrode dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli ha consentito il censimento e il successivo monitoraggio di spedizioni di materiali tecnici acquistati dall’organizzazione direttamente da ditte specializzate cinesi, funzionali al complesso ciclo produttivo che iniziava con la produzione della carta.

Nel corso delle indagini sono state ricostruite oltre n. 50 attività di smercio perfezionate in Italia e sono stati già sottoposti ad arresto in flagranza n. 4 corrieri, controllati presso l’aeroporto di Roma Fiumicino (in procinto di imbarcarsi su voli diretti ad Atene e Marsiglia) ovvero presso gli aeroporti di Atene e Barcellona (contestualmente all’arrivo di voli provenienti da Napoli Capodichino e Roma Fiumicino). In tale contesto sono state sequestrate complessivamente circa n. 500 banconote false, per un valore complessivo di € 50.000,00=, tutte appartenenti all’insidiosissima classe di contraffazione. Attualmente risulta che l’organizzazione ha prodotto circa 10.000 banconote false per un valore nominale di circa un milione di euro, diffuse principalmente in Italia (n. 4.208), Grecia (n. 3068), Spagna (n. 545) e Francia (n. 200).
Il provvedimento eseguito è una misura cautelare, disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione e i destinatari della stessa sono persone sottoposte alle indagini e quindi presunti innocenti fino a sentenza definitiva.

Sviluppo delle indagini ed accertamenti scientifici: arrestati due fiancheggiatori del boss Matteo Messina Denaro

 

 

I poliziotti del Servizio centrale operativo della Direzione centrale anticrimine in collaborazione con i carabinieri del Ros di Trapani hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di due uomini per aver fornito assistenza ed aiutato la latitanza di Matteo Messina Denaro.

Le indagini tuttora in atto rivolte a scoprire la rete di fiancheggiatori dell’ex boss di Cosa Nostra hanno permesso di individuare i due arrestati che, insieme al loro padre attualmente detenuto in carcere, hanno contribuito col loro comportamento, al mantenimento delle funzioni di vertice di Messina Denaro, fornendogli aiuti e copertura durante la latitanza e partecipando al riservato sistema di comunicazioni che veniva utilizzato per impartire ordini e scambiare informazioni.

Gli arrestati sono stati identificati dagli investigatori grazie ad accurate analisi dei tabulati telefonici, dalla visione di immagini di videosorveglianza e degli accertamenti scientifici su materiale organico.

 

 

Reggio Calabria: Operazione “Case Popolari” 2 arresti e 7 indagati fra cui un dipendente comunale ed un vigile urbano “che predisponevano documenti falsi..”

 

 

Il monitoraggio del piano anticorruzione

Archivi-Sud Libertà  (corruzione)

 

 

 
Reggio Calabria,

Questa mattina, alle prime luci dell’alba, i Carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Calabria, a conclusione di indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, nell’ambito dell’operazione denominata “CASE POPOLARI”, hanno dato esecuzione ad ordinanza cautelare personale, emessa dal GIP del Tribunale di Reggio Calabria, nei confronti di 9 persone, di cui, due destinatarie della misura della custodia cautelare in carcere e sette della misura degli arresti domiciliari, in quanto ritenute responsabili di aver preso parte, con vari ruoli, ad una associazione per delinquere finalizzata all’illecita gestione di immobili di edilizia popolare ed alla commissione di condotte estorsive. Inoltre, il Gip, in accoglimento della richiesta cautelare, ha disposto il sequestro preventivo di 11 appartamenti di edilizia popolare illecitamente assegnati e occupati anche da alcuni degli odierni indagati.

Il provvedimento costituisce l’esito di una complessa attività investigativa condotta dal Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Reggio Calabria e dalla Compagnia Carabinieri di Villa San Giovanni, che ha visto i suoi albori nell’anno 2016, per poi proseguire fino ad epoca recente, anche con il contributo della Squadra Mobile di Reggio Calabria, diretta dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria, e che ha riguardato complessivamente, a vario titolo, 37 indagati.

L’attività investigativa ha fatto luce su una situazione di malaffare che aveva come settore preferenziale quello della gestione degli alloggi di edilizia popolare di proprietà del Comune di Reggio Calabria e dell’A.T.E.R.P. (Azienda territoriale edilizia residenziale pubblica), consentendo di acclarare come il sodalizio criminale fosse capeggiato da due pregiudicati reggini, uno dei quali già riconosciuto quale appartenente alla ‘ndrangheta, all’esito di pronunce giurisdizionali definitive.

Le indagini, condotte sia con le classiche tecniche investigative che con le più moderne attività d’intercettazione, hanno offerto uno spaccato di rara chiarezza in ordine alla particolare operatività degli odierni indagati nella gestione ed assegnazione illecita di immobili di edilizia popolare, soprattutto nel quartiere “Santa Caterina” di Reggio Calabria.

L’associazione poteva, anche, contare sull’apporto fornito da alcune figure interne alla Pubblica Amministrazione, tra le quali, spiccava quella di ex una dirigente dell’A.T.E.R.P., all’epoca in servizio presso la sede di Reggio Calabria, a disposizione della consorteria, che si dimostrava in grado di “pilotare” la concessione degli immobili, ideando e suggerendo le modalità migliori per realizzare le finalità illecite dell’associazione.

Tale mercificazione della funzione pubblica garantiva un forte appeal al sodalizio, potendo contare sulla cd. “regolarizzazione” della posizione dell’acquirente, che, dapprima, occupava abusivamente l’immobile e, in un secondo momento, grazie ai rapporti con i pubblici dipendenti, ne diveniva legittimo assegnatario. Attraverso questo sistema i “clienti” potevano così acquistare un’abitazione non commerciabile ad un prezzo certamente più competitivo rispetto a quello di mercato, nondimeno privandone della disponibilità cittadini e famiglie bisognosi.

A disposizione dell’associazione criminale vi era, inoltre, un dipendente del Comune di Reggio Calabria, il quale individuava gli immobili popolari, li segnalava ad uno dei promotori del sodalizio e ne cedeva le chiavi, dietro versamento di denaro, nonché si adoperava nella procedura amministrativa di regolarizzazione, predisponendo anche la falsa documentazione attestante la residenza dei futuri acquirenti ed interloquendo con altri soggetti interni all’amministrazione per incidere illecitamente sul procedimento di assegnazione.

Nel corso del procedimento penale emergevano elementi indiziari anche nei confronti di un appartenente alla Polizia Municipale del Comune di Reggio Calabria, non destinatario di misura cautelare bensì di perquisizione personale e locale, che, in più di una occasione, dietro il versamento di somma di denaro, avrebbe falsificato documentazione afferente al suo Ufficio, al fine di venire incontro ai desiderata di uno dei capi promotori.

Inoltre, è stata riscontrata la responsabilità dei promotori del sodalizio anche in relazione al reato di estorsione poiché, con minacce e violenze perpetrate nei confronti di un cittadino, lo costringevano a liberare un appartamento che aveva occupato abusivamente e che era d’interesse dell’associazione.

Si segnala, altresì, come, nel corso dell’attività di indagine, siano emersi plurimi elementi relativi alla commissione di reati in materia di sostanze stupefacenti, sia del tipo cocaina che marijuana.

All’esito dell’attività di esecuzione della ordinanza del Gip, accompagnata dall’esecuzione di perquisizioni personali e locali, i due destinatari della misura della custodia cautelare in carcere sono stati associati presso la Casa Circondariale di Reggio Calabria, mentre i restanti 7 indagati sono stati collocati presso i rispettivi domicili a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

Inoltre, così come disposto dal Gip, sono stati sottoposti a sequestro preventivo 11 appartamenti di edilizia popolare illecitamente assegnati.

Contestualmente, si è proceduto a dare esecuzione a 20 decreti di perquisizione personale e domiciliare nei confronti di soggetti indagati, a vario titolo, nel presente procedimento penale.

Il procedimento è attualmente pendente nella fase delle indagini preliminari e l’effettiva responsabilità delle persone deferite sarà vagliata nel corso del successivo processo. Non si escludono ulteriori sviluppi investigativi e probatori, anche in favore delle persone sottoposte ad indagini.

 

 

 

Napoli, sgominata associazione a delinquere finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti – 16 ordinanze di custodia cautelare

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Napoli,

In data odierna, militari del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Napoli hanno eseguito un’ordinanza di applicazione della misura della custodia cautelare in carcere, emessa dal GIP del Tribunale di Napoli, su richiesta della Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di sedici persone gravemente indiziate, a vario titolo, dei reati di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, detenzione a fine di spaccio di droga, sequestro di persona a scopo di estorsione, procurata inosservanza di pena.

Le indagini, condotte dai finanzieri della Sezione G.O.A. del Gruppo di Investigazione sulla Criminalità Organizzata, avrebbero consentito di disvelare l’operatività di quattro diversi gruppi criminali (in provincia di Napoli, ma con ramificazioni anche in altri territori italiani e in Spagna), dediti al traffico di partite di stupefacenti di diverso genere (per lo più, hashish e cocaina).

In particolare:

– un primo gruppo, operativo nel territorio di Napoli e provincia e con ramificazioni a Crotone, capeggiato da un soggetto che, tramite corrieri, si sarebbe occupato della commercializzazione all’ingrosso di partite di stupefacenti in favore di clienti non solo campani ma anche calabresi;

– un secondo gruppo, operativo a Napoli e provincia e con ramificazioni in altre Regioni italiane (in particolare, l’Emilia-Romagna), che avrebbe distribuito partite di stupefacente anche al primo sodalizio;

– un terzo gruppo, che avrebbe importato partite di stupefacenti dalla Spagna destinandole soprattutto al mercato irpino;

– un quarto gruppo, avente base operativa in Giugliano in Campania (NA), che si sarebbe occupato della commercializzazione del narcotico in favore, in particolare, di un altro gruppo criminale attivo nei paesi vesuviani.

Nel corso delle attività investigative, condotte in collaborazione con il Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata, sono stati sottoposti a sequestro oltre 300 Kg. di hashish, 36 Kg. di cocaina e oltre 400 mila euro in contanti.

L’indagine avrebbe anche consentito di accertare il sequestro di persona a scopo di estorsione di uno dei destinatari della misura cautelare per costringere la moglie e il fratello di questi a saldare un debito di 7.700 euro originato da precedenti forniture di droga non pagate.

Il provvedimento eseguito in data odierna è una misura cautelare, disposta in sede di indagini preliminari, avverso cui sono ammessi mezzi di impugnazione, e i destinatari della stessa sono persone sottoposte alle indagini e quindi presunte innocenti fino a sentenza definitiva.