Oggi la Meloni si presenta alla stampa per un bilancio complessivo dell’anno passato e alcune idee sul futuro

 

 

 

Oggi la Meloni, ripresasi dall’influenza ,comunicherà-verso le 11.00-  le sue osservazioni sul passato 2023 e, possibilmente le sue idee  del futuro d’Italia     Il 29 dicembre del 2022, nella sua prima conferenza stampa di fine anno, Meloni ha risposto alle domande per circa tre ore. A questo giro, con un anno di governo alle spalle, la premier si presenta alla stampa con la consapevolezza di poter mettere sul tavolo i risultati positivi del suo governo, a partire dalla rinegoziazione con l’Europa del Pnrr, che in molti giudicavano impossibile: il 2023 che si chiude polemicamente ma con l’incasso della terza rata e il disco verde della Commissione europea sulla quarta, oltre ai 52 target messi a segno per la quinta.

Da rivendicare anche la legge di bilancio chiusa nei tempi, su cui alla fine la linea di palazzo Chigi è prevalsa, a partire dallo stop agli emendamenti. Di certo Meloni è pronta a ribadire, con la stessa convinzione mostrata in Parlamento durante le sue comunicazioni, la linea filo-atlantista e l’appoggio all’Ucraina, in un momento in cui la Russia sembra aver accelerato per chiudere la partita,magari con una sottolineatura maggiore della prospettiva di pace

 

Terra sempre più amara quella del Giappone che ha subìto il terremoto di magnitudo 7.6

 

 

  Il bilancio provvisorio delle vittime del terremoto che ha scosso ieri il Giappone tende a salire.    La prefettura di Ishikawa, la zona più vicina all’epicentro delle scosse, va oltre la comunicazione dei 70 morti: uno sciame sismico non ancora completo. Secondo i servizi di emergenza, almeno altre 50 persone hanno riportato ferite di varia entità.

Nella prefettura di Ishikawa, più di 200 case sono state inghiottite dalle fiamme provocate dal sisma, oltre 100 edifici residenziali sono crollati e alcune persone sono ancora sotto le macerie. Sul posto stanno lavorando soccorritori e vigili del fuoco, mentre unità delle Forze di autodifesa giapponesi sono state inviate nell’area per collaborare ai soccorsi.

Il premier giapponese Fumio Kishida ha parlato di “numerosi morti”, “danni ingenti” e di corsa contro il tempo per salvare il numero più alto di persone possibili. Il premier ha poi reso noto di aver “già inviato un certo numero di truppe delle forze di autodifesa”, l’esercito, “nelle aree colpite, per fornire assistenza”. Annullato il discorso di inizio anno dell’imperatore.

Il forte terremoto – di magnitudo 7.6 – ha colpito il Giappone centrale, innescando uno tsunami con onde alte più di un metro e costringendo migliaia di persone a lasciare le proprie case.

Le autorità giapponesi hanno affermato che sono stati oltre 50 i terremoti di magnitudo superiore a 3.2 che hanno scosso la regione durante le vacanze di Capodanno, quando le famiglie si riuniscono e visitano i santuari.

I canali televisivi hanno interrotto i normali servizi con programmi speciali, per trasmettere un messaggio del primo ministro Fumio Kishida, che ha esortato le persone nelle aree vulnerabili a “evacuare il prima possibile” verso zone piu’ elevate. “Ci rendiamo conto che la vostra casa, le vostre cose sono tutte preziose per voi, ma le vostre vite sono importanti sopra ogni altra cosa!

Il Giappone ha emesso l'allerta tsunami dopo che una serie di forti terremoti hanno scosso le aree occidentali.
Japan Meteorological Agency
Il Giappone ha emesso l’allerta tsunami dopo che una serie di forti terremoti hanno scosso le aree occidentali.

Si è riportata alla memoria l’incubo del marzo di 13 anni fa e quello del devastante maremoto che il 26 dicembre del 2004 travolse l’Oceano Indiano. Allarme che era stato lanciato anche per le coste dell’isola russa di Sakhalin, nell’Oceano Pacifico settentrionale, e le città di Vladivostok e Nakhodka, ma anche per i litorali della Corea del Sud. Le onde in seguito sono arrivate ma non hanno superato 1,2 metri: hanno colpito il porto di Wajima e una serie di tsunami più piccoli sono stati segnalati altrove, anche nell’isola settentrionale di Hokkaido.

Il governo ha detto che sta ancora valutando l’entità dei danni causati dal sisma, che ha scosso anche gli appartamenti nella capitale Tokyo a circa 300 chilometri di distanza. Secondo l’Agenzia nazionale per la gestione degli incendi e dei disastri, a decine di migliaia di persone è stato ordinato di evacuare.

Il portavoce del governo, Yoshimasa Hayashi, ha detto che ci sono notizie secondo cui otto persone si trovano tra le macerie degli edifici crollati, ma non ha fornito ulteriori dettagli. Dettagli più precisi sono in corso di stampa

Capodanno, i dati sugli incidenti verìficatesi Il più grave a Napoli dove una donna è stata raggiunta alla tempia da un proiettile vagante

 

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L’esplosione di prodotti pirotecnici per i festeggiamenti di Capodanno, anche quest’anno, in alcuni casi ha provocato gravi conseguenze alla salute.I dati relativi agli incidenti che si sono verificati durante i festeggiamenti di Capodanno 2024 hanno, purtroppo, fatto registrare un episodio mortale.

Nel comune di Afragola (Napoli), durante i festeggiamenti per il nuovo anno, una donna di 45 anni è stata raggiunta alla tempia da un proiettile vagante. La donna, ricoverata d’urgenza all’ospedale “Cardarelli” in prognosi riservata, è poi deceduta a causa della grave ferita riportata.

Il numero totale dei feriti è di 274, di cui 12 dovuto all’uso di armi da fuoco e 262 da fuochi d’artificio. Di questi feriti sono stati 49 quelli ricoverati negli ospedali. I dati evidenziano un aumento rispetto allo scorso anno in cui ci furono 180 feriti, con 48 ricoveri.

I ferimenti da arma da fuoco sono stati 11 (lo scorso anno erano 10).

Con riguardo, invece, ai minorenni che hanno subito lesioni, si registra un aumento; sono infatti 64 quelli che hanno riportato lesioni, confronto ai 50 dello scorso anno.Ancora una volta gli episodi più gravi devono essere ricondotti all’uso scorretto di prodotti pirotecnici di sovente illegali.

Di particolare rilievo, risultano i seguenti episodi occorsi:

A Napoli una donna di 50 anni giungeva al pronto soccorso in quanto raggiunta da colpo di arma da fuoco al fianco mentre assisteva ai festeggiamenti del Capodanno sul balcone della propria abitazione. Risulta in prognosi riservata e in pericolo di vita;

Ancora a Napoli un 50enne, mentre camminava in strada, è stato colpito da un proiettile alla spalla per poi raggiungere il polmone.

A Milano un uomo di 36 anni giungeva all’ospedale di Legnano e veniva ricoverato in prognosi riservata con ustioni di III grado a mani e volto, per aver maneggiato polvere pirica nel tentativo di creare un manufatto artigianale; Ancora a Milano una minorenne, nel maneggiare un’arma ad aria compressa, riportava un trauma alla mano sinistra con prognosi di 30 giorni.

A Siena un 15enne è stato trasportato con urgenza all’ospedale di Careggi (Firenze) per le gravi lesioni riportate alla mano a seguito dello scoppio di un petardo avvenuto nel comune di Poggibonsi

A Latina tre minorenni di 15, 10 e 6 anni, nel corso dei festeggiamenti nel giardino della propria abitazione situata a Terracina, nell’accendere una batteria di fuochi d’artificio hanno subito ferite al volto e alle gambe giudicate guaribili rispettivamente in 30, 15 e 10 giorni;

A L’Aquila, nel comune di Pacentro, un giovane di anni 20, rimaneva ferito alla mano destra per lo scoppio di un petardo. Trasportato all’ospedale di Sulmona veniva sottoposto ad intervento chirurgico per la ricostruzione dell’arto.

A Varese un 17enne ha subito l’amputazione della mano destra e il ferimento dell’occhio sinistro a seguito dell’esplosione di un petardo;

A Trento: un uomo di 54 anni ha riportato l’amputazione del III raggio dopo aver raccolto un petardo inesploso;

A Lucca un ragazzo di 15 anni ha perso il pollice e l’indice della mano durante l’utilizzo di un petardo.

​Risultati dei controlli

Durante il periodo del rilevamento, che ha interessato l’intero mese di dicembre 2023, sono state denunciate 304 persone in stato di libertà, con un dato in aumento rispetto a quello dello scorso anno quando ne vennero segnalate 273, e sono state arrestate 50 persone in aumento rispetto alle 35 del dicembre del 2022.

Di seguito si riportano i quantitativi complessivi dei materiali sequestrati nel mese di dicembre, anche se è possibile ipotizzare che nelle prossime ore i dati potranno subire degli incrementi in ragione di aggiornamenti tardivi del sistema, da parte degli Uffici territoriali:

  • 473              strumenti lanciarazzi (583 lo scorso anno);
  • .   7              armi comuni da sparo (8 lo scorso anno);
  •   23              munizioni (11.953 lo scorso anno);
  • kg. 836       di polvere da sparo (1.818 lo scorso anno);
  • kg. 12.490  di manufatti appartenenti alla IV e V categoria Tulps (37.108 lo scorso anno);
  • kg. 41.755  di manufatti recanti la marcatura “CE” (26.246 lo scorso anno);
  • kg. 3.475    di prodotti comunque non riconosciuti e cioè non ricompresi nelle categorie.

Tulps o “CE” perché illegali, non correttamente etichettati, non conformi alle norme CE, non rispondenti ai decreti di riconoscimento e classificazione, abusivi e/o altro (9.866 lo scorso anno);

  • 156.085       pezzi di articoli pirotecnici di varia natura che, per motivi operativi, sono stati indicati dagli Uffici in pezzi anziché in chili (1.785.815 lo scorso anno);
  • 186              detonatori (72 lo scorso anno);
  • 3.521           capsule innescanti (1.301 lo scorso anno).

Tra i motivi principali che hanno legittimato i provvedimenti di sequestro si segnalano l’illecita detenzione da parte di chi non ne aveva titolo; la natura illegale degli stessi prodotti sequestrati, dovuta a mancanza di marcatura CE; l’eccedenza dei carichi detenuti dai titolari del le licenze.

In conclusione, anche quest’anno i dati riferibili alle numerose attività info investigative operate sul territorio, quali i controlli amministrativi, gli arresti e i sequestri, testimoniano come l’impegno prodotto dalle Forze di Polizia, abbia consentito di prevenire l’illecita immissione in commercio di grandi quantitativi di prodotti pirotecnici illegalmente detenuti e il conseguente contenimento degli eventi dannosi.

 

Siracusa – Denunciato trentenne avolese per commercio ed omessa denuncia di materiale esplodente

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Immagine/foto della Guardia di finanza

Siracusa,

La Guardia di Finanza di Siracusa, nell’ottica di tutelare la sicurezza e la salute dei cittadini, nonché di prevenire incidenti e danni a beni pubblici e privati, ha messo in atto un potenziamento della vigilanza su scala provinciale sulla detenzione e sulla vendita illecita di materiale esplodente e giochi pirotecnici pericolosi.

In tale ambito, le Fiamme Gialle del Gruppo di Siracusa e della Compagnia di Noto, all’esito di una capillare attività info-investigativa svolta sul territorio, attraverso un compiuto monitoraggio degli esercizi commerciali dediti alla vendita di artifizi pirotecnici, hanno individuato e sottoposto a sequestro una vera e propria Santabarbara con oltre 6 tonnellate di fuochi d’artificio, tra cui spiccavano bengala, fontane, batterie contenenti circa 670 kilogrammi di polvere pirica attiva, detenuti illegalmente presso dei locali siti nel centro di Avola (SR), sprovvisti dei requisiti minimi di sicurezza previsti dalla legge, in assenza della prescritta autorizzazione prefettizia nonché in totale violazione delle norme antincendio, pronti per essere immessi in commercio per un potenziale introito di circa 500 mila euro.

L’intervento dei Finanzieri ha consentito di deferire all’ Autorità Giudiziaria di Siracusa un trentenne avolese per commercio ed omessa denuncia di materiale esplodente, avendo adibito un garage di pertinenza della propria abitazione, nonché un monolocale allo stesso riconducibile in pieno centro  cittadino a rimesse per lo stoccaggio dei fuochi d’artificio pericolosi senza alcuna precauzione.

La disciplina di settore, anche a seguito dei numerosi episodi di vittime e feriti che si registrano ogni anno in occasione del Capodanno, regola in maniera puntuale e stringente le cautele da adottare per il deposito del materiale pirotecnico che in questo caso sono state completamente disattese.

L’operazione condotta dalla Guardia di Finanza di Siracusa si inserisce nel più ampio quadro delle azioni finalizzate al contrasto della criminalità e alla salvaguardia dell’incolumità pubblica. Tale obiettivo è stato pienamente assicurato nel caso di specie, se si considera che l’esplosione, anche accidentale, del materiale pirotecnico sequestrato avrebbe potuto causare ingenti danni con conseguenze gravissime per l’area cittadina circostante.

Contrastare la diffusione di prodotti non conformi rispetto agli standard di sicurezza significa anche garantire una protezione efficace dei consumatori e un mercato competitivo dove gli operatori economici onesti possano beneficiare di condizioni eque di concorrenza.

L’attività della Guardia di Finanza di Siracusa proseguirà anche nei giorni successivi, in prossimità della mezzanotte del 31 dicembre e anche oltre per tutelare la salute dei cittadini e prevenire incidenti dalle conseguenze irreparabili soprattutto tra i minori.

Messaggio di fine anno del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella

Il Presidente Sergio Mattarella in occasione del discorso di fine anno

  Care concittadine e cari concittadini,

questa sera ci stiamo preparando a festeggiare l’arrivo del nuovo anno. Nella consueta speranza che si aprano giorni positivi e rassicuranti.

Naturalmente, non possiamo distogliere il pensiero da quanto avviene intorno a noi. Nella nostra Italia, nel mondo.

Sappiamo di trovarci in una stagione che presenta tanti motivi di allarme. E, insieme, nuove opportunità.

Avvertiamo angoscia per la violenza cui, sovente, assistiamo: tra gli Stati, nella società, nelle strade, nelle scene di vita quotidiana.

La violenza.

Anzitutto, la violenza delle guerre. Di quelle in corso; e di quelle evocate e minacciate.

Le devastazioni che vediamo nell’Ucraina, invasa dalla Russia, per sottometterla e annetterla.

L’orribile ferocia terroristica del 7 ottobre scorso di Hamas contro centinaia di inermi bambini, donne, uomini, anziani d’Israele. Ignobile oltre ogni termine, nella sua disumanità.

La reazione del governo israeliano, con un’azione militare che provoca anche migliaia di vittime civili e costringe, a Gaza, moltitudini di persone ad abbandonare le proprie case, respinti da tutti.

La guerra – ogni guerra – genera odio.

E l’odio durerà, moltiplicato, per molto tempo, dopo la fine dei conflitti.

La guerra è frutto del rifiuto di riconoscersi tra persone e popoli come uguali. Dotati di pari dignità. Per affermare, invece, con il pretesto del proprio interesse nazionale, un principio di diseguaglianza.

E si pretende di asservire, di sfruttare. Si cerca di giustificare questi comportamenti perché sempre avvenuti nella storia.      Rifiutando il progresso della civiltà umana.

Il rischio, concreto, è di abituarsi a questo orrore. Alle morti di civili, donne, bambini. Come – sempre più spesso – accade nelle guerre.

Alla tragica contabilità dei soldati uccisi. Reciprocamente presentata; menandone vanto.

Vite spezzate, famiglie distrutte. Una generazione perduta.

E tutto questo accade vicino a noi. Nel cuore dell’Europa. Sulle rive del Mediterraneo.

Macerie, non solo fisiche. Che pesano sul nostro presente. E graveranno sul futuro delle nuove generazioni.

Di fronte alle quali si presentano oggi, e nel loro possibile avvenire, brutalità che pensavamo, ormai, scomparse; oltre che condannate dalla storia.

La guerra non nasce da sola. Non basterebbe neppure la spinta di tante armi, che ne sono lo strumento di morte. Così diffuse. Sempre più letali. Fonte di enormi guadagni.

Nasce da quel che c’è nell’animo degli uomini. Dalla mentalità che si coltiva. Dagli atteggiamenti di violenza, di sopraffazione, che si manifestano.

È indispensabile fare spazio alla cultura della pace. Alla mentalità di pace.

Parlare di pace, oggi, non è astratto buonismo. Al contrario, è il più urgente e concreto esercizio di realismo, se si vuole cercare una via d’uscita a una crisi che può essere devastante per il futuro dell’umanità.

Sappiamo che, per porre fine alle guerre in corso, non basta invocare la pace.

Occorre che venga perseguita dalla volontà dei governi. Anzitutto, di quelli che hanno scatenato i conflitti.

Ma impegnarsi per la pace significa considerare queste guerre una eccezione da rimuovere; e non la regola del prossimo futuro.

Volere la pace non è neutralità; o, peggio, indifferenza, rispetto a ciò che accade: sarebbe ingiusto, e anche piuttosto spregevole.

Perseguire la pace vuol dire respingere la logica di una competizione permanente tra gli Stati. Che mette a rischio le sorti dei rispettivi popoli. E mina alle basi una società fondata sul rispetto delle persone.

Per conseguire la pace non è sufficiente far tacere le armi.

Costruirla significa, prima di tutto, educare alla pace. Coltivarne la cultura nel sentimento delle nuove generazioni. Nei gesti della vita di ogni giorno. Nel linguaggio che si adopera.

Dipende, anche, da ciascuno di noi.

Pace, nel senso di vivere bene insieme. Rispettandosi, riconoscendo le ragioni dell’altro. Consapevoli che la libertà degli altri completa la nostra libertà.

Vediamo, e incontriamo, la violenza anche nella vita quotidiana. Anche nel nostro Paese.

Quando prevale la ricerca, il culto della conflittualità. Piuttosto che il valore di quanto vi è in comune; sviluppando confronto e dialogo.  

La violenza.

Penso a quella più odiosa sulle donne.

Vorrei rivolgermi ai più giovani.

Cari ragazzi, ve lo dico con parole semplici: l’amore non è egoismo, possesso, dominio, malinteso orgoglio. L’amore – quello vero – è ben più che rispetto: è dono, gratuità, sensibilità.

Penso alla violenza verbale e alle espressioni di denigrazione e di odio che si presentano, sovente, nella rete.

Penso alla violenza che qualche gruppo di giovani sembra coltivare, talvolta come espressione di rabbia.

Penso al risentimento che cresce nelle periferie. Frutto, spesso, dell’indifferenza; e del senso di abbandono.

Penso alla pessima tendenza di identificare avversari o addirittura nemici. Verso i quali praticare forme di aggressività. Anche attraverso le accuse più gravi e infondate. Spesso, travolgendo il confine che separa il vero dal falso.

Queste modalità aggravano la difficoltà di occuparsi efficacemente dei problemi e delle emergenze che, cittadini e famiglie, devono affrontare, giorno per giorno.

Il lavoro che manca. Pur in presenza di un significativo aumento dell’occupazione.

Quello sottopagato. Quello, sovente, non in linea con le proprie aspettative e con gli studi seguiti.

Il lavoro, a condizioni inique, e di scarsa sicurezza. Con tante, inammissibili, vittime.

Le immani, differenze di retribuzione tra pochi superprivilegiati e tanti che vivono nel disagio.

Le difficoltà che si incontrano nel diritto alle cure sanitarie per tutti. Con liste d’attesa per visite ed esami, in tempi inaccettabilmente lunghi.

La sicurezza della convivenza. Che lo Stato deve garantire. Anche contro il rischio di diffusione delle armi.

Rispetto allo scenario in cui ci muoviamo, i giovani si sentono fuori posto. Disorientati, se non estranei a un mondo che non possono comprendere; e di cui non condividono andamento e comportamenti.

Un disorientamento che nasce dal vedere un mondo che disconosce le loro attese. Debole nel contrastare una crisi ambientale sempre più minacciosa. Incapace di unirsi nel nome di uno sviluppo globale.

In una società così dinamica, come quella di oggi, vi è ancor più bisogno dei giovani. Delle loro speranze. Della loro capacità di cogliere il nuovo.

Dipende da tutti noi far prevalere, sui motivi di allarme, le opportunità di progresso scientifico, di conoscenza, di dimensione umana.

Quando la nostra Costituzione parla di diritti, usa il verbo “riconoscere”.

Significa che i diritti umani sono nati prima dello Stato. Ma, anche, che una democrazia si nutre, prima di tutto, della capacità di ascoltare.

Occorre coraggio per ascoltare. E vedere – senza filtri – situazioni spesso ignorate; che ci pongono di fronte a una realtà a volte difficile da accettare e affrontare.

Come quella di tante persone che vivono una condizione di estrema vulnerabilità e fragilità; rimasti isolati. In una società pervasa da quella “cultura dello scarto”, così efficacemente definita da Papa Francesco.

Cui rivolgo un saluto e gli auguri più grandi. E che ringrazio per il suo instancabile Magistero.

Affermare i diritti significa ascoltare gli anziani. Preoccupati di pesare sulle loro famiglie; mentre il sistema assistenziale fatica a dar loro aiuto.

Si ha sempre bisogno della saggezza e dell’esperienza. E di manifestare rispetto e riconoscenza per le generazioni precedenti. Che, con il lavoro e l’impegno, hanno contribuito alla crescita dell’Italia.

Affermare i diritti significa prestare attenzione alle esigenze degli studenti, che vanno aiutati a realizzarsi. Il cui diritto allo studio incontra, nei fatti, ostacoli. A cominciare dai costi di alloggio nelle grandi città universitarie; improponibili per la maggior parte delle famiglie.

Significa rendere effettiva la parità tra donne e uomini: nella società, nel lavoro, nel carico delle  responsabilità familiari.

Significa non volgere lo sguardo altrove di fronte ai migranti.

Ma ascoltare significa, anche, saper leggere la direzione e la rapidità dei mutamenti che stiamo vivendo. Mutamenti che possono recare effetti positivi sulle nostre vite.

La tecnologia ha sempre cambiato gli assetti economici e sociali.

Adesso, con l’intelligenza artificiale che si autoalimenta, sta generando un progresso inarrestabile. Destinato a modificare profondamente le nostre abitudini professionali, sociali, relazionali..

Ci troviamo nel mezzo di quello che verrà ricordato come il grande balzo storico dell’inizio del terzo millennio. Dobbiamo fare in modo che la rivoluzione che stiamo vivendo resti umana. Cioè, iscritta dentro quella tradizione di civiltà che vede, nella persona – e nella sua dignità – il pilastro irrinunziabile.

Viviamo, quindi, un passaggio epocale. Possiamo dare tutti qualcosa alla nostra Italia. Qualcosa di importante. Con i nostri valori. Con la solidarietà di cui siamo capaci.

Con la partecipazione attiva alla vita civile.

A partire dall’esercizio del diritto di voto.

Per definire la strada da percorrere,  è il voto libero che decide. Non rispondere a un sondaggio, o stare sui social.

Perché la democrazia è fatta di esercizio di libertà.

Libertà che, quanti esercitano pubbliche funzioni – a tutti i livelli -,  sono chiamati a garantire.

Libertà indipendente da abusivi controlli di chi, gestori di intelligenza artificiale o di  potere, possa pretendere di orientare  il  pubblico sentimento.

Non dobbiamo farci vincere dalla rassegnazione. O dall’indifferenza. Non dobbiamo chiuderci in noi stessi per timore che le impetuose novità che abbiamo davanti portino soltanto pericoli.

Prima che un dovere, partecipare alla vita e alle scelte della comunità  è un diritto di libertà. Anche un diritto al futuro. Alla costruzione del futuro.

Partecipare significa farsi carico della propria comunità. Ciascuno per la sua parte.

Significa contribuire, anche fiscalmente. L’evasione riduce, in grande misura, le risorse per la comune sicurezza sociale. E ritarda la rimozione del debito pubblico; che ostacola il nostro sviluppo.

Contribuire alla vita e al progresso della Repubblica, della Patria, non può che suscitare orgoglio negli italiani.

Ascoltare, quindi; partecipare; cercare, con determinazione e pazienza, quel che unisce.

Perché la forza della Repubblica è la sua unità.

L’unità non come risultato di un potere che si impone.

L’unità della Repubblica è un modo di essere. Di intendere la comunità nazionale. Uno stato d’animo; un atteggiamento che accomuna; perché si riconosce nei valori fondanti della nostra civiltà: solidarietà, libertà, uguaglianza, giustizia, pace.

I valori che la Costituzione pone a base della nostra convivenza. E che appartengono all’identità stessa dell’Italia.

Questi valori – nel corso dell’anno che si conclude – li ho visti testimoniati da tanti nostri concittadini.

Li ho incontrati nella composta pietà della gente di Cutro.

Li ho riconosciuti nella operosa solidarietà dei ragazzi di tutta Italia che, sui luoghi devastati dall’alluvione, spalavano il fango; e cantavano ‘Romagna mia’.

Li ho letti negli occhi e nei sorrisi, dei ragazzi con autismo che lavorano con entusiasmo a Pizza aut. Promossa da un gruppo di sognatori. Che cambiano la realtà.

O di quelli che lo fanno a Casal di Principe. Laddove i beni confiscati alla camorra sono diventati strumenti di riscatto civile, di impresa sociale, di diffusione della cultura. Tenendo viva la lezione di legalità di don Diana.

Nel radunarsi spontaneo di tante ragazze, dopo i terribili episodi di brutalità sulle donne. Con l’intento di dire basta alla violenza. E di ribellarsi a una mentalità di sopraffazione.

Li vedo nell’impegno e nella determinazione di donne e uomini in divisa. Che operano per la nostra sicurezza. In Italia, e all’estero.

Nella passione civile di persone che, lontano dai riflettori della notorietà, lavorano per dare speranza e dignità a chi è in carcere.

O di chi ha lasciato il proprio lavoro – come è avvenuto – per dedicarsi a bambini, ragazzi e mamme in gravi difficoltà.

A tutti loro esprimo la riconoscenza della Repubblica.

Perché le loro storie raccontano già il nostro futuro.

Ci dicono che uniti siamo forti.

Buon anno a tutti!