CARABINIERI CONTROLLANO 876 STRUTTURE RICETTIVE PER CANI ED ALTRI ANIMALI-REATI,VIOLAZIONI,SANZIONI

Anche interventi chirurgici di conchectomia (taglio delle orecchie) e caudectomia (taglio della coda) a scopo estetico e non motivati da ragioni patologiche

Canile Foto Stock, Canile Immagini | Depositphotos

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I Carabinieri dei NAS, di concerto con il Ministero della Salute, nell’ultimo periodo hanno effettuato una intensa attività di controllo, che ha interessato l’intero territorio nazionale, nei canili pubblici e privati, al fine di accertare la corretta conduzione delle strutture ed in particolare lo stato di benessere degli “amici a quattro zampe”.

Sono stati ispezionati complessivamente 876 canili dei quali 244 sono risultati irregolari (pari al 27%), sanzionando 29 persone per violazioni penali e 230 per illeciti amministrativi, per complessivi 180 mila euro. Gli esiti degli interventi hanno determinato, nei casi più gravi, il sequestro di 26 strutture e di 871 quadrupedi.

Le principali violazioni hanno riguardato carenze igienico/strutturali ed autorizzative degli ambienti destinati al ricovero e sgambatura, numero di box (in alcuni casi costruiti abusivamente in dimensioni non sufficienti), smaltimento irregolare delle carcasse di animali, omessa registrazione degli animali all’anagrafe canina, gestione irregolare dei farmaci.

I reati contestati sono stati principalmente il maltrattamento e l’abbandono di animali causato da mantenimento di cani in condizioni incompatibili con la loro natura, il mancato rispetto del benessere (mancanza di igiene, sovraffollamento), l’effettuazione di interventi chirurgici di conchectomia (taglio delle orecchie) e caudectomia (taglio della coda) a scopo estetico e non motivati da ragioni patologiche nonché l’utilizzo di farmaci scaduti di validità (in una circostanza da oltre 7 anni).

Durante l’attività di controllo sono stati anche accertati, da parte del Nas di Torino e di Perugia, due casi di traffico illecito di animali di compagnia attraverso l’introduzione sul territorio nazionale di cuccioli di cane privi di documentazione identificativa/sanitaria (c.d. passaporto), regolarizzati fraudolentemente mediante l’inserimento nelle anagrafi canine e relativa microchipattura.

 

 

Falcone: Approvato il bilancio della Regione Sicilia secondo le indicazioni e direttive della Corte dei conti…”

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Foto Comunicato Regione Siciliana

 

Palermo,

Dopo un positivo confronto in Commissione Bilancio all’Ars, è stato approvato ieri- comunica la Regione Sicilia – il disegno di legge Bilancio 2023-25 che offre un quadro rafforzato e virtuoso dei conti della Regione. Vede la luce un bilancio dal valore complessivo di oltre 16,5 miliardi di euro che si articola su certezze contabili e che, seguendo un principio di oculatezza, riduce l’indebitamento complessivo dell’ente».

Così l’assessore regionale all’Economia Marco Falcone, commentando il via libera al ddl Bilancio 23-25, cui seguirà la trattazione in Commissione della Legge di Stabilità 2023.

«Inoltre, grazie a specifici accantonamenti – prosegue l’esponente del governo Schifani – teniamo conto di tutte le partite indicate dalla Corte dei conti, ma anche reinvestiamo la cifra di 200 milioni di euro che abbiamo in entrata sulla base dell’accordo Stato-Regione per il recupero della maggiore spesa sanitaria».

«Procediamo con speditezza, nel rispetto del calendario concordato con l’Aula – aggiunge il presidente Renato Schifani – nel varo dei documenti contabili della Regione. Il tutto nell’ottica della regolarizzazione dei conti e per dare risposte concrete ai siciliani, con una programmazione economica ragionevole e lungimirante, che non penalizzi lo sviluppo dell’Isola e i servizi ai cittadini».

Palermo, sette misure cautelari per il reato di associazione di stampo mafioso

Arrestato il boss Matteo Messina Denaro: finita una latitanza durata 30 anni. Era in una clinica privata a Palermo: è stato operato due volte per tumore - Gazzetta di Parma

 

Sette misure cautelari nel mandamento mafioso di Pigliarelli per i reati di associazione di tipo mafioso ed estorsioni.
Palermo, Riesi (CL) e Rimini

Alle prime ore dell’alba di oggi, nelle città di Palermo, Riesi (CL) e Rimini, i militari del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Palermo hanno dato esecuzione a 7 provvedimenti cautelari (5 in carcere e 2 degli arresti domiciliari), emessi dal G.I.P. presso il Tribunale di Palermo su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, per i reati di associazione di tipo mafioso ed estorsioni, consumate e tentate, con l’aggravante di aver commesso il fatto al fine di agevolare l’attività mafiosa e di essersi avvalsi della forza di intimidazione del vincolo associativo e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva.
L’operazione si incardina in una più ampia manovra investigativa, condotta all’unisono dalle articolazioni territoriali e speciali dell’Arma dei Carabinieri sotto l’egida della Procura della Repubblica di Palermo, tesa a disarticolare cosa nostra nel suo complesso – colpendone tanto l’assetto militare quanto i cospicui patrimoni illeciti – nell’intento di neutralizzarne l’impatto sul tessuto socio-economico nonché di scardinare quella rete di omertà e connivenza grazie alla quale, ancora oggi, l’associazione mafiosa fornisce supporto alla latitanza di suoi esponenti di spicco.

L’attività odierna, in particolare, costituisce l’esito di un articolato impegno in direzione del mandamento mafioso palermitano di Pagliarelli, che ha consentito di acquisire un grave quadro indiziario in ordine all’appartenenza a cosa nostra dei membri della famiglia mafiosa di Rocca Mezzomonreale, alcuni dei quali, posti in posizione di vertice, già condannati in passato in via definitiva per il reato associativo mentre altri, considerati uomini d’onore riservati, rimasti ad oggi immuni da attenzioni investigative a causa delle cautele adottate nei loro confronti dal sodalizio.
Grazie all’importante dispositivo di contrasto di cui si è dotato il Comando Provinciale Carabinieri di Palermo, nonché al ricorso sistematico alle più sofisticate tecnologie di captazione, è stato possibile superare le continue accortezze poste in essere dagli indagati al fine di sottrarsi alle investigazioni, arrivando ad ottenere acquisizioni di elevatissimo pregio ed assoluta genuinità che hanno confermato, ancora una volta, la piena operatività dell’associazione nel suo complesso, nonché il costante richiamo della stessa alle più arcaiche regole mafiose.
L’indagine, condotta sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, ha consentito di acquisire un grave quadro indiziario, sostanzialmente accolto nella suindicata ordinanza cautelare e che dovrà trovare in seguito conferma nel corso dell’iter processuale, in ordine ai gravi reati ipotizzati in capo agli indagati. In sintesi, le investigazioni hanno permesso di:
– smantellare la famiglia mafiosa di Rocca Mezzomonreale, inquadrata nel mandamento palermitano di Pagliarelli, nonché di confermarne, ancora una volta, le storiche figure di vertice, già in passato protagoniste di episodi rilevantissimi per la vita dell’associazione mafiosa, quali, ad esempio, la gestione operativa della trasferta in Francia del capomafia deceduto Bernardo PROVENZANO per sottoporsi a cure mediche o la tenuta dei contatti con l’allora capomafia trapanese latitante Matteo MESSINA DENARO;
– svelare l’esistenza, in seno alla predetta famiglia mafiosa, di uomini d’onore riservati rimasti ad oggi del tutto estranei alle cronache giudiziarie, i quali, pur dimostrando una piena adesione al codice mafioso universalmente riconosciuto da cosa nostra, godrebbero di una speciale tutela e verrebbero chiamati in causa soltanto in momenti di particolare criticità dell’associazione;
– intercettare completamente, mediante il ricorso a complessi servizi di pedinamento e a certosine attività tecniche di intercettazione, una riunione della famiglia mafiosa di Palermo – Rocca Mezzomonreale al completo, tenutasi per estrema prudenza in una casa nelle campagne della provincia di Caltanissetta; in quel contesto si è registrato il costante richiamo degli indagati al rispetto di regole e dei principi mafiosi più arcaici che – compendiati in un vero e proprio “statuto” scritto dai “padri costituenti” – sono considerati, ancora oggi, il baluardo dell’esistenza stessa di cosa nostra. Nell’ambito della conversazione captata, definita dallo stesso G.I.P. “di estrema rarità nell’esperienza giudiziaria”, si è più volte fatto esplicito richiamo all’esistenza di citato “codice mafioso scritto”, custodito gelosamente da decenni e che regola, ancora oggi, la vita di cosa nostra palermitana;
– scongiurare l’attuazione di un proposito omicidiario, una vera e propria sentenza di morte, emessa nel contesto della predetta riunione di mafia quale suggello della ritrovata armonia tra i membri della famiglia mafiosa e, in seguito, riattualizzata nel corso delle successive captazioni tecniche, nei confronti di un architetto ritenuto responsabile di una serie di mancanze nello svolgimento della propria opera professionale;
– ricostruire il compimento di diversi episodi estorsivi – posti in essere al fine di alimentare le casse dell’associazione mediante la richiesta del cd. pizzo o l’imposizione di ditte riconducibili al sodalizio mafioso – uno dei quali caratterizzato dal ricorso ad una metodologia particolarmente inquietante quale l’apposizione, sul cancello di una privata abitazione, di una bambola recante un proiettile conficcato nella fronte. 
Comunicazione finale : “È doveroso rilevare che gli odierni destinatari della misura restrittiva sono, allo stato, solamente indiziati di delitto, seppur gravemente, e che la loro posizione verrà vagliata dall’Autorità Giudiziaria nel corso dell’intero iter processuale e definita solo a seguito dell’eventuale emissione di una sentenza di condanna passata in giudicato, in ossequio al principio costituzionale della presunzione di non colpevolezza.

 

 

Il Presidente Mattarella ricorda Giuseppe Salvia, ucciso nel 1981 dalla criminalità organizzata

Palazzo del Quirinale, 23/01/2023 (II mandato)Il Presidente Sergio Mattarella con Vjosa Osmani-Sadriu, Presidente della Repubblica del Kosovo,

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

«Il 14 aprile del 1981 Giuseppe Salvia, vice-direttore del carcere di Poggioreale, veniva ucciso in un attentato per mano di esponenti della criminalità organizzata.
Coraggioso servitore dello Stato, egli ha interpretato in modo esemplare la sua funzione al servizio della collettività e ha assicurato il mantenimento delle regole nei luoghi di detenzione. È necessario non disperdere la memoria di quanto accaduto e l’insegnamento professionale e umano di questo valoroso funzionario.
Nell’ottantesimo anniversario della sua nascita, desidero rinnovare i sentimenti di partecipazione e vicinanza del paese ai suoi familiari e a quanti lo hanno stimato e che in questi lunghi anni ne hanno ricordato il rigore e l’encomiabile impegno nello svolgimento delle sue responsabilità».

L’autista Giovanni Luppino conosceva l’identità del boss e svolgeva un “compito delicato e strategico”

Commerciante di olive, munito di coltello e incensurato: chi è Giovanni Luppino, autista di Matteo Messina Denaro

 

L’autista Giovanni Luppino era “consapevole dell’identità del boss”. Lo afferma il gip di Palermo Fabio Pilato nella ordinanza di custodia cautelare a carico dell’autista del boss appena emessa, 24 ore dopo la convalida dell’arresto del commerciante di olive. Poco prima della cattura il capomafia gli disse: “E’ finita” come racconta,lo stesso commerciante di olive finito in carcere con il capomafia. Al momento dell’arresto Luppino aveva in tasca, oltre a due telefoni cellulari in modalità aerea, anche dei ‘pizzini’, “una lunghissima serie di biglietti e fogli manoscritti con numeri di telefoni, nominativi e appunti di vario genere, dal contenuto oscuro e di estremo interesse investigativo”. Nell’interrogatorio l’uomo ha detto di non sapere che si trattasse del boss Messina Denaro, ma il gip non gli ha creduto. Per il gip il ruolo dell’autista “è un compito delicato e strategico in Cosa Nostra”.

L’ORDINANZA DI CUSTODIA CAUTELARE -Così l’ordinanza del Gip: “La versione dei fatti, fornita dall’indagato, è macroscopicamente inveritiera, non essendo credibile che qualcuno, senza preavviso, si presenti alle cinque del mattino a casa di uno sconosciuto per chiedergli la cortesia di accompagnarlo in ospedale per delle visite programmate, in assenza di una situazione di necessità e urgenza”
. “È noto che il ruolo di autista costituisce compito estremamente delicato e strategico nell’organizzazione interna di Cosa Nostra, soprattutto, per le esigenze di cautela e protezione dei capi mafia.
Ne consegue che l’incarico viene assegnato a persone di massima fiducia, in grado di garantire segretezza, sicurezza ed affidabilità degli spostamenti – Una simile funzione tocca il massimo livello di accortezza se poi il soggetto accompagnato sia addirittura il vertice assoluto dell’organizzazione criminale, costretto a destreggiarsi in un trentennale stato di latitanza”.
“Nel caso di specie, non v’è dubbio che Luppino abbia consapevolmente e diligentemente adempiuto a tale mansione fiduciaria, poiché in tal senso depongono le acquisizioni investigative – scrive ancora il gip -. Invero, basterebbero le semplici qualità soggettive di Messina Denaro a escludere la versione che questi possa essersi affidato a un ignaro quisque de populo, incontrato di sfuggita sei mesi addietro, e avvalorare la tesi accusatoria che Luppino sia stato prescelto per uno spostamento ad alto rischio, proprio in virtù della massima fiducia che il capo mafia riponeva in lui”.

Campobello di Mazara: la gente non parla, si scopre un secondo covo-bunker del boss stragista

 

Campobello Mazara

Scoperto un secondo covo utilizzato dal boss Matteo Messina Denaro. Un bunker, nella stessa area ma in un’altra abitazione, sempre a Campobello di Mazara, nel Trapanese, a circa 400 metri dal primo covo oltre alla casa di vicolo San Vito, ex via CB31 scoperta ieri dai Carabinieri.
Il nuovo covo si trova in via Maggiore Toselli 32.   Il bunker consiste  in  una stanza blindata, nascosta da una parete, all’interno di un’abitazione.   Gli inquirenti indagano ora sui medici che hanno in cura il boss. Sapevano essi la vera identità di Andrea Bonafede?

Si apprende infatti  che c’è un secondo medico tra gli indagati nell’ambito dell’inchiesta sulla rete di fiancheggiatori del boss. Si tratta di un oncologo, il trapanese Filippo Zerilli. Secondo la Procura di Palermo, che continua a indagare dopo la cattura dell’ex latitante, il medico avrebbe  eseguito degli esami al boss che si faceva chiamare Andrea Bonafede.

Ieri è stato iscritto nel registro degli indagati un altro medico, Alfonso Tumbarello, medico di base di Campobello di Mazara. Anche lui aveva curato la salute del boss Messina Denaro. A Campobello di Mazara, fra i posti più controllati dalle forze dell’ordine,  la gente si è chiusa in un cupo e ponderoso silenzio…nessuno parla,,,si scansano i giornalisti….tutti fuggono alla vista di un microfono. 

Regione Sicilia, “creazione di posti di lavoro e sostegno alle imprese per il rilancio della Sicilia”

 

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PALERMO

«La Nadefr messa a punto dal governo Schifani segue e attualizza le tendenze del quadro macroeconomico italiano e siciliano, declinando anche la strategia generale della Regione per i prossimi mesi». Lo ha detto l’assessore regionale all’Economia, Marco Falcone, dopo che l’Ars ha dato il via libera al documento di programmazione economica e finanziaria regionale e alla sua nota di aggiornamento.

«Vero è – aggiunge Falcone – che le previsioni per il 2023 parlano di decrescita, ma rispetto a questi dati il governo Schifani indica una piano di sostegno all’economia già in fase d’attuazione attraverso gli aiuti alle imprese e alle famiglie, già stanziati, la moratoria sui mutui Irfis e i sostegni a Comuni e agli enti locali su bollette e progettazioni. Il nostro orientamento, che si tradurrà a breve anche nelle ulteriori misure offerte con la legge di Stabilità, è di fronteggiare la prevista recessione con un’imponente immissione di denaro nel mercato siciliano, quasi in una logica keynesiana che mira a utilizzare al meglio le risorse di Po Fesr, Fsc e gli altri fondi strutturali. Per altro verso, comunque, intendiamo lavorare con rigore alla regolarizzazione dei documenti contabili della Regione, così come da indicazioni dalla Corte dei Conti».

«Archiviata questa fase sul Defr, adesso ci concentreremo su bilancio e legge di stabilità – afferma il presidente della Regione, Renato Schifani – e gli obiettivi sono ben delineati: spinta alla creazione di nuovi posti di lavoro, sostegno alle imprese per il rilancio del tessuto produttivo siciliano e un forte supporto agli enti locali soprattutto sul fronte delle progettazioni per metterli nelle condizioni di cogliere le nuove opportunità di finanziamento».

Il Comandante Generale dei Carabinieri Gen. Luzi incontra il personale operante per ringraziarli

Carabinieri: Teo Luzi, «il generale buono», nuovo comandante ...

 Palermo –
In occasione dell’arresto del super latitante Matteo Messina Denaro, il Comandante Generale dell’Arma dei Carabinieri, Gen. C.A. Teo Luzi,(nella foto d’Archivio -Sud Libertà) si è recato a Palermo dove per prima cosa ha voluto incontrare presso il Comando Legione dell’Arma il personale operante, ringraziando i Carabinieri per il lavoro svolto non solo in questa occasione ma nella quotidianità.
Nel complimentarsi con tutti, il Comandante Luzi ha sottolineato come sia ancora molto valido il metodo investigativo che fu avviato dal Gen. Carlo Alberto Dalla Chiesa. Il Gen. Luzi si è poi felicitato per come la perseveranza, la coerenza e la forza di volontà abbiano permesso di raggiungere un obiettivo investigativo di tale livello.
Il pluriennale lavoro in sinergia con le altre forze di polizia e con la magistratura ha permesso di riaffermare la presenza e la vittoria dello Stato e delle istituzioni sulla criminalità organizzata.   
 Una nota curiosa: non vi sono state “manette spettacolo” ( ricordate il caso Enzo Tortora, prelevato dalla sua abitazione e subito ammanettato, che si concluse con il più madornale errore giudiziario della storia? ) perchè  “respinte”  dal  supercriminale Messina Denaro durante il tragitto in caserma e poi  la traduzione in carcere di massima sicurezza.

Quel bambino ….Di Matteo…sciolto nell’acido e la cattura di Matteo Messina Denaro

 

Video Y.Tube- 2000

 

DI    RAFFAELE    LANZA

Matteo Messina Denaro arrestato dopo una vita da superlatitante.  Facciamo una sommaria ricostruzione sulla vicenda raccontata dalle Autorità ed  i  più elevati vertici dei Carabinieri in Conferenza stampa.

Trent’anni trascorsi sottotraccia prima della cattura di ieri da parte dei carabinieri del Ros in una clinica privata di Palermo, dove il boss – malato e in cura per un cancro al colon – si era recato per effettuare alcune terapie. E la cattura del boss mafioso è arrivata a 30 anni esatti dall’arresto di Toto Riina, preso il 15 gennaio 1993. L’ex Primula rossa, indicato dall’Europol nel 2016 tra i latitanti più pericolosi d’Europa, era ritenuto capo di Cosa nostra, ultimo grande latitante di mafia.    Dicono gli investigatori che il boss avrebbe una ventina di delitti a suo carico più la tremenda morte del bambino Di Matteo che ha suscitato orrore in tutto il mondo. 

Avere pietà di lui, un uomo simile?   Salvo il diritto delle famiglie di sputargli in faccia, quest’uomo meriterebbe almeno l’impiccagione o la camera a gas.  Ma siamo cattolici, crediamo in Dio, l’unico che può togliere la vita ad un uomo.  Di quest’uomo si occuperà la giustizia terrena

Una parte dell’impero economico del boss è stata accumulata con investimenti nelle rinnovabili,  l’eolico, complice il  l’imprenditore trapanese Vito Nicastri, l’ex elettricista di Alcamo e pioniere del green in Sicilia     Si interessò anche  dell’edilizia e la grande distribuzione, attraverso la “6 Gdo” di Giuseppe Grigoli, il salumiere diventato in poco tempo il re dei Despar  – di proprietà del boss  – per 700 milioni. 

L'arresto del boss Matteo Messina Denaro. Blitz dei Ros, seguito il metodo  Dalla Chiesa - Cronaca - ANSA

Nel settore turistico: l’ex Valtur,  di proprietà di Carmelo Patti, l’ex muratore di Castelvetrano.        Nello staff del superlatitante anche il commercialista Michele Alagna, padre di una delle amanti di Messina Denaro, Francesca, che al boss ha dato una figlia mai riconosciuta. Nel 2018 il tribunale di Trapani gli sequestrò beni per 1,5 miliardi, un delle misure patrimoniali più ingenti mai eseguite, disse la Dia. I sigilli vennero messi a resort, beni della vecchia Valtur, una barca di 21 metri, un campo da golf, terreni, 232 proprietà immobiliari e 25 società. 

 Messina Denaro sembra si sia spinto i anche in Venezuela, regno dei clan Cuntrera e Caruana che da Siculiana, paese dell’agrigentino, colonizzarono Canada e Sudamerica diventando monopolisti del narcotraffico. Un pentito «minore», Franco Safina, raccontò che Messina Denaro aveva un tesoro in Venezuela creato investendo 5 milioni di dollari in un’azienda di pollame usata come riciclaggio del denaro della droga. 

Dal momento della cattura di ieri mattina, i carabinieri del Ros hanno scoperto  del luogo in cui il latitante si trovava, tra Campobello di Mazara e Castelvetrano, il luogo di nascita.  In pieno centro abitato probabilmente coperto dall’omertà e/o indifferenza della gente Le ricerche sono state coordinate dal procuratore aggiunto Paolo Guido che ha partecipato personalmente alla perquisizione del covo durata tutta la notte.

La cattura del boss è stato il risultato di una indagine ordinaria, coordinata dalla Procura di Palermo, da pochi mesi guidata da Maurizio de Lucia. I Carabinieri del Ros e gli uomini del Gis si sono presentati ieri mattina poco prima delle otto alla clinica Maddalena di Palermo per aspettare un paziente oncologico di nome ‘Andrea Bonafede’. Lo hanno atteso e quando è arrivato, dopo il tampone, lo hanno fermato. “Scusi, lei è Matteo Messina Denaro?” gli hanno chiesto. “Sono io Matteo Messina Denaro” ha detto senza opporre resistenza al momento della cattura.
Per lui si profila ora una vita affiancata da Carabinieri di controllo per presenziare nelle udienze dei tanti processi di Mafia che lo vedono a Palermo coinvolto.  Una lunga ed infinita “Via Crucis” che stroncheranno inevitabilmente il boss ancor prima del cancro al colon.

Catania,corruzione e peculato , dipendenti Interporti denunciano, e la Procura indaga l’assessore regionale Falcone, l’ex vicepresidente Armao e arrestato l’ex deputato D’Asero

 

 

 

L’assessore regionale all’Economia, in qualità di ex assessore alle infrastrutture, Marco Falcone, l’ex vicepresidente del governo siciliano Gaetano Armao sono indagati dalla Procura di Catania in un’inchiesta sulla Società degli Interporti siciliani Spa, azienda a totale partecipazione pubblica.

Nell’ambito della stessa indagine i carabinieri hanno arrestato e posto ai domiciliari l’ex deputato regionale Nino D’Asero, di Biancavilla, di 71 anni, l’imprenditore Luigi Cozza, catanese di 70 anni, l’amministratore unico della società, Rosario Torrisi Rigano, catanese di 69 anni e una dipendente dell’azienda, Cristina Sangiorgi, catanese di 52 anni. Tra i reati ipotizzati, a vario titolo, peculato e corruzione. Le misure sono state firmate dal gip del Tribunale di Catania. I quattro arrestati sono accusati a vario titolo di induzione indebita a dare o promettere utilità, peculato, corruzione per un atto contrario ai propri doveri d’ufficio e contraffazione e uso di pubblici sigilli.

L’indagine ha preso il via dopo un esposto, redatto da diversi dipendenti con funzioni apicali della “Società degli Interporti Siciliani S.p.a.”, circa le false attestazioni e le dichiarazioni prodotte da una dipendente, Cristina Sangiorgi, finita ai domiciliari, in merito al possesso di un titolo di laurea.

Le indagini hanno messo in luce le interferenze illecite che avrebbe esercitato l’ex deputato Nino D’Asero, su Rosario Torrisi Rigano, amministratore Unico della Società, attraverso alcuni politici regionali, finalizzate prima alla revoca del licenziamento della Sangiorgi e poi a garantirle una posizione lavorativa alla stessa gradita nell’ambito dell’azienda e, infine, ad omettere l’avvio di doverose procedure disciplinari dopo il rifiuto di svolgere gli incarichi affidatile, così come per il rifiuto della donna di lavorare in smart-working durante la prima fase della pandemia da Covid 19.

Secondo gli investigatori  D’Asero si è rivolto a Marco Falcone, attuale assessore regionale all’Economia e all’epoca dei fatti assessore regionale delle infrastrutture e della mobilità a Gaetano Armao, ex assessore regionale all’Economia e vicepresidente della Regione, Giuseppe Li Volti, ex assistente parlamentare e coordinatore della segreteria particolare di Marco Falcone, i quali avrebbero esercitato pressioni su Torrisi Rigano per far revocare il licenziamento della dipendente.

Si è pure scoperto un accordo corruttivo che sarebbe intercorso tra Torrisi Rigano e Luigi Cozza, titolare della “LCT”, società operante nel settore dei trasporti titolare dell’affidamento in concessione della gestione funzionale, operativa ed economica oltreché della manutenzione ordinaria per nove anni del Polo Logistico dell’Interporto di Catania.

Torrisi Rigano avrebbe concesso l’area in questione alla “LCT S.p.a.” in uso gratuito per svariati mesi prima che venisse formalizzato il contratto, avvisando Cozza e altri manager e dipendenti della società dei controlli che la medesima avrebbe potuto subire da parte dell’Ispettorato del Lavoro e dei Vigili del Fuoco e della necessità di ottenere le varie certificazioni essenziali per poter occupare gli spazi e i locali del Polo Logistico e stipulare il contratto di concessione. Torrisi Rigano, avrebbe omesso o comunque ritardato l’invio di diffide ufficiali alla “LCT S.p.a.” concernenti la liberazione e sgombero o la regolarizzazione della documentazione prima della stipula del contratto di concessione, e avrebbe consentito alla predetta società di concludere un contratto con una terza società in violazione della concessione stessa. In cambio Torrisi Rigano avrebbe ottenuto da Cozza l’assunzione della propria nuora nella LCT, e accettato la promessa di ulteriori utilità.