Palermo, rapinano una ragazza dello smartphone , i Carabinieri li trovano nel quartiere di Ballarò

 

Il quartiere di Ballarò  – Archivi -SUD LIBERTA’

 Palermo –
I Carabinieri del Comando Provinciale di Palermo hanno arrestato un 31enne senza fissa dimora ed un 37 enne, entrambi palermitani già noti alle forze dell’ordine, con l’accusa di rapina. In particolare, i militari della Stazione Centro con il supporto dei colleghi del Nucleo Operativo della Compagnia di Piazza Verdi, sono intervenuti in via Vittorio Emanuele, dove due uomini, dopo aver colpito con una bottiglia in plastica una ragazza palermitana di 21 anni, le avrebbero strappato dalle mani lo smartphone, dandosi poi alla fuga per le vie del centro storico a bordo di un ciclomotore.
Le immediate ricerche diramate dai Carabinieri hanno permesso di rintracciare i due presunti rapinatori nel quartiere di Ballarò mentre tentavano di far perdere le proprie tracce, dileguandosi tra i vicoli del rione. I presunti rapinatori sono stati arrestati e inizialmente ristretti presso le camere di sicurezza della Stazione Oreto in attesa del “rito direttissimo”. È obbligo rilevare che gli odierni indagati sono, allo stato, solamente indiziati di delitto, pur gravemente, e che la loro posizione sarà definitivamente vagliata giudizialmente -avvertono i carabinieri- solo dopo la emissione di una sentenza passata in giudicato in ossequio al principio costituzionale di presunzione di non colpevolezza.

 

 

Domani la Polizia di Stato al parco divertimento di Zoomarine per la diffusione della Cultura della legalità

 

 

Zoomarine

 

 

Anche quest’anno torna l’appuntamento estivo “La Polizia di Stato a Zoomarine” presso il Parco Acquatico di Torvaianica (Roma).

Domani la Polizia di Stato sarà presente al parco divertimento di Zoomarine per regalare a tutti gli ospiti momenti di spensieratezza e promuovere la diffusione della cultura della legalità anche tra i più giovani.

In tale occasione, oltre alle numerose attrazioni e agli spettacoli acquatici, ci saranno alcune dimostrazioni operative delle unità cinofile e degli artificieri, l’esposizioni dei mezzi della Polizia di Stato e la performance coreografica delle atlete del Gruppo Sportivo  Fiamme oro  della disciplina del nuoto sincronizzato.

Parte dei proventi della giornata, inoltre, saranno devoluti al piano di assistenza “Marco  Valerio” rivolto al sostegno dei figli dei dipendenti della Polizia di Stato affetti da gravi patologie croniche.

 

NAPOLI, ILLECITI SCOPERTI DAI CARABINIERI SULLA GESTIONE DEI RIFIUTI -IL GIUDICE DELLE INDAGINI PRELIMINARI SEQUESTRA L’AZIENDA

Archivi – Sud Libertà

 

 Napoli – Sant’Antonio Abate 

Nel­la mat­ti­na­ta odier­na, i Ca­ra­bi­nie­ri del Co­man­do Grup­po per la Tu­te­la Am­bien­ta­le di Na­po­li, in ese­cu­zio­ne di un de­cre­to di se­que­stro pre­ven­ti­vo, emes­so dal giu­di­ce per le In­da­gi­ni Pre­li­mi­na­ri del Tri­bu­na­le di Tor­re An­nun­zia­ta, su con­for­me ri­chie­sta di que­sta Pro­cu­ra del­la Re­pub­bli­ca, han­no pro­ce­du­to al se­que­stro di          un  ’a­zien­da con­ser­vie­ra, il cui le­ga­le rap­pre­sen­tan­te è ri­te­nu­to re­spon­sa­bi­le dei rea­ti di cui agli artt. 29 co. 3 e co. 5 (inot­tem­pe­ran­za alle pre­scri­zio­ni dell‘Au­to­riz­za­zio­ne In­te­gra­ta Am­bien­ta­le con ri­fe­ri­men­to alla ge­stio­ne dei ri­fiu­ti e agli sca­ri­chi del­le ac­que re­flue) del Te­sto Uni­co Am­bien­ta­le (D.Lgs. 152/2006), non­ché al­l’art. 452 sep­ties c.p. (osta­co­lo al con­trol­lo).
In par­ti­co­la­re, dal­le in­da­gi­ni, coor­di­na­te dal­la Pro­cu­ra del­la Re­pub­bli­ca di Tor­re An­nun­zia­ta ed esple­ta­te dai Ca­ra­bi­nie­ri del NOE di Na­po­li, che si sono av­val­si del­la col­la­bo­ra­zio­ne tec­ni­ca del­l’AR­PAC, è emer­so che l’at­ti­vi­tà pro­dut­ti­va del­l’a­zien­da conserviera di San­t’An­to­nio Aba­te (NA), con­si­sten­te nel­la la­vo­ra­zio­ne, nel con­fe­zio­na­men­to e nel­la ven­di­ta di pas­sa­ta di po­mo­do­ro, con mar­chio “bio”, si sa­reb­be svol­ta in vio­la­zio­ne del­la nor­ma­ti­va am­bien­ta­le, so­prat­tut­to con ri­fe­ri­men­to allo sca­ri­co dei re­flui in­du­stria­li e alla ge­stio­ne dei ri­fiu­ti.
Nel­lo spe­ci­fi­co i mi­li­ta­ri del NOE han­no ac­cer­ta­to, a se­gui­to di pro­va idrau­li­ca, con­dot­ta con l’u­ti­liz­zo del co­lo­ran­te na­tu­ra­le “fluo­re­sci­na”:
– la pre­sen­za di un uno sta­bi­le col­le­ga­men­to abu­si­vo (cd. by­pass), sen­za so­lu­zio­ne di con­ti­nui­tà, tra la va­sca di rac­col­ta dei re­flui, pri­ma di es­se­re im­mes­si in fo­gna, tra­mi­te pom­pe ad im­mer­sio­ne, ed il ca­na­le di bo­ni­fi­ca, che con­flui­sce nel tor­ren­te Mar­na, tri­bu­ta­rio del fiu­me Sar­no;  l’e­si­sten­za di un col­let­ta­men­to di­ret­to nel pre­det­to ca­na­le di bo­ni­fi­ca, at­tra­ver­so un si­ste­ma a pres­sio­ne, di una va­sca di rac­col­ta del­le ac­que di di­la­va­men­to del piaz­za­le, pro­ve­nien­ti dal la­vag­gio dei po­mo­do­ri e de­gli au­to­mez­zi;
– la con­fluen­za dei re­flui re­la­ti­vi ai ser­vi­zi igie­ni­ci, di­ret­tamen­te in fo­gna, by pas­san­do il trat­ta­men­to de­pu­ra­ti­vo.
La con­dot­ta il­le­ci­ta ac­cer­ta­ta avreb­be ca­gio­na­to una com­pro­mis­sio­ne ed un de­te­rio­ra­men­to si­gni­fi­ca­ti­vi del­le ac­que del ci­ta­to ca­na­le MAR­NA, per ef­fet­to del­la pre­sen­za, nel­le ac­que di sca­ri­co, di so­stan­te in­qui­nan­ti, che avreb­be­ro do­vu­to for­ma­re og­get­to di una pre­li­mi­na­re at­ti­vi­tà di de­pu­ra­zio­ne mai rea­liz­za­ta.
Le in­da­gi­ni han­no con­sen­ti­to, inol­tre, di ac­cer­ta­re lo stoc­cag­gio di va­rie ti­po­lo­gie di ri­fiu­ti spe­cia­li an­che pe­ri­co­lo­si (fre­sa­to di asfal­to, im­bal­lag­gi in pla­sti­ca, im­bal­lag­gi in fer­ro con­ta­mi­na­ti da so­stan­ze pe­ri­co­lo­se, bat­te­rie al piom­bo) in aree del­lo sta­bi­li­men­to non ri­com­pre­se nel­l’at­to au­to­riz­za­ti­vo, con con­se­guen­te rea­liz­za­zio­ne di un de­po­si­to in­con­trol­la­to di ri­fiu­ti.
Il prov­ve­di­men­to cau­te­la­re rea­le, che ri­guar­da la to­ta­li­tà del­l’a­zien­da con­ser­vie­ra e al­cu­ne aree per­ti­nen­zia­li del­la stes­sa non cen­si­te sul­le pla­ni­me­trie e sul­l’at­to au­to­riz­za­ti­vo, si è reso ne­ces­sa­rio al fine di evi­ta­re la com­pro­mis­sio­ne ul­te­rio­re dell‘am­bien­te cir­co­stan­te e del fiu­me Sar­no.
Per la pri­ma vol­ta ri­sul­ta ac­cer­ta­to il rea­to di “im­pe­di­men­to al con­trol­lo”, pre­vi­sto dall‘art. 452 sep­ties c.p., in quan­to i ti­to­la­ri del­l’a­zien­da se­que­stra­ta avreb­be­ro im­mu­ta­to ar­ti­fi­cio­sa­men­te lo sta­to dei luo­ghi, pre­di­spo­nen­do una se­rie di ar­ti­fi­ci fi­na­liz­za­ti ad in­tral­cia­re I ‘at­ti­vi­tà di con­trol­lo del­la Pro­cu­ra del­la Re­pub­bli­ca e del­la Po­li­zia Giu­di­zia­ria.
Il se­que­stro odier­no fa se­gui­to al se­que­stro, ese­gui­to in data 26.6.2023, del poz­zo la cui ac­qua, uti­liz­za­ta dal­l’a­zien­da agri­co­la di Tor­re An­nun­zia­ta, ai fini ir­ri­gui, per la pro­du­zio­ne di pian­te ali­men­ta­ri (ba­si­li­co, prez­ze­mo­lo, ori­ga­no e sal­via), de­sti­na­te al con­su­mo uma­no, era ri­sul­ta­ta, mi­cro­bio­lo­gi­ca­men­te e chi­mi­ca­men­te, con­ta­mi­na­ta per la pre­sen­za di bat­te­ri co­li­for­mi, esche­ri­chia coli, en­te­ro­coc­chi in­te­sti­na­li, fat­to­ri in­di­ca­ti­vi di un ele­va­to sta­to di con­ta­mi­na­zio­ne di ori­gi­ne fe­ca­le, ca­pa­ce di pro­vo­ca­re tos­sin­fe­zio­ni ali­men­ta­ri che de­ri­va­no pro­prio dal con­su­mo di ali­men­ti, pe­ral­tro so­li­ta­men­te non sot­to­po­sti a cot­tu­ra.
Il prov­ve­di­men­to cau­te­la­re rea­le, ese­gui­to in data odier­na, si in­se­ri­sce in una più am­pia e ar­ti­co­la­ta at­ti­vi­tà in­ve­sti­ga­ti­va con­dot­ta in modo ca­pil­la­re dai Ca­ra­bi­nie­ri del Grup­po di Na­po­li del Co­man­do Tu­te­la Am­bien­ta­le, con la col­la­bo­ra­zio­ne tec­ni­ca del­l’AR­PAC, tutt’ora in cor­so di svol­gi­men­to, sot­to il coor­di­na­men­to del­la Pro­cu­ra del­la Re­pub­bli­ca di Tor­re An­nun­zia­ta, fi­na­liz­za­ta ad ac­cer­ta­re e ri­muo­ve­re le cau­se del­l’in­qui­na­men­to del fiu­me Sar­no e dei suoi tri­bu­ta­ri, aven­te ad og­get­to le azien­de ubi­ca­te nel ter­ri­to­rio del ba­ci­no idro­gra­fi­co di det­to cor­so d’ac­qua e ri­ca­den­te nei cir­con­da­ri del­le Pro­cu­re di Avel­li­no, No­ce­ra In­fe­rio­re e Tor­re An­nun­zia­ta, al fine di in­di­vi­dua­re gli sca­ri­chi abu­si­vi dei re­flui in­du­stria­li re­ca­pi­tan­ti di­ret­ta­men­te e in­di­ret­ta­men­te nel fiu­me Sar­no ed in­ter­rom­pe­re le at­ti­vi­tà il­le­ci­te che in­flui­sco­no sul­lo sta­to di sa­lu­te di det­to cor­so d’ac­qua, sen­za pe­ral­tro tra­scu­ra­re il ri­le­van­te im­pat­to pro­vo­ca­to da­gli sca­ri­chi fe­ca­li dei Co­mu­ni tut­t’o­ra pri­vi di rete fo­gna­ria e/o non col­let­ta­ti ai de­pu­ra­to­ri esi­sten­ti.

 

 

Dichiarazione del Presidente Mattarella nell’anniversario della strage della stazione di Bologna

 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella alla stazione di Bologna subito dopo aver deposto una corona di fiori sulla lapide  in memoria delle vittime della strage

 

 

Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

«Le immagini della stazione di Bologna, la mattina del 2 agosto 1980, ci hanno restituito un’umanità devastata da una ferocia inimmaginabile, da un terrore che ambiva a pretendersi apocalittico. Il ricordo di quelle vittime è scolpito nella coscienza del nostro popolo. Una ferita insanabile nutre la memoria dell’assassinio commesso.

Nel giorno dell’anniversario la Repubblica si stringe ai familiari e alla comunità cittadina con sentimenti di rinnovata solidarietà. Siamo con loro, con le vite innocenti che la barbarie del terrorismo ha voluto spezzare, con violenza cieca, per l’obiettivo eversivo e fallace di destabilizzare le istituzioni della democrazia.

L’Italia ha saputo respingere gli eversori assassini, i loro complici, i cinici registi occulti che coltivavano il disegno di far crescere tensione e paura.

E’ servita la mobilitazione dell’opinione pubblica. E’ servito l’impegno delle istituzioni. La matrice neofascista della strage è stata accertata nei processi e sono venute alla luce coperture e ignobili depistaggi, cui hanno partecipato associazioni segrete e agenti infedeli di apparati dello Stato. La ricerca della verità completa è un dovere che non si estingue, a prescindere dal tempo trascorso. E’ in gioco la credibilità delle istituzioni democratiche.

La città di Bologna, sin dai primi minuti dopo l’attentato, ha mostrato i valori di civiltà che la animano.

E con Bologna e l’Emilia-Romagna, l’intera Repubblica avverte la responsabilità di difendere sempre e rafforzare i principi costituzionali di libertà e democrazia che hanno fatto dell’Italia un grande Paese».

 

Golpe in Niger, un areo rimpatria 99 passeggeri italiani, pronti altri aerei per 600 francesi

 

 

Aeroporto di Ciampino, il volo con a bordo i cittadini italiani e stranieri che hanno deciso di partire dal Niger, a causa del  golpe di mercoledì scorso contro il presidente Mohamed Bazoum che ha scatenato dapertutto  disordini e violenze.

Sono  99 passeggeri, italiani e stranieri, riferisce il ministero della Difesa. Ad attenderli allo scalo romano il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani: “Siamo soddisfatti, perché siamo riusciti a riportare in Italia tutti i nostri connazionali che lo avevano chiesto” 

Non solo italiani, ma anche francesi   Come abbiamo visto dalle immagini televisive i disordini hanno visto calpestare e bruciare soprattutto le sedi francesi e le bandiere simbolo.      Un primo volo è atterrato poco dopo l’una del mattino all’aeroporto di Parigi Roissy Charles de Gaulle. A bordo cittadini francesi ma anche di altre nazionalità. Sono circa 1200 i francesi registrati sulle liste consolari in Niger. Di questi, circa 600 desiderano essere rimpatriati.

La giunta militare in Niger ha intanto riaperto i confini terrestri e lo spazio aereo del Paese con cinque Paesi confinanti. I valichi di frontiera verso Mali, Burkina Faso, Algeria, Libia e Ciad –  si apprende adesso – sono stati riaperti, nominati i nuovi governatori delle otto regioni del Paese.

Per associazione Mafiosa ed altro la Procura della Repubblica di Catanzaro ha disposto misure cautelari a 32 soggetti

 

stamattina  militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro, con la collaborazione del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.), hanno dato esecuzione al provvedimento con cui il G.I.P. del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, ha disposto misure cautelari personali nei confronti di 32 soggetti, indagati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, usura, trasferimento fraudolento di valori.
In particolare, i provvedimenti restrittivi della libertà riguardano l’esecuzione di 11 custodie cautelari in carcere; 7 arresti domiciliari; 13 obblighi di presentazione alla P.G. e 1 divieto di dimora nella regione Calabria.
Contestualmente, l’Autorità Giudiziaria ha disposto il sequestro di tre ditte operanti nel settore turistico, che si sono avvicendate nella gestione di uno stabilimento balneare sito a Nicotera Marina (VV), tuttora in esercizio, e di un’attività commerciale, operante nel settore floreale, ubicata a Milano, tutte riconducibili a soggetti appartenenti ad una cosca di ‘ndrangheta, egemone nel vibonese, per un valore di circa 250 mila euro. E’ stato inoltre confermato il sequestro preventivo nei confronti di diversi fabbricati, terreni, quote di partecipazione, complessi aziendali, ditte individuali e autoveicoli, per un valore complessivo di oltre 12 milioni di euro, tra cui il noto villaggio turistico Sayonara, beni già oggetto di precedente misura cautelare patrimoniale.
Gli odierni provvedimenti emessi dall’A.G., eseguiti nelle province di Vibo Valentia, Catanzaro, Reggio Calabria, Roma, Catania, Milano, Sondrio, Monza e Brianza, Cosenza, Caserta, Chieti e L’Aquila, con l’impiego di oltre 140 finanzieri e l’ausilio di unità Antiterrorismo e Pronto Impiego del Corpo, concludono una articolata attività d’indagine svolta dagli specialisti del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria/G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Catanzaro. Gli esiti dei complessi approfondimenti investigativi hanno consentito di delineare, nella fase delle indagini preliminari, che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa, la gravità indiziaria circa la sussistenza di un gruppo criminale, riconducibile ad una consorteria operante nella provincia vibonese che, avvalendosi della forza di intimidazione che scaturiva dal vincolo associativo e delle conseguenti condizioni di assoggettamento e di omertà sussistenti nel citato territorio, aveva acquisito il controllo di fatto di diverse attività commerciali, soprattutto nel settore turistico-alberghiero, tanto da condizionarne la gestione. Al riguardo, gli amministratori di fatto e di diritto e altri soggetti che si sono occupati del management delle citate attività sono stati attinti da misure cautelari personali.
A suffragare le ipotesi investigative della Direzione Distrettuale Antimafia hanno contribuito le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, secondo cui alcuni degli odierni indagati, al fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo ‘ndranghetistico, nel corso degli anni, ponendo in essere diverse condotte di attribuzione fittizia di quote di società ovvero di cariche di amministrazione, si sarebbero adoperati per assicurare a soggetti appartenenti ad una cosca di ‘ndrangheta del vibonese l’impunità ovvero la non riconducibilità delle attività imprenditoriali in capo agli stessi in modo da evitare provvedimenti di aggressione patrimoniale.
Il sequestro dei patrimoni illeciti, disposto dall’Autorità Giudiziaria ed eseguito dalla Guardia di Finanza, assume anche un valore “sociale”, poiché consente di restituire alla collettività le ricchezze accumulate dalla criminalità organizzata. Il procedimento, per le fattispecie di reato ipotizzate, è attualmente nella fase delle indagini preliminari.

Agrigento, recuperati i primi cannoni ed un’ancora di Scoglio Bottazza

 

immagine

 

Agrigento

Recuperati ad Agrigento, dai fondali in località San Leone, i primi cannoni e un’ancora in ferro del relitto di Scoglio Bottazza. Si tratta dei resti di una nave commerciale armata, presumibilmente di epoca tardo rinascimentale, giacente a circa 15 metri a ridosso della secca omonima presso la foce del fiume Naro. Il recupero è stata realizzato in maniera congiunta dalla Soprintendenza del mare della Regione Siciliana, attraverso il consorzio Ganosis di San Leucio del Sannio (Bn) che si è aggiudicato l’appalto per i lavori, insieme a Capitaneria di porto, Guardia costiera e Nucleo tutela patrimonio culturale dei carabinieri di Porto Empedocle. Il progetto è stato finanziato con risorse del Fondo per la coesione e lo sviluppo 2014-2020. I reperti, che si uniscono a quelli già recuperati nel 2007 e custoditi presso la Soprintendenza del mare, saranno restaurati nei laboratori del Parco archeologico della Valle dei Templi in base a un accordo tra i due enti.

«Attraverso questo ulteriore recupero – afferma l’assessore ai Beni Culturali e all’identità siciliana Francesco Paolo Scarpinato – si conferma una grande stagione per l’archeologia subacquea in Sicilia. Basti pensare che, grazie all’attività svolta dalla Soprintendenza del mare, l’Isola dispone di ben 26 itinerari culturali subacquei visitabili da sub muniti di brevetto e, in qualche caso, da appassionati di snorkeling con il semplice utilizzo di maschera e pinne».

Tra i reperti recuperati in precedenza anche alcuni pani di zolfo, raro documento proveniente dalla nave impiegata per il trasporto di materiali da una delle vicine miniere agrigentine. La straordinarietà del sito risiede anche nella lunga attività mantenuta nel corso del tempo, fino alla fine del XIX secolo quando le miniere furono abbandonate, rappresentando un caso unico di bene archeologico le cui vicende cominciarono in età protostorica per andare avanti fino all’età industriale. In epoca moderna, lo zolfo estratto veniva caricato presso i porti di Agrigento e Marina di Palma, dove confluivano anche i carichi di altri siti minerari del circondario.

Il tratto di costa che dalla foce del fiume Naro si collega da un lato alla odierna Porto Empedocle e dall’altro al porto di Licata si presentava particolarmente rischioso per la navigazione sia per le caratteristiche del fondale, sia per le frequenti incursioni di pirati. Dal lato ovest, l’altro importante porto da cui partivano i carichi di di zolfo era quello di Porto Empedocle, per secoli nota come “molo (o caricatore) di Girgenti”. È dunque ipotizzabile che la nave armata, salpata dal porto di Girgenti o da Marina di Palma col suo carico, abbia fatto naufragio presso lo Scoglio Bottazza che è stato tramandato come luogo di naufragi a causa della particolare insidia rappresentata dalla secca, visibile e quasi affiorante in estate ma sommersa e dunque ancor più pericolosa durante l’inverno.

Schlein: ” La Meloni vuol passare alla storia come la prima premier della storia che ha reso i poveri ancora più poveri con un solo sms”

 

     La segretaria del Pd Elly Schlein alla Camera, riferendosi alla stretta sul reddito della cittadinanza, indica Giorgia Meloni  come chi vuole passare alla storia come la prima premier della storia che ha reso i poveri più poveri con un sms”

Soffermandosi sul  Pnrr e  “Il Parlamento è stato esautorato, non basta una comunicazione d’ufficio come quella di oggi ma come previsto una discussione e un voto preventivo delle Camera. Ci avete messo 10 mesi per decidere la cancellazione di progetti per 16 miliardi“.

Per portare in porto i progetti del Pnnr noi ci siamo, prendete atto delle difficoltà che avete, noi siamo interessati per una missione che appartiene al Paese, tifiamo Italia e Europa. Vogliamo metterci alla stanga, come dice il presidente Mattarella. Voi mettetevi in ascolto con umiltà, lavoriamo insieme e evitiamo i tagli per non perdere una occasione storica e irripetibile per il Paese”, ha aggiunto.

“Ci state rubando il futuro”, ha affermato quindi, elencando i progetti che salteranno nella replica al ministro Fitto sull’attuazione del Pnnr.

Clima fine Luglio- Agosto: tendenza alla tropicalizzazione SUD con terreni inariditi, boschi abbandonati e forestali “incendiari”per sollecitare la politica

Archivi -Sud Libertà

 

Gli ultimi temporali con frane, smottamenti, fiumi esondati e ponti abbattuti e allagamenti fanno salire il conto dei danni provocati dai cambiamenti climatici che si manifestano con una evidente tendenza alla tropicalizzazione, una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal caldo al maltempo.

Luglio, riferisce la Coldiretti, secondo i dati forniti da Copernicus dovrebbe classificarsi come il più caldo mai registrato in tutto il mondo segnato però da una serie di eventi meteorologici estremi, come ondate di calore in Nord America, Asia ed Europa, nonché incendi boschivi in Paesi come Grecia, Italia, Spagna e Canada, con le alte temperature hanno avuto conseguenze disastrose sulla vita delle persone gli abitanti, nonche sull’ambiente e l’economia locale. 

L’Italia è divisa in due con le alte temperature e l’assenza di precipitazioni che al Sud hanno inaridito i terreni favorendo l’innesco degli incendi nelle campagne, sotto   la spinta probabile -si apprende – dei forestali che “sollecitano” così la politica regionale all’assunzione di nuovi flussi di personale  e nei boschi spesso abbandonati. Ci vorranno almeno 15 anni, ricorda la Coldiretti, per ripristinare completamente le zone verdi distrutte dalle fiamme con danni oltre diecimila euro all’ettaro fra spese immediate per lo spegnimento e la bonifica e quelle a lungo termine sulla ricostituzione dei sistemi ambientali ed economici delle aree devastate.  

Il Ministro Tajani : ” Dobbiamo combattere insieme un nemico infedele come il fuoco”

Immagine

Palermo

Incontro bilaterale oggi a Palermo tra il presidente della Regione Siciliana Renato Schifani e il ministro degli Esteri e vice presidente del Consiglio Antonio Tajani. I temi affrontati, partendo dall’emergenza incendi che ha interessato l’Isola negli ultimi giorni, sono stati anche tutela e salvaguardia del territorio, alla luce dei fenomeni di cambiamento climatico, Pnrr e sviluppo della Sicilia.
Dopo un colloquio a Palazzo d’Orléans, Schifani e Tajani si sono diretti alla Sala operativa del Corpo forestale della Regione per incontrare il personale della Forestale, della Protezione civile regionale e dei Vigili del fuoco, protagonisti delle attività antincendio nell’Isola. «Abbiamo affrontato momenti di estrema difficoltà, giornate senza precedenti. Con il cuore e col pensiero sono stato al vostro fianco – ha detto il governatore -.
Quel momento è stato superato, ora contiamo i danni e ne paghiamo il prezzo, anche grazie all’intervento del governo nazionale che ha riconosciuto immediatamente lo stato di emergenza. Abbiamo l’esigenza immediata di integrare mezzi e uomini del Corpo forestale. I primi stanno arrivando e ne ordineremo degli altri, ma ci servono anche mani esperte e giovani con le quali affrontare un nemico infedele come il fuoco». «Farò di tutto per appoggiare la richiesta della Sicilia e del suo presidente. Mi sembra assolutamente giusta – ha detto il ministro Tajani -. Grazie nel Pnrr, inoltre, porteremo avanti alcune importanti iniziative per la tutela dell’idrogeologico. Tutto quello che si potrà fare con i fondi europei si farà e comunque si utilizzeranno anche altri fondi, se necessario, perché la tutela del patrimonio idrogeologico è fondamentale».