Il quartiere di Ballarò – Archivi -SUD LIBERTA’
Il quartiere di Ballarò – Archivi -SUD LIBERTA’
Anche quest’anno torna l’appuntamento estivo “La Polizia di Stato a Zoomarine” presso il Parco Acquatico di Torvaianica (Roma).
Domani la Polizia di Stato sarà presente al parco divertimento di Zoomarine per regalare a tutti gli ospiti momenti di spensieratezza e promuovere la diffusione della cultura della legalità anche tra i più giovani.
In tale occasione, oltre alle numerose attrazioni e agli spettacoli acquatici, ci saranno alcune dimostrazioni operative delle unità cinofile e degli artificieri, l’esposizioni dei mezzi della Polizia di Stato e la performance coreografica delle atlete del Gruppo Sportivo Fiamme oro della disciplina del nuoto sincronizzato.
Parte dei proventi della giornata, inoltre, saranno devoluti al piano di assistenza “Marco Valerio” rivolto al sostegno dei figli dei dipendenti della Polizia di Stato affetti da gravi patologie croniche.
Archivi – Sud Libertà
Nella mattinata odierna, i Carabinieri del Comando Gruppo per la Tutela Ambientale di Napoli, in esecuzione di un decreto di sequestro preventivo, emesso dal giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Torre Annunziata, su conforme richiesta di questa Procura della Repubblica, hanno proceduto al sequestro di un ’azienda conserviera, il cui legale rappresentante è ritenuto responsabile dei reati di cui agli artt. 29 co. 3 e co. 5 (inottemperanza alle prescrizioni dell‘Autorizzazione Integrata Ambientale con riferimento alla gestione dei rifiuti e agli scarichi delle acque reflue) del Testo Unico Ambientale (D.Lgs. 152/2006), nonché all’art. 452 septies c.p. (ostacolo al controllo).
In particolare, dalle indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Torre Annunziata ed espletate dai Carabinieri del NOE di Napoli, che si sono avvalsi della collaborazione tecnica dell’ARPAC, è emerso che l’attività produttiva dell’azienda conserviera di Sant’Antonio Abate (NA), consistente nella lavorazione, nel confezionamento e nella vendita di passata di pomodoro, con marchio “bio”, si sarebbe svolta in violazione della normativa ambientale, soprattutto con riferimento allo scarico dei reflui industriali e alla gestione dei rifiuti.
Nello specifico i militari del NOE hanno accertato, a seguito di prova idraulica, condotta con l’utilizzo del colorante naturale “fluorescina”:
– la presenza di un uno stabile collegamento abusivo (cd. bypass), senza soluzione di continuità, tra la vasca di raccolta dei reflui, prima di essere immessi in fogna, tramite pompe ad immersione, ed il canale di bonifica, che confluisce nel torrente Marna, tributario del fiume Sarno; l’esistenza di un collettamento diretto nel predetto canale di bonifica, attraverso un sistema a pressione, di una vasca di raccolta delle acque di dilavamento del piazzale, provenienti dal lavaggio dei pomodori e degli automezzi;
– la confluenza dei reflui relativi ai servizi igienici, direttamente in fogna, by passando il trattamento depurativo.
La condotta illecita accertata avrebbe cagionato una compromissione ed un deterioramento significativi delle acque del citato canale MARNA, per effetto della presenza, nelle acque di scarico, di sostante inquinanti, che avrebbero dovuto formare oggetto di una preliminare attività di depurazione mai realizzata.
Le indagini hanno consentito, inoltre, di accertare lo stoccaggio di varie tipologie di rifiuti speciali anche pericolosi (fresato di asfalto, imballaggi in plastica, imballaggi in ferro contaminati da sostanze pericolose, batterie al piombo) in aree dello stabilimento non ricomprese nell’atto autorizzativo, con conseguente realizzazione di un deposito incontrollato di rifiuti.
Il provvedimento cautelare reale, che riguarda la totalità dell’azienda conserviera e alcune aree pertinenziali della stessa non censite sulle planimetrie e sull’atto autorizzativo, si è reso necessario al fine di evitare la compromissione ulteriore dell‘ambiente circostante e del fiume Sarno.
Per la prima volta risulta accertato il reato di “impedimento al controllo”, previsto dall‘art. 452 septies c.p., in quanto i titolari dell’azienda sequestrata avrebbero immutato artificiosamente lo stato dei luoghi, predisponendo una serie di artifici finalizzati ad intralciare I ‘attività di controllo della Procura della Repubblica e della Polizia Giudiziaria.
Il sequestro odierno fa seguito al sequestro, eseguito in data 26.6.2023, del pozzo la cui acqua, utilizzata dall’azienda agricola di Torre Annunziata, ai fini irrigui, per la produzione di piante alimentari (basilico, prezzemolo, origano e salvia), destinate al consumo umano, era risultata, microbiologicamente e chimicamente, contaminata per la presenza di batteri coliformi, escherichia coli, enterococchi intestinali, fattori indicativi di un elevato stato di contaminazione di origine fecale, capace di provocare tossinfezioni alimentari che derivano proprio dal consumo di alimenti, peraltro solitamente non sottoposti a cottura.
Il provvedimento cautelare reale, eseguito in data odierna, si inserisce in una più ampia e articolata attività investigativa condotta in modo capillare dai Carabinieri del Gruppo di Napoli del Comando Tutela Ambientale, con la collaborazione tecnica dell’ARPAC, tutt’ora in corso di svolgimento, sotto il coordinamento della Procura della Repubblica di Torre Annunziata, finalizzata ad accertare e rimuovere le cause dell’inquinamento del fiume Sarno e dei suoi tributari, avente ad oggetto le aziende ubicate nel territorio del bacino idrografico di detto corso d’acqua e ricadente nei circondari delle Procure di Avellino, Nocera Inferiore e Torre Annunziata, al fine di individuare gli scarichi abusivi dei reflui industriali recapitanti direttamente e indirettamente nel fiume Sarno ed interrompere le attività illecite che influiscono sullo stato di salute di detto corso d’acqua, senza peraltro trascurare il rilevante impatto provocato dagli scarichi fecali dei Comuni tutt’ora privi di rete fognaria e/o non collettati ai depuratori esistenti.
«Le immagini della stazione di Bologna, la mattina del 2 agosto 1980, ci hanno restituito un’umanità devastata da una ferocia inimmaginabile, da un terrore che ambiva a pretendersi apocalittico. Il ricordo di quelle vittime è scolpito nella coscienza del nostro popolo. Una ferita insanabile nutre la memoria dell’assassinio commesso.
Nel giorno dell’anniversario la Repubblica si stringe ai familiari e alla comunità cittadina con sentimenti di rinnovata solidarietà. Siamo con loro, con le vite innocenti che la barbarie del terrorismo ha voluto spezzare, con violenza cieca, per l’obiettivo eversivo e fallace di destabilizzare le istituzioni della democrazia.
L’Italia ha saputo respingere gli eversori assassini, i loro complici, i cinici registi occulti che coltivavano il disegno di far crescere tensione e paura.
E’ servita la mobilitazione dell’opinione pubblica. E’ servito l’impegno delle istituzioni. La matrice neofascista della strage è stata accertata nei processi e sono venute alla luce coperture e ignobili depistaggi, cui hanno partecipato associazioni segrete e agenti infedeli di apparati dello Stato. La ricerca della verità completa è un dovere che non si estingue, a prescindere dal tempo trascorso. E’ in gioco la credibilità delle istituzioni democratiche.
La città di Bologna, sin dai primi minuti dopo l’attentato, ha mostrato i valori di civiltà che la animano.
E con Bologna e l’Emilia-Romagna, l’intera Repubblica avverte la responsabilità di difendere sempre e rafforzare i principi costituzionali di libertà e democrazia che hanno fatto dell’Italia un grande Paese».
Aeroporto di Ciampino, il volo con a bordo i cittadini italiani e stranieri che hanno deciso di partire dal Niger, a causa del golpe di mercoledì scorso contro il presidente Mohamed Bazoum che ha scatenato dapertutto disordini e violenze.
Sono 99 passeggeri, italiani e stranieri, riferisce il ministero della Difesa. Ad attenderli allo scalo romano il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani: “Siamo soddisfatti, perché siamo riusciti a riportare in Italia tutti i nostri connazionali che lo avevano chiesto”
Non solo italiani, ma anche francesi Come abbiamo visto dalle immagini televisive i disordini hanno visto calpestare e bruciare soprattutto le sedi francesi e le bandiere simbolo. Un primo volo è atterrato poco dopo l’una del mattino all’aeroporto di Parigi Roissy Charles de Gaulle. A bordo cittadini francesi ma anche di altre nazionalità. Sono circa 1200 i francesi registrati sulle liste consolari in Niger. Di questi, circa 600 desiderano essere rimpatriati.
La giunta militare in Niger ha intanto riaperto i confini terrestri e lo spazio aereo del Paese con cinque Paesi confinanti. I valichi di frontiera verso Mali, Burkina Faso, Algeria, Libia e Ciad – si apprende adesso – sono stati riaperti, nominati i nuovi governatori delle otto regioni del Paese.
stamattina militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Catanzaro, con la collaborazione del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.), hanno dato esecuzione al provvedimento con cui il G.I.P. del Tribunale di Catanzaro, su richiesta della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia, ha disposto misure cautelari personali nei confronti di 32 soggetti, indagati, a vario titolo, di associazione mafiosa, estorsione, usura, trasferimento fraudolento di valori.
In particolare, i provvedimenti restrittivi della libertà riguardano l’esecuzione di 11 custodie cautelari in carcere; 7 arresti domiciliari; 13 obblighi di presentazione alla P.G. e 1 divieto di dimora nella regione Calabria.
Contestualmente, l’Autorità Giudiziaria ha disposto il sequestro di tre ditte operanti nel settore turistico, che si sono avvicendate nella gestione di uno stabilimento balneare sito a Nicotera Marina (VV), tuttora in esercizio, e di un’attività commerciale, operante nel settore floreale, ubicata a Milano, tutte riconducibili a soggetti appartenenti ad una cosca di ‘ndrangheta, egemone nel vibonese, per un valore di circa 250 mila euro. E’ stato inoltre confermato il sequestro preventivo nei confronti di diversi fabbricati, terreni, quote di partecipazione, complessi aziendali, ditte individuali e autoveicoli, per un valore complessivo di oltre 12 milioni di euro, tra cui il noto villaggio turistico Sayonara, beni già oggetto di precedente misura cautelare patrimoniale.
Gli odierni provvedimenti emessi dall’A.G., eseguiti nelle province di Vibo Valentia, Catanzaro, Reggio Calabria, Roma, Catania, Milano, Sondrio, Monza e Brianza, Cosenza, Caserta, Chieti e L’Aquila, con l’impiego di oltre 140 finanzieri e l’ausilio di unità Antiterrorismo e Pronto Impiego del Corpo, concludono una articolata attività d’indagine svolta dagli specialisti del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria/G.I.C.O. della Guardia di Finanza di Catanzaro. Gli esiti dei complessi approfondimenti investigativi hanno consentito di delineare, nella fase delle indagini preliminari, che necessita della successiva verifica processuale nel contraddittorio con la difesa, la gravità indiziaria circa la sussistenza di un gruppo criminale, riconducibile ad una consorteria operante nella provincia vibonese che, avvalendosi della forza di intimidazione che scaturiva dal vincolo associativo e delle conseguenti condizioni di assoggettamento e di omertà sussistenti nel citato territorio, aveva acquisito il controllo di fatto di diverse attività commerciali, soprattutto nel settore turistico-alberghiero, tanto da condizionarne la gestione. Al riguardo, gli amministratori di fatto e di diritto e altri soggetti che si sono occupati del management delle citate attività sono stati attinti da misure cautelari personali.
A suffragare le ipotesi investigative della Direzione Distrettuale Antimafia hanno contribuito le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia, secondo cui alcuni degli odierni indagati, al fine di agevolare l’attività dell’associazione di tipo ‘ndranghetistico, nel corso degli anni, ponendo in essere diverse condotte di attribuzione fittizia di quote di società ovvero di cariche di amministrazione, si sarebbero adoperati per assicurare a soggetti appartenenti ad una cosca di ‘ndrangheta del vibonese l’impunità ovvero la non riconducibilità delle attività imprenditoriali in capo agli stessi in modo da evitare provvedimenti di aggressione patrimoniale.
Il sequestro dei patrimoni illeciti, disposto dall’Autorità Giudiziaria ed eseguito dalla Guardia di Finanza, assume anche un valore “sociale”, poiché consente di restituire alla collettività le ricchezze accumulate dalla criminalità organizzata. Il procedimento, per le fattispecie di reato ipotizzate, è attualmente nella fase delle indagini preliminari.
Agrigento
Recuperati ad Agrigento, dai fondali in località San Leone, i primi cannoni e un’ancora in ferro del relitto di Scoglio Bottazza. Si tratta dei resti di una nave commerciale armata, presumibilmente di epoca tardo rinascimentale, giacente a circa 15 metri a ridosso della secca omonima presso la foce del fiume Naro. Il recupero è stata realizzato in maniera congiunta dalla Soprintendenza del mare della Regione Siciliana, attraverso il consorzio Ganosis di San Leucio del Sannio (Bn) che si è aggiudicato l’appalto per i lavori, insieme a Capitaneria di porto, Guardia costiera e Nucleo tutela patrimonio culturale dei carabinieri di Porto Empedocle. Il progetto è stato finanziato con risorse del Fondo per la coesione e lo sviluppo 2014-2020. I reperti, che si uniscono a quelli già recuperati nel 2007 e custoditi presso la Soprintendenza del mare, saranno restaurati nei laboratori del Parco archeologico della Valle dei Templi in base a un accordo tra i due enti.
«Attraverso questo ulteriore recupero – afferma l’assessore ai Beni Culturali e all’identità siciliana Francesco Paolo Scarpinato – si conferma una grande stagione per l’archeologia subacquea in Sicilia. Basti pensare che, grazie all’attività svolta dalla Soprintendenza del mare, l’Isola dispone di ben 26 itinerari culturali subacquei visitabili da sub muniti di brevetto e, in qualche caso, da appassionati di snorkeling con il semplice utilizzo di maschera e pinne».
Tra i reperti recuperati in precedenza anche alcuni pani di zolfo, raro documento proveniente dalla nave impiegata per il trasporto di materiali da una delle vicine miniere agrigentine. La straordinarietà del sito risiede anche nella lunga attività mantenuta nel corso del tempo, fino alla fine del XIX secolo quando le miniere furono abbandonate, rappresentando un caso unico di bene archeologico le cui vicende cominciarono in età protostorica per andare avanti fino all’età industriale. In epoca moderna, lo zolfo estratto veniva caricato presso i porti di Agrigento e Marina di Palma, dove confluivano anche i carichi di altri siti minerari del circondario.
Il tratto di costa che dalla foce del fiume Naro si collega da un lato alla odierna Porto Empedocle e dall’altro al porto di Licata si presentava particolarmente rischioso per la navigazione sia per le caratteristiche del fondale, sia per le frequenti incursioni di pirati. Dal lato ovest, l’altro importante porto da cui partivano i carichi di di zolfo era quello di Porto Empedocle, per secoli nota come “molo (o caricatore) di Girgenti”. È dunque ipotizzabile che la nave armata, salpata dal porto di Girgenti o da Marina di Palma col suo carico, abbia fatto naufragio presso lo Scoglio Bottazza che è stato tramandato come luogo di naufragi a causa della particolare insidia rappresentata dalla secca, visibile e quasi affiorante in estate ma sommersa e dunque ancor più pericolosa durante l’inverno.
La segretaria del Pd Elly Schlein alla Camera, riferendosi alla stretta sul reddito della cittadinanza, indica Giorgia Meloni come chi vuole passare alla storia come la prima premier della storia che ha reso i poveri più poveri con un sms”
“Per portare in porto i progetti del Pnnr noi ci siamo, prendete atto delle difficoltà che avete, noi siamo interessati per una missione che appartiene al Paese, tifiamo Italia e Europa. Vogliamo metterci alla stanga, come dice il presidente Mattarella. Voi mettetevi in ascolto con umiltà, lavoriamo insieme e evitiamo i tagli per non perdere una occasione storica e irripetibile per il Paese”, ha aggiunto.
“Ci state rubando il futuro”, ha affermato quindi, elencando i progetti che salteranno nella replica al ministro Fitto sull’attuazione del Pnnr.
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Gli ultimi temporali con frane, smottamenti, fiumi esondati e ponti abbattuti e allagamenti fanno salire il conto dei danni provocati dai cambiamenti climatici che si manifestano con una evidente tendenza alla tropicalizzazione, una più elevata frequenza di manifestazioni violente, sfasamenti stagionali, precipitazioni brevi ed intense ed il rapido passaggio dal caldo al maltempo.
Luglio, riferisce la Coldiretti, secondo i dati forniti da Copernicus dovrebbe classificarsi come il più caldo mai registrato in tutto il mondo segnato però da una serie di eventi meteorologici estremi, come ondate di calore in Nord America, Asia ed Europa, nonché incendi boschivi in Paesi come Grecia, Italia, Spagna e Canada, con le alte temperature hanno avuto conseguenze disastrose sulla vita delle persone gli abitanti, nonche sull’ambiente e l’economia locale.
L’Italia è divisa in due con le alte temperature e l’assenza di precipitazioni che al Sud hanno inaridito i terreni favorendo l’innesco degli incendi nelle campagne, sotto la spinta probabile -si apprende – dei forestali che “sollecitano” così la politica regionale all’assunzione di nuovi flussi di personale e nei boschi spesso abbandonati. Ci vorranno almeno 15 anni, ricorda la Coldiretti, per ripristinare completamente le zone verdi distrutte dalle fiamme con danni oltre diecimila euro all’ettaro fra spese immediate per lo spegnimento e la bonifica e quelle a lungo termine sulla ricostituzione dei sistemi ambientali ed economici delle aree devastate.
Palermo