Ottobre g.12-13/10 CONVEGNO DI STUDI “GIUSTIZIA AL SERVIZIO DEL PAESE” – MATTARELLA E NORDIO PRESENTI

 

Palermo

Giovedì 12 e Venerdì 13 ottobre 2023, a Palermo, nello storico contesto di Palazzo Sclafani (Piazza S. Giovanni decollato, 2),- comunica l’Ufficio Stampa della Corte dei conti – alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, si svolgerà il convegno di studi, organizzato dalla Corte dei conti, dal titolo “Giustizia al Servizio del Paese”. 

L’avvio dei lavori sarà preceduto, tra gli altri, dai saluti istituzionali del Presidente della Corte dei conti, Guido Carlino, che presiederà e introdurrà la prima delle tre sessioni in calendario, incentrata sul tema “La magistratura contabile a garanzia del buon andamento della pubblica amministrazione”.

La seconda sessione, orientata sugli aspetti legati a “La magistratura amministrativa nel rapporto tra potere pubblico, cittadini e imprese” sarà presieduta dal Presidente del Consiglio di Stato, Luigi Maruotti. La Prima Presidente della Corte suprema di Cassazione, Margherita Cassano, presiederà, infine, la terza sessione, dedicata alle tematiche connesse a “La magistratura ordinaria garante dei diritti per lo sviluppo del sistema-paese”.

Sono previsti, fra gli altri, gli interventi del Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, del Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, della Presidente della Corte costituzionale, Silvana Sciarra, del Vicepresidente del Consiglio Superiore della Magistratura, Fabio Pinelli, dell’Avvocato generale della Corte di giustizia UE, Giovanni Pitruzzella, del Presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, del Presidente del Consiglio nazionale forense, Francesco Greco, del Presidente aggiunto della Corte dei conti, Tommaso Miele, del Procuratore generale della Corte dei conti, Angelo Canale, e del Sindaco di Palermo, Roberto Lagalla.
Modereranno le tavole rotonde a conclusione di ciascuna sessione i giornalisti Gianni Trovati, Lorenzo Salvia, Lirio Abbate e Vincenzo Morgante.

Lotta alla criminalità organizzata a Catania – La Finanza applica il Codice Antimafia e sequestra beni, disponibilità finanziarie, rolex e attività commerciali

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Catania

Nell’ambito di articolate attività di indagine coordinate dalla Procura della Repubblica di Catania, i Finanzieri del Comando Provinciale di Catania hanno eseguito, con il supporto dello Servizio Centrale Investigazioni sulla Criminalità Organizzata (SCICO) e l’ausilio dei Comandi Provinciali di Mantova, Milano, Monza, Roma e Verona, un provvedimento di sequestro patrimoniale in materia antimafia – emesso dal Tribunale etneo, Sezione Misure di Prevenzione – relativo all’ingente patrimonio, pari a circa 98 milioni di euro, riconducibile a due imprenditori, padre e figlio, ritenuti “socialmente pericolosi” in quanto contigui al clan “Scalisi” di Adrano (CT), articolazione locale della famiglia mafiosa “Laudani”.

L’indagine di prevenzione da cui origina il citato provvedimento si collega alle operazioni “FOLLOW THE MONEY” e “BLACK BLEND”, condotte dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catania della Guardia di Finanza.

In particolare, nell’ambito dell’indagine “FOLLOW THE MONEY”, i citati imprenditori, già tratti in arresto nel 2021 in esecuzione di apposita Ordinanza di custodia cautelare in carcere del Tribunale etneo, sono stati rinviati a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa poiché avrebbero sistematicamente favorito il clan “Scalisi” fornendo, mediante l’alimentazione della cassa e il mantenimento del gruppo e dei suoi sodali, un contributo, stabile e protratto nel tempo, alla realizzazione delle finalità dell’organizzazione mafiosa, al consolidamento del potere economico e all’occultamento e all’incremento del patrimonio del sodalizio, in cambio del quale avrebbero ricevuto protezione e agevolazione nell’espansione delle proprie attività imprenditoriali.

Grazie a tale “mutua assistenza” tali soggetti – imprenditori inizialmente operanti nel settore della logistica e dei trasporti nella zona di Adrano (CT) – avrebbero progressivamente esteso le loro illecite attività imprenditoriali in altre aree del territorio nazionale, diversificandole verso il settore della commercializzazione dei prodotti petroliferi.

La diversificazione dell’attività sarebbe confermata dalle risultanze dell’operazione “BLACK BLEND”, anch’essa condotta dal Nucleo PEF di Catania della Guardia di finanza, al cui esito i predetti sono stati destinatari, unitamente ad altri indagati, di un decreto di sequestro preventivo delle società e disponibilità a loro riconducibili, emesso dal locale Tribunale, in quanto ritenuti responsabili dei reati di omessa e infedele dichiarazione dei redditi (artt. 4 e 5 del D.Lgs. n. 74/2000) nonché di sottrazione all’accertamento e al pagamento delle accise su prodotti energetici (art. 40 del D.Lgs. n. 504/1995).

In particolare, le investigazioni delle Fiamme Gialle etnee avrebbero disvelato l’operatività di un gruppo criminale, di cui i due soggetti in parola sarebbero stati i promotori e organizzatori, dedito:

  • all’illecita introduzione nel territorio dello Stato di ingenti quantitativi di prodotti energetici provenienti da Austria, Germania, Repubblica Ceca, Romania e Slovenia, formalmente indirizzati a due depositi in provincia di Verona e Catania, ma di fatto destinati ad altri siti etnei di stoccaggio gestiti dagli indagati;
  • alla successiva cessione dei citati carburanti a favore di imprese di autotrasporto e distributori stradali operanti nel territorio siciliano. La competitività dei prezzi praticati sarebbe stata assicurata grazie alla sistematica evasione, per decine di milioni di euro, delle imposte dovute sui prodotti energetici, in particolare l’IVA, ricorrendo all’omissione ovvero alla presentazione di dichiarazioni fiscali infedeli.

Sulla base degli elementi raccolti nel corso delle indagini, i due imprenditori sono stati considerati soggetti “pericolosi per la società” e, pertanto, nei loro confronti sono stati eseguiti mirati approfondimenti diretti a verificare il sussistere delle condizioni previste dal codice delle leggi antimafia (D.Lgs. n. 159/2011) per l’applicazione delle misure di prevenzione a carattere patrimoniale. A tal fine, il Nucleo PEF di Catania della Guardia di Finanza ha svolto articolati accertamenti economico-finanziari individuando i beni e le disponibilità, direttamente o indirettamente riconducibili ai proposti.

Le analisi svolte per valutarne la loro coerenza rispetto alle fonti reddituali lecite prodotte dai medesimi e dai relativi nuclei familiari hanno fatto emergere – nell’attuale fase del procedimento, in cui non si è ancora instaurato il contraddittorio con le parti – un’evidente sproporzione tra le ricchezze accumulate e i redditi complessivamente prodotti, risultati talmente esigui da non poter assicurare nemmeno il sostentamento familiare.

Alla luce dei riscontri eseguiti, la Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di Catania, su proposta della Procura etnea, ha pertanto disposto il sequestro di prevenzione dei seguenti beni e disponibilità riconducibili ai citati soggetti, ritenuti frutto o reimpiego dei proventi illecitamente accumulati:

  • quote sociali e relativi compendi aziendali di 28 attività commerciali (di cui 23 società con sede in Italia, 1 società di diritto estero e 4 ditte individuali), site nelle province di Catania (n. 16, di cui 9 in Catania città, 5 in Adrano e 2 in Biancavilla), Enna (n.1), Mantova (n.1), Milano (n.3), Roma (n.1), Verona (n.5) nonché nella città di Villach in Austria (n.1), operanti nel settore della logistica e dei trasporti, della commercializzazione dei prodotti petroliferi e immobiliare;
  • 70 beni immobili (di cui 36 fabbricati e 34 terreni), situati nelle province di Catania (n. 47, di cui 1 in Aci Catena, 40 in Adrano e 6 Biancavilla), Enna (n.6), Messina (n.2), Mantova (n.6), Modena (n.2) e Verona (n.7);
  • denaro contante per 1,7 mln di euro nonché gioielli e preziosi (9 rolex e 16 tra monili, anelli e bracciali) per un valore di oltre 250.000 euro, rinvenuti nella disponibilità dei medesimi;
  • rapporti bancari e finanziari, personali e societari, con disponibilità poste a disposizione dell’amministratore giudiziario complessivamente pari a 16 milioni di euro,

per un valore complessivo di circa 98 milioni di euro.

 

 

 

Violenze sui minori, I crimini sono aumentati del 34%

 

 

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In crescendo i reati su minori . Se nel 2021 era stata superata per la prima volta quota 6mila casi, nel 2022 il balzo è così grande da spingere il numero verso i 7mila (6.857).

A confermare la tendenza di crescita è il dato su 10 anni: dal 2012 (5.103 reati) al 2022 i crimini a danni di minori sono aumentati del 34%. I dati, forniti e curati  dal Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale Polizia Criminale, sono stati resi noti dalla Fondazione Terre des Hommes nel Dossier indifesa ‘La condizione delle bambine e delle ragazze nel mondo’ 2023, in occasione della Giornata mondiale delle bambine (11 ottobre).

Il documento è stato presentato a Roma, al Maxxi Museo delle Arti del XXI Secolo, alla presenza di Stefano Delfini, direttore del Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale della Polizia Criminale del Dipartimento della Pubblica Sicurezza; Carla Garlatti, Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza; Oleksandra Romantsova, direttrice esecutiva del Centro per le libertà civili di Kiev, premio Nobel per la pace 2022; Donatella Vergari, presidente di Terre des Hommes Italia.

Nel corso degli anni, la grande prevalenza di bambine e ragazze tra le vittime di reati non solo è confermata ma è aumentata.      Il fattore più inquietante è costituito dalla crescita del reato di  violenze sessuali,  27% in più in un anno: da 714 nel 2021 sono passate a 906 lo scorso anno, per l’89% ai danni di bambine e ragazze. Erano l’87% l’anno precedente e l’85% (sul totale di 689 casi) nel 2012. Mentre nel 2022 sono state il 65% (su 37) le bambine vittime di prostituzione minorile a fronte del 60% (su 77) nel 2012.

Vi sono anche altri tipi di reato, spesso non denunciati, , come maltrattamento di familiari e conviventi minori (53%), detenzione di materiale pornografico (71%), pornografia minorile (70%), atti sessuali con minorenne (79%), corruzione di minorenne (76%), violenza sessuale aggravata (86%).

 

La giustizia -Corte d’Assise d’appello-batte oggi un colpo: Ergastolo per il boss Nino Madonia l”assassino” del poliziotto Agostino

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Ergastolo confermato dai  giudici della Corte d’assise d’appello di Palermo al boss di spicco Nino Madonia nel processo di appello per l’omicidio del poliziotto Nino Agostino e della moglie incinta, Ida Castelluccio, uccisi a colpi di pistola il 5 agosto del 1989 a Villagrazia di Carini.

Madonia aveva scelto il rito abbreviato e in primo grado, nel 2021, aveva subito eguale condanna L’accusa, rappresentata dai sostituti procuratori Domenico Gozzo e Umberto De Giglio, aveva sollecitato la conferma della sentenza di primo grado. I giudici della seconda sezione della corte di di assise di appello, presieduta da Angelo Pellino, hanno pronunciato la sentenza alle 16.45 dopo essere entrati in camera di consiglio questa mattina.

. Confermate anche le condanne di risarcimento per le parti civili costituite: i familiari delle vittime, il centro studi Pio La Torre e l’associazione Libera.

La Corte ha escluso l’aggravamento della premeditazione per l’omicidio di Ida Castelluccio. Presenti in aula i sostituti pg Domenico Gozzo e Umberto De Giglio, al loro fianco il capo dell’ufficio, la procuratrice generale Lia Sava. C’era anche il papà di Nino Agostino, Vincenzo, con la figlia Flora, seduto accanto all’avvocato di parte civile Fabio Repici. In questo procedimento, a porte chiuse, l’unico imputato è il boss Nino Madonia che aveva scelto il rito abbreviato ed in primo grado, nel 2021, era stato condannato all’ergastolo.

L’accusa ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado. Prima che la Corte si ritirasse in camera di consiglio, l’imputato in fase di dichiarazioni spontanee si è rivolto al papà della vittima, Vincenzo, dicendo: «Non sono stato io a uccidere suo figlio. Non è giustizia se vengo condannato». Nel processo con il rito ordinario, invece, che si svolge dinanzi alla Corte di assise presieduta da Sergio Gulotta, sono imputati il boss Gaetano Scotto, accusato di duplice omicidio aggravato in concorso e Francesco Paolo Rizzuto, accusato di favoreggiamento.

Alcuni appunti su Agostino. Era un agente in servizio al commissariato San Lorenzo di Palermo componente di un gruppo che collaborava con i Servizi segreti per la cattura dei latitanti mafiosi. Agostino sarebbe stato in possesso di un «prezziario» con una lista di latitanti. Formalmente assegnato alle volanti, Agostino indagava sui grandi latitanti assieme ad Emanuele Piazza, anche lui assassinato, Giovanni Aiello, morto d’infarto 4 anni fa, Guido Paolilli, agente di polizia, e ad altri componenti allora di vertice dei Servizi di sicurezza.

 Agostino avrebbe compreso le reali finalità della struttura a cui apparteneva (alla quale aveva offerto una pista per arrivare alla cattura di Salvatore Riina a San Giuseppe Jato) e avrebbe deciso di allontanarsene poco prima del matrimonio. Una scelta che, secondo gli inquirenti, ha pagato con la vita. La Dia ha indagato sui rapporti tra esponenti delle istituzioni e i capimafia Madonia, boss di Resuttana, e Scotto, da sempre indicato come trait d’union con appartenenti ai Servizi di sicurezza, e sulla figura di Aiello, noto come «faccia da mostro», un personaggio dalle mille ombre con legami con ambienti dell’eversione nera poi deceduto.

Nino Madonia

Il delitto è rimasto impunito per 32 anni. Dopo una lunga indagine a carico di Madonia, del boss Gaetano Scotto e di Francesco Paolo Rizzuto, un amico della vittima, la Procura di Palermo aveva chiesto l’archiviazione ritenendo che non ci fossero elementi idonei ad andare a processo. L’inchiesta è stata avocata dalla Procura generale che è giunta a conclusioni differenti e ha chiesto il rinvio a giudizio dei tre imputati. Madonia aveva scelto l’abbreviato.

Decisive le dichiarazioni dei pentiti Vito Galatolo, Francesco Marino Mannoia, Giovanni Brusca, Giuseppe Marchese, Francesco Onorato, ma anche di testimoni vicini ad Agostino, come colleghi e familiari. Da notare che da tempo il padre della vittima, sempre intento per la ricerca della verità ha denunciato i depistaggi e le connivenze che hanno protetto i responsabili della morte del figlio chiedendo giustizia.

 

Lampedusa, migranti su barchini di lamiera e la Guardia di Finanza che soccorre i naufraghi

 

La distanza che separa le coste del Nord Africa da Lampedusa,  una tomba di migliaia di vite umane..  La Guardia di finanza  della Sezione operativa navale (Senaguarfi) di Lampedusa, istituita dal Corpo tre anni fa sulla più grande delle Pelagie in virtù della richiesta del capitano Edoardo Anedda, è in continua attività di salvezza. Si apprende anche che vi sono velivoli delle varie amministrazioni dello Stato e di Frontex che effettuano continue ricognizioni aero-marittime per segnalare imbarcazioni con migranti in navigazione verso l’isola, ma anche eventuali situazioni sospette”.

 Ammassati su barchini di lamiera con una linea di galleggiamento ridottissima affrontano i migranti il mare. Devono stare tutti seduti. Perché la barca non affondi con lo squlibrio
Migranti che decidono di cambiare vita – è la loro speranza – ma il più delle volte sono vittime dei trafficanti di esseri umani e adesso anche dei ‘pirati’ del mare, pronti ad assaltare i natanti carichi di naufraghi per rubare loro il motore e quei pochi beni che hanno al seguito. Lo sanno bene anche gli uomini e le donne della Sezione operativa navale di Lampedusa, perché accanto al soccorso e all’assistenza alle carrette del mare, la Guardia di Finanza non smette un secondo di svolgere la sua preziosa attività ..

Premio Nobel per la Chimica: vincono Moungi Bawendi, Louis E.Brus, e Alexei I.Ekimov (russo)

 

Nobel Chimica 2023, premio a Bawendi, Brus e Ekimov

 

 

Lo studioso statunitense di origine tunisina Moungi Bawendi, l’americano Louis E. Brus e Il ricercatore russo Alexei I. Ekimov vincono il Premio Nobek per la Chimica di quest’anno.

. Il riconoscimento – spiega la motivazione ufficiale l’Accademia svedese delle Scienze – è stato attribuito per la scoperta e lo sviluppo dei punti quantici. “Queste minuscole particelle – si sottolinea – hanno proprietà uniche e ora diffondono la loro luce dagli schermi televisivi e dalle lampade a LED. Catalizzano le reazioni chimiche e la loro luce può illuminare il tessuto tumorale per un chirurgo”.

Afferma Johan Åqvist, presidente del Comitato per il Nobel per la Chimica.I punti quantici hanno molte proprietà interessanti e speciali, soprattutto possono assumere colori completamente diversi a seconda della loro dimensione”, afferma Johan Åqvist, presidente del Comitato per il Nobel per la Chimica.

Corruzione a Palermo, arrestati un sovrintendente capo e un vicesovrintendente di polizia

 

Livorno: 2 arresti e 8 denunce per corruzione | Polizia di Stato

 

Accuse gravi ed infamanti per chi veste la divisa da poliziotto :Corruzione, peculato e falso materiale e ideologico  Gli accusati prestano  servizio alla squadra mobile di Palermo dove sono stati arrestati dai colleghi:  un sovrintendente capo e un vice sovrintendente, Salvatore Graziano, 56 anni e Fabrizio Spedale, 54 anni.

L’indagine, coordinata dal procuratore di Palermo Maurizio de Lucia, ha messo in luce che il sovrintendente capo avrebbe ricevuto denaro dallo spacciatore, Ignazio Carollo, 42 anni, anche lui finito in carcere, in cambio di informazioni su attività investigative in corso.

I due poliziotti, inoltre, in due diverse occasioni, – si apprende – a seguito di alcuni sequestri di droga, avrebbero sottratto parte della merce e l’avrebbero fatta avere al pusher perché la rivendesse. “Se parlassi io, mezza squadra mobile, si porterebbero tutti… Quanti piccioli gli ho fatto vuscare: un 20, un 15, un 18”. E’ una delle intercettazioni che incastra Fabrizio Spedale, uno dei due vice-sovrintendenti di polizia arrestati.

Spedale avrebbe passato informazioni riservate su indagini in corso a Ignazio Carollo e avrebbe fatto sparire quantitativi di hashish sequestrati durante le indagini. La droga, sulla carta distrutta, sarebbe tornata invece nel mercato illecito e il ricavato delle vendite sarebbe stato spartito con gli agenti infedeli. E proprio Carollo, parlando con la madre e non sapendo di essere intercettato, si lamentava della “inefficienza” del poliziotto che non sarebbe più stato disponibile come un tempo e rivelava alla donna i suoi passati rapporti con l’indagato. “Il chiaro riferimento – afferma il Giudice istruttore -– è al versamento di corrispettivi pecuniari a Spedale e altri poliziotti non identificati”.

Le cifre sarebbero riferite al quantitativo di droga venduto, il cui guadagno era finito nelle tasche degli agenti corrotti. Sempre parlando con la madre Carollo di fatto svelava l’accordo col poliziotto: “… le sequestrava ste cose!!.. e invece di distruggerla (“e la doveva andare a buttare…”), invece me li dava a me”, per rivenderla e dividere i ricavi (“mi dava 20 mila euro…” )

Quando l’Istituto di pena non è finalizzato al recupero: pregiudicato esce e ricomincia la malavita

Immagini di Drugs legalization, foto e fotografie stock di ...

 

Catania – Biancavilla
I Carabinieri della Sezione Operativa della Compagnia di Paternò hanno arrestato un pregiudicato ragusano di 28 anni, sorpreso nella flagranza di reato di detenzione illegale di armi e detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio.
In particolare il giovane, che solo 7 mesi fa era uscito dal carcere dove aveva scontato una pena di 10 anni di reclusione proprio per reati connessi agli stupefacenti, si era trasferito da qualche settimana a casa della cugina, a Biancavilla.
Il volto nuovo non è chiaramente passato inosservato ai Carabinieri che hanno avviato nei suoi confronti una mirata attività info-investigativa. I militari dell’Arma, dopo aver tra l’altro monitorato i suoi spostamenti per alcuni giorni, hanno quindi sospettato che il soggetto non era arrivato in zona per motivi “turistici”, ma piuttosto per porre in essere probabilmente delle condotte delinquenziali. I Carabinieri, all’esito di un servizio d’osservazione “discreto”, lo hanno perciò raggiunto nell’abitazione della parente e lì, nel garage di pertinenza della casa, hanno trovato due bilancini e materiale per il confezionamento di droga.
Questo riscontro ha quindi confermato la tesi investigativa dei Carabinieri, per cui la perquisizione è stata estesa anche alle autovetture di proprietà della zia e della cugina dell’uomo, parcheggiate nel cortile condominiale, proprio davanti a quell’autorimessa.
Nel frangente all’interno di una Alfa Romeo, tra l’altro confiscata, sotto il sedile passeggero, i militari hanno rinvenuto una pistola calibro 7,65 con matricola abrasa, con caricatore inserito e all’interno 8 colpi. Altre 12 cartucce dello stesso calibro sono state, poi, recuperate dentro una busta di plastica, occultata nel vano laterale di uno sportello.
Dentro il portabagagli una Fiat Bravo, invece, è stata scoperta una scatola contenente 60 grammi di cocaina e 550 grammi di marijuana, impacchettata sottovuoto. Il 28enne, dopo tutto quello che è stato sequestrato, ha ammesso di aver portato lui la droga e la pistola a Biancavilla, venendo pertanto arrestato. l’Autorità Giudiziaria, che ha convalidato l’arresto, ha successivamente disposto la misura della custodia cautelare in carcere. L’arma è stata inviata al Reparto Investigazioni Scientifiche di Messina per essere sottoposta agli opportuni accertamenti balistici al fine di verificare se sia stata utilizzata in occasione di eventi delittuosi.

 

 

Le immagini choc della tragedia di Mestre

 

Strage del bus a Mestre, le foto che raccontano la tragedia ...

 

 

Si cerca di capire la  dinamica della tragedia del bus di Mestre: il mezzo elettrico ha sfondato il guardrail ed è precipitato dal cavalcavia prendendo fuoco dopo l’impatto.

Un volo nel vuoto con 21 vittime  , tra cui l’autista alla guida, sul cui corpo verrà effettuata l’autopsia. Quindici le persone rimaste ferite. Le telecamere presenti e le due ‘scatole nere’ sul mezzo forse forniranno elementi utili a ricostruire la tragedia.

“Aperto un fascicolo contro ignoti per omicidio plurimo stradale”

Afferma Bruno Cherchi, procuratore capo di Venezia interpellato a riguado:  “Il bus. era affiancato da un altro mezzo” un pullman, “ma non risulta alcun segno su questo mezzo, tanto più che l’autista si è fermato e ha tentato di intervenire con l’estintore”.

Inoltre “non risultano segni di frenata” sull’asfalto. “Le indagini sulla ricostruzione del fatto solo in corso, sono emersi particolari certi come che l’impatto del pullman è avvenuto una cinquantina di metri prima della rottura del guardrail e della caduta. Sembrerebbe che il pullman si sia accostato al guardrail, lo abbia affiancato per una cinquantina di metri, poi ci sia stata un’ulteriore sterzata quindi l’appoggio verso destra e la caduta. Non risulta che ci sia stato un incendio nel senso tecnico del termine, c’è stata una fuoriuscita di gas dalle batterie (del bus elettrico, ndr) e su queste stiamo facendo accertamenti“…

Afferma ancora Bruno Cherchi. “Stiamo lavorando alla ricostruzione delle modalità, serve ancora tempo“….

L’autobus è stato sequestrato in attesa di consulenze che possano certificarne le condizioni, così come le batterie al litio del mezzo elettrico su cui “occorre operare in sicurezza”, e l’intera area – guardrail e parapetto esterno che dà sul baratro, “dal punto di contatto a quello di caduta”.I lavori sul cavalcavia

Luogo ella tragedia : “c’è un doppio guardrail,  da sostituire si apprende”. I lavori, da 6,5 milioni di euro, “sono in corso da un mese.

 

 

Operazione “Crediti fantasma” ad Asti – 2,4 miliardi di falsi crediti fiscali per bonus edilizi- Un arresto e sequestro per 196 milioni

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All’esito di indagini di polizia giudiziaria economico finanziaria, scaturite dall’operazione “Crediti Fantasma – Capisci ammè” della primavera scorsa, coordinata dalla Procura della Repubblica di Asti, in collaborazione con i colleghi del Nucleo Speciale Tutela Entrate e Repressione Frodi Fiscali di Roma, militari del Nucleo di Polizia economico finanziaria di Asti, stamane, hanno dato esecuzione ad un provvedimento cautelare, emesso dal GIP presso il locale Tribunale, di sequestro preventivo per 195.829.110,00, nonché di custodia cautelare in carcere nei confronti di un imprenditore iscritto all’AIRE (anagrafe dei residenti all’Estero), originario della provincia di Caserta, effettuando perquisizioni a Castel Volturno e Napoli.

Si tratta di una ulteriore fase dell’articolata investigazione che il 22 marzo aveva portato i Finanzieri del Comando Provinciale di Asti, con l’ausilio dei Reparti del Corpo competenti per territorio, impiegando 150 militari, ad operare in 18 province l’arresto di 10 responsabili e 73 perquisizioni, con il sequestro di cassetti fiscali contenenti crediti d’imposta ritenuti falsi per la cifra record di oltre 1,5 MLD di € e poi ancora, in maggio, di un ulteriore sequestro per 700 milioni. L’intervento di vincolo giudiziario – mirato ad impedire l’utilizzo anche di questa ulteriore platea di crediti d’imposta ritenuti inesistenti, generati nel 2022 dal sodalizio criminale oramai disarticolato – è stato condotto dalle Fiamme gialle astigiane con la collaborazione dell’Agenzia delle Entrate di Roma, alla quale è stato notificato oggi il decreto magistratuale, in modo da inibire sulla apposita piattaforma digitale del fisco l’accesso ai cassetti fiscali incriminati. Questi 196mln di titoli di credito fiscale sono riconducibili a 2 società e 27 persone fisiche (con sede dichiarata in Campania, Emilia Romagna, Marche, Piemonte, Puglia e Veneto) – non coinvolte nell’operazione iniziale, ma che comunque fanno anch’esse capo a intestatari di partita IVA indigenti, titolari di società inattive o evasori totali sconosciuti al fisco, nullatenenti, privi di possidenze.

L’analisi della Guardia di Finanza ha evidenziato anche in questo caso incongruenze sostanziali, quali l’indicazione di lavori effettuati presso immobili non posseduti o inesistenti. In quest’ultima tranche di investigazioni si staglia la figura di un altro attore della truffa, dimorante in Castel Volturno (CE), che era riuscito ad eludere le precedenti indagini. Costui, C.C. di anni 64, attinto oggi anche dal sequestro preventivo per equivalente dei beni per € 463.006,76, per l’illecito profitto in danno all’erario conseguito dal sodalizio, sarà oggi tradotto in carcere, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

L’operazione odierna costituisce il culmine di articolati accertamenti, peculiari della Guardia di Finanza, quale unico organo specializzato di polizia giudiziaria economico-finanziaria, che opera a tutela del Bilancio dell’U.E., dello Stato e degli Enti locali; primaria missione istituzionale del Corpo, mirata nel caso di specie a prevenire e contrastare chi minaccia il corretto impiego delle ingenti risorse pubbliche erogate per contribuire al rilancio dell’economia e al sostegno delle iniziative di riqualificazione energetica e di transizione ecologica. Si sottolinea che il procedimento penale si trova ancora nella fase delle indagini preliminari e che la responsabilità degli indagati sarà definitivamente accertata solo in caso di emissione di una sentenza irrevocabile di condanna.

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