Napoli, Operazione contro il traffico di droga e riciclaggio

 

21,022 Foto Cocaina, Immagini e Vettoriali

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 Un’ordinanza di applicazione di misure cautelari personali -già emessa – informano i finanzieri-  dal GIP del Tribunale di Napoli, su richiesta della Procura della Repubblica di Napoli – Direzione Distrettuale Antimafia,è stata notificata nei giorni scorsi a carico di 28 persone, gravemente indiziate di associazione per delinquere finalizzata al traffico internazionale di ingenti quantitativi di sostanze stupefacenti e riciclaggio.

Le indagini hanno consentito di disvelare l’operatività di un sodalizio criminale, con base operativa in provincia di Napoli, facente capo a un noto narcotrafficante, dedito all’introduzione sul territorio nazionale (e all’esportazione verso altri paesi, tra cui l’Australia) di ingenti partite di cocaina.

Il narcotrafficante ha fatto sì che lo stupefacente proveniente dal Sud America, nascosto all’interno di container, raggiungesse via mare i principali scali marittimi commerciali europei grazie ad accordi, alleanze e joint ventures intrecciate, a partire da gennaio 2017, con narcotrafficanti sud americani ed europei di primissimo livello: sia colombiani delle famigerate formazioni paramilitari conosciute come Clan del Golfo, sia olandesi di origine marocchina che nel frattempo si affermavano sulla scena tra i principali gruppi criminali nel controllo del traffico di cocaina dal Sudamerica nei porti di Rotterdam (Paesi Bassi) e Anversa (Belgio), sia irlandesi.

Giunto sulla terra ferma, lo stupefacente veniva prelevato e trasportato su gomma da autotrasportatori compiacenti, per essere occultato all’interno di depositi, covi e nascondigli nella disponibilità dell’organizzazione, ubicati in Campania, Calabria, Emilia Romagna e Lazio.

Il narcotrafficante, già condannato in un precedente procedimento instaurato presso la Procura della Repubblica di Napoli mentre era in stato di latitanza a Dubai, è stato capace nel corso degli anni successivi di assurgere ad un ruolo assolutamente primario quale broker internazionale della droga.

L’associazione per delinquere, oltre ad avere articolazioni in Europa, Africa e Sud America, poteva contare anche su una fitta rete di sodalizi attivi in varie regioni italiane. La consorteria criminale ha infatti intrattenuto stabili rapporti con clan camorristici di tutto il napoletano nonché con organizzazioni di stampo mafioso operanti in Calabria che, oltre ad approvvigionarsi di cocaina dal gruppo indagato, hanno fornito supporto nel recupero di ingenti partite di stupefacente in arrivo presso lo scalo marittimo di Gioia Tauro, grazie ad operatori portuali infedeli.

Una parte dei referenti della rete di distribuzione italiana è stata compiutamente identificata e arrestata (a fine marzo 2021) in un’operazione congiunta della Squadra Mobile di Napoli e del GICO, con sequestro di ingenti quantitativi di cocaina, di hashish e di denaro.

Gli appartenenti all’organizzazione erano in costante contatto tra loro grazie a sistemi di comunicazione crittografati (tra i quali Encro-Chat e Sky-Ecc), oggetto di indagine da parte di una squadra investigativa comune franco-olandese-belga e acquisiti attraverso una proficua collaborazione internazionale con l’Agenzia Europol e con l’Autorità giudiziaria francese ed olandese, coordinata da Eurojust.

Queste acquisizioni sono state sottoposte ad opportuna ed approfondita verifica, risultando perfettamente congruenti ed intersecabili con le autonome investigazioni condotte nell’ambito del procedimento instaurato presso la D.D.A. di Napoli ed articolatesi in attività di intercettazione telefoniche ed ambientali, videoriprese e riscontri sul campo (perquisizioni, sequestri ed arresti in flagranza).

Tali attività hanno portato alla completa identificazione dei trafficanti, non solo in Italia, consentendo di identificare i soggetti che coordinavano la gestione del denaro, impartivano disposizioni ai “corrieri” dello stupefacente e gestivano gli automezzi utilizzati per il trasporto della droga e del contante e, in generale, la filiera logistica a supporto dell’organizzazione.

Nel complesso gli investigatori hanno ricostruito – da marzo 2020 a marzo 2021 – movimentazioni di cocaina per oltre 7 tonnellate, di cui 1,3 sottoposte a sequestro in Italia e all’estero.

L’organizzazione indagata ha fatto ricorso, inoltre, a sistematiche condotte di riciclaggio e reimpiego dei proventi illecitamente acquisiti con il traffico di stupefacenti.

In particolare, i proventi del narcotraffico sono stati in parte trasferiti all’estero (avvalendosi di sistemi di movimentazione monetaria alternativa, basata sull’opera di cambisti internazionali, c.d. Hawala) e, in parte, reinvestiti in attività speculative quali la compravendita di oro.

 

Napoli, violenza sessuale e/o attività sessuale “non consensuale” su 6 studentesse all’Università: custodia cautelare per un dipendente

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Violenza sessuale:un  tecnico di laboratorio in servizio presso l’Università Federico II di Napoli, Dipartimento di Biologia, è stato arrestato. I carabinieri hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti dell’uomo, accusato del reato di violenza sessuale continuata, aggravata per essere stata commessa all’interno di un luogo di istruzione frequentato dalla vittima, ai danni di 6 studentesse.

Le indagini sono partite dalla denuncia-querela sporta ai carabinieri da una studentessa, che ha raccontato di essere stata costretta a subire atti sessuali da parte del tecnico di laboratorio nel mese di novembre 2021, consistiti in carezze e palpeggiamenti nelle parti intime, all’interno di locali dell’Università.   Un’attività sessuale, come affermano le studentesse, non consensuale.

Come riferiscono i carabinieri del comando provinciale di Napoli, dalle ulteriori attività investigative, che si sono giovate della collaborazione istituzionale degli organismi universitari (che, tra l’altro, avevano tempestivamente e cautelativamente disposto la sospensione del dipendente per 30 giorni e il successivo trasferimento ad altra sede, non a contatto con studenti), sono emerse altre “condotte perpetrate negli anni da parte del tecnico in danno di altre 5 giovani studentesse, secondo le stesse modalità”.  Adesso la difesa agli avvocati del dipendente arrestato

Dopo i bombardamenti della Russia, “dieci milioni di Ucraini senza energia elettrica”

El Nuncio de Ucrania: "La situación en Kiev es grave pero la solidaridad es  total" - Vatican News

F. Vatican

 

Il presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky ha affermato che 10 milioni di ucraini sono senza energia elettrica dopo una nuova ondata di attacchi missilistici da parte della Russia che ha causato la morte di almeno sette persone.

  “La difesa aerea ucraina è riuscita ad abbattere sei missili da crociera e cinque droni”,

Ieri la Russia ha colpito l’Ucraina colpendo più installazioni energetiche e altri edifici civili meno di due giorni dopo uno dei suoi bombardamenti più pesanti. Sette persone sono morte quando un missile ha colpito il loro condominio a Vilnyansk, vicino alla città meridionale di Zaporizhzhia.
Un impianto di produzione di gas e una fabbrica di missili a Dnipro sono stati tra gli ultimi obiettivi

Coloro che soffrono di interruzioni di corrente sono principalmente nella capitale, Kiev, la città occidentale di Vinnytsia, la città portuale di Odessa, nel sud-ovest, e Sumy, nel nord-est.

 

“Operazione Mare aperto”: scafisti salpavano per prelevare migranti in Tunisia. Costi: fino a 70 mila euro

 

 

L’operazione ‘Mare aperto, avrebbe avuto punti strategici dislocati in più centri dell’isola, come Scicli, Catania e Mazara del Vallo.     Persone specializzate in ‘viaggì per migranti, che prelevavano in Tunisia salpando dalla costa meridionale della Sicilia   Si servivano di piccole imbarcazioni di fortuna,, munite di potenti motori fuoribordo, condotte da esperti scafisti che avrebbero operato nel braccio di mare tra le città tunisine di Al Haouaria, Dar Allouche e Korba e le province di Caltanissetta, Trapani e Agrigento, così da raggiungere le coste italiane in meno di 4 ore.

Secondo gli investigatori  queste persone  avrebbero trasportato dalle 10 alle 30 persone per volta, esponendole a grave pericolo per la vita. Il prezzo a persona, pagato in contanti in Tunisia prima della partenza, si sarebbe aggirato tra i 3.000 e i 5.000 euro e il presunto profitto dell’organizzazione criminale, secondo stime investigative, si attesterebbe tra i 30.000 e i 70.000 euro

I componenti dell’organizzazione risultano ora  destinatari di un provvedimento giudiziario del Gip di Caltanissetta, notificato a  undici tunisini e a sette italiani. Il Gip ha disposto il carcere per 12 di loro e gli arresti domiciliari per gli altri sei.

L’intercettazione: “Se ci fossero stati problemi, come un’avaria al motore, gli scafisti avrebbero potuto “sbarazzarsi dei migranti in alto mare”. Era l’indicazione data dagli organizzatori agli scafisti che partivano dalla costa meridionale della Sicilia per prendere migranti in Tunisia e portarli nell’isola.

. Sei dei 18 destinatari del provvedimento del Gip di Caltanissetta – si apprende -sono ancora irreperibili, perché probabilmente all’estero. Un indagato è stato individuato a Ferrara grazie alla collaborazione della squadra mobile del luogo, uno era già in carcere per reati della stessa tipologia, un tunisino, scarcerato da pochi giorni, era nel Cpr di “Ponte Galeria” a Roma, in attesa di essere rimpatriato. Gli altro sono stati arrestati in Sicilia: otto a Caltanissetta e una a Ragusa.

L’indagine è stata avviata il 21 febbraio del 2019 quando all’imbocco del porto di Gela si era incagliata una barca in vetroresina di 10 metri con due motori da 200 cavalli. Il natante era stato rubato a Catania pochi giorni prima e erano sbarcate decine di persone presumibilmente di origini nordafricane.    Ua coppia di origini tunisine -si scoprì–secondo l’accusa, avrebbe favorito l’ingresso irregolare sul territorio italiano, e di cittadini nord africani. 

Secondo la Procura di Caltanissetta, “sussistono gravi indizi di partecipazione a un’organizzazione criminale dedita al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina aggravata” e che aveva “carattere transnazionale in quanto operativa in più Stati”. Contestata anche la circostanza aggravante di aver esposto a serio pericolo di vita i migranti da loro trasportati e di averli sottoposto a trattamento inumano e degradante i migranti.

Si apprende anche che il 26 luglio 2020, per uno dei viaggi pianificati dagli indagati,  l’avaria dei  i motori  di una barca non consentì di concludere  il  viaggio e il natante è rimasto alla deriva, in “mare aperto”,  poi trovato di fronte le coste di Mazara del Vallo.

La Capitaneria di Porto di Porto Empedocle e del Reparto operativo aeronavale della Guardia di Finanza di Mazara del Vallo, hanno individuato l’imbarcazione durante le fasi di rientro dalle coste tunisine, identificando così gli scafisti. Per la cattura dei 18 indagati destinatari dell’ordinanza del Gip sono stati impegnati 120 uomini della Polizia, della Squadra Mobile di Caltanissetta, del Commissariato di Niscemi, del Reparto Prevenzione Crimine e Unità Cinofile e Reparto Volo di Palermo.

Operazione antimafia tra Sicilia e Lombardia

Si cucì la bocca a processo, boss Ercolano di nuovo ...

Nella foto d’Archivio Benedetto Santapaola e a dx Salvatore Ercolano

Catania

Il Comando regionale della Finanza informa che, su delega della Procura della Repubblica di Catania, i Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di finanza di Catania, con l’ausilio di militari del Comando Provinciale di Messina e di Monza-Brianza, hanno ieri dato esecuzione nella Provincia di Catania, Messina e Monza-Brianza a un’ordinanza, concernente complessivamente 37 indagati, con cui il Giudice per le indagini preliminari presso il Tribunale di Catania ha disposto:

la custodia cautelare in carcere nei confronti di 24 persone, gravemente indiziate, a vario titolo, di associazione a delinquere di stampo mafioso, estorsione aggravata dal metodo mafioso, traffico organizzato di sostanze stupefacenti, trasferimento fraudolento di valori e detenzione di armi;

il sequestro, finalizzato alla confisca, di tre attività commerciali operanti nei comuni di Calatabiano (CT) e Giardini Naxos (ME).

L’indagine condotta dal GICO del Nucleo di Polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Catania, ha riguardato i clan mafiosi CINTORINO e BRUNETTO – articolazioni territoriali, rispettivamente, dei clan catanesi CAPPELLO e SANTAPAOLA-ERCOLANO – attivi nei territori, in particolare, di Calatabiano, Giarre, Fiumefreddo, Castiglione di Sicilia, Mascali e in zone limitrofe, anche della provincia di Messina, come l’area di Giardini Naxos e Taormina.

Le investigazioni hanno consentito, nell’attuale stato del procedimento in cui non è stato ancora instaurato il contradittorio con le parti, di ricostruire l’organigramma e gli interessi criminali dei predetti clan nella fascia ionico-etnea, anche attraverso attività tecniche e servizi di osservazione sul territorio, ulteriormente riscontrate dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia e da indagini patrimoniali.

Sotto il primo profilo, sono stati individuati i personaggi di spicco delle predette associazioni che avrebbero ricoperto ruoli di rilievo all’interno delle stesse, contribuendo non soltanto al controllo e alla gestione delle attività criminali sui territori di rispettiva competenza, principalmente connesse alle estorsioni e al traffico di droga, ma anche partecipando agli incontri periodici tra i due clan, volti alla spartizione degli affari mafiosi e alla risoluzione di controversie o problematiche nelle zone di comune interesse, come quelle di Giardini Naxos e Taormina.

L’attività investigativa ha inoltre permesso di ricostruire gli interessi criminali dei clan, acquisendo un quadro gravemente indiziario in merito ai “reati fine”, strumentali al sostentamento delle associazioni mafiose e dei sodali detenuti, tra cui le estorsioni ai danni di imprenditori catanesi e delle aree contigue in provincia di Messina, il traffico di sostanze stupefacenti e l’acquisizione della gestione e del controllo di attività economiche.

Nel dettaglio, con riferimento all’attività estorsiva, le indagini avrebbero documentato 6 estorsioni che sarebbero state consumate con modalità tipicamente mafiose ai danni di attività commerciali attive nei settori della vendita di alimenti e bevande, della balneazione ed edile, corroborate dalle evidenze emerse dalle dichiarazioni di collaboratori di giustizia e dall’escussione di persone informate sui fatti. la custodia cautelare in carcere nei confronti di 24 soggetti nonché il sequestro delle predette società.

L’attività investigativa in questione si inquadra nel più ampio quadro delle azioni svolte da questa Procura e dalla Guardia di Finanza volte al contrasto, sotto il profilo economico-finanziario, delle associazioni a delinquere di tipo mafioso, anche al fine di evitare i tentativi, sempre più pericolosi, di inquinamento del tessuto imprenditoriale, e di partecipazione al capitale di imprese sane, anche profittando delle difficoltà legate al periodo di contrazione economica.

Napoli, attivati accordi quadro per più di un miliardo di investimenti.

 

Napoli, ecco la nuova piazza Municipio - la Repubblica

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Napoli

Il Comune di Napoli attiva gli ” Accordi Quadro corrispondenti a più di un miliardo di investimenti afferenti a più tipologie di finanziamento (Patto per Napoli, PNRR, FESR 2014-2020, CIS Centro Storico, Programma Periferie, ecc.) ed a più di 50 opere pubbliche già individuate. Il ricorso allo strumento dell’Accordo Quadro consente di disporre di un “contenitore” di aggiudicatari.

Nel corso della procedura di gara viene, infatti, fissata la disponibilità delle imprese e/o delle società di servizi tecnici a svolgere i lavori e/o i servizi tecnici individuati che verranno eseguiti in funzione di finanziamenti già disponibili e/o eventualmente attivabili con tempistiche stringenti. Ciò significa che più facilmente l’Amministrazione potrà rispettare i tempi. Non di secondaria importanza, lo strumento dell’accordo quadro consente di operare sui finanziamenti già assegnati e su quelli futuri.

L’Amministrazione utilizza e ha utilizzato spesso questo strumento, ma per la prima volta non sono i singoli uffici ad utilizzarlo, ma sono gli uffici tecnici insieme a ricorrere a tale strumento in maniera coordinata. Sono coinvolti tutti gli assessorati – Infrastrutture, Urbanistica, Patrimonio, Scuole, Welfare, Cultura, Sicurezza,Verde, Ambiente, Turismo, Sport, Politiche giovanili, Pari Opportunità – trattandosi, tra l’altro, di progetti fortemente integrati. Basti pensare alla riqualificazione del Quartiere Scampia o alla valorizzazione dell’Albergo dei Poveri, al tema della passeggiata lungo il Molo San Vincenzo o l’efficientamento energetico degli edifici istituzionali, per comprendere la forte integrazione tra temi e deleghe. Questo approccio metodologico è parte della riorganizzazione del lavoro in atto nella macchina comunale che si concluderà con l’immissione del nuovo personale all’esito del concorso in atto.

Gli Accordi Quadro attivati sono due, uno relativo ai lavori e uno alle verifiche, ma per garantire la più ampia partecipazione delle imprese alla procedura si è scelto di suddividerli in lotti, raggruppati per tipologie (Cluster). Nello specifico, l’Accordo Quadro Lavori è suddiviso in 23 Lotti su 4 Cluster: – nuova realizzazione e riqualificazione immobili ERP; – riqualificazione immobili istituzionali; – restauro e riqualificazione di immobili istituzionali e beni culturali;

– interventi infrastrutturali con sistemazione aree verdi. L’Accordo Quadro Verifiche è suddiviso in 13 Lotti, su 5 Cluster:

– infrastrutturazione e realizzazione linee metropolitana; – opere stradali e viabilità; – rigenerazione urbana, manutenzione e adeguamento di elementi del patrimonio edilizio costruito; – infrastrutture fognarie e protezione idraulica del territorio;

– riprogrammati le cui progettazioni sono ultimate o in fase di ultimazione e consentire che nuovi progetti finanziati o da finanziare vengano realizzati nel pieno rispetto delle stringenti tempistiche

Il nuovo assessore ai Beni culturali e Soprintendenze : “Valorizzare il patrimonio che abbiamo….”

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Elvira Amata, assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana

Comunicato stampa- Palermo

Una nuova fase per le Soprintendenze e strutture dei Beni culturali ritenute centri di potere della classe dirigenziale siciliana e, spesso, anche di  arrivismo e corruzione. Pubblichiamo la nota diffusa dal nuovo assessore

«Da oggi comincia una nuova, bellissima avventura alla guida dell’assessorato dei Beni culturali e della Identità siciliana al fianco del presidente della Regione Siciliana Renato Schifani che ringrazio per la fiducia. C’è tanto da fare per il nostro patrimonio che è già ricchezza e che va rilanciato ed utilizzato con nuove e più fresche idee. Anche con il coinvolgimento delle università siciliane e dei giovani i quali vanno avvicinati ed interessati ai musei, ai parchi archeologici e a tutti i beni patrimonio dell’Unesco, alla cultura in generale. Un pensiero particolare, infine, va alla mia città, Messina, che da anni non esprimeva nella giunta regionale un assessore e alla quale mi dedicherò con l’amore di sempre». Elvira Amata, assessore regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana.

Usa, i repubblicani riconquistano la Camera dei rappresentanti

 

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L’America sembrava  ancora divisa in due, tra Biden e Trumps Ma nel  voto di Midterm Usa, i Repubblicani riconquistano la Camera dei Rappresentanti di Washington, secondo le proiezioni diffuse dai media Tv: il Gop,  ha raggiunto la necessaria soglia dei 218 seggi a otto giorni dal voto, a conferma di una performance elettorale di medio termine inferiore alle aspettative per il partito, che vede deluse le speranze di un”onda rossa”

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden si è subito congratulato con il Gop per la raggiunta maggioranza, dicendosi pronto a lavorare con i Repubblicani.    Afferma il presidente americano: “Mi congratulo con il leader McCarthy per la maggioranza alla Camera e sono pronto a lavorare con i Repubblicani per ottenere risultati per le famiglie che lavorano”Lavorerò con chiunque, repubblicano o democratico, sia disposto a collaborare per ottenere risultati” per il popolo americano….”

 

Droga,” Operazione Gold Green”, 15 arresti in Sicilia

La droga arriva a casa: chi sono i giovani tossicodipendenti

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Palermo –
Alle prime ore di stamattina, nelle città di Palermo e Africo Nuovo (RC), i militari del Nucleo Investigativo del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Palermo, hanno dato esecuzione a 15 provvedimenti cautelari (10 in carcere e 5 degli arresti domiciliari), emessi dal G.I.P. presso il Tribunale di Palermo su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, per i reati di associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope, con le aggravanti relative alla composizione dell’associazione con più di dieci associati, all’aver commesso il fatto al fine di agevolare l’attività mafiosa e per essersi avvalsi della forza di intimidazione del vincolo associativo mafioso e della condizione di assoggettamento e di omertà che ne deriva. Sono anche contestati vari episodi di detenzione, in concorso, di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio.
L’indagine costituisce l’esito di un’articolata manovra investigativa antidroga, focalizzata nel contesto territoriale dei mandamenti mafiosi palermitani di Porta Nuova, Brancaccio e Tommaso Natale – San Lorenzo, che ha consentito di acquisire un grave quadro indiziario in ordine all’esistenza di un’associazione per delinquere dedita al traffico di stupefacenti, che si occupava di importare nel territorio palermitano, tramite vari e consolidati canali di rifornimento, grosse partite di narcotici da immettere nelle piazze di spaccio del capoluogo, registrando ulteriori connessioni con le singole articolazioni mafiose interessate territorialmente.
L’importante dispositivo di contrasto al traffico di stupefacenti connesso con “Cosa Nostra”, di cui si è dotato il Comando Provinciale Carabinieri di Palermo, ha sviluppato un articolato percorso investigativo antidroga, coordinato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, finalizzato al contrasto del principale e più redditizio asset di arricchimento della criminalità organizzata mafiosa.
L’indagine, avviata nel settembre 2019, ha consentito di acquisire un grave quadro indiziario che è stato sostanzialmente accolto nella suindicata ordinanza cautelare, secondo il quale, per l’appunto, sussistono gravi indizi (che dovranno successivamente essere confermati dagli ulteriori passaggi processuali) in ordine ai gravi reati ipotizzati in capo ai soggetti indagati. In sintesi, le investigazioni hanno permesso di:
– individuare un’associazione dedita al traffico di stupefacenti che si occupava di importare a Palermo, tramite vari canali di rifornimento, grosse partite di narcotici di diversa tipologia, da immettere nelle piazze di spaccio del centro del capoluogo siciliano, registrando connessioni tra il sodalizio e distinte articolazioni territoriali di cosa nostra, riunite trasversalmente dal comune interesse di acquisire, per le loro finalità, ingenti quantitativi di droga;
– collocare, al vertice dell’associazione, importanti uomini d’onore (già definitivamente condannati per la loro appartenenza all’associazione mafiosa) delle famiglie mafiose di Palermo Centro e di Partanna Mondello, che, coadiuvati dagli altri sodali (fra i quali anche affiliati mafiosi del mandamento di Brancaccio – non attinti dalla presente misura in quanto già sottoposti a misura cautelare in altro procedimento), operavano a tutto tondo nel mercato degli stupefacenti, rapportandosi sia con fornitori operanti in altre regioni – Campania e Calabria – sia con spacciatori palermitani, incaricati di rivendere al dettaglio i narcotici;
– appurare che parte dei proventi derivanti dallo spaccio siano stati destinati al mantenimento dei detenuti affiliati a più famiglie mafiose del capoluogo;
– individuare, in un’abitazione di Pollena Trocchia (NA), un deposito di stupefacenti del gruppo criminale, all’interno del quale, il 14.05.2020, venivano sequestrati 255 kg di hashish;
– arrestare, nel corso delle indagini, otto corrieri e sequestrare, complessivamente, ulteriori 185 kg di sostanze stupefacenti di varia tipologia (cocaina, hashish e crack), nonché circa 52.000 euro in contanti, verosimile provento dall’attività illecita.

 

 

Caltagirone : -Furto autovetture e ricettazione . Provvedimento restrittivo per 6 persone.

 

Furti d'auto: 6 consigli per non farsi rubare la macchina in estate - Il  Sole 24 ORE

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 Catania – Caltagirone 
Nelle prime ore del mattino, i militari della Compagnia di Caltagirone, supportati da personale dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Sicilia”, hanno dato esecuzione ad un provvedimento restrittivo emesso dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Caltagirone nei confronti di 6 persone gravemente indiziate, a vario titolo, per reati di furto di autovetture e ricettazione delle stesse, e 3 anche di associazione per delinquere finalizzata alla commissione di reati contro il patrimonio.
Le indagini, coordinate dalla Procura della Repubblica di Caltagirone e condotte dal Comando Stazione di Caltagirone nell’estate del 2020, hanno consentito di accertare, in un lasso di tempo di circa 40 giorni, la commissione di 18 furti di autovetture e 4 tentativi di furto, nei comuni di Caltagirone, Grammichele, Misterbianco e Catania, nonché la ricettazione di un veicolo con la complicità di un palagonese e di un altro catanese.
Gli obiettivi delle malefatte erano veicoli del gruppo FCA, specificatamente Fiat 500, Fiat Panda e Punto, Lancia Y, Alfa Romeo Giulietta e Jeep Renegade.
L’attività ha avuto inizio a seguito di due furti di autovetture avvenuti nel maggio 2020 nei comuni di Caltagirone e Grammichele, le cui denunce hanno permesso ai Carabinieri di visionare le immagini dei sistemi di videosorveglianza presenti in quelle zone, ed individuare due degli odierni arrestati, ripresi nel momento della commissione del furto.
Le indagini svolte dai Carabinieri, attraverso pedinamenti e servizi di osservazione, nonché con l’ausilio di intercettazioni telefoniche, ambientali e g.p.s., hanno consentito di acquisire importanti elementi indiziari a carico del gruppo criminale, la cui scaltrezza e “professionalità” si sono evinte da un modus operandi ben rodato e dettagliato in ogni aspetto: i sodali preventivamente ricevevano commesse sulle tipologie di vetture da rubare; già individuavano il luogo ove occultare i veicoli in attesa di cederli ai ricettatori; si avvalevano, per la commissione dei furti, di automobili a noleggio, al fine di eludere i controlli delle forze dell’ordine nel caso venissero avvistati nella flagranza di un furto; erano dotati di sofisticati strumenti atti allo scasso e all’accensione delle autovetture, del tipo grimaldelli, spadini, centraline, ed altri, discutendo tra di loro sul dove reperire tali materiali nonché sulle metodologie di scassinamento dei veicoli.
Uno degli indagati, invece, è risultato essere un sicuro referente per la “cannibalizzazione” dei veicoli rubati, all’interno di un’artigianale “officina” dallo stesso realizzata nel proprio domicilio, smontando pezzi delle auto per poi commercializzarli. Anche la modalità con cui consegnare le vetture rubate a questo sodale era ben studiata, ed avveniva con il metodo della “staffetta”: nel tratto di strada che conduce a Palagonia, due individui precedevano l’auto rubata a bordo di un altro veicolo, al fine di avvistare la presenza di eventuali posti di controllo delle forze armate, mentre l’auto provento di furto veniva guidata da un altro soggetto, dietro corrispettivo in denaro. In un’occasione, gli indagati, sottoposti ad intercettazione, commentavano il corrispettivo troppo basso, ammontante ad Euro 50,00, per trasportare l’auto rubata, a fronte del rischio di essere fermati ed arrestati.
Le intercettazioni hanno permesso di comprendere la stabilità e la forza di questa organizzazione, nonchè il ruolo di primo piano che ha assunto nel “mercato” catanese dei furti d’auto. Alla luce della fiorente e redditizia attività illecita, dagli stessi membri del sodalizio definita come “lavoro”, spesso discutevano dei proventi, mostrando pervicacia nel loro operare e, prima di uscire per compiere furti, si prefiggevano il numero di autovetture da asportare.
Inoltre, grazie alle intercettazioni si è evinto che le conversazioni tenute dal gruppo criminale vertessero unicamente su attività illecite, sia messe in atto che da progettare. È il caso del c.d. “cavallo di ritorno”, in quanto gli odierni indagati più volte hanno discusso della possibilità di compiere estorsioni in danno alle vittime che, dietro dazione di denaro, avrebbero potuto riottenere le auto sottratte.
Dei sei destinatari della misura cautelare, come disposto dall’Autorità Giudiziaria, quattro sono stati associati presso istituti penitenziari della provincia etnea, mentre due sono stati sottoposti all’obbligo di presentazione quotidiana alla p.g………