Servizi Sociali, apre un dormitorio con 25 posti letto in un bene confiscato alla mafia

Nuovo dormitorio

Catania,

Giovedì 28 aprile, alle ore 10,00 in via Federico Delpino 10, nella zona di Librino, l’assessore ai servizi sociali Giuseppe Lombardo aprirà le porte di un bene confiscato alla mafia, trasformato in un dormitorio con 25 posti letto con servizi igienici e docce, frutto della concreta collaborazione tra il Comune di Catania e due realtà del territorio, Fondazione Èbbene e la Croce Rossa Italiana – Comitato di Catania, che da tempo si occupano di accompagnamento e cura dei più fragili.

Il risultato è frutto di un intenso lavoro che il Comune di Catania, all’interno del progetto PON Inclusione, ha messo in campo con i contributi del FEAD – Fondo di Aiuti agli Indigenti per dare nuova vita alla struttura confiscata alla criminalità organizzata.

Le persone che vivranno in questa struttura saranno quelle intercettate dagli operatori dell’Unità di Strada con il progetto Radici, realizzato dal Comune di Catania con il Consorzio Sol.Co., la cooperativa socia  Mosaico, che è anche Centro di Prossimità della Fondazione Èbbene. 

«Ancora una volta la collaborazione tra pubblico e privato è la strada giusta per far sì che Catania diventi uno spazio inclusivo dove tutti possono avere un’opportunità di futuro – dichiara Giuseppe Lombardo, assessore alle Politiche Sociali -. Il dormitorio di via Delpino va a rafforzare la struttura già operativa in via La Marmora, ampliando la platea di accoglienza per persone che hanno bisogno di un luogo dove poter ricostruire il proprio percorso di vita». 

Riciclaggio – Disposto il sequestro di oltre 16 milioni di euro e di 2 imprese compro-oro

 

Riciclaggio - Disposto il sequestro di oltre 16 milioni di euro e di 2 imprese compro-oro

Nucleo Speciale Polizia Valutaria

Procura di Palermo-Direzione Antimafia

Il Nucleo Speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza – nell’ambito dell’inchiesta originata dal presunto riciclaggio di metalli preziosi di provenienza delittuosa perpetrato nel mandamento mafioso di Porta Nuova a Palermo – sta procedendo all’esecuzione del sequestro preventivo d’urgenza, emesso dalla Procura della Repubblica di Palermo – Direzione Distrettuale Antimafia, nei confronti di 17 soggetti gravemente indiziati del reato di riciclaggio aggravato. Oggetto del provvedimento sono 2 imprese compro oro, 10 rapporti finanziari, nonché denaro, beni mobili iscritti in pubblici registri, immobili, beni mobili e aziende, sino alla concorrenza di oltre 15 milioni di euro.

L’attività investigativa – coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica di Palermo – condotta attraverso l’approfondimento di segnalazioni di operazioni sospette e mediante approfondite indagini finanziarie – prosecuzione della recente inchiesta sulle infiltrazioni di cosa nostra nel settore del commercio di metalli preziosi – avrebbe fatto emergere un ulteriore meccanismo di riciclaggio, adottato nel corso dell’ultimo anno, ancora più insidioso di quello precedentemente utilizzato, posto in essere al fine di ridurre la possibilità di ricondurre gli illeciti commessi a coloro che ne sarebbero gli effettivi responsabili.

In particolare, il sistema di riciclaggio si sarebbe realizzato attraverso due nuove imprese esercenti l’attività di “compro oro” (colpite dall’odierno provvedimento) che sarebbero state interposte al fine di non far più comparire nelle operazioni di compravendita dell’oro la società al centro dell’inchiesta, che avrebbe però continuato ad agire da collettore di grandi quantità di oro di provenienza delittuosa.

Le indagini hanno fatto emergere anche il coinvolgimento di almeno 11 persone che avrebbero svolto l’attività di “prelevatori”. Quest’ultimi si sarebbero messi a disposizione del titolare di una delle due imprese sottoposte a sequestro aprendo rapporti di conto poi utilizzati per ricevere il denaro provento delle presunte illecite operazioni di cessione di oro. Gli originari flussi finanziari sarebbe stati così ripartiti in molteplici direzioni, anche attraverso successivi trasferimenti intercorsi tra le stesse 11 persone, le quali si sarebbero poi recate presso gli uffici/sportelli postali a effettuare i prelievi del denaro ricevuto per, infine, farlo pervenire in contanti ai titolari della società al centro dell’inchiesta.

Nel corso degli ultimi 12 mesi, sarebbero state fatturate, complessivamente, cessioni di oro di illecita provenienza per oltre 15 milioni di euro.

COVID: IL PUNTO DELLA SITUAZIONE IN SICILIA CON 25 DECESSI

 

Immagini di Reparto ospedaliero, foto e fotografie stock di Reparto  ospedaliero
Archivi SUD LIBERTA’

 

Sono 87.940 i nuovi contagi da Covid registrati nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute. Ieri erano stati 29.575. Le vittime sono invece 186, in aumento rispetto alle 146 registrate ieri.

Sono 1.234.676 le persone attualmente positive al Covid, 300 in meno nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute. In totale sono 16.279.754 gli italiani contagiati dall’inizio della pandemia, mentre i morti salgono a 163.113. I dimessi e i guariti sono 14.881.965, con un incremento di 88.545 rispetto a ieri. 

Sono 554.526 i tamponi molecolari e antigenici per il coronavirus effettuati nelle ultime 24 ore, secondo i dati del ministero della Salute. Ieri erano stati 182.675. Il tasso di positività è al 15,8%, in calo rispetto al 16,2% di ieri. Sono 394 i pazienti ricoverati in terapia intensiva, 15 in meno rispetto a ieri nel saldo tra entrate e uscite. Gli ingressi giornalieri sono 34. I ricoverati nei reparti ordinari sono 10.155, ovvero 173 in meno rispetto a ieri. 

 

I nuovi contagi in Sicilia  sono stati 6.550 (ieri erano stati 1.803) con 34.358 tamponi processati (ieri 12.465) e tasso di positività che sale al 19% contro il 14,4% di ieri. I morti sono stati 25 e il totale delle vittime siciliane del virus sale a 10.529.

Ricoverati per covid ci sono complessivamente 911 persone (erano 893) delle quale 862 in area medica (+20) e 49 in terapia intensiva (-2).

I guariti sono stati 4.704 e così il numero delle persone attualmente in quantena per covid sale a 124.278. In Sicilia dall’inizio della pandemia ci sono stati quasi 1,1 milioni di casi.

SITUAZIONE IN SICILIA 

Palermo: 263.724 casi complessivi (1791 nuovi casi)

Catania: 229.131 (1324)

Messina: 157.711 (813)

Siracusa: 100.005 (783)

Agrigento: 86.347 (719)

Trapani: 84.573 (631)

Ragusa: 80.050 (468)

Caltanissetta: 66.060 (391)

Enna: 31.934 (123).

 

Putin:” E’ Mosca che ha liberato il mondo dai nazisti e chiunque pensi di mettersi contro di noi sappi che abbiamo strumenti che solo noi abbiamo nel pianeta”

 

Nessuno potrà fermare la Russia. Il mondo intero è sotto scacco. Vladimir Putin sembra dire di stare attenti, di non esagerare,  minaccia una risposta “fulminea” contro chiunque interferisca negli eventi in corso in Ucraina. In un discorso a San Pietroburgo, il presidente russo ha avvertito: “Se qualcuno intende intervenire negli eventi in corso (in Ucraina) dall’esterno e creare minacce inaccettabili per noi, allora dovrebbe sapere che la nostra risposta a questi attacchi sarà rapida e fulminea”. E, ha continuato Putin, “noi abbiamo tutti gli strumenti per questo, strumenti che nessuno può vantare e noi non ci vanteremo: li useremo se necessario e voglio che tutti lo sappiano“. Il presidente non ha fornito ulteriori dettagli sugli strumenti di cui ha parlato.

L'Occidente che non capisce Putin, non ha capito nulla della Russia -  Linkiesta.it

Putin ha quindi accusato l’Occidente di voler dividere la Russia in pezzi e di aver spinto l’Ucraina verso il conflitto con la Russia. Il presidente russo ha anche assicurato che il rublo, il sistema bancario, il settore dei trasporti e l’intera economia, ha retto all’impatto delle sanzioni.

Putin ha quindi ribadito che “tutti gli obiettivi della missione militare speciale in corso nel Donbass e in Ucraina saranno certamente raggiunti al fine di garantire pace e sicurezza ai residenti delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, della Crimea russa e del nostro intero Paese nella sua prospettiva storica”..

Il presidente russo ha anche accusato l’Occidente di essere “un pericolo per tutto il mondo”, ricordando che è stata Mosca a “liberare il mondo dai nazisti”. Fra gli anni Novanta e gli anni 2000, l’Occidente ha alimentato il terrorismo nel Caucaso del Nord, stimolato il separatismo allo scopo di distruggere il Paese, ha aggiunto il presidente russo. “Questo obiettivo, quello di spingerci all’angolo”, non è stato raggiunto. Ma in Occidente non ci si è riappacificati con questo fallimento: per questo, in seguito è stata sferrata una massiccia guerra economica contro la Russia…..

E vittima di questo gioco, è la sua ricostruzione, è stata anche l’Ucraina trascinata in un confronto diretto con la Russia da forze esterne. Anno dopo anno il Paese vicino della Russia è stato trasformato in un antagonista della Russia, e poi è stato trascinato in uno scontro diretto con la Russia. L’Ucraina è stata trasformata in un materiale a perdere nella lotta contro la Russia.

Zero, tre… via!” nei quartieri con servizi dedicati a prima infanzia e genitorialità

Presentazione

Foto Ufficio Stampa

Librino, San Giovanni Galermo, Nesima/ Monte Po e Villaggio Dusmet  sono i quattro quartieri di Catania che accoglieranno le attività del progetto “Zero, tre… via!” con  poli integrati di servizi di cura e educativi per minori sino ai tre anni,  attività di sostegno a genitorialità e maternità, conciliazione famiglia-lavoro.
L’iniziativa di rete, promossa dall’assessorato alle Politiche sociali retto da Giuseppe Lombardo, è stata selezionata dall’impresa sociale “Con i Bambini”  tra le  35 vincitori del bando “Comincio da zero” nell’ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile nato da un’ intesa tra le Fondazioni di origine bancaria rappresentate da Arci, il Forum nazionale del Terzo settore e il Governo.
Il progetto è stato illustrato nella sede dell’associazione Talità Kum, in viale Moncada, alla presenza dell’assessore Giuseppe Lombardo e del presidente del VI Municipio Alfio Allegra. Sono intervenuti i principali referenti della rete guidata dal capofila del progetto, Talità Kum onlus (presidente Giuliana Gianino), in sinergia con il Comune e con il coinvolgimento di diversi partner: Asp di Catania (presente con MariStella Fardella), coop. Tommaso Moro (Carmelo Marzà), Associazione Costruiamo Ponti (Naomi Puglia), Associazione culturale Inperformat (Marika Greco), Associazione Oratorio San Filippo Neri nuovo (Lorenzo Barletta), CESVI Fondazione Onlus (Anna Catinotto), Cooperativa Centro Orizzonte Lavoro (Alberto Anzalone), Cooperativa Marianella Garcia (Filippa Giugno), Cooperativa Prospettiva (Glauco Lamartina).
“Il progetto – ha detto l’assessore Giuseppe Lombardo – nasce come risposta alla necessità riscontrata dai servizi sociali del Comune nei quartieri riguardo al fabbisogno di risorse da dedicare alla prima infanzia, a servizi di supporto alla genitorialità e a nuclei familiari in situazione di forte disagio e difficoltà dal punto di vista socio-economico e relazionale (famiglie povere, monogenitoriali, con problemi con la Giustizia). Situazioni che sommate al continuo impoverimento di ampie fasce della popolazione del quartiere producono malessere e disorientamento nelle famiglie e ricadute negative a livello della comunità locale. Si rivela dunque un bisogno concreto di azioni che siano di supporto alla genitorialità”.

L’iniziativa intende implementare azioni sinergiche su territori che rilevano problematiche comuni, la realizzazione di spazi educativamente attrezzati per il supporto alla genitorialità e all’infanzia (bambini 0-3 anni) mirando in particolare all’accoglienza e presa in carico di bimbi (e loro genitori) in situazione di povertà educativa oltre che socio-economica. Questi spazi si configureranno come centro di incontro, facilitatore dell’inserimento e integrazione sociale precoce, attraverso “il gioco” considerato non soltanto un diritto fondamentale del bambino ma strumento indispensabile per lo sviluppo e la crescita.
Importante punto di forza è la rete ampia costituita territorialmente che permetterà una presa in carico della famiglia nella sua interezza stimolando forme di coinvolgimento attivo e partecipato di tutta la comunità.
Il progetto, della durata di tre anni,  intende offrire servizi integrati in una logica di welfare comunitario, che vede il coinvolgimento e la collaborazione di tutta la comunità educante e delle famiglie, in un processo di empowerment e responsabilizzazione, seguendo un approccio multidimensionale: servizi educativi, sanitari, socio-culturali, legali, orientamento al lavoro.
Pilastro della proposta è l’integrazione con altri servizi mirati a sostenere le situazioni vulnerabili e a rafforzare le risorse dei nuclei familiari nello svolgere il compito genitoriale, compresi i servizi di patronato e assistenza legale, l’accompagnamento al lavoro, i servizi dell’Asp di Catania. E inoltre, la collaborazione consolidatasi con l’Ufficio P.O. Programmazione del Comune di Catania che  ha permesso negli anni di calibrare interventi mirati per l’individuazione di famiglie e minori in situazione di fragilità.

 

Intervento del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella in occasione del 77° Anniversario della Liberazion

 

Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ad Acerra depone una corona d’alloro in occasione del 77° anniversario della Liberazione

 Acerra, 25/04/2022 (II mandato)

Rivolgo un saluto a tutti i presenti, alle Autorità, ai Rappresentanti del Parlamento, ai Ministri degli Esteri e del Mezzogiorno, ai Sottosegretari.

Saluto e ringrazio, per i loro interventi, il Presidente Regione, il Sindaco della città metropolitana di Napoli e il Sindaco di Acerra.

Vorrei pregare il Sindaco di Acerra di trasmettere il mio saluto a tutti gli acerrani, anche con l’assicurazione che la mia presenza è naturalmente legata all’importante occasione che ci riunisce ma è anche il segno della vicinanza alla città, al suo territorio, alla qualità della vita in questo territorio, alle esigenze, ai problemi, alle questioni e ai profili di carattere sociale e ambientale.

È un momento particolarmente ricco di significato celebrare qui ad Acerra il 25 aprile, la ricorrenza della Liberazione. Acerra è Medaglia d’oro al Merito civile; è stata teatro – nell’ottobre del 1943 –, come abbiamo visto e ascoltato poc’anzi, di una strage terribile di civili innocenti. Per molto tempo quella strage è stata quasi dimenticata.

Onorando i tanti martiri di Acerra, desidero ricordare tutti i combattenti, tutte le vittime delle rappresaglie e gli uomini e le donne coraggiose che – in ogni parte d’Italia – perdettero la vita per opporsi alla barbarie scatenata dalla furia nazifascista. La storia della nostra libertà è stata scritta da loro, la nostra Costituzione democratica è merito del loro sacrificio, è nata dal loro sacrificio.

Poc’anzi, la professoressa Insolvibile – che ringrazio – ci ha illustrato con precisione il quadro e il contesto in cui sono inseriti i terribili fatti di Acerra: la rappresaglia criminale che colpì questa città a pochi giorni dalle Quattro Giornate di Napoli.

Non fu l’unica strage, ma purtroppo, per numero di vittime, la più grave della Campania. Quasi novanta morti, tra cui – come si vede dalla lapide qui accanto – tante donne, bambini, anziani. Una strage che fece seguito a un tentativo di ribellione e che ci aiuta a comprendere maggiormente il ruolo che ebbero anche le popolazioni meridionali nella lotta di Liberazione. Lo ricordava poc’anzi il Presidente De Luca.

In Campania, soprattutto nel territorio a sud del Volturno, nelle grandi conurbazioni, da Napoli a Castellammare ad Acerra a Caserta a Capua, si verificò un alto numero di conflitti armati tra popolazione e soldati tedeschi.

Documenti e narrazioni orali presentano una realtà che contrasta nettamente con l’immagine attendista che taluno ha superficialmente ritenuto di attribuire al Mezzogiorno. In realtà, gruppi di giovani combattenti, persone armate di ogni età, difendevano il territorio dalle distruzioni dei guastatori, difendevano gli uomini dalle razzie, difendevano le donne dalle violenze.

I massacri furono un’opera di vendetta e di intimidazione verso questa popolazione, in tutta la zona, risultato della strategia della “terra bruciata” operata dai tedeschi con requisizioni di massa, saccheggi e devastazione del territorio, cui gli abitanti risposero con una diffusa resistenza; in queste aree, che furono teatro di numerosi momenti duri e sanguinosi della campagna d’Italia, dallo sbarco alleato ai nove mesi della battaglia a Cassino.

Una resistenza che si potrebbe definire ordinaria. Fu una difesa della vita e dei valori quotidiani e comunitari dalla prepotenza di una forza violenta che pretendeva, con crudeltà, di imporre obbedienza totale: in questo senso si possono leggere anche la difesa dei propri prodotti e dei propri animali da parte dei contadini, il rifiuto di consegnare le macchine e le altre risorse, l’aiuto ai soldati sbandati fatto in nome di una solidarietà che, contrapponendosi alle leggi della guerra, esprimeva un sentimento importante di vera e propria resistenza civile alla guerra.

Agli occhi delle truppe naziste la colpa dei cittadini di Acerra era quella di aver provato ad opporsi – con armi rudimentali, con le barricate, con la non collaborazione – al rastrellamento di uomini da mandare nei campi di lavoro, alla caccia agli ebrei, al saccheggio brutale, alla distruzione sistematica di case e di luoghi di lavoro.

Dopo l’8 settembre, e i tragici avvenimenti che ne seguirono, i nazisti mostrarono anche in Italia il loro vero volto: quello brutale, animato da voglia di vendetta, mosso da un’ideologia ciecamente fanatica, che tutto subordinava – anche la sacralità della vita – alla violenza, alla sopraffazione, al culto della razza, alla volontà di dominio.

L’8 settembre produsse il vaglio, che spazzò via vent’anni di illusioni, di parole d’ordine vuote e consumate, di retorica bellicista. Il regime fascista, implose dall’interno, crollò su se stesso, corroso dalla sua stessa vanagloria.

Non fu la morte della Patria. Ma, al contrario, la riscoperta del suo senso autentico. Quella di una comunità di destino, di donne e uomini che condividono il comune senso di pietà, i valori di libertà, giustizia e democrazia, che si proteggono a vicenda, che lavorano per la pace, il benessere, la solidarietà.

Un vostro eroico concittadino, nato qui ad Acerra, Medaglia d’oro al valore militare, il Colonnello Michele Ferrajolo, di stanza a Mondragone, rifiutò sdegnosamente il 9 settembre di consegnare le armi ai tedeschi, incitando i suoi soldati alla resistenza. A chi, tra i suoi, gli propose di arrendersi per aver salva la vita, rispose: “Non si vergogna di parlarmi così? Qui è in gioco l’onore della Patria”. Fu ucciso da una raffica di mitra. Morì, tra i primissimi, per amore della Patria, quella che il fascismo aveva tradito e umiliato, imponendo la dittatura, la repressione, la guerra a fianco di Hitler. In quel momento, il più duro e decisivo, la parola Patria riacquistava agli occhi di tanti italiani il suo significato più limpido e più autentico.

La decisione della popolazione di Napoli, della Campania e di tante altre città del Meridione, di insorgere contro l’ex alleato, trasformatosi in barbaro occupante, fu una reazione coraggiosa e di dignità umana, contro la negazione stessa dei principi dell’umanità.

Ricordo le parole di un illustre figlio della terra campana: lo storico e senatore Gabriele De Rosa, che fu ufficiale dei granatieri a El Alamein e poi membro della Resistenza romana. Raccontava di una piccola donna, sua padrona di casa a Roma, che lo aveva salvato dall’arresto e dalla deportazione, raccontando il falso ai fascisti. Se fosse stata scoperta la verità, quella donna sarebbe stata sicuramente fucilata. De Rosa concludeva: “Questa donna ha fatto la Resistenza”.

E oggi tra gli storici vi è concordia nell’assegnare il titolo di resistente a tutti coloro che, con le armi o senza, mettendo in gioco la propria vita, si oppongono a una invasione straniera, frutto dell’arbitrio e contraria al diritto, oltre che al senso stesso della dignità.

Furono resistenti i combattenti delle montagne, le tante staffette partigiane, i militari che, perdendo la vita o subendo la deportazione, rifiutarono di servire sotto la cupa bandiera di Salò. Furono resistenti, a pieno titolo, le persone che nascosero in casa gli ebrei, o i militari alleati, o ricercati politici, coloro che sostenevano la rete logistica della Resistenza. Furono resistenti gli operai che entrarono in sciopero al Nord, gli autori di volantini e giornali clandestini, gli intellettuali che non si piegarono, i parroci che rimasero vicini al loro gregge ferito. Le vittime innocenti delle tante stragi che, in quella terribile stagione, insanguinarono il nostro Paese.

Nel Meridione l’occupazione nazista durò molto meno che al Nord. L’avanzata alleata risparmiò a quelle popolazioni mesi e mesi di calvario che, con altre stragi, insanguinarono invece il Centro Nord del nostro Paese. Fino a quando, il 25 aprile del 1945, in Italia si registrò la fine del nazismo e fascismo e la riconquista della libertà.

Ma, pur se la resistenza nelle regioni del Sud ebbe una storia più breve, ne va sottolineata l’importanza, in termini di coraggio, valore e sacrificio. Senza dimenticare il contributo offerto alla lotta partigiana al Nord da tanti militari originari di regioni del Mezzogiorno.

In questo senso, in tutta Italia, la Resistenza – come lo era stato l’antifascismo di tanti spiriti liberi durante il ventennio – fu un movimento che ebbe un significato unitario, quello della Liberazione dal nazifascismo, assumendo nel contempo forme e motivazioni anche diverse a seconda delle specifiche circostanze temporali e territoriali.

Accanto a questi valorosi italiani non può essere, ovviamente, mai dimenticato il ruolo decisivo dei soldati alleati, venuti da ogni parte del mondo, liberando l’Italia dal giogo del nazifascismo. Migliaia di loro hanno perso la vita e sono sepolti nei nostri territori. Esprimiamo a loro, a distanza di tanti anni, la nostra incancellabile riconoscenza. Erano soldati della coalizione contro il male assoluto, di cui l’Italia sotto la dittatura era stata tragicamente parte.

La Resistenza contro il nazifascismo contribuì a risollevare l’immagine e a recuperare il prestigio del nostro Paese. Fu a nome di questa Italia che Alcide De Gasperi poté presentarsi a testa alta alla Conferenza di pace di Parigi.

Questo riscatto, il sangue versato, questo ritrovato onore nazionale lo celebriamo oggi, insieme a tutta l’Italia, qui ad Acerra.

Oggi, in questa imprevedibile e drammatica stagione che stiamo attraversando in Europa, il valore della Resistenza all’aggressione, all’odio, alle stragi, alla barbarie contro i civili supera i suoi stessi limiti temporali e geografici.

Nelle prime ore del mattino dello scorso 24 febbraio siamo stati tutti raggiunti dalla notizia che le Forze armate della Federazione Russa avevano invaso l’Ucraina, entrando nel suo territorio da molti punti diversi, in direzione di Kiev, di Karkiv, di Donetsk, di Mariupol, di Odessa.

Come tutti, quel giorno, ho avvertito un pesante senso di allarme, di tristezza, di indignazione.

A questi sentimenti si è subito affiancato il pensiero agli ucraini svegliati dalle bombe e dal rumore dei carri armati. E, pensando a loro, mi sono venute in mente – come alla senatrice Liliana Segre – le parole: “Questa mattina mi sono svegliato e ho trovato l’invasor”.

Sappiamo tutti da dove sono tratte queste parole. Sono le prime di “Bella ciao”.

Questo tornare indietro della storia rappresenta un pericolo non soltanto per l’Ucraina ma per tutti gli europei, per l’intera comunità internazionale.

Come tre giorni ho sottolineato fa davanti alle Associazioni partigiane, combattentistiche e d’arma, avvertiamo l’esigenza di fermare subito, con determinazione, questa deriva di guerra prima che possa ulteriormente disarticolare la convivenza internazionale, prima che possa drammaticamente estendersi.

Questo è il percorso per la pace, per ripristinarla; perché possa tornare ad essere il cardine della vita d’Europa.

Per questo diciamo convintamente: viva la libertà, ovunque. Particolarmente dove viene minacciata o conculcata.

Viva la Resistenza,

viva il 25 aprile,

viva la Repubblica!

I diplomatici Usa ritornano in Ucraina

 

Il segretario di Stato Antony Blinken ha annunciato  al presidente ucraino Volodymyr Zelensky durante il loro incontro a Kiev che i  diplomatici statunitensi torneranno in Ucraina a partire da questa settimana.

. Blinken e il segretario alla Difesa Lloyd Austin hanno fatto un viaggio senza preavviso a Kiev dove hanno incontrato Zelensky e altri funzionari ucraini, diventando così i funzionari statunitensi di più alto livello ad aver viaggiato nel paese dall’inizio dell’invasione russa . Nell’incontro hanno discusso dell’assistenza militare americana all’Ucraina e dell’intenzione dell’amministrazione Biden di fornire un ulteriore aiuto militare diretto e indiretto di oltre 700 milioni di dollari a Kiev.

Blinken ha anche affermato che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden nominerà Bridget Brink ambasciatrice degli Stati Uniti in Ucraina. Il posto è rimasto senza un ambasciatore confermato da quando Marie Yovanovitch è stata richiamata nel maggio 2019. Brink è l’attuale ambasciatore degli Stati Uniti in Slovacchia.

 

Elezioni Francia, Macron rieletto Presidente

Gilet gialli, il discorso di Macron: «Collera giusta». E cede su pensioni e  salario minimo (+100 euro) - Corriere.it

 

Macron è il terzo presidente della Repubblica francese a ottenere un secondo mandato. Prima di lui erano stati rieletti il socialista Francois Mitterrand, nel 1988, e il gollista Jacques Chirac, nel 2002, quando al ballottaggio batté il padre di Marine Le Pen, Jean Marie.Macron, a 44 anni, è il 25esimo presidente della storia di Francia. La prima volta è stato eletto il 14 maggio 2017 con il suo partito La République En Marche, diventando a 39 anni il più giovane capo di stato francese della storia

I VOTI DELLA DESTRA – Con il 41,8% dei consensi, pari a oltre 13 milioni di voti, l’estrema destra francese ha ottenuto un record storico di preferenze in un’elezione presidenziale. 

Guerra Ucraina, sc

MAFIA IN SICILIA: I GIUDICI PRESENTANO IL CONTO, DIECI ERGASTOLI E SEDICI CONDANNE TRA CUI SALVATORE SANTAPAOLA

 

 

Il Gup di Catania, Maria Ivana Cardillo, a conclusione del processo Thor, celebrato col rito abbreviato, su oltre venti omicidi di mafia commessi da Cosa nostra in un ventennio: tra la fine degli anni ’80 e il 2007. ha emesso la sentenza: Dieci ergastoli e sedici condanne per oltre 270 anni di reclusione, con pene comprese tra tre e 30 anni

 

Il massimo della pena -si apprende – è stata comminata a Vincenzo Salvatore Santapaola, 53 anni, figlio dello storico capomafia Benedetto, ritenuto il mandante dell’uccisione del cugino Angelo Santapaola, ma assolto da quello di Nicola Sedici, che sarebbe stato un duplice omicidio di “pulizia interna” al clan commesso nel settembre del 2007. Ergastoli anche, tra gli altri, ad Aldo Ercolano, nipote di “Nitto” e suo “alter ego”, e al boss Aurelio Quattroluni.

 

Al centro del processo Thor, nato dalle indagini di carabinieri del Ros culminate con un’ordinanza cautelare eseguita il 25 febbraio del 2020, gli anni bui della sanguinosa violenza da oltre 100 omicidi l’anno a Catania e provincia, quando si moriva, ricorda la Dda della Procura, «per un saluto mancato, per una rapina dove non andava fatta, perché un commerciante non faceva il dovuto sconto, per un sospetto, per pulizia “interna” o perché rivali».

 

Ma anche delle infiltrazioni della mafia nelle Istituzioni, comprese le forze dell’ordine e anche all’interno delle carceri, con Bicocca «in mano a Cosa nostra». Ma in quegli anni si moriva anche per dare un forte “segnale” all’esterno di una Cosa nostra intoccabile e spietata: Francesco Lo Monaco è assassinato nel 1994 perché ritenuto l’autore di un assalto a un distributore di carburanti di proprietà del boss Marcello D’Agata, e Antonio Furnò è vittima di “lupara bianca” nel 1992 per avere rapinato un supermercato del capomafia Aldo Ercolano.

 

Tra le vittime anche persone estranee alla mafia come Salvatore Motta, tra i deceduti di un triplice omicidio commesso il 10 aprile del 1991 a Lentini, nel Siracusano. Gli obiettivi dei sicari, che agirono su richiesta del clan Nardo, erano Cirino Catalano e Salvatore Sambasile. Motta era al posto sbagliato al momento sbagliato. Innocente era anche Giuseppe Torre, ventenne sequestrato e torturato nel febbraio del 1992, perché si pensava avesse informazioni utili a Cosa nostra per catturare un esponente del clan rivale dei “Tuppi”. Il corpo, per non lasciare tracce e farlo “sciogliere”, fu messo dentro dei copertoni impilati, cosperso di benzina e poi gli fu dato fuoco.

 

Mattarella: Il 25 Aprile rappresenta la data della democrazia La conquista della libertà significa anche che non bisogna mai arrendersi di fronte alla prepotenza

 

 

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