Per un nuovo potabilizzatore a Cefalù e il potenziamento di quello di Partinico, fiumi di denaro all’AMAP

 

Il Gruppo SEM acquisisce Acqua Claudia - Imbottigliamento
Impianto d’acqua

 

Oltre 47 milioni di euro dal Piano nazionale di ripresa e resilienza sono stati destinati all’Amap, l’azienda che gestisce il servizio idrico integrato in 35 Comuni della città metropolitana di Palermo, per realizzare il nuovo potabilizzatore ‘Presidiana’ a Cefalù e per un profondo ammodernamento e potenziamento del potabilizzatore ‘Cicala’ di Partinico. Un risultato “eccezionale” che per l’amministratore unico di Amap conferma “la capacità della nostra azienda di progettare e trovare risorse utili per il potenziamento del sistema idrico a servizio della città e della provincia di Palermo”. 

Per un terzo progetto, relativo al potabilizzatore ‘Risalaimi‘, che nel comune di Marineo collega gli invasi di Piana degli Albanesi, Rosamarina e Scansano alla città di Palermo, sono ancora in corso le interlocuzioni con il Governo regionale e con quello nazionale per individuare le fonti di finanziamento per circa 40 milioni di euro. L’Amap ha presentato un progetto complessivo di ammodernamento e potenziamento del Sip, il Sistema idrico Palermo, che comprende gli interventi nei tre impianti. I due progetti approvati andranno a risolvere alcuni problemi che si sono manifestati in questi mesi, rendendo l’intero sistema acquedottistico della provincia “più sicuro e più pronto ad affrontare eventuali emergenze”.

In particolare, a Cefalù è prevista la realizzazione di un nuovo potabilizzatore nelle vicinanze della sorgente ‘Presidiana’, in prossimità della Rocca del paese. Questo nuovo impianto renderà potabile l’acqua della sorgente che oggi presenta alti tassi di salinità e ciò aumenterà la disponibilità idrica di almeno 500 litri al secondo, con un beneficio non solo nella città normanna ma in tutti i comuni della fascia costiera sud-orientale fino a Palermo. Il valore di questo progetto è stimato in circa 25 milioni di euro ,di cui 23,9 finanziati dal Pnrr.

I lavori comprendono anche interventi di ammodernamento dei serbatoi e delle condotte, oltre che opere accessorie per la viabilità delle zone interessate. Il secondo progetto che il Governo nazionale ha approvato e finanziato riguarda, invece, il potabilizzatore Jato di Partinico e ha anch’esso un valore di circa 25 milioni di euro, di cui 24,4 a carico del Pnrr. In questo caso, i tecnici dell’Amap sono partiti dalla constatazione del peggioramento della qualità dell’acqua invasata nella diga Poma e dal calo delle sorgenti accessorie che servono i comuni della costa nord-occidentale da Isola delle Femmine fino a Balestrate. Ad accrescere le necessità di intervento è anche il fatto che l’area servita dal potabilizzatore ha visto un enorme aumento delle necessità, per la sopravvenuta piena operatività dell’aeroporto, per gli insediamenti industriali di Carini e per la presenza turistica che nel periodo estivo porta ad un aumento di circa 90.000 persone da servire.

I tecnici sottolineano come i cambiamenti climatici sempre più spesso incidono in modo drastico sulla qualità dell’acqua, o determinandone una eccessiva torbidità che costringe al fermo degli impianti, come avvenuto nelle scorse settimane e come avviene ormai ogni anno dal 2018, o, di contro, in presenza di alte temperature determinando fenomeni di acidificazione e proliferazione di alghe che incidono enormemente sui processi di potabilizzazione. “Occorre garantire – scrivono i professionisti che hanno redatto il progetto – che in qualsiasi condizione l’impianto non si fermi e continui a garantire un minimo di 400 litri di acqua potabile al secondo in uscita verso gli acquedotti.” Le condizioni della diga, costruita alla fine degli anni ‘60 e con una previsione iniziale di uso potabile esiguo rispetto a quello irriguo, sono però oggi tali da richiedere un intervento di “rinnovo funzionale” del potabilizzatore ben più corposo di una semplice manutenzione.

Con il progetto approvato si mira a realizzare “interventi tecnologici già prima del prelievo dell’acqua che permettano più fasi di separazione degli elementi indesiderati, per controllare l’apporto in ingresso e garantire la continuità del servizio”.

Sul fronte dei processi di potabilizzazione veri e propri, i tecnici hanno proposto una serie di interventi per il potenziamento delle procedure, in grado di garantire di “annullare qualsiasi rischio fisico, chimico o microbiologico per il consumatore, adottando i sistemi più tecnologicamente avanzati.”.

“INDUSTRIA 4.0”: SOLUZIONI INNOVATIVE PER SFRUTTARE GLI INVESTIMENTI IN RICERCA, SVILUPPO E INNOVAZIONE

 

Ingegneri e Università di Catania insieme per cogliere le nuove opportunità professionali

 

CATANIA

Cogliere le opportunità lavorative, professionali e di cambiamento che stanno caratterizzando questo momento storico, attuando soluzioni innovative che incidano positivamente sul mondo professionale dell’ingegneria. «Abbiamo colto l’occasione per un confronto che permetta di dibattere su temi strategici per il terzo settore, con un focus trasversale su tutti i rami dell’ingegneria», ha commentato il presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Catania Mauro Scaccianoce, durante il seminario “Industria 4.0: caratteristiche e opportunità”, tenutosi questo pomeriggio (13 gennaio) in modalità webinar. «Avere un’ampia conoscenza delle nuove normative, degli incentivi, dei finanziamenti, delle possibilità di sviluppo e di quelle che offre la ricerca – ha proseguito – è fondamentale in questa fase di transizione professionale e sociale. Tenuto conto dell’argomento, non potevamo che operare in sinergia con l’Università di Catania e con il Dipartimento di Ingegneria Elettrica Elettronica e Informatica, diretta da Giovanni Muscato, che ringrazio per la sinergia e la disponibilità mostrata».  

Ringraziamenti a cui si legano anche il presidente e il consigliere della Fondazione degli ingegneri etnei, rispettivamente Filippo Di Mauro e Fabio Filippino: «La partecipazione di relatori qualificati provenienti dal mondo universitario rappresenta un valore aggiunto e offre sempre importanti spunti e idee per la nostra professione.

Sicuramente, il contributo di oggi sulla blockchain e sulle nuove tecnologie, l’analisi attraverso casi studio e il focus sugli investimenti a disposizione in questo campo ne sono una dimostrazione». Un mix vincente di teoria e pratica, puntando i riflettori su «attività centrali per la ricerca del nostro dipartimento, per l’ingegneria industriale e per quella dell’informazione – ha aggiunto il direttore del DIEEI Giovanni Muscato – e questo per merito dell’iniziativa dell’Ordine e della Fondazione e dell’impegno del vicedirettore del nostro dipartimento Salvatore Cavalieri. Infatti, non ci siamo limitati solo ad analizzare le opportunità del settore, ma anche il quadro programmatico del “Piano Transizione 4.0”, per individuare le soluzioni in grado di sfruttare appieno gli investimenti in ricerca, sviluppo e innovazione tecnologica».

Fabrizio Fronterrè neo presidente Ance giovani: “Nuova programmazione e incontri nelle scuole”

Ance Giovani Catania: eletto il nuovo direttivo

Nella squadra: Emilia Colombrita, Gabriella Ferrini, Ludovico Porto e Giovanni Reina

CATANIA

Cambio al vertice di Ance Giovani Catania: il nuovo presidente è Fabrizio Fronterrè,(nella foto)  che – insieme all’Associazione etnea dei costruttori – ha le idee chiare sul percorso da intraprendere. «Bisogna cavalcare l’onda favorevole dei bonus fiscali e dei fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che hanno dato slancio all’intero comparto edilizio e che rappresentano un’opportunità per dar vita a una nuova programmazione. Nonostante la pandemia – commenta il neo presidente – dobbiamo pensare ad attività che incentivino la collaborazione, la coesione con e tra i giovani iscritti e che avvicinino piccoli e grandi imprenditori del settore all’Associazione, da intendere quale fucina di idee e proposte per una crescita collettiva».

Un 2022, dunque, che inizia «con grandi obiettivi da raggiungere, ai quali si aggiungono – prosegue Fronterrè – la riqualificazione e rigenerazione di spazi abbandonati ed edifici dismessi attraverso concorsi di idee; e il riavvicinamento delle nuove generazioni al mondo dell’edilizia anche attraverso gli incontri nelle scuole».

Perfettamente in linea con le idee della governance Ance Catania, Fronterrè guiderà dunque il gruppo giovani dell’Associazione, mettendo a disposizione le sue conoscenze e il bagaglio di esperienze accumulato negli anni. Nel curriculum dell’imprenditore – nonché titolare del gruppo omonimo, attivo da oltre 60 anni nel settore dell’edilizia e dell’immobiliare – spicca la laurea alla Luiss in Economia, le innumerevoli esperienze all’estero e la sua partecipazione attiva ad Ance e Confindustria Catania.

A completare il nuovo organigramma di Ance Giovani Catania sono Emilia Colombrita, Gabriella Ferrini, Ludovico Porto e Giovanni Reina.

Operazione Consolazione: in ginocchio il Clan Pillera-Puntina. I provvedimenti restrittivi firmati dal Gip Currò

 

Operazione Consolazione, con arresti di  16 persone, tra esponenti di vertice e affiliati alla cosca Pillera-Puntina di Catania, anche grazie alla collaborazione delle vittime che hanno denunciato di essere taglieggiate dai mafiosi estortori.

CATANIA – Giornata della memoria: tutti gli appuntamenti in onore delle  vittime di mafia – LiveUnict
Clan alle corde . si agisce su tutti i fronti

 

Tra i destinatari del provvedimento restrittivo anche i presunti vertici della cosca Pillera-Puntina, come Giacomo Maurizio Ieni, che secondo collaboratori di giustizia regge il clan, e Fabrizio Pappalardo, indicato come il capo del ‘gruppo del Borgò, che opera in piazza Cavour nel rione ‘Consolazionè, da cui ha preso nome l’operazione della polizia.

Le indagini sono state avviate nel 2015 e hanno fatto luce anche sulla richiesta a uno dei titolari di una delle più note e rinomate pasticcerie della città costretto a versare 5.000 euro, in due rate, per le feste di Natale e Pasqua, a consegnare nel tempo a esponenti del clan 12 ceste natalizie e praticare per loro ‘scontì sugli acquisti.

Vittima di un raid invece il titolare di un panificio  devastato ed intimidito per fare pagare al titolare la liquidazione che sarebbe spettata alla figlia di un appartenente al clan che lì aveva lavorato, colpendo con dei caschi alla testa due dipendenti presenti. Alle violenze, contesta la Dda della Procura di Catania, hanno fatto seguito le minacce alla moglie del panettiere (“se non mi dici dov’è tuo marito scippamu (stacchiamo, ndr) a testa a te e ai bambini“) e allo stesso titolare (“se non dici la verità ammazzo a te e la tua famiglia … il panificio domani deve restare chiuso se no ti ammazziamo la famiglia…”)

Le attività investigative, che si sono avvalse del contributo di diversi collaboratori di Giustizia, hanno consentito di acquisire allo stato gravi indizi di colpevolezza sulla citata consorteria criminale che si reputa retta da Giacomo Maurizio Ieni, inteso “Nuccio u mattuffu”, e da Fabrizio Pappalardo, elemento che si ritiene allo stato di rango apicale del clan, e a capo del “gruppo del Borgo”, nominativo con cui viene appellata piazza Cavour, abituale luogo di ritrovo dei soggetti ritenuti appartenenti al sodalizio. Nel corso delle indagini è stato ipotizzato come Ieni e Pappalardo, unitamente a Carmelo Faro, inteso “pallittuni”, Vittorio Puglisi e Giacomo Pietro Spalletta, controllavano in maniera capillare la loro zona di influenza dedicandosi alle estorsioni nei confronti delle attività commerciali ivi insistenti ed al prestito di somme di denaro con tassi usurari pari al 10%.

Provata l’estorsione ai danni dei proprietari di una nota pasticceria, costretti a versare la somma di 2.500 in occasione delle festività di Natale e di Pasqua, oltre a consegnare periodicamente numerose ceste contenenti i prodotti dolciari venduti, nonché i prestiti ad usura nei confronti dei soci e amministratori di alcune ditte operanti nel settore della ristrutturazione edile e dell’impiantistica e nel commercio al dettaglio di articoli da regalo e per fumatori.        Gli investigatori informano che  le vittime hanno collaborato denunciando gli autori delle indebite richieste. L’operazione è stata denominata “Consolazione”, dal nome del quartiere in cui insiste la citata piazza Cavour.

Nel corso delle operazioni Giuseppe Saitta è stato altresì arrestato in flagranza di reato per detenzione ai fini di spaccio in quanto trovato in possesso di un chilo di marijuana, 10 stecche della medesima sostanza, un bilancino di precisione e la somma di 6 mila euro in contanti. I provvedimenti sono stati firmati dal Gip di Catania Pietro Currò su richiesta dei sostituti procuratore Antonella Barrera e Assunta Musella coordinati da procuratore aggiunto Ignazio Fonzo

 

Colpito il Clan dei Casalesi : confiscati oltre sette milioni di euro

Confiscati beni per un valore di circa 7 milioni di euro
G di Finanza: confisca beni per sette milioni di euro

I finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Lucca, con il supporto delle fiamme gialle di Caserta e L’Aquila, hanno dato esecuzione a un provvedimento di confisca emesso dal Tribunale di Firenze – Ufficio Misure di Prevenzione – avente ad oggetto beni per un valore complessivo di circa 7 milioni di euro, costituito da 26 conti correnti, 2 autovetture, 8 società, 18 locali ad uso commerciale, 32 abitazioni, 7 autorimesse e 4 terreni.

L’attività trae origine dall’operazione condotta dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Lucca che, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze, ha consentito di disvelare – attraverso intercettazioni telefoniche, ambientali, accertamenti bancari, pedinamenti e appostamenti – un’organizzazione a delinquere, operativa sin dal 2013, con base a Lucca e contigua al clan camorristico dei C., dedita all’illecita aggiudicazione di appalti, alle frodi nelle pubbliche forniture e al riciclaggio dei relativi proventi illeciti in aziende toscane e campane.

In particolare, è stato accertato che il gruppo criminale ruotava attorno ad imprenditori edili residenti in Provincia di Lucca e Caserta i quali, utilizzando prestanome e società compiacenti, molte delle quali “apri e chiudi”, si aggiudicavano decine di appalti della ASL 3 (Napoli Sud) per milioni di euro, in relazione a commesse per lavori edili, banditi per importi inferiori ai valori soglia oltre i quali sarebbe stato necessario ricorrere alle procedure ordinarie di affidamento. I proventi illeciti venivano poi, per buona parte, riciclati in una società immobiliare, con sede a Lucca, considerata la “cassaforte” del sodalizio, attraverso operazioni di acquisto, ristrutturazione o costruzione di edifici da parte di società del “gruppo”.

Il sodalizio aveva stabilito consolidati rapporti corruttivi con un Dirigente della predetta ASL, il quale non solo aveva aggiudicato gli appalti in violazione delle norme di trasparenza, correttezza e imparzialità, ma aveva anche consentito al sodalizio di incassare i pagamenti pur senza l’esecuzione dei lavori.

Pertanto, nel marzo del 2018 veniva emesso dall’Autorità Giudiziaria di Firenze un provvedimento di misure cautelari, che portava all’arresto di 5 persone, tra la Toscana e la Campania, al sequestro dei primi beni e alla denuncia a piede libero di ulteriori responsabili ritenuti appartenenti o fiancheggiatori dell’associazione a delinquere.

Successivamente, venivano delegati agli specialisti del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Lucca dalla Procura della Repubblica di Firenze, ai sensi del c.d. “codice antimafia”, mirati e approfonditi accertamenti patrimoniali nei confronti dei principali sodali, in quanto ritenuti “indiziati” sia di reati commessi “al fine di agevolare l’attività” dell’associazione mafiosa dei “C.” – che di trarre i propri mezzi di sostentamento da delitti a sfondo patrimoniale.

Ciò permetteva di ricostruire l’intero patrimonio nella disponibilità, diretta e indiretta, degli stessi e di dimostrarne la “sproporzione” rispetto al reddito da loro dichiarato, con riferimento al periodo temporale 2013 – 2019.

Sulla base di tali risultanze, l’Autorità Giudiziaria fiorentina avanzava una richiesta di applicazione delle misure preventive personali e patrimoniali all’Ufficio Misure di Prevenzione del Tribunale di Firenze che, valutando la sussistenza dei requisiti di legge, emetteva il provvedimento ablatorio dei beni riconducibili ai proposti, ad esecuzione del quale, a maggio del 2020, i finanzieri sottoponevano a sequestro preventivo quanto ora confiscato su ordine del Tribunale.

Infatti, all’esito di varie udienze che si sono susseguite, a partire da ottobre del 2020, nel corso delle quali sono state attentamente valutate anche le argomentazioni difensive avanzate dai soggetti proposti, il Tribunale di Firenze – Ufficio Misure di Prevenzione – ha disposto, con decreto motivato, la confisca di tutti i beni precedentemente sottoposti a sequestro, per la maggior parte localizzati nella provincia di Caserta, per la restante a Lucca e, più precisamente, 2 appartamenti, 5 autorimesse e un terreno, e un appartamento a L’Aquila.

Il procedimento penale, da cui sono scaturite tutte le imputazioni contestate alle persone fisiche e giuridiche indagate, dopo il rinvio a giudizio disposto dal GIP del Tribunale di Firenze, su richiesta del Pubblico Ministero che ha diretto le intere investigazioni, è giunto alla fase dibattimentale.

L’attività testimonia il costante impegno dell’Ufficio Misure di Prevenzione della Procura presso il Tribunale del capoluogo toscano e della Direzione Distrettuale di Firenze, nonché della Guardia di Finanza, volto a rafforzare l’azione di aggressione dei patrimoni illeciti nei confronti delle organizzazioni criminali e di chi è abitualmente dedito a vivere nell’illegalità, colpendoli nel cuore dei propri interessi economici e restituendo alla collettività i beni accumulati.

 

Max Borelli e lo spettacolo della sua super band “Echoes of Pink Floyd tribute live”

 

 

Prima di rifarsi il look, il mitico teatro di Bordighera ha salutato il pubblico con uno spettacolo ineccepibile realizzato da Max Borelli con la sua super band “Echoes of Pink Floyd tribute live”.

Vi riporto le mie impressioni a caldo, non da critico musicale ma da vero appassionato di rock

Ecco i miei “appunti di viaggio” e la chiacchierata scambiata con Max.(di Maurizio Ferrandini)

 

Martedì, 28 dicembre ore 21

Eccomi in trincea.

Un suono caldissimo avvolge subito il pubblico che viene inglobato sul palco grazie alle sapienti luci dello storico operatore Claudio Trosso, una vera sicurezza per i live di questo genere.

La band snocciola uno dietro l’altro i capolavori dei Pink   Floyd senza sbagliare una nota, sorretta da un grande impianto audio/luci.
Fin da subito si percepisce l’atmosfera carica di grande passione per la musica sia sul palco che in platea.

Il miglior repertorio dei Pink Floyd esplode dal palcoscenico e regala agli ascoltatori un’esperienza da ricordare e da raccontare.

Alle voci Pino Jerace e Manuela Barrese Moraglia si esibiscono con una sicurezza straordinaria che lascia allo spettatore la voglia di immergersi in quel sound psichedelico e lasciarsi cullare dal loro canto ipnotico.

Max Borelli (un vero gigante, alla chitarra…) un musicista completo e preparato che non lascia niente al caso, si esibisce in magistrali assoli con la sua mitica Stratocaster e passa con disinvoltura dalla slide e all’acustica concedendosi anche il piacere di esibirsi con la voce.

Grandissimi il batterista Andrea Colonna e il bassista Daniele Crivello, veri motori di questa macchina perfetta che si fonde con le tastiere di Antonello Crivellaro e Federico Pascolo rombando incessantemente per tutta la serata.

Al sax e chitarra Sandro Molinaro, esperto e acculturato musicista è la vera ciliegina sulla torta . Una super band composta da grandi professionisti che non fanno rimpiangere gli originali.

Dal pubblico qualcuno mormora che in sala ci fossero anche David Gilmour e Roger Waters, mimetizzati dalla mascherina, confusi tra la gente, finalmente insieme e senza tensioni, per ascoltare rilassati i capolavori che hanno donato a tutti gli amanti della miglior musica mai esistita.

Echoes è il tentativo di descrivere il potenziale che gli esseri umani hanno di riconoscere l’umanità presente nel prossimo e rispondere a questa con empatia piuttosto che disinteresse, un inno edificante alla ricerca dell’empatia universale .

 

INTERVISTA

Due parole con Max 

Ciao Max, grande impresa quella di riprodurre i più grandi capolavori dei Pink Floyd, quale percorso musicale ti ha portato a realizzare un progetto simile?

Ho cominciato a suonare folgorato da un disco avuto in eredità da mio fratello, era Dark side of the moon! Fra i vari LP c’era veramente il meglio della musica di quel periodo…da Rory Gallagher a Welcome di Santana e poi Hendrix, Led Zeppelin, David Silvian ecc. Davvero un bel punto di partenza… ci chiamavano Anderson Council (nomi dei bluesman da cui i Pink Floyd presero i cognomi)… il tastierista di allora era un genio del computer, un’avanguardia negli anni ’80 portato dal vivo…Marioluca Bariona… adesso è un gran fotografo e spesso viene ad ascoltarci e a fare 2 scatti.Da allora ho avuto attività di session in vari studi e diversi gruppi cover fino all’incontro con Giancarlo Golzi un artista maestoso. Da lì Museo Rosenbach e Mattia bazar… esperienze memorabili.

Come vedi il rock nei nostri anni?

Ad oggi il rock rimane grande fonte di ispirazione per molti ma non regge il confronto con la propria epoca d’oro… l’ascolto dei giovani è molto diverso dal nostro e le loro emozioni sono legate ad altro…non credo sia necessariamente un male, ma la scuola non educa al buon ascolto purtroppo…l’ora di musica vale zero…vedo artisti moderni rivalutare la stampa in vinile e questo fa ben sperare…l’audio dei telefoni è pessimo! 

C’è speranza di tornare ad una musica veramente suonata?

Non so, lo spero, ma molto dipende dalla proposta…vedo giovani molto bravi con gli strumenti, il livello è alto…una volta il musicista era un “figo” adesso è un po’ “sfigato”.

Cosa apprezzi della musica di oggi?

Cerco di superare il disgusto verso il rap… avendo un figlio 16enne cerco comunque di capire cosa muove in loro…Travis Scott, Kanie West ecc…sto studiando…

Progetti futuri?
Per il futuro, dopo aver dedicato musica a tutti e non facendolo più di professione, Echoes of Pink Floyd rimane un progetto molto gratificante, abbiamo parecchio repertorio a disposizione per lavorare ancora molto…

 

 

Addio David Sassoli. Il giornalista e Presidente del Parlamento europeo si è spento stanotte a 65 anni

 

Addio a David Sassoli.     Il Presidente del Parlamento europeo si è spento stanotte, all’1.15 dell’11 gennaio nel Centro di riferimento oncologico di Aviano, in provincia di Pordenone, dove era ricoverato.

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David Saaoli nella foto

Sassoli era ricoverato dal 26 dicembre scorso.

Sassoli aveva già dovuto annullare tutti gli impegni istituzionali da settembre a inizio novembre scorsi, a causa di una ” polmonite dovuta al batterio della legionella, come lui stesso aveva reso noto in un video. Il presidente del Parlamento europeo era stato ricoverato per diversi giorni in un ospedale di Strasburgo, fino a quando i medici non gli avevano consentito il rientro in Italia per continuare a curare la polmonite. A novembre poi c’era stata una ricaduta. Il mese scorso Sassoli aveva annunciato che non si sarebbe ricandidato alla guida dell’Europarlamento. E giovedì prossimo era prevista l’elezione del suo successore, per la seconda metà della legislatura.

David Sassoli, che avrebbe compiuto 66 anni il prossimo 30 maggio, era nato a Firenze. Giornalista professionista dal 1986, è stato vicedirettore del Tg1 dal 2006 al 2009. Eletto parlamentare europeo per il Partito Democratico nella VII legislatura, è stato capo della delegazione Pd all’interno dell’Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici. Rieletto alle Europee del 2014, è stato vicepresidente del Parlamento europeo da luglio 2014 a maggio 2019.

Ricandidatosi al voto del 26 maggio 2019 nella circoscrizione dell’Italia centrale e viene nuovamente rieletto con 128.533 voti. Il 3 luglio 2019 viene eletto presidente del Parlamento europeo, il settimo italiano a ricoprire la carica, con 345 voti al secondo scrutinio. Il 15 dicembre scorso, a un mese dalla scadenza del mandato, aveva annunciato che non si sarebbe ricandidato alla presidenza del Parlamento europeo per “non dividere la maggioranza europeista”.

Trasferitosi da piccolo a Roma, a causa del lavoro del padre, giornalista, Sassoli si formò nella tradizione del cattolicesimo democratico, interessandosi allo scoutismo, in particolare dell’Associazione Guide e Scouts Cattolici Italiani. Negli anni ’80 aveva partecipato all’esperienza della Lega Democratica, un gruppo di riflessione politica animato da Pietro Scoppola, Achille Ardigò, Paolo Prodi, Roberto Ruffilli.

Il presidente del Parlamento europeo era sposato con Alessandra Vittorini, architetto, figlia dell’urbanista Marcello Vittorini, al vertice della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio de L’Aquila dal 2015, dalla quale ha avuto due figli, Livia e Giulio.

 

Draghi: “La scuola deve restare aperta in presenza, altrimenti provoca disuguaglianze destinate a durare…”

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ROMA

La scuola è fondamentale per la democrazia – afferma il premier – va tutelata, protetta, non abbandonata. Il governo ha la priorità che la scuola stia aperta in presenza. Basta vedere gli effetti della diseguaglianza tra gli studenti causati dalla Dad per convincersi che questo sistema scolastico provoca delle diseguaglianze destinate a durare, che si riflettono su tutto il futuro della loro vita lavorativa, anche sul futuro lavorativo e salariale. Si chiede agli studenti di stare a casa e poi la sera vanno in pizzeria: non ha senso chiudere la scuola prima del resto, non ci sono motivi per farlo. Bisogna respingere un ricorso generalizzato alla Dad. I ragazzi nel pomeriggio fanno sport, e vedono gli amici, quindi non ha senso chiudere le scuole”.

La scelta del governo, ricorda poi il presidente del Consiglio, è in linea con quella degli altri grandi Paesi europei. E sembra voler marcare la differenza con l’esecutivo guidato da Giuseppe Conte quando, rispondendo a una domanda, rimarca: “Si dice ‘Draghi non decide più’. Stiamo dimostrando che la scuola aperta è una priorità e questo non è il modo con cui il problema veniva affrontato in passato”. Dalla sua, i numeri: “In media ci sono stati 65 giorni di scuola regolare persa rispetto a una media dei Paesi più ricchi del mondo dove la didattica non in presenza è stata di 27 giorni, quindi il triplo. In alcune città i giorni di scuola in presenza sono stati solo 42 in un anno. Non vogliamo fare più così, vogliamo fare che l’Italia resti aperta con tutte le cautele necessarie”.

“E’ vero i decreti si sono succeduti con grande frequenza – riconosce – In parte è la complessità della materia, in parte è perché il quadro che si sta costruendo è diverso rispetto a quello che c’era quando la pandemia era più grave. Bisogna colpire il virus, vaccinare e nello stesso tempo cercare di non fare come forse si era obbligati nell’anno precedente tenendo chiuso tutto. Vogliamo l’Italia aperta“, l’obiettivo che guida l’azione del governo e Draghi ripete come un mantra.

Quanto alle fibrillazioni che hanno accompagnato il via libera all’ultimo decreto, “in una maggioranza molto grande come quella che caratterizza questo governo – spiega Draghi – è importante accettare la diversità di vedute, non la mediazione a tutti i costi. Per alcuni provvedimenti però l’unanimità è importante”, e deve sempre concretizzarsi “in una soluzione che abbia un senso”. Per Draghi, “la diversità di opinioni, le divergenze non sono mai state di ostacolo all’azione di governo“, quel che conta “è la voglia di lavorare insieme, finché c’è quella il governo va avanti bene”.

Ricorda più volte infine, con il ministro Roberto Speranza,che mostra un significativo grafico, che due terzi dei posti nelle terapie intensive sono occupati da loro, artefici di una scelta controcorrente a cui tutti gli italiani sacrificano ogni giorno una parte della loro libertà…

La Procura milanese Antimafia e la Guardia di Finanza mettono in ginocchio -e agli arresti -famiglie “indranghetiste” che usavano metodi mafiosi

Operazione della procura distrettuale antimafia di Milano tra Lombardia, Calabria e Piemonte
Ordinanze di custodia cautelare a seguito dell’indagine della Gdi Finanza

 

 

È scattato alle prime luci dell’alba di oggi l’intervento dei militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Pavia che, con la collaborazione del Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata di Roma e supportato da reparti della Lombardia, Piemonte e Calabria, stanno eseguendo, tra l’altro, 13 ordinanze di custodia cautelare emesse dal G.I.P. del Tribunale di Milano nei confronti di altrettanti soggetti alcuni dei quali sarebbero contigui a storiche famiglie ‘ndranghetiste originarie di Platì (RC) e radicatesi nel Nord Italia nei territori a cavallo tra le province di Pavia, Milano e Monza Brianza nonché nel torinese.

Le ipotesi investigative contestate agli odierni arrestati dalla Procura Distrettuale Antimafia milanese vanno, a vario titolo, dall’associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti alla detenzione e porto di armi da sparo fino a episodi di estorsione perpetrati in Lombardia con l’aggravante del metodo mafioso.

Le Fiamme Gialle pavesi, con il supporto dei reparti territoriali, di decine di unità anti terrorismo pronto impiego (ATPI), l’impiego di unità cinofile e dei mezzi aerei del Corpo sono stati impegnati nella ricerca e cattura dei destinatari della misura interessando anche la roccaforte di Platì dove i principali responsabili del sodalizio si erano spostati, facendo poi la spola con la Lombardia.

L’attività investigativa, iniziata nella primavera del 2019 e conclusasi oggi con l’esecuzione delle ordinanze di custodia cautelare, è stata caratterizzata dal costante monitoraggio dei soggetti originari del Reggino e da tempo stanziati nei territori compresi tra le province di Pavia e Milano, dove avrebbero operato seguendo condotte tipicamente mafiose. Infatti, le attività investigative hanno registrato ripetute attività estorsive nei confronti di soggetti che ritardavano a pagare lo stupefacente, ricorrendo alla forza intimidatrice, sovente manifestata con la prospettazione nei confronti delle loro vittime di gravi conseguenze ove non avessero saldato i propri debiti nei tempi richiesti dai sodali. Il sodalizio indagato avrebbe trattato considerevoli quantitativi di stupefacente, del tipo cocaina e marijuana, immessi nella rete di distribuzione, vendita e consumo anche con l’intento di rifornire gruppi criminali a loro collegati della Lombardia, del Piemonte, della Liguria e in Toscana.

Non sarebbero risultate estranee a queste ultime dinamiche criminali alcune figure femminili, congiunte dei principali indagati, che pur svolgendo una funzione servente o secondaria, hanno comunque dato un contributo reale ed effettivo per la commissione dei reati. Infatti, in più occasioni, è stato rilevato il loro supporto durante le operazioni di prelievo, consegna e confezionamento dello stupefacente nonché durante le operazioni di conteggio dei proventi illeciti incassati.

Per una di loro, come per altri due fiancheggiatori del sodalizio, il GIP del Tribunale di Milano ha disposto la misura dell’obbligo di presentazione avanti alla P.G. e per un quarto la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel territorio del comune di residenza. Il clan, per supportare le proprie capacità operative, per perpetrare le estorsioni ed il traffico di droga o anche per fronteggiare qualsiasi tipo di minaccia proveniente dall’esterno del sodalizio, aveva la disponibilità di armi automatiche, come i noti mitragliatori Kalashnikov, riforniti da altra cellula calabrese collegata.

Al fine di rendere, poi, oltremodo difficile l’individuazione dei proventi delle attività delittuose così da poter sfuggire ad una eventuale aggressione patrimoniale da parte dello Stato, il sodalizio criminale avrebbe utilizzato società di servizi ed imprese edili, costituite ad hoc, ma di fatto inattive, che tramite l’emissione di fatture false avrebbero potuto occultare i proventi illeciti sfruttando anche la complicità di almeno un professionista per presentare bilanci e dichiarazione dei redditi opportunamente “adattati”. 

Rientro oggi a scuola tra polemiche infinite: impugnazioni in vista dell’Ordinanza del governatore della Campania De Luca

 

Scuola, Regione Lombardia conferma il calendario scolastico 2020-2021 -  Cronaca Monza

 

 

Oggi, 10 gennaio, tra tante polemiche e divisioni,si torna a scuola dopo le festività natalizie. Il governo ha tirato dritto nonostante i timori – per l’alto numero di contagi covid – espressi da più parti. Dad o rinvio della ripresa in presenza: queste le richieste arrivate da medici, Regioni e presidi che hanno posto anche un problema di privacy relativo allo stato vaccinale degli studenti.

“Abbiamo affermato il principio importante di avere una scuola in presenza, ma abbiamo regolato anche la possibilità, per casi specifici e mirati, di un uso della didattica a distanza, per un tempo limitato” ha detto il ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi sottolineando: “Non solo abbiamo confermato il principio base della scuola in presenza, ma abbiamo regolato una situazione che poteva essere fuori controllo, quello di un uso diffuso e senza regole della formazione a distanza”.

Il decreto approvato lo scorso 5 gennaio è stato “un provvedimento equilibrato e ispirato al buon senso”, ha sottolineato. “Il contagio non è avvenuto nelle scuole, l’aumento dei casi si è registrato quando la scuola era chiusa. Insistere sulla presenza è una misura sanitaria importante che permette ai ragazzi di essere in una situazione controllata”, ha spiegato.

Commissario Figliuolo

“E’ importante il ritorno a scuola. Le scuole sono luoghi sicuri, con le mascherine, con il distanziamento, ed è importantissimo dal punto di vista sociale, anche di equità sociale”, ha affermato il commissario straordinario per l’emergenza Covid-19 Francesco Paolo Figliuolo aggiungendo: “E’ importante il tracciamento, il testing, noi ci siamo già attivati prima di Natale”.

Dalla Campania alla Sicilia: polemiche infinite ed impugnazioni in vista del governo

Dalla Campania alla Sicilia, alcuni sindaci e presidenti di Regione di fronte alla scelta dell’esecutivo hanno scelto di rinviare autonomamente il rientro in classe. Il governo Musumeci rinvierà la riapertura delle scuole di tre giorni in Sicilia per consentire una verifica di tutti gli aspetti organizzativi, è quanto stabilito dopo la riunione della task force regionale sul rientro in classe degli studenti nell’isola. A chiedere il rinvio del ritorno in classe e l’avvio della Dad per “tutelare la salute” erano stati 200 sindaci.

Con un’ordinanza il governatore della Campania De Luca ha disposto la sospensione dell’attività didattica in presenza fino al 29 gennaio per le scuole dell’infanzia, elementari e medie. La scelta della Campania? “Sbagliata e illegittima. I nostri tecnici stanno trovando il modo di impugnare questa norma”, ha commentato Bianchi.

“Le Regioni hanno, invano, richiesto un posticipo della riapertura per avere il tempo di completare le vaccinazioni degli studenti e in particolare quelle dei più piccoli, ma il governo sul punto è stato irremovibile” ha affermato sul social  il governatore della Puglia, Michele Emiliano. “

“Sono sicuro che domani ma anche nelle prossime settimane ci sarà confusione. Tenere tutto aperto ma chiudere le scuole sarebbe non solo un brutto segnale ma sarebbe anche poco utile”, ha detto il presidente della Liguria, Giovanni Toti. “Se chiudessimo le scuole, poi, comunque, i ragazzi andrebbero a giocare al calcio, uscirebbero con gli amici o andrebbero a mangiare la pizza – ha aggiunto Toti – quindi chiudere sarebbe surreale. Credo che si farà un vaccino anti Covid tutti gli anni…..”.

“In Calabria stiamo vaccinando nelle scuole. Siamo la prima Regione in Italia per incremento delle vaccinazioni rispetto ai target del generale Figliuolo, grazie al senso di responsabilità delle famiglie e dei ragazzi. Forse sarebbe stato opportuno differire la riapertura delle scuole di 15 giorni. Non è stato così, ma non è tempo di polemiche”, ha detto Roberto Occhiuto, presidente della Calabria.

Associazione nazionale Presidi

“Il presidente dell’Associazione nazionale presidi Antonello Giannelli interviene sull’ultima nota del ministero dell’Istruzione sulla gestione dei casi positivi nelle classi per cui sono i ragazzi a dover autodichiarare il proprio stato vaccinale. “Dovrebbe esserci un dialogo tra le istituzioni. Trovo improprio e inaccettabile che il preside debba chiedere a singoli ragazzi spesso minorenni lo stato vaccinale”. “La cosa corretta è chiedere i dati alle Asl attraverso i referenti Covid. Il codice privacy è stato modificato circa un mese fa. Adesso una istituzione pubblica è autorizzata a trattare dati particolari, prima chiamati sensibili, se ne ha bisogno per svolgere i propri compiti. La scuola ha una grande varietà di situazioni non facilmente omologabili di cui si deve tenere conto. ..”