Aggiornamento-rettifica: il numero dei decessi per coronavirus scende sotto le duecento unità

 

 

Sono 192 i decessi nelle ultime 24 ore in Italia e non 474 come comunicato  dalla Protezione Civile. Il dato è corretto ma, secondo il comunicato della Regione Lombardia, contiene anche 282 vittime lombarde di aprile che vengono comunicate dai Comuni a fine mese. Una circostanza che però, a quanto si apprende, non era stata specificata dalla Regione nell’inviare i dati al ministero della Salute.

Per la prima volta da circa un mese e mezzo il numero dei decessi in 24 ore scende quindi sotto le 200 unità. Il totale delle vittime nel Paese dall’inizio dell’emergenza è di 28.710. Gli attualmente positivi sono 100.704, con una diminuzione di 239 unità rispetto a ieri. I guariti sono in tutto 79.914, in aumento di 1.665 nelle ultime 24 ore. Calano ancora i ricoverati con sintomi (17.357, -212) e i pazienti in terapia intensiva (1.539, -39). In isolamento domiciliare si trovano ancora 81.808 persone. I casi totali dall’inizio dell’emergenza sono 209.328 (+1.900). In tutto sono stati eseguiti 2.108.837 tamponi, i casi testati sono 1.429.864.

Riecco che risalgono i decessi: oggi 474- Situazione stabile in Sicilia dove la pandemia pare sotto controllo

Non c’è più pace con questo coronavirus.  Riecco che risalgono i decessi in questa emergenza ..

Nelle ultime 24 ore i decessi sono stati 474, secondo i dati forniti dalla Protezione Civile. Sale così a 28.710 il totale delle vittime dall’inizio della crisi. Gli attualmente positivi sono 100.704, con una diminuzione di 239 unità rispetto a ieri.

I guariti sono in tutto 79.914, in aumento di 1.665 nelle ultime 24 ore. Calano ancora i ricoverati con sintomi (17.357, -212) e i pazienti in terapia intensiva (1.539, -39). In isolamento domiciliare si trovano ancora 81.808 persone. I casi totali dall’inizio dell’emergenza sono 209.328 (+1.900). In tutto sono stati eseguiti 2.108.837 tamponi, i casi testati sono 1.429.864.

In Sicilia la situazione sembra stabile: –Dall’inizio dei controlli, i tamponi effettuati sono stati 84.352 (+1.492 rispetto a ieri), su 77.590 persone: di queste sono risultate positive 3.213 (+19), mentre attualmente sono ancora contagiate 2.186 (+15), 787 sono guarite (+1) e 240 decedute (+3).

Coronavirus: finora 28.236 decessi. Oggi 269, si registra una decrescita di 608 assistiti rispetto a ieri

 

 

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Nell’ambito del monitoraggio sanitario relativo alla diffusione del Coronavirus sul nostro territorio, a oggi, 1° maggio, il totale delle persone che hanno contratto il virus è 207.428, con un incremento rispetto a ieri di 1.965 nuovi casi. Il numero totale di attualmente positivi è di 100.943, con una decrescita di 608 assistiti rispetto a ieri.

Tra gli attualmente positivi 1.578 sono in cura presso le terapie intensive, con una decrescita di 116 pazienti rispetto a ieri.

17.569 persone sono ricoverate con sintomi, con un decremento di 580 pazienti rispetto a ieri.

81.796 persone, pari al 81% degli attualmente positivi, sono in isolamento senza sintomi o con sintomi lievi.

Rispetto a ieri i deceduti sono 269 e portano il totale a 28.236. Il numero complessivo dei dimessi e guariti sale invece a 78.249, con un incremento di 2.304 persone rispetto a ieri.

Nel dettaglio, i casi attualmente positivi sono 36.473 in Lombardia, 15.562 in Piemonte, 9.484 in Emilia-Romagna, 7.779 in Veneto, 5.373 in Toscana, 3.518 in Liguria, 4.446 nel Lazio, 3.211 nelle Marche, 2.753 in Campania, 1.293 nella Provincia autonoma di Trento, 2.947 in Puglia, 2.171 in Sicilia, 1.115 in Friuli Venezia Giulia, 1.911 in Abruzzo, 757 nella Provincia autonoma di Bolzano, 204 in Umbria, 744 in Sardegna, 92 in Valle d’Aosta, 727 in Calabria, 193 in Basilicata e 190 in Molise.

 

In Sicilia :-Dall’inizio dei controlli, i tamponi effettuati sono stati 82.860 (+3.191 rispetto a ieri), su 77.490 persone: di queste sono risultate positive 3.194 (+28), mentre attualmente sono ancora contagiate 2.171 (+14), 786 sono guarite (+12) e 237 decedute (+2).

Degli attuali 2.171 positivi, 429 pazienti (-12) sono ricoverati – di cui 30 in terapia intensiva (-3) – mentre 1.742 (+26) sono in isolamento domiciliare.

Per gli scopi di monitoraggio – vi è da precisare – , e per classificare tempestivamente il livello di rischio in modo da poter valutare la necessità di modulazioni nelle attività di risposta all’epidemia, “sono stati disegnati alcuni indicatori con valori di soglia e di allerta che dovranno essere monitorati, attraverso sistemi di sorveglianza coordinati a livello nazionale, al fine di ottenere dati aggregati nazionali, regionali e locali”.

Il monitoraggio previsto dal testo ministeriale a firma del Ministro Speranza comprenderà indicatori di processo sulla capacità di monitoraggio e di accertamento diagnostico, indagine e gestione dei contatti e indicatori di risultato relativi a stabilità di trasmissione e alla tenuta dei servizi sanitari. “La fase di transizione dell’epidemia di Covid-19 si propone di proteggere la popolazione, con particolare attenzione per le fasce di popolazione vulnerabile, e di mantenere un numero di casi di infezione limitato e comunque entro valori che li rendano gestibili da parte dei servizi sanitari del Paese”

I criteri da valutare sono “il mantenimento di un numero di nuovi casi di infezione da Sars-Cov-2 stabile ovvero un aumento limitato nel numero di casi nel tempo e nello spazio, che possa essere indagato in modo adeguato e contenibile con misure di controllo locali”. E inoltre “il mantenimento o riduzione del numero di casi di trasmissione in strutture che ospitano popolazioni vulnerabili (cluster in ospedali, Rsa, altre strutture assistenziali, case di riposo ecc.) e assenza di segnali di sovraccarico dei servizi sanitari”. Le soglie definite negli indicatori proposti sono mirate a monitorare il mantenimento di questi criteri.

Sono inoltre identificati “valori di allerta – che devono portare a una valutazione del rischio congiuntamente nazionale e delle Regioni interessate, per decidere se le condizioni siano tali da richiedere una revisione delle misure adottate/da adottare ed eventualmente anche della fase di gestione dell’epidemia”……

“Canzone d’Amore”: Alla ricerca dell’Anima perduta

 

Video -“Canzone d’Amore”

 

di  L.Corioni

 

“CANZONE D’AMORE “

Il brano affronta il tema della distanza e della lontananza dove l’amore, protagonista ferito di un viaggio umano alla ricerca dell’anima perduta, non si arrende.
L’innamorato non teme intemperie, difficoltà, né ostacoli di alcun genere perché si sente pronto ad affrontare qualsiasi cosa pur di non perderlo per sempre. Sonorità pop melodiche, tipiche della canzone italiana con contaminazioni di contemporay sound e, a tratti, in odore di Francia tra lirica e musica leggera.

 

 Note biografiche

Raffaele Beneduce, nato a Pomigliano d’ Arco nel 1982, dopo avere intrapreso gli studi di canto con il Maestro Marcello Ferraresi (figlio del celebre violinista Aldo Ferraresi), negli anni seguenti viene segnalato dalla critica a vari concorsi musicali nazionali, arricchendo la sua esperienza musicale con elementi tipici della canzone tradizionale napoletana. 

Nel 2007 incide il suo primo lavoro discografico LE NOTE DELL’ ANIMA

Nel 2011 si laurea in Canto lirico al Conservatorio di Vibo Valentia e nel 2013 in Scienze musica e tecnologie del suono. 

Insegnante di canto lirico e moderno, ha realizzato progetti musicali fondendo la canzone classica napoletana e l’opera.

Artista dell’ etichetta discografica indipendente EVERGREEN inserito nella raccolta “Musica senza tempo Volume1” con il singolo “CANZONE D’AMORE” scritto da Michele Buonocore distribuito da Artist First su tutte le piattaforme digitali.

Premi:
Nel 1999  premio della critica a Montefusco (AV) per lo spettacolo “Musica&….Amore” e l’anno successivo stesso premio a Torre delle Nocelle (AV) per “Musica & Moda”.
Nel 2004 finalista all’Hit Festival di Saint Vincent.
Nel 2007 Vince Pomigliano Musica festival con la cover UN AMORE COSI GRANDE
Nel 2008 Arriva 2° posto e premio della critica con il brano inedito MAI DIRE MAI al Pomigliano Musica Festival

Mattarella: “Adesso dobbiamo compiere un salto di qualità con scelte che incidano sulla vita di ciascuna famiglia”

 

Si ripete il rito di ogni anno.Anche in questo 1 maggio 2020 il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è rivolto al popolo italiano  per la Festa dei lavoratori. Una festività quest’anno molto diversa dal solito, a causa dell’emergenza Coronavirus che ormai da un paio di mesi ha costretto gli italiani al lockdown. Mai come in questa occasione, dunque, il discorso di Mattarella è particolarmente sentito, visto che molti lavoratori sono fermi e temono per il futuro. Queste le parole del presidente della Repubblica dal Quirinale per il 1 maggio 2020:

Vittime del nazifascismo: il presidente Mattarella visiterà il ...

 

“Viviamo questo Primo maggio con il pensiero all’Italia che vuole costruire il suo domani. Non ci può essere Repubblica senza lavoro, come afferma solennemente il primo articolo della nostra Costituzione. Il lavoro è stato motore di crescita sociale, economica, nei diritti, in questi settantaquattro anni di Repubblica.

Perché il lavoro è condizione di libertà, di dignità e di autonomia per le persone. Consente a ciascuno di costruire il proprio futuro e di rendere l’intera comunità più intensamente unita.

Va ribadito con determinazione nella attuale situazione, in cui la diffusione del virus ha colpito duramente il nostro popolo, costringendoci, a un temporaneo congelamento delle attività. In Italia, come in tutto il mondo, le conseguenze della pandemia mettono a rischio tanti posti di lavoro.

Risalta ancora di più, in questo contesto, il valore del lavoro e, in particolare l’opera svolta da medici, infermieri, altri operatori sanitari, farmacisti, con tanti fra di loro caduti nello svolgimento dei propri compiti. Il lavoro di Forze dell’Ordine, Forze Armate, operatori del settore della logistica e dei trasporti, della distribuzione, di filiere produttive essenziali, del sistema di istruzione, pur tra molte difficoltà, ha consentito, giorno dopo giorno, al nostro Paese di non fermarsi e di andare avanti, sia pure funzionando a velocità ridotta.

Appare finalmente possibile un graduale superamento delle restrizioni. Ora guardiamo alla ripresa: ad essa, vanno indirizzati, in modo concorde, gli sforzi di tutti, senza distrazioni o negligenze. A cominciare dal consolidamento dei risultati sin qui ottenuti nella lotta al virus, a un equo, efficace e tempestivo sostegno alle famiglie e alle attività produttive, a quanti sono rimasti disoccupati e senza reddito, in modo da conservare intatte tutte le risorse del nostro capitale sociale e da consentire di far sopravvivere e far compiere un salto di qualità alla organizzazione delle imprese e alla offerta di servizi, con scelte avvedute, nella consapevolezza che sono destinate a incidere sulla qualità della vita di ciascuna famiglia, sugli stessi tempi e ritmi della vita quotidiana delle persone.

A partire dal lavoro si deve ridisegnare il modo di essere di un Paese maturo e forte come l’Italia. La fabbrica, i luoghi di lavoro, hanno orientato e plasmato i modi di vivere nei nostri borghi e nelle nostre città, e l’opera stessa delle istituzioni chiamate ad assicurare la realizzazione della solidarietà politica, economica e sociale prevista dalla Costituzione.

La battuta d’arresto che abbiamo subìto spinge ad accelerare la strada verso un cambiamento che sappia valorizzare non subire fenomeni come la globalizzazione e la digitalizzazione dell’economia, con scelte lungimiranti, cui possono con efficacia contribuire le importanti decisioni già assunte e in corso di definizione da parte dell’Unione Europea.

Molto cambierà nella vita delle nostre società. Questo cambiamento andrà sapientemente governato affinché la nuova fase non comporti condizioni di ulteriori precarietà ed esclusioni ma sia l’occasione, al contrario, per affrontare efficacemente ritardi antichi come quelli del lavoro per i giovani e le donne, particolarmente acuti nelle aree del Mezzogiorno. Come il lavoro in nero o irregolare, da fare emergere per esigenza di giustizia e contro l’insopportabile sfruttamento.

Il ruolo degli imprenditori – piccoli e medi, lavoratori autonomi e grandi imprese – appare centrale, assieme a quello della ricerca, in questo processo di riprogettazione delle filiere produttive e distributive.

Oggi, mentre celebriamo in modo così diverso dal consueto questo Primo maggio, non possiamo non riconoscere gli importanti traguardi di giustizia sociale conseguiti attraverso le battaglie dei lavoratori e delle loro organizzazioni sindacali, efficaci strumenti di progresso ed eguaglianza.

Le Confederazioni sindacali hanno dedicato questa giornata al lavoro in sicurezza, per rendere solida e non fugace la prospettiva di rilancio. Non può esservi – e non vi è – contrapposizione tra sicurezza, salute e lavoro. È stata avviata la graduale ripresa della nostra vita sociale e di molte attività economiche.

La ripresa è possibile perché nei quasi due mesi precedenti siamo riusciti ad attenuare molto la pericolosità dell’epidemia. Dobbiamo difendere questo risultato a tutela della nostra salute.

Non vanno resi vani i sacrifici fatti sin qui se vogliamo assieme riconquistare, senza essere costretti a passi indietro, condizioni di crescente serenità.  

Non va dimenticata l’angoscia delle settimane precedenti, sotto la violenta e veloce aggressione del virus,  che abbiamo superato i duecentomila contagi e che ogni giorno dobbiamo piangere alcune centinaia di vittime. Questo richiede un responsabile clima di leale collaborazione tra le istituzioni e nelle istituzioni.

So che possiamo fare affidamento sul senso di responsabilità dei nostri concittadini – manifestato, in questo periodo, in misura ammirevole dalla loro quasi totalità – perché, nelle nuove condizioni, ci si continui a comportare con la necessaria prudenza.

Sono necessarie indicazioni – ragionevoli e chiare – da parte delle istituzioni di governo ma, oltre al loro rispetto, è soprattutto decisiva la spontanea capacità di adottare comportamenti coerenti nella comune responsabilità di sicurezza per la salute.

Attraversiamo un passaggio d’epoca pieno di difficoltà. Riusciremo a superarleA tutti i lavoratorialle Stelle al Merito del Lavoro – abitualmente consegnate in tutta Italia in questa ricorrenza – va il saluto più cordiale e l’augurio di una rapida ripresa. Buon Primo maggio”