FINANZIARIE (AGOS):  IL CASO DI  “SEGNALAZIONE” ILLECITA OD INOPPORTUNA  DI CLIENTI   NEL LIBRO NERO (CRIF  O BANCA D’ITALIA) 

 

 IL CASO    DELLA FINANZIARIA  ’AGOS-DUCATO” –

Perviene in Redazione la Missiva che appresso pubblichiamo. Nell’osservanza della Privacy e delle norme vigenti in materia nonchè a richiesta dell’autore,personaggio pubblico, abbiamo omesso la pubblicazione di diversi dati sensibili e la sua identità Nel caso in specie la presentazione all’Arbitro finanziario si rivela  inutile per i danni economici -non valutabili- subiti dal cittadino contestatore.

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Il sottoscritto  (omissis)      informa – si premette subito a scanso di equivoci- di essere stato arbitrariamente inserito –a mia insaputa – nell’Archivio dati della Centrale rischi gestiti dalla filiale della Banca d’Italia destinataria della presente.

Spiego la circostanza . Nel dicembre del 2013 chi scrive acquistava nel maxnegozio (Omissis) di Misterbianco una cucina componibile al prezzo di euro 4.579,92 disciplinando il pagamento complessivo in buona parte in contanti( versamento alla Cassa di euro 2.662,95 come comprovato dagli scontrini-ricevute in originale) e altra parte, – commento a memoria – accertata la promozione dell’offerta a Tasso zero,dell’importo finanziato di euro 2000,00( duemila) con versamenti mensili in bollettini già precompilati a stampa per l’importo pattuito di euro 127,22.

Detto importo riportava la scadenza del 28.02.2017.

Verso la conclusione –assolutamente regolare – del rapporto intrattenuto con la finanziaria “Agos”- lo scrivente si accorgeva che la Società finanziaria predetta  inspiegabilmente inviava missive con importi differenziati distanti dalla reale posizione economica di chi scrive.    Tali cifre erano talmente gonfiate- nonostante –ribadisco- l’assoluta regolarità delle rate pagate – da indurre lo scrivente a sorvolare persino di contestare  sulla somma addebitata mensilmente –nonostante patti diversi- di euro 15,49.(?)….

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A questo punto l’autore della presente richiedeva alla società finanziaria convenzionata con il maxnegozio la quantificazione esatta della somma restante.     Restava tuttavia fermo l’assunto che chi scrive aveva effettuato i pagamenti utilizzando i bollettini dell’Agos. Ciò è provato dalle ricevute in mio possesso.            

L’Agos non riscontrava la mia richiesta ma inviava  solo  successivamente e in ritardo       un      “estratto conto” in cui era  chiarissima la manipolazione delle cifre contabili di partenza (Importo finanziato : duemila )stante che l’Agos non ha registrato –o, probabilmente non ha voluto registrare –in palese malafede – ciò che aveva il dovere di fare. Contabilizzare tutti i pagamenti partendo da somme veritiere e non manipolate che non consentono più di proseguire nel rapporto non avendo la reale comprensione della circostanza e delle reali intenzioni degli operatori Agos addetti a tale istruttoria.

Lo scrivente è in possesso delle ricevute e prove di quanto preriferito.

Nel corso di una recente rinegoziazione di un prestito con la Banca (Omissis) di Catania laddove la direzione rilascia il proprio beneplacito, ricevo un sorprendente “Stop” per aver appreso di essere stato – senza che chi scrive- a termini di legge  e di giurisprudenza consolidata venisse informato- segnalato dall’Agos-Ducato al cosiddetto sistema informativo creditizio privato “Crif” come autore di un insoluto di euro 254.

Invio una Raccomandata alla preriferita Banca spiegando gli illeciti, amio avviso, dell’Agos e, al contempo sono costretto a rinunciare -mio malgrado- a rinegoziare il prestito con l’Unicredit.

Oggi la storia si ripete. Richiedo , per necessità varie, un finanziamento ad altra banca e scopro di essere stato segnalato ancora arbitrariamente e in maniera vergognosa, cioè senza che l’Agos avvertisse il dovere giuridico e morale di informare lo scrivente, -appare superfluo in tale sede citare le sentenze della Cassazione che rafforzano in maniera inequivocabile, gli argomenti(trasparenza e lealtà)  dello scrivente, addirittura dal mese di Gennaio 2018 come provato dagli allegati forniti dalla filiale della Banca d’Italia. Stavolta la cifra non è più quella indicata prima al “Crif”, pur essendo uguale l’operazione,  adesso si gonfia di 715 euro (?????) la somma uscita dal cilindro dei prestigiatori dell’Agos-Ducato di Catania.

 

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Nella foto d’Archivio la sede della Banca d’Italia di Catania

DANNI  ECONOMICI ALL’AUTORE DELLA PRESENTE E PERPLESSITA’ SUL  METODO INUSITATO DELLA BANCA D’ITALIA

Si pone in luce che lo scrivente ha riportato danni notevoli con l’omessa trasparenza  dell’Agos –  e meraviglia che detti comportamenti arbitrari –  siano pubblicizzati nell’archivio della filiale Banca d’Italia che viola anch’essa- suo malgrado-  il metodo democratico di sentire le due parti interessate- prima di far passare il messaggio ingannevole di una società, nel caso dell’Agos che oggi ha procurato senza ombra di dubbio  sia danni d’immagine che  danni economici almeno di diverse migliaia di euro.

 E’ notorio che la  Centrale dei Rischi persegue “l’interesse pubblico” di informare il sistema bancario del fatto che un determinato soggetto risulta moroso in relazione a finanziamenti di una certa entità (almeno € 30.000,00) oppure che, nonostante la regolarità dei pagamenti, egli risulti già gravato da un’esposizione debitoria alquanto rilevante (sempre almeno € 30.000,00).

L’obiettivo della CR presso la Banca d’Italia consiste nel migliorare il processo di valutazione del merito di credito della clientela, innalzando la qualità del credito concesso dagli intermediari e rafforzando così la stabilità finanziaria del sistema creditizio medesimo.

Nel caso in specie la Filiale della Banca d’Italia risulterebbe strumentalizzata dall’intermediario-Agos appunto- che persegue , stracciando e violando ogni dovere umano e giuridico, il proprio obiettivo,non condivisibile   E lo fa- prego di fare attenzione- riportando falsi dati nelle proprie carte.

Non c’è dubbio quindi che la segnalazione negativa- e con profili di illegittimità-inviati dall’Agos,  non verificati dalla direzione e/o dal responsabile interno della procedura  alla Centrale rischi Banca d’Italia, di matrice pubblica,ha notevoli implicazioni non solo in quanto comporta la sostanziale impossibilità per chi scrive- come già successo e possibile provarlo in caso di eventuale richiesta di risarcimento danni-  di accedere ad ulteriori fonti di finanziamento ma anche perché potrebbe indurre gli altri istituti di credito  ad impedire l’apertura di nuovi conti correnti o altro ancora.

In conclusione:l’AGOS-Ducato nelle sue lettere afferma falsità oppure agisce in maniera errata o mistificatoria. Infatti essa ha omesso.: 

1) Mancata ricezione del preavviso, previsto dall’art. 4, comma 7, del Codice di deontologia e dall’art. 125, comma 3°, del Testo Unico Bancario ,, atteso che l’onere di dimostrare l’avvenuto invio della predetta comunicazione grava interamente sull’intermediario. Tale omissione non consente di inserire i dati cliente nell’archivio banca dati della Banca d’Italia.  Prova: il direttore dr Gennaro chieda o faccia disporre l’invio della ricevuta e cartolina Racc.ta postale.  Vedrà che l’Agos sorvolerà su questo punto.

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La predetta informativa risulta essenziale in quanto è espressione del fondamentale principio di correttezza e lealtà nel trattamento dei dati personali e risponde all’esigenza di offrire al debitore la possibilità di intervenire prima della segnalazione della morosità o di un altro evento negativo.     Sorprende che la Banca d’Italia di Catania, diretta dal dott. Gennaro Gigante ,sensibile –è noto – alla comunicazione con i cittadini catanesi –  proceda con tanta disinvoltura alla pubblicazione dei dati degli intermediari senza disporre presso il suo ufficio competente e al responsabile della procedura la minima verifica della prova postale.

A tal proposito, l’art. 4, comma 7, del Codice Deontologico e di Buona Condotta per i Sistemi Informativi prevede testualmente che “Al verificarsi di ritardi nei pagamenti, il partecipante, anche unitamente all’invio di solleciti o di altre comunicazioni, avverte l’interessato circa l’imminente registrazione dei dati in uno o più sistemi di informazioni creditizie. I dati relativi al primo ritardo di cui al comma 6 possono essere resi accessibili ai partecipanti solo decorsi almeno quindici giorni dalla spedizione del preavviso all’interessato.”

Pertanto, anche alla luce del chiaro dato normativo sopra citato, la giurisprudenza è consolidata nel ritenere che in riferimento alle segnalazioni in sofferenza presso i sistemi di informazione creditizia l’intermediario debba –a pena di illegittimità della segnalazione- preavvertire il cliente almeno 15 giorni prima di procedere (v. tra le tante Decisione ABF Roma n. 6087/2015; in senso conforme ABF Collegio di Coordinamento n. 3089/2012; sentenza Tribunale di Firenze n. 2304/2016; sentenza Tribunale di Firenze n. 241/2016; Ordinanza Tribunale di Pescara n. 4687 del 21/11/2014; Ordinanza del Tribunale di Milano del 29.08.2014).

2) Errata valutazione dell’intermediario circa lo stato finanziario-patrimoniale del soggetto scrivente  segnalato arbitrariamente “a sofferenza”, apprendo solo adesso dal gennaio 2018.   E’ una vera ed autentica indecenza.

Un ulteriore motivo di illegittimità della segnalazione in CR, consiste nell’errata valutazione del quadro patrimoniale/finanziario dello scrivente “ segnalato”. Come è noto, infatti, l’iscrizione nel registro dei crediti “a sofferenza” nelle banche dati creditizie richiede un’attenta analisi da parte del soggetto intermediario il quale, prima di disporla, dovrà esaminare la complessiva situazione finanziaria del cliente, non potendo essa scaturire a seguito dell’inadempimento a un solo rapporto o in conseguenza di un ritardo di modesta entità (127 euro) nel pagamento del debito.

Occorre  far riferimento ad una valutazione negativa della situazione patrimoniale, apprezzabile come “grave e non transitoria difficoltà economica equiparabile anche se non coincidente, con la condizione di insolvenza” (Cass. Civ. n. 23093/2013; Cass. Civ. n. 7958/2009; Cass. Civ. n. 21428/2007). 

Sul punto tra l’altro il Tribunale di Firenze, con sentenza n. 2276/2012(riconoscendo nel caso di specie l’illegittima segnalazione in CR), ha avuto modo di chiarire che “[..]la società finanziaria ha senz’altro l’obbligo di compiere una approfondita istruttoria prima di effettuare la segnalazione, per verificare sulla base di elementi oggettivi – quali la liquidità del soggetto, la sua capacità produttiva e/o reddituale, la situazione contingente del mercato in cui opera, l’ammontare complessivo del credito ottenuto dal sistema creditizio e/o finanziario, se sussista davvero in concreto una situazione che induca a ritenere il credito a sofferenza ossia tale per cui appaiano sussistere rilevantissime difficoltà di recuperarlo […]”. 

 

Si consenta un’auspicio infine: La banca d’Italia- diretta dal dr. Gennaro ..dovrebbe – e può farlo- verificare anzitutto- si ribadisce – la prova della raccomandata con ricevuta di ritorno inviata alla controparte da parte dell’Agos.  Omissione grave perché  senza la prova della Raccomandata e ricevuta di ritorno, inviata all’altra parte, pubblica nel “Suo archivio pubblico”, senza una verifica, solo la voce illegittima ed arbitraria di una parte con effetti deleteri e negativi nella popolazione utenza e nella società civile e democratica”.

 

Usa elezioni: la Virginia ora è “blu”

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Nella foto d’Archivio, la Virginia (Stati Uniti)

Cambia la politica in America  I democratici hanno assunto il pieno controllo del governo della Virginia per la prima volta in ventisei anni, conquistando sia la Camera, sia il Senato. Dopo lo spoglio di tutti i 140 seggi, i democratici ne hanno conquistati 21 al Senato, contro i 18 dei repubblicani, e 53 alla Camera, contro i 42 degli sfidanti.

Mentre il candidato dei democratici, l’attorney general Andy Beshear, ha rivendicato la vittoria alle elezioni legislative ma il governatore repubblicano Matt Bevin ha chiarito che non gliela concederà. Di fatto, il margine tra i due risulta strettissimo, con il 49,2 per cento per Beshear contro il 48,9 per cento di Bevin al termine dello scrutinio.

 Beshear ha  inviato un messaggio: “Ce i nostri valori e il modo in cui ci comportiamo è ancora più importante del nostro partito. Che ciò che ci unisce come abitanti del Kentucky è ancora più forte di qualsiasi divisione nazionale“. Beshear è stato eletto attorney general del Kentucky nel 2015 ed è il figlio di Steve Beshear, il predecessore di Bevin.

Confermati i repubblicani alla guida del Mississipi, dove il tenente Tate Reeves ha avuto la meglio sul candidato democratico, l’attorney general Jim Hood. Con il 52,2 per cento dei voti contro il 46,6 per cento di Hood, Reeves prenderà il posto dell’attuale governatore repubblicano, Phil Bryant, che lascia per scadenza dei termini del suo mandato. Hood si è congratulato con Reeves per la vittoria.

Si apprende infine che il presidente americano Donald Trump ha espresso  ”Congratulazioni a Tate Reeves per aver vinto come governatore nel grande Stato del Mississipi — Il nostro grande comizio di venerdì notte ha spostato i numeri da un testa a testa a una grande vittoria. Grande vittoria sotto pressione, Tate”. 

QUANDO LA MORTE “BENDATA” COLPISCE GLI ANGELI PROTETTORI

VIDEO (Y.T.)  CHE PREGHIAMO I LETTORI SENSIBILI DI NON APRIRE PER LE URLA STRAZIANTI DEI VIGILI MORTI

 

Pubblichiamo il drammatico audio della telefonata,  che il carabiniere Roberto Borlengo fa alla centrale operativa pochi istanti dopo l’esplosione della casa ad Alessandria, a Quargnento.

Nella tragedia hanno perso la vita 3 giovani vigili del fuoco.

Riesci a stare al telefono?” gli chiede il collega mentre in sottofondo si distinguono strazianti le urla e i lamenti dei feriti. “Ci provo – risponde il militare – sto male, io ve lo dico, sto sotto qualcosa, non so cosa, sto malissimo”. “Roberto mi confermi che sei in strada a Ronco?”, lo incalza il collega dalla sala operativa. “Eh sì, praticamente vedi la nostra macchina Pasquà? Mandali tutti – lo prega Roberto – siamo cotti Pasquà, siamo tutti cotti Pasquà. Digli di fare in fretta, è crollato tutto qua”.

“Pasquale, manda qualcuno, ti prego, stanno morendo tutti – va avanti la telefonata – E’ esplosa la palazzina, stavamo facendo il sopralluogo ed è esplosa, è esplosa. Stiamo messi tutti male”. Intorno chiedono aiuto, c’è chi piange. “Luciano è lì vicino a te?” chiede l’operatore. “E’ dall’altra parte, ma dirgli di sbrigarsi – insiste il carabiniere – perché sian messi male, le gru, devono togliere le macerie”.

“Pasquale, ti prego. Se mi va male digli ai miei che gli voglio un mondo di bene – aggiunge Borlengo – sto messo male. Stiamo sotto le macerie, fai in fretta ti prego. Stiamo tutti qua, siamo in cinque o sei. Stiamo morendo Pasquà, manda qualcuno ti prego”. “Vai tranquillo Roberto,”. “Sto per svenire Pasquale, fai presto. Io sicuramente ho perso un occhio, sto perdendo un sacco di sangue, abbi pazienza Pasquale, sto malissimo. Ho un piede sotto le macerie. Siamo tutti seppelliti. Dimmi te se devo morire così a 31 anni. Porta del ghiaccio per favore“.

CLAN SIBILLO: VENTIDUE ARRESTI, FINE STORIA PER VERTICI STORICI

 

Ventidue misure cautelari per vari reati  eseguite questa mattina dai carabinieri su ordine del Gip del Tribunale di Napoli.per vari reati tra cui estorsioni a pizzerie e altri negozi del centro, traffico di stupefacenti e detenzione e porto abusivo di armi da sparo,

Sotto i riflettori degli inquirenti le attività del clan Sibillo, articolazione satellite del sodalizio camorristico facente capo ad Edoardo Contini ed agli altri gruppi federati nella ‘Alleanza di Secondigliano’, particolarmente attivo nelle zone di San Gaetano e dei  Decumani nonchè  dei Tribunali, nonostante gli arresti nel tempo dei suoi capi storici”.

I vertici del clan, «nella persona di Pasquale Sibillo, detenuto in carcere, hanno gestito il sodalizio inviando le direttive ai sodali in libertà utilizzando, per recapitare messaggi scritti, i congiunti che si recavano ai colloqui».

«La stessa organizzazione dedita al traffico di rilevanti quantitativi di sostanze stupefacenti di vari tipi e che ha operato giornalmente per buona parte del primo semestre del 2017, riconducibile ai membri della famiglia di Giuseppe Napolitano ed ad alcuni fornitori abituali esterni all’ambito familiare – osservano i carabinieri – ha operato per agevolare le attività del clan Sibillo, i cui membri in libertà, più volte, hanno tenuto i loro summit camorristici proprio presso l’abitazione dei Napolitano, sede della piazza di spaccio».

 

L’attività d’indagine si è avvalsa di sofisticati strumenti di captazione ambientale e telefonica nonché della collaborazione delle vittime di numerosi episodi estorsivi commessi ai loro danni dagli uomini del clan Sibillo, in fase completa di disarticolazione.

 

MAFIA E ‘INDRANGHETA’ IN CALABRIA, SICILIA E PIEMONTE: 65 ARRESTI DI “BOSS E CAPICLAN”-

 

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   E’ ancora ‘ndrangheta in diverse città italiane, in Sicilia, in Piemonte dove le holding del narcotraffico spopolano in collegamento con la Calabria e l’hinterland milanese  , 400 carabinieri del Comando Provinciale di Torino stanno eseguendo un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal gip del tribunale torinese su richiesta della locale Direzione distrettuale antimafia, nei confronti di 65 appartenenti o contigui alle locali di ‘ndrangheta di Volpiano e San Giusto Canavese e componenti delle famiglie Agresta e Assisi, capi locali di Volpiano e San Giusto Canavese, considerati i più potenti narcotrafficanti tra il Nordovest e il Sud America.ritenuti responsabili di associazione di tipo mafioso e traffico internazionale di stupefacenti

 


L’ordinanza firmata dal gipi Luca Fidelio, consente l’arresto   dei boss delle famiglie Agresta, Catanzariti e Assisi, tra cui il nome più noto è quello di Nicola Assisi, rimasto latitante per anni in Sudamerica, arrestato a luglio a Praia Grande, una località balneare nello Stato di San Paolo, in Brasile insieme al figlio Patrick. Lì, nonostante i sequestri della giustizia italiana che lo cercava dal 2014, viveva nel lusso, possedeva tre appartamenti con piscina e aveva una stanza segreta in cui nascondeva il denaro, enormi quantità tanto che gli investigatori hanno preferito pesarlo anziché contarli: erano 20 chili. La cocaina era la sua specialità, quella che secondo le sentenze faceva arrivare a quintali in Italia, agli intermediari della ‘ndrangheta in Calabria, Piemonte e Lombardia.

L’operazione di  questa mattina sarà presentata direttamente a Torino dal procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho. E’ l’atto finale delle indagini di diverse forze di polizia, che che hanno come comune denominatore le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Domenico Agresta, il padrino ragazzino che a 29 anni aveva già scalato le gerarchie della locale di Volpiano ma che a ottobre del 2016, dal carcere di Saluzzo dove stava scontando 30 anni per omicidio, ha dato una svolta alla sua vita cominciando a collaborare con i magistrati di Torino, Monica Abbatecola e Paolo Toso. “La scuola mi ha fatto collaborare, perché l’istruzione mi ha dato strumenti che prima non avevo. In carcere, mi sono diplomato”, ha detto nelle molte udienze in cui ha portato la sua testimonianza, compresa quella per l’omicidio del procuratore di Torino, Bruno Caccia.

Le dichiarazioni del collaboratore Domenico Agresta hanno consentito agli inquirenti  di scoprire lo zio Antonio, in possesso della dote apicale di “corona”, come il capo locale della succursale mafiosa di Volpiano dopo la scarcerazione nel processo Minotauro (a novembre 2012) e perlomeno sino all’ulteriore arresto del giugno 2015. Dopo la condanna, infatti, il capo-clan assumeva la direzione della struttura distaccata di ‘ndrangheta..

 

Contestualmente la gdf di Torino sta procedendo alla notifica del medesimo provvedimento per ulteriori 6 indagati, ritenuti responsabili, nell’ambito della medesima associazione, anche di riciclaggio e trasferimento fraudolento di valori. Sottoposti a sequestro beni mobili ed immobili, nonché conti correnti e quote societarie per un valore in corso di quantificazione.

Sequestrati anche 80 kg di droga.     

 

 

MAFIA-POLITICA: CLAMOROSO ARRESTO DI ANTONELLO NICOSIA “POSTINO” DEI BOSS

 

Clamoroso l’arresto di stamane. Connessione stretta tra Mafia e Politica secondo i Pm. Un assistente parlamentare, Antonello Nicosia, membro del comitato nazionale dei Radicali italiani, è stato arrestato all’alba di oggi insieme con altre 4 persone, con l’accusa di avere veicolato messaggi fuori dalle carceri. Nei guai anche  il capomafia di Sciacca Accursio Dimino. Secondo la Procura avrebbe fatto da tramite tra capimafia, alcuni dei quali al 41 bis, e i clan, portando all’esterno messaggi e anche ordini. Nicosia ha accompagnato la deputata Pina Occhionero (ex LeU e di recente passata a Italia Viva, che risulta estranea alla vicendain alcune ispezioni all’interno delle carceri siciliane: durante quelle visite i boss avrebbero affidato all’assistente della parlamentare dei messaggi da recapitare all’esterno.
Antonello Nicosia, 48 anni, originario di Sciacca,con  l’accusa pesante di associazione mafiosa insieme al boss Accursio Dimino è un insospettabile se si considera il suo curriculum: direttore dell’Osservatorio Internazionale dei diritti umani (Oidu), pedagogista, laureato in Scienze della Formazione multimediale con una tesi sul “Trattamento penitenziario, ascoltare e progettare per rieducare sorvegliare e rieducare, l’esperienza carcere”.  è stato eletto nel Comitato Nazionale dal XVII Congresso di Radicali Italiani. Ma è anche assistente parlamentare giuridico-psicopedagogico alla Camera dei deputati, in particolare di Giuseppina Occhionero. Secondo l’accusa aveva una doppia vita, pubblicamente parlava di legalità e diritti dei detenuti, poi invece avrebbe aiutato i detenuti a fare uscire dal carcere dei messaggi alle famiglie mafiose.vicina al boss latitante Matteo Messina Denaro.

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– “Sia gli incarichi assunti a diverso titolo in più associazioni volontaristiche, sia l’elezione nel movimento dei Radicali italiani sia ancora i rapporti stretti con l’Onorevole Giuseppina Occhionero sono stati tutti da lui strumentalizzati per accreditarsi presso diverse strutture penitenziarie e per fare visita a mafiosi detenuti, a scopi estranei a quelli, proclamati, della tutela dei loro diritti”. E’ l’accusa dei  pm della Dda di Palermo nel fermo.

“Dall’ascolto delle intercettazioni, è emerso in diretta che il Nicosia, a fronte di un impegno politico e sociale sicuramente ispirato a nobili e lodevoli principi, si è in realtà parallelamente adoperato al fine di favorire, a vario titolo, più associati mafiosi, condannati in via definitiva, reclusi in diversi istituti penitenziari nonché al fine di veicolare messaggi fra loro e l’esterno”

– “Sfruttando il baluardo dell’appartenenza politica, il Nicosia ha addirittura portato avanti l’ambizioso progetto di alleggerire il regime detentivo speciale di cui all’art. 41 bis o di favorire la chiusura di determinati istituti penitenziari giudicati inidonei a garantire un trattamento dignitoso ai reclusi”,

 – L’uccisione di Giovanni Falcone, nella strage di Capaci del 23 maggio 1992, “fu un incidente di lavoro”. A dire queste parole agghiaccianti, senza sapere di essere registrato dalle cimici della Procura di Palermo, Nicosia. L’assistente parlamentare era anche conduttore in tv della trasmissione “Mezz’ora d’aria” e parlava di legalità e diritti, ma dalle intercettazioni degli investigatori usava un altro linguaggio. Come le parole sul giudice Falcone. “E’ stato un incidente sul lavoro”, diceva. Per la procura era in contatto con diversi boss, in virtù del suo ruolo di assistente parlamentare e di direttore dell’Osservatorio internazionale dei diritti umani, onlus che si occupa della difesa dei diritti dei detenuti

Gomorra come la Mafia siciliana: i boss del SUD riaffermano così il potere con tanto di sberleffo allo Stato

 

La festa in piazza della camorra: show e fuochi d’artificio

Fuochi  d’artificio, musica neomelodica, folla in strada. La scena nella zona popolare dei «600 alloggi» a Monterusciello, sembra ripetere quella di un film sulla Mafia e sulla Camorra.  Nella sostanza poco cambia qui. . Affiliati e boss di camorra tornano a casa dopo la detenzione e il clan fa festa nel quartiere. Rito e messaggio, che esclude il sapore folcloristico.”Come a dire: siamo tornati, le cose sono come prima, vediamo chi c’è e chi ci è rimasto «amico». Fidelizzazione del quartiere, che si fa acquiescente per paura e, a volte, anche per interesse.”

Per un errore procedurale sulle intercettazioni, furono scarcerati a Ponticelli 13 affiliati del clan Casella arrestati qualche giorno prima. I fuochi d’artificio li accolsero al ritorno a casa. Un segnale di  sberleffo agli inquirenti.      «Sono saluti dei clan a chi torna a casa dopo una scarcerazione, ma anche festeggiamenti per consegne o vendite redditizie di partite di droga. Sono manifestazioni di camorra».

Non è fenomeno nuovo, semmai di diverso ci sono i video e le riproduzioni postate su Facebook o Youtube, come dimostrazione ulteriore di onnipotenza. Ciro Niglio, oggi 29enne, affiliato del clan Cuccaro nell’area occidentale di Napoli, descrisse l’importanza delle feste pubbliche per il controllo del territorio, come quella dei Gigli di Barra. Dichiarò: «Nella festa del 2010, Ciro Abrunzo, detto ‘o cinese, ammazzato nel 2012, regalò il cantante Alessio al giglio Insuperabile. Il cantante corrispondeva solitamente una quota del suo cachet al clan degli scissionisti. Ricordo che nel 2010 Alessio e Babà cantarono una canzone dedicata alla madre e alla sorella di Angelo Cuccaro».

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Il porsi al centro dell’attenzione , L’ostentazione pubblica, è una prerogative e caratteristica insieme dei Clan    Così quelli della Camorra così quelli della Mafia a Catania in occasione persino delle celebrazioni e feste religiose come quella di S.Agata Martire.   In Sicilia e nei paesi del Catanese la sfida alla legge avviene con il dondolio delle Candelore davanti le case dei boss.   Chi si rifiuta di attuare questo rituale -tanto osteggiato dai prefetti- viene iscritto nei libri neri dei mafiosi. Un rimarcare potere economico e controllo delle città Nel 1992, ai Quartieri spagnoli fu montato un palco in legno per l’esibizione dei cantanti che avrebbero dovuto salutare Carmine Petrillo e Tommaso Esposito, due imputati per l’agguato mortale al night club San Francisco di piazza Municipio, oggi chiuso, nella faida tra i clan Mariano e Di Biasi. Brindisi e champagne a fiotti tra Largo Baracca, vico Lungo San Matteo e Trinità degli Spagnoli.

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Anche i funerali dei Capi boss sono diventati la vetrina del potere di un Capo Mafioso o Camorristico

Una dimostrazione, come una resa dei conti con lo Stato,  sia del controllo del consenso sia della propria forza, che fu ben descritto – ricordano i napoletani-nel 1986 dal giudice Corrado Guglielmucci, magistrato che si occupò dei quartieri-Stato cittadini influenzati da famiglie camorristiche: «I governati, oltre al benessere economico chiedono una direzione ideologica. Questa loro ulteriore domanda è soddisfatta da rituali collettivi, posti in circolazione dalla famiglia-governatorato: feste collettive per le assoluzioni e le scarcerazioni, organizzazione della tifoseria per le squadre di calcio, celebrazioni di funerali per i notabili, presepe di quartiere, e altro».

È l’imposizione di una «omogeneità culturale» e di controllo territoriale anche attraverso manifestazioni che diventano occasioni per verificare chi sta dalla propria parte, chi è in sintonia con l’influenza del clan pur non essendone affiliato. Quando i fratelli Giuliano, diventati poi tutti collaboratori di giustizia, erano egemoni a Forcella, divennero maestri in questo particolare «controllo ideologico».

 

Papa Francesco ricorda la conversione di Zaccheo, l’esattore delle tasse “che chiedeva la tangente”

            VIDEO DELL’ANGELUS DI OGGI DI PAPA FRANCESCO-  VATICANO

 

Ricordiamo nel Vangelo Zaccheo, l’esattore delle tasse di Gerico- Tangenti sulle tasse . Allora come oggi. Non è un caso se il Papa rievoca l’episodio evangelico-Lo sguardo misericordioso di Gesù ci raggiunge prima che noi stessi ci rendiamo conto di averne bisogno per la nostra salvezza. Lui infatti non giudica o isola chi ha peccato, ma lo “cerca” per “riportarlo sulla retta via”. E riuscire a “sentire su di noi” questo sguardo misericordioso, trasforma profondamente la nostra mentalità e il nostro modo di fare.

E’ quanto accaduto a Zaccheo, il giorno in cui Gesù fa tappa in città mentre sta andando a Gerusalemme. L’episodio è narrato dal Vangelo di Luca, nell’odierna XXXI domenica del tempo ordinario, e Papa Francesco lo ripercorre prima di recitare l’Angelus con i fedeli riuniti in Piazza San Pietro. Gesù arriva circondato da una grande folla. E tra la gente c’è anche il capo dei “pubblicani” che non solo riscuoteva le tasse per i romani, ma chiedeva anche una tangente arricchendosi sui sacrifici altrui e dunque era ancora più disprezzato. Non si conosce il motivo, ma Zaccheo, si legge nel Vangelo, è curioso di vedere Gesù di cui ha sentito dire cose straordinarie, e pur di riuscirci, essendo piccolo di statura non trova altra soluzione che salire su un albero, un sicomoro. 

Eppure quando arriva il momento, è Gesù ad alzare lo sguardo per primo, a cercarlo e a vederlo.

Il primo sguardo non è di Zaccheo, ma di Gesù, che tra tanti volti che lo circondavano – la folla – cerca proprio quello. Lo sguardo misericordioso del Signore ci raggiunge prima che noi stessi ci rendiamo conto di averne bisogno per essere salvati. E con questo sguardo del divino Maestro comincia il miracolo della conversione del peccatore. Infatti Gesù lo chiama, e lo chiama per nome: «Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua» dice Gesù.

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Foto Archivio Sud Libertà

Dio  cerca di salvare il peccatore per riportarlo sulla retta via

Gesù chiama per nome quel “pubblicano” “peccatore” e lo fa non per rimproverarlo o per fargli una “predica” – ma perchè è “volontà del Padre” che vada da lui, che entri nella sua casa. Quanto scandalo, quante mormorazioni tra la gente! Anche “noi saremmo rimasti scandalizzati” da questo comportamento di Gesù, riflette Francesco, che  a questo proposito mette a confronto l’atteggiamento dell’uomo e quello di Dio:

Ma il disprezzo e la chiusura verso il peccatore non fanno che isolarlo e indurirlo nel male che compie contro sé stesso e contro la comunità. Invece Dio condanna il peccato, ma cerca di salvare il peccatore, lo va a cercare per riportarlo sulla retta via. Chi non si è mai sentito cercato dalla misericordia di Dio, fa fatica a cogliere la straordinaria grandezza dei gesti e delle parole con cui Gesù si accosta a Zaccheo.

La conversione di Zaccheo

Il miracolo della conversione. L’ “attenzione e l’accoglienza” mostrate da Gesù nei suoi confronti lo portano ad un “cambiamento di mentalità” e ad un capovolgimento del “modo di vedere e di usare il denaro”.  “In un attimo  – rimarca il Papa –  Zaccheo “si rende conto di quanto è meschina una vita tutta presa dal denaro” fatta di furti e disprezzo. Ed è la presenza del Signore al suo fianco, a casa, a fargli “vedere tutto con occhi diversi”, anche con un pò di quella tenerezza che ha ricevuto proprio da Gesù:

E cambia anche il suo modo di vedere e di usare il denaro: al gesto dell’arraffare si sostituisce quello di donare. Infatti, decide di dare la metà di ciò che possiede ai poveri e di restituire il quadruplo a quanti ha derubato. Zaccheo scopre da Gesù che è possibile amare gratuitamente: finora era avaro, adesso diventa generoso; aveva il gusto di ammassare, ora gioisce nel distribuire. Incontrando l’Amore, scoprendo di essere amato nonostante i suoi peccati, diventa capace di amare gli altri, facendo del denaro un segno di solidarietà e di comunione.

Alla luce di questa pagina evangelica è una “grazia” quella che il Papa invoca per intercessione della Vergine Maria, al termine della sua riflessione. E’ la grazia di “sentire sempre su di noi lo sguardo misericordioso di Gesù” per saper andare noi stessi, con misericordia, incontro agli altri che sbagliano cosicchè anche loro scoprano la potenza salvifica di Gesù venuto a cercare proprio chi è perduto.

Al termine della preghiera dell’Angelus, il Papa  chiede a tutti di pregare per le vittime della violenza in Etiopia. In particolare Francesco esprime il suo dolore per quanto subisce la Chiesa ortodossa Tewahedo e la sua vicinanza a tutta la comunità a partire dal patriarca Abuna Matthias.

Una nuova realtà nel Sud per migliorare i servizi assistenziali

 

Un progetto dei Comitati Consultivi Aziendali regionali

 NASCE L’ASSOCIAZIONE DEI RIFERIMENTI CIVICI DELLA SALUTE

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Formati 170 cittadini per “dialogare” con il SSR e contribuire al miglioramento dei servizi assistenziali

«Un network d’inclusione sociale, una chiamata pubblica di cittadini consapevoli riconosciuti dal Servizio Sanitario Regionale e coordinati per la migliore tutela della salute, per sé e i propri cari»: con queste parole Pieremilio Vasta – past president dei Comitati Consultivi Aziendali (Cca) regionali – ha ufficialmente annunciato la nascita dell’Associazione regionale dei riferimenti civici della Salute – Rete Civica della Salute. Il nuovo organismo è stato presentato ieri (30 ottobre) a Caltanissetta in occasione del convegno conclusivo del “Programma Formativo dei Riferimenti Civici della Salute e dei Cca”, promosso dal Dasoe (Dipartimento Attività Sanitarie e Osservatorio Epidemiologico) e dai Comitati Consultivi, in collaborazione con il Cefpas (Centro per la Formazione Permanente e l’Aggiornamento del Personale del Servizio Sanitario), che ha certificato 170 riferimenti civici della salute su base regionale.

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Foto Press

Una rete civica che si corporativizza in seno al Dasoe, con l’obiettivo di sostenere le politiche pubbliche sanitarie, sociali, ambientali e culturali, per potenziare le attività di prevenzione ed educazione alla salute, e promuovere il corretto utilizzo dei servizi assistenziali. Una realtà che risponde inoltre alla necessità di formazione civica e di riscoperta del valore dei doveri verso i beni comuni.

«I cittadini – ha spiegato Vasta – sono stakeholders del servizio sanitario e collaboreranno per la prevenzione e promozione della salute. Esprimo grande soddisfazione per un percorso che ha già consentito a tanti di loro di svolgere attività di formazione nelle aziende sul funzionamento del SSR in linea con il principio di una sanità “cittadino-centrica”. A Catania – ha citato il past president – si stanno attivando protocolli d’intesa tra le aziende e i riferimenti civici per l’attuazione dei piani di prevenzione, come lo screening oncologico e di promozione della salute e dei sani stili di vita». Conoscere l’offerta, le modalità di accesso, la semplificazione e il buon uso dei servizi sanitari pubblici, partecipare attivamente alla loro valutazione esterna, sono azioni indispensabili per salvaguardare il diritto costituzionale alla tutela della salute; un’attività fondamentale per veicolare la cultura dell’integrazione dei cittadini nella e per la sanità siciliana.

Istituita nel 2014 dall’assessorato regionale, la Rete Civica della Salute opera per diffondere una migliore fruizione dei servizi sanitari attraverso un “flusso informativo” bidirezionale: dal Ssr al cittadino e viceversa. Due i livelli operativi attuati: “Cittadini Informati” – semplici e utilissime informazioni in “Pillole della Salute” (ad oggi circa 62mila) – e i “Riferimenti Civici della Salute” riconosciuti dal Ssr in ciascun Comune di residenza.

Presenti al convegno nisseno, oltre a una rappresentanza della dirigenza generale delle Asp e delle aziende ospedaliere della regione, il dirigente generale del Dasoe Maria Letizia Di Liberti, il direttore generale del Cefpas Roberto Sanfilippo insieme al direttore della formazione Pier Sergio Caltabiano, il presidente dei Cca regionali Pier Francesco Rizza e in video conferenza Remo Bonichi di Aisdet.