Operazione “Scrigno”a Trapani: 25 arresti, sequestro di 10 milioni di euro, arrestato Paolo Ruggirello, ex deputato

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                  –    RAPPORTO POLITICA -MAFIA NEL TERRITORIO DI MATTEO MESSINA DENARO  –

Una indagine complessa con diversi retroscena e sorprese,   l’operazione “Scrigno” come è stata definita,dal nome di un negozio dei “Virga” ha messo in luce il rapporto di alcuni politici con la mafia, politici che interloquivano con Cosa nostra per avere voti alle elezioni. Non c’è stata campagna elettorale – si è scoperto- per la quale Cosa nostra trapanese non si sia impegnata negli ultimi anni. E’ stata intercettata la voce di Franco Virga, il figlio maggiore di Vincenzo, per convincere gli amici a impegnarsi nelle elezioni, “Se va bene a me va bene a tutti”, affermava il Virga con toni da superboss.

 Duecento gli uomini dell’Arma comandato dal colonnello GianLuca Vitagliano impegnati ad eseguire 25 arresti e un sequestro di beni per 10 milioni di euro. L’ordine di arresto reca la firma del gip del Tribunale di Palermo, giudice Morosini, dai Pm della Dda di Palermo, il procuratore aggiunto Paolo Guido ed i Pm De Leo e Camilleri.

Boss riconosciuti, “Capi mandamento accertati “, comunicano gli inquirenti,sono Franco e Pietro Virga, liberi da qualche anno, figli dell’ergastolano Vincenzo che ha guidato la mafia di Trapani dagli anni ’80 e sino al suo arresto nel 2001. . Affianco ai fratelli Virga suggeritori delle cosche, Nino Buzzitta e un ex consigliere comunale di Trapani del Psi, Franco Orlando, arrestato per mafia a metà degli anni ’90 quale “uomo d’onore riservato”, affiliato alla mafia dal latitante Matteo Messina Denaro e che prima di essere arrestato nel 1996 si divideva tra le aule consiliari e i rifugi messi a disposizione ad alcuni latitanti. Orlando sarebbe stato reggente della mafia trapanese in attesa del ritorno in libertà dei fratelli Virga. Stanotte i Carabinieri sono andati anche sull’isola delle Egadi per arrestare una persona e mettere i sigilli ad un lussuoso albergo, il Grand Hotel Florio.

Le indagini condotte dagli investigatori del nucleo provinciale dei carabinieri, comandato dal tenente colonnello Antonio Merola, hanno disarticolato  l’organizzazione del mandamento mafioso di Trapani e colpito le famiglie anche di Paceco, Marsala, addirittura una famiglia mafiosa è stata scoperta esistere sull’isola di Favignana. Vi è pure la sorpresa, un arresto eccellente.Quello dell’ex deputato regionale Paolo Ruggirello, 53 anni, accusato di associazione mafiosa. Parlamentare all’ Assemblea Regionale Siciliana dalla XIV alla XVI legislatura….

Alle nazionali aveva anche tentato l’elezione al Senato. Figlio di un banchiere , Giuseppe Ruggirello, morto a metà degli anni ’90, Ruggirello jr era segretario particolare dell’ex vice presidente della Regione Bartolo Pellegrino all’epoca in cui, nel 2007, questi fu arrestato per mafia e corruzione (alla fine fu dichiarata la sola prescrizione per il reato di corruzione e assolto dalle accuse di mafia). A venti anni dall’ultima indagine che ha riguardato il mandamento mafioso di Trapani, un ventennio dopo a capo del mandamento i carabinieri hanno ritrovato i personaggi dell’epoca

Nella foto Paolo Ruggirello

Ma uno dei retroscena più particolari dell’indagine è il rapporto di alcuni politici con la mafia, politici che interloquivano con Cosa nostra per avere voti alle elezioni. Non c’è stata campagna elettorale per la quale Cosa nostra trapanese non si sia impegnata negli ultimi anni. E’ stata intercettata la voce di Franco Virga, il figlio maggiore di Vincenzo, per convincere i sodali a impegnarsi nelle elezioni, dicendo loro “se va bene a me va bene a tutti”.

E così per il reato (416 ter) sono stati arrestati  un ex consigliere comunale di Erice, Giovanni Maltese e  una donna, nella ultima trascorsa consiliatura ex assessore comunale a Trapani, Ivana Inferrera, in carcere  anche suo marito l’imprenditore Ninni D’Aguanno, ……

 

                     –       PERSONALITA’ DEI DUE ARRESTATI RUGGIRELLO E  INFERRERA   –

 Paolo Ruggirello

Ex deputato regionale, Paolo Ruggirello era stato candidato anche alle ultime elezioni con il Pd, senza esito. Figlio di Giuseppe, piccolo imprenditore edile che fra gli anni Settanta e Ottanta era riuscito a farsi strada nel mondo degli appalti per poi diventare banchiere della Banca industriale trapanese, quindi presidente del Trapani Calcio. Poi, arrivano i sospetti. In un vecchio rapporto della Guardia di Finanza si parla dei rapporti del banchiere con la mafia. Nel 1995, Ruggirello senior muore all’improvviso e gli affari di famiglia vengono presi in mano dalla figlia Bice, Paolo si lancia invece in politica. Nel 2006 Bartolo Pellegrino, tornato assessore regionale al Territorio e Ambiente nel governo di Totò Cuffaro, lo sceglie come segretario. Ma mentre Pellegrino è costretto alle dimissioni perché intercettato mentre parlava con un mafioso degli “sbirri”, Ruggirello abbraccia il progetto autonomista di Raffaele Lombardo e nel 2012 viene eletto all’Ars con diecimila voti. Quindi nel 2015 il passaggio nelle file del Pd di Matteo Renzi. Ruggirello ci riprova senza successo con i dem nel 2017 alla Regione e un anno fa al Senato ma resta fuori dalle Istituzioni.

 Ivana Inferrera

La Inferrera, 55 anni e una laurea in Conservazione dei beni culturali, è stata invece direttrice del Museo della preistoria e nel 2013 è stata nominata assessore alle Strategie di sviluppo, alle politiche sociali e al Turismo del Comune di Trapani: l’accusa per lei è di voto di scambio politico-mafioso.

La tragedia di S.Maria La Scala: ritrovato da due sub il corpo di Enrico,recuperato dai vigili del fuoco e identificato dai genitori straziati

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Il destino e l’amarezza della vita che porta via tre giovani vite .Una imprudenza dei ragazzi?  Chi può dirlo?  Il destino non da risposte ,nel caso solo la fede in Dio può dare la forza di far rivivere in Cielo le tre giovani anime. Due sommozzatori hanno ritrovato  nella tarda serata di ieri  il corpo senza vita di Enrico Cordella, il ragazzo di 22 anni, travolto dall’onda anomala insieme con la fidanzata e un amico   (vedi foto sotto).. I genitori sono stati sempre sul molo in attesa che il mare restituisse il corpo. Uno strazio.  Una tragedia che ha colpito tutti.
Il cadavere era a due metri di profondità a Santa Maria La Scala. L’identificazione è stata fatta dai genitori e il fratello.
Il corpo è stato recuperato dai vigili del fuoco, allertati da due sub volontari che si erano immersi per cercare il corpo. Nei giorni scorsi erano stati ritrovati i corpi di Margherita Quattrocchi, 21 anni, la fidanzata di Enrico, e dell’amico Lorenzo D’Agata, 27 anni. Ricorderemo che la tragedia si è consumata allorchè i tre giovani occupanti l’automobile sul molo di Santa Maria La Scala per osservare il mare in tempesta,  sono stati travolti da un’onda anomala che ha inghiottito l’auto con i giovani.

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Papa Francesco: svelerò i segreti del Vaticano. Fra un anno aprirò l’Archivio segreto Papa Pio XII

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LA  CHIESA NON HA PAURA DELLA STORIA, ANZI AMA E AFFIDA AI RICERCATORI IL PATRIMONIO DEI DOCUMENTI SEGRETI”

I segreti del Vaticano stanno tutti per essere svelati. La Chiesa deve essere trasparente .L’Archivio segreto  al pontificato di Pio XII sarà aperto dal 2 marzo del 2020 dal Vaticano. Ad annunciarlo è Papa Francesco durante l’udienza ai membri dell’Archivio Segreto Vaticano ricevuti nella sala Clementina del palazzo Apostolico. “Annuncio la mia decisione di aprire alla consultazione dei ricercatori la documentazione archivistica attinente al pontificato di Pio XII, sino alla sua morte, avvenuta a Castel Gandolfo il 9 ottobre 1958”, dichiara solennemente il Pontefice.

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Ho deciso che l’apertura degli Archivi Vaticani per il Pontificato di Pio XII avverrà il 2 marzo 2020, a un anno esatto di distanza dall’80° anniversario dell’elezione al Soglio di Pietro di Eugenio Pacelli. Assumo questa decisione – spiega il Papa – sentito il parere dei miei più stretti collaboratori, con animo sereno e fiducioso“.

Il Pontefice si dice “sicuro che la seria e obiettiva ricerca storica saprà valutare nella sua giusta luce, con appropriata critica, momenti di esaltazione di quel Pontefice e senza dubbio anche momenti di gravi difficoltà, di tormentate decisioni, di umana e cristiana prudenza, che a taluni poterono apparire reticenza e che invece furono tentativi, umanamente anche molto combattuti, per tenere accesa, nei periodi di più fitto buio e di crudeltà, la fiammella delle iniziative umanitarie, della nascosta ma attiva diplomazia, della speranza in possibili buone aperture dei cuori”.

Papa Francesco aggiunge : “la Chiesa non ha paura della storia, anzi, la ama e vorrebbe amarla di più e meglio, come la ama Dio! Quindi, con la stessa fiducia dei miei predecessori, apro e affido ai ricercatori questo patrimonio documentario”.

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la figura di quel Pontefice, che si trovò a condurre la Barca di Pietro in un momento fra i più tristi e bui del XX secolo, agitato e in tanta parte squarciato dall’ultimo conflitto mondiale, con il conseguente periodo di riassetto delle Nazioni e la ricostruzione postbellica, questa figura è stata già indagata e studiata in tanti suoi aspetti, a volte discussa e perfino criticata, si direbbe con qualche pregiudizio o esagerazione”. Oggi, sottolinea ancora il Pontefice, “essa è opportunamente rivalutata e anzi posta nella giusta luce per le sue poliedriche qualità: pastorali, anzitutto, ma poi teologiche, ascetiche, diplomatiche“.

IL BLITZ Mafia e droga, la Procura di Palermo mette in ginocchio le cosche di Agrigento

 

Arrestati capo ultras della Juventus, il nuovo reggente e altri 32

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AGGIORNAMENTO A  SEGUITO DELLA SENTENZA DI ASSOLUZIONE DI SALVATORE GANGI- VEDASI NOTA DELL’AVV.GIUSEPPINA GANGI  E NOTA DEL DIRETTORE DI SUD LIBERTA’ RAFFAELE LANZA PUBBLICATA IN DATA 8 MAGGIO 2021    –  L’EX IMPUTATO  GANGI RISULTA PERTANTO ESTRANEO ALLE ACCUSE CONTESTATE-     TALE NOTA SI PUBBLICA PERCHE’ NEL “BILANCIAMENTO DEGLI INTERESSI DELLE PARTI, E’ PREVALENTE -AI FINI DELLA CONSERVAZIONE NELL’ARCHIVIO DI SUD LIBERTA’-  IL DIRITTO DI CRONACA”
Nel riquadro Andrea Puntorno, noto capo ultras della Juve

Disco rosso alla Mafia di  Palermo e in Calabria. Il personale della Dia ha dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dalla Dda di Palermo, nei confronti di 32 persone tra Agrigento, Palermo, Trapani, Catania, Ragusa, Vibo Valentia e Parma.

I reati contestati dai magistrati in questa Operazione denominata Kerkent sono di associazione mafiosa, partecipazione e concorso in associazione per delinquere finalizzata al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti, aggravata dal metodo mafioso, detenzione abusiva di armi, sequestro di persona a scopo di estorsione aggravato e danneggiamento mediante incendio.

L’operazione è stata coordinata dalla Procura Distrettuale Antimafia di Palermo, ha permesso di disarticolare un’associazione per delinquere con base operativa ad Agrigento e ramificazioni, in particolare, nel palermitano ed in Calabria, dedita all’organizzazione sia degli aspetti operativi che di quelli logistici di un’intensa attività di traffico di sostanze stupefacenti, attraverso uno strutturato gruppo criminale armato.

Ecco le persone destinatarie del provvedimento del Giudice: James Burgio, 25 anni di Porto Empedocle, inteso “Jenny”; Salvatore Capraro, di Villaseta (Agrigento) 19 anni; inteso “Ascella”; Angelo Cardella, 43 anni di Porto Empedocle; Marco Davide Clemente, 25 anni di Palermo inteso “Persicheddra”; Fabio Contino, 20 anni di Agrigento;  Sergio Cusumano,56 anni di Agrigento; Alessio Di Nolfo, 33 anni di Agrigento; Francesco Di Stefano, 43 anni di Porto Empedocle, detto “Francois”; Daniele Giallanza, 47 anni di  Palermo inteso “Franco”; Eugenio Gibilaro, 45 anni di Agrigento; Angelo Iacono Quarantino, 24 anni di Porto Empedocle; Pietro La Cara, 42 anni di Palermo,  inteso “Pilota’ o “Corriere”; Domenico La Vardera, 38 anni,   inteso “Mimmo”; Francesco Luparello, 45 anni di Realmonte; Domenico Mandaradoni, 31 anni di Tropea e residente a Francica; Antonio Massimino, 51 anni diAgrigento;  Gerlando Massimino, 31 anni di Agrigento; Saverio Matranga, 41 anni di Palermo; Antonio Messina, 61 anni di Agrigento inteso “Zio Peppe”; Giuseppe Messina, 38 anni di Agrigento; Messina Valentino, 56 anni di Porto Empedocle; Liborio Militello, 58 anni di Agrigento; Gregorio Niglia, nato Tropea e residente a Briatico, 36 anni; Andrea Puntorno, 42 anni di Agrigento; Calogero Rizzo, 49 anni di Raffadali; Francesco Romano, 33 anni nato a Vibo Valentia e residente a Briatico; Vincenzo Sanzo, 37 anni di Agrigento, inteso “Vicè ovu’; Attilio Sciabica, 31 anni di Agrigento; Luca Siracusa, 43 anni di Agrigento; Giuseppe Tornabene, 36 anni di Agrigento  inteso “Peppi lapa’; Calogero Trupia, 34 anni di Agrigento inteso “Cuccu” e  Francesco Vetrano, 34 anni di  Agrigento, inteso “nivuru.

Si apprende infine – in attesa che siano forniti altri dettagli dagli inquirenti –  che sono due le persone arrestate ad Agrigento dai carabinieri, presunti fiancheggiatori del boss Massimino. Si tratta di Gabriele Miccichè, di 28 anni di Agrigento, ritenuto braccio operativo del capomafia, e di Salvatore Ganci, di 45 anni, commerciante di autovetture. Per loro le accuse sono quelle di sequestro di persona e violenza sessuale, aggravati dal metodo mafioso.

Svolta del Pd alle primarie: Nicola Zingaretti chiude il capitolo renziano. Parola d’ordine:Unità.

 

Nicola Zingaretti

Nicola Zingaretti chiude il capitolo renziano del Partito democratico       La vittoria del fratello di “Montalbano” apre adesso a nuove alleanze”  ai “molti che oggi sono tornati”, “ai delusi” e “a quelli che il 4 marzo non ci avevano votato” e che “oggi erano in coda ai gazebo. Molti sono tornati e molti torneranno”.  L’Unità del Pd è la parola d’ordine insomma del nuovo leader la cui proclamazione si farà il 17 marzo.

Afferma Zingaretti: – “Farò di tutto per essere all’altezza. E essere all’altezza vorrà dire sapere ascoltare e sapere decidere. Apriremo una nuova fase costituente per un nuovo Pd che dovrà avere dei segnali chiari per far contare di più le persone”. Zingaretti dedica poi la vittoria a Greta, la ragazza svedese che si batte per l’ambiente, ai “5 milioni di poveri”, ai giovani e ai disoccupati

DAY AFTER TORNADO IN ALABAMA: 23 MORTI, DISTRUZIONE CASE, ALBERI SRADICATI, TEMPESTE, 40 FERITI RICOVERATI, ASSENZA DI ELETTRICITA’

 

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(Archivio Sud Libertà)

 

                                     –      V I D E O   –

Video Ag. (Y.T)

 

Tornado killer uccide 23 persone nella contea  di Lee,  Stato americano dell’Alabama. Il numero delle vittime, secondo le autorità locali, potrebbe ulteriormente aggravarsi ma le operazioni di soccorso sono state interrotte fino all’alba perché troppo rischiose.

Anche il numero dei feriti resta imprecisato finora , anche se almeno 40 sono quelli ricoverati dell’East Alabama Medical Center. Il maltempo ha lasciato 4mila utenti senza elettricità in tutto lo Stato, 2mila dei quali nella sola contea di Lee.

 Distrutte case prefabbricate e sradicati alberi di grandi dimensioni. L’allarme meteo è stato esteso a Georgia, Florida e South Carolina. Il bilancio provvisorio delle vittime è stato confermato da Hay Jones, sceriffo della contea di Lee. Il tornado si è abbattuto con violenza su Beauregard, una comunità a circa 100 chilometri a est di Montgomery, la capitale dell’Alabama. Sul posto sono intervenuti 150 soccorritori. Tra le vittime ci sono anche due bambini
Il presidente americano Donald Trump ha esortato gli americani dell’Alabama  alla massima prudenza e attenzione: “Tornado e tempeste sono stati molto violenti e potrebbero essercene altri” 

Anche la governatrice dell’Alabama, Kay Ivey, ha  avvertito sui social  i residenti delle aree colpite che altri episodi di maltempo potrebbero seguire quelli delle ultime ore, mentre è già annunciato un forte abbassamento delle temperature. Il primo tornado che ha colpito la zona è stato classificato come EF-3, con venti fino a 266 km orari.

 

Scandalo dieselgate: la Corte di Giustizia europea boccia la commissione d’inchiesta del Parlamento europeo

 

Pubblichiamo una comunicazione Stampa del M5s a firma di Eleonora Evi con un breve preambolo per la reale comprensione della problematica.

La bufera ha avuto inizio negli Usa quando l’Epa, l’Agenzia americana per la protezione ambientale, ha scoperto l’uso di software che modificavano i dati sulle emissioni delle auto. Tra le case automobilistiche più coinvolte le tedesche Volkswagen e Audi

Il Dieselgate o scandalo emissioni, consiste nella scoperta della falsificazione delle emissioni di vetture munite di motore diesel vendute negli Stati Uniti e in Europa consentendo così alle vetture di emettere sostanze inquinanti superiori ai limiti imposti per legge. La manipolazione avveniva attraverso un software. La bufera è scoppiata nel settembre 2015 e non è ancora conclusa come dimostra il fermo dell’amministratore dell’Audi Rupert Stadler.

Dopo quasi due anni dalla fine lavori della Commissione di inchiesta del Parlamento europeo sullo scandalo Dieselgate (EMIS) non si è fatto abbastanza per togliere dalla strada milioni di auto diesel che inquinano più di quanto dichiarato da costruttori e autorità di omologazione. Lo dice chiaramente la Corte dei conti nel documento di riflessione intitolato “La risposta dell’UE allo scandalo Dieselgate” (febbraio 2019).

I revisori inchiodano letteralmente la Commissione Junker alle proprie responsabilità quando affermano che potrebbero essere necessari molti anni per migliorare la qualità dell’aria nelle città considerato l’elevatissimo numero di auto diesel altamente inquinanti in circolazione in Europa, che secondo le stime a disposizione ammonterebbero a ben 43 milioni di veicoli. Perché i recenti sviluppi normativi promossi a livello dell’Unione, tra cui l’introduzione della prova RDE per gli inquinanti atmosferici, ovvero il test in condizioni reali di guida, non hanno avuto un impatto incisivo.

I revisori della Corte dei Conti scrivono che proprio la prova RDE avrebbe potuto portare ad una riduzione maggiore delle emissioni di ossidi di azoto (NOx) da parte delle auto diesel se la Commissione europea non ne avesse indebolito l’efficacia introducendo dei moltiplicatori con cui rendere più laschi i limiti da far rispettare ai costruttori di auto diesel: “l’introduzione della prova RDE ha portato ad una significativa riduzione delle emissioni di NOx da parte delle autovetture diesel, ma l’impatto avrebbe potuto essere ancora maggiore se fosse stato adottato il limite massimo di 128 mg/km di NOx inizialmente proposto invece di quello di 168 mg/km.”

Tradotto: la Commissione poteva (e noi diciamo doveva) essere più ferma nei confronti delle case automobilistiche e non concedere loro di piegare la nuova procedura di test su strada a loro piacimento, consentendo il raddoppio dei limiti da rispettare fino al 2020.

Una vergogna. Esattamente quanto noi abbiamo sempre denunciato in Commissione EMIS. E un punto su cui la Commissaria all’industria e il mercato interno (la polacca Elżbieta Bieńkowska) è stata incalzata anche durante l’ultimo confronto sul follow-up dell’UE allo scandalo Dieselgate il 20 febbraio scorso.

E non è finita qui. La Commissione europea ha ricevuto un’altra sonora bocciatura del suo operato, questa volta da parte della Corte di Giustizia europea, con sentenza  di condanna di Dicembre 2018.

La sentenza ha annullato parzialmente il regolamento della Commissione – a cui il Movimento 5 Stelle si era opposto con un’obiezione in Parlamento UE – che aveva fissato limiti di emissione per i NOx troppo elevati, in base al cosiddetto “fattore di conformità” ovvero quei moltiplicatori (peraltro privi di solide fondamenta scientifiche) che consentono di annacquare i limiti.

La Corte condanna la Commissione perché la modifica dei limiti è avvenuta per mezzo di un atto “esecutivo”, ovvero una procedura che sfugge al pieno controllo e coinvolgimento dei co-legislatori – quindi del Parlamento europeo – atto che ha modificato un regolamento di base. Cosa significa in poche parole? che la Commissione ha modificato i limiti del regolamento con una procedura “secondaria” e non aveva il potere di farlo.

Ci sono voluti tre anni dallo scoppio dello scandalo dieselgate per confermare quello sempre denunciato, ovvero che annacquare i limiti non avrebbe risolto il problema. Il fatto che il 20 febbraio la commissaria Bieńkowska abbia pubblicamente dichiarato in Parlamento europeo che la sentenza della Corte verrà “probabilmente impugnata” di certo non fa ben sperare e dice moltissimo di quanto l’esecutivo comunitario continui ad essere tristemente prigioniero delle lobby dell’auto.

Tribunale di Catania: sequestro di tutti i beni mobili ed immobili di R.Abate Spa L’ex titolare di “Etnapolis” in ginocchio Per il Tribunale “Abate non ha fornito un elenco completo dei beni

       ABATE :                   – FINE  DI  UN  IMPERO –

La sezione fallimentare del Tribunale di Catania ha disposto il “sequestro di tutti i beni mobili e immobili e conti correnti” del gruppo imprenditoriale catanese e di una catena di supermercati

Gdo, sequestro beni per Abate "dismissioni patrimonio da chiarire"

CATANIA

  La sezione fallimentare del Tribunale di Catania nel provvedimento con cui dispone il «sequestro di tutti i beni mobili e immobili e conti correnti in titolarità alla Roberto Abate Spa», azienda della grande distribuzione che ha depositato un concordato con i creditori per 14,2 milioni di euro spiega il fallimento ed ancora omessa trasparenza nella sua interezza del patrimonio di Abate SpA.  «In data immediatamente antecedente al deposito della domanda di concordato sono state poste in essere dismissioni di asset patrimoniali rilevanti, anche a mezzo di società controllate o collegate» delle quali la Roberto Abate Spa «solo con la memoria difensiva del 27 febbraio 2019 e solo in conseguenza di produzioni documentali della Procura ha fornito un elenco», ma il flusso informativo non è «completo ed esaustivo».

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Nella foto, Roberto Abate

Nel provvedimento il Tribunale di Catania pone in luce in particolare «la dismissione del compendio Etnapolis, eseguita anche a mezzo della Alis Immobiliare, di cui la Roberto Abate deteneva il 99,9% delle quote, e ciò prima della intervenuta fusione per incorporazione, alla cessione del ramo di azienda con la Medialfranchising srl, al contratto di affitto di ramo di azienda intervenuto con la Società Fratelli Arena srl». Il Tribunale cita anche «la nota della Procura, depositata il 23 febbraio, ove puntualmente vengono evidenziate carenze documentali (posto che al 31 dicembre 2017 la società aveva chiuso con un utile di 1 milione di euro a fronte di una perdita di esercizio di ben 73,1 milioni di euro) e informative, in ordine ai numerosi atti di cessione avvenuti a ridosso della proposta concordataria».

Il rischio della «lesione della capacità produttiva dell’impresa e della stessa integrità aziendale a discapito degli interessi dei creditori» inducono il Tribunale a emettere “provvedimenti che vadano ad incidere sul rapporto tra imprenditore ed impresa qual è il sequestro dell’azienda”. Il Tribunale ha anche nominato due custodi che «entro 15 giorni depositeranno una distinta elencazione per categorie dei costi mensili fissi necessari alla gestione ordinaria».  

Mafiosi d’eccellenza: Di Lauro-re di Scampia – è al secondo posto nella lista dei ricercati più temuti (dopo Matteo M.Denaro)

 

Napoli, catturato il super latitante Marco Di Lauro: non aveva armi nè vedette ma ama i gatti : “Sono preoccupato per loro”

Il superboss era a Napoli in un’abitazione di Chiaiano, in via Emilio Scaglione 424, a pochi chilometri dalla sua roccaforte di Secondigliano. E’ finita la latitanza di Marco Di Lauro, inserito nella lista dei ricercati più temuti -al 2 posto dopo Matteo Messina Denaro- del ministero dell’Interno al secondo posto subito dopo Matteo Messina Denaro e catturato da circa 200 delle forze dell’ordine che hanno stretto d’assedio il quartiere     La notizia adesso sta girando in tutte le agenzie giornalistiche del mondo.  Il giovane boss era classificato al secondo posto d’onore nella classifica dei Mafiosi d’eccellenza

Oggi ha 38 anni ma era solo un ragazzo quando fece perdere le sue tracce, 14 anni fa nel corso della «notte delle manette» quando mille uomini dello Stato invasero i quartieri Scampia e Secondigliano coadiuvati dagli elicotteri ed eseguirono 53 ordinanze. Ricercato anche in campo internazionale, secondo gli inquirenti, Marco Di Lauro avrebbe intrapreso la ricostruzione del clan guidato dal padre Paolo Di Lauro detto Ciruzzo ‘o Milionario.

È stato catturato nella casa in affitto dove viveva  con la compagna: stava mangiando pastasciutta e pistacchi, mentre la donna faceva le faccende di casa. Il boss non ha opposto resistenza e si è mostrato preoccupato innanzitutto per la sorte dei suoi gatti.

Nell’appartamento, ha spiegato il questore, sono stati «trovati soldi, ma non molti, una cifra giusta» e niente armi contrariamente a quel che pensa la gente….

 

Di Lauro non era armato e non ha opposto resistenza»,non vi erano guardie del corpo nè vedette e gli accessi non erano controllati  ha detto il questore di Napoli, Antonio De Iesu, sceso dai suoi uffici per accogliere i suoi uomini che, insieme all’Arma dei carabinieri e alla Guardia di Finanza, hanno condotto l’operazione nel pomeriggio. Soddisfatto anche il comandante provinciale dei carabinieri di Napoli, colonnello Ubaldo Del Monaco, che ha espresso soddisfazione affermando che  l’azione si è svolta sotto il coordinamento della Dda di Napoli guidata dal procuratore Melillo. «Siamo contenti», ha aggiunto Del Monaco. 



LA TAV DIVENTA LO “SPECCHIO DELLA DISTANZA DI IDEE TRA GLI SCHIERAMENTI POLITICI ITALIANI”

 

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La Tav, la Torino-Lione è diventato lo specchio della distanza di idee fra i componenti dell’esecutivo e degli schieramenti politici.

Tav, no Tav , il  ministro  Tria – ancora spera “in un’evoluzione positiva” – i Toninelli, contrario alla grande opera che Parigi attende. Nel mezzo il premier Conte, che vorrebbe conciliare ogni cosa e sta “studiando bene il dossier” sulla linea ferroviaria e  con diplomazia assicura come si arriverà alla “migliore decisione possibile nell’interesse del Paese”.

Nella vicenda si inserisce supplemento di analisi voluto dal Mit che dimezzerebbe gli svantaggi dell’opera, considerando i soli costi a carico dell’Italia. Dati “non scientifici” per Toninelli, ma un dossier che potrebbe comunque rimettere le carte in tavola come ulteriore argomento di discussione. Palazzo Chigi nella mattinata di ieri ha tenuto in ogni caso a precisare che il premier “non ha aperto a nessuna ipotesi di mini-Tav”né tantomeno “ha mai richiesto un ulteriore contributo all’analisi costi-benefici dell’opera”, contributo sollecitato appunto dal solo ministero dei Trasporti. ”

.Troppa incertezza per l’opposizione, che in giornata ha parlato di “sceneggiata” e bollato il titolare del Mit come “inadeguato”, tanto che il Pd – spiega il dem Marino – “ha deciso di presentare una mozione di sfiducia contro Toninelli alla Camera ed al Senato, dopo l’ultima vergognosa operazione della Commissione costi/benefici, un orpello inutile voluto da questo indegno ministro dei trasporti. Per il bene di Torino e dell’Italia, la Tav si deve ultimare e Toninelli deve andare a casa”.

Anche la Francia attende ma chiede tempi più brevi. Occorre una soluzione al più presto. L’impresa si profila ardua …Anche per un campione della diplomazia come Giuseppe Conte..