Papa Francesco   : “Con il Diavolo non si dialoga, gli si risponde con la parola di Dio”

 

Papa Francesco: l'Angelus di domenica 10 marzo 2019 in Piazza San Pietro!

Roma
Papa Francesco, durante l’udienza di ieri con i partecipanti al congresso annuale dell’Unione ciclistica europea ha indicato lo sport “di grande aiuto per la crescita umana di ogni persona perché stimola a dare il meglio di sé, in vista del raggiungimento di una determinata meta; perché educa alla costanza, al sacrificio e alla rinuncia”.

Il pontefice ha ribadito che “la pratica di uno sport insegna a non scoraggiarsi e a ricominciare con determinazione, dopo una sconfitta o dopo un infortunio”. Soffermandosi sul ciclismo, Francesco lo ha definito come “uno degli sport, che mette maggiormente in risalto alcune virtù come la sopportazione della fatica nelle lunghe e difficili salite, il coraggio nel tentare una fuga o nell’affrontare una volata, l’integrità nel rispettare le regole, l’altruismo e il senso di squadra”.

Anche nella vita è necessario coltivare uno spirito di altruismo, di generosità e di comunità per aiutare chi è rimasto indietro e ha bisogno di aiuto per raggiungere un determinato obiettivo”…..

        Angelus : le tentazioni del diavolo

AVIDITA’ DI POSSESSO    -GLORIA UMANA   – NON STRUMENTALIZZARE DIO A PROPRIO VANTAGGIO –

Papa Francesco dopo si è soffermato sull’’esperienza delle tentazioni di Gesù nel deserto. Dopo aver digiunato per 40 giorni Gesù è tentato tre volte dal Diavolo. Costui prima lo invita  prima a trasformare una pietra in pane, poi gli mostra dall’alto il Regno della terra e gli prospetta di diventare un messia potente e glorioso, infine lo conduce sul punto più alto del tempio di Gerusalemme e lo invita a buttarsi giù per manifestare in maniera spettacolare la sua potenza divina.

Le tre tentazioni indicano le tre strade che il mondo sempre ci propone promettendo grandi successi. Tre strade per ingannarci: l’avidità di possesso, la gloria umana e la strumentalizzazione di Dio. La prima strada, quella dell’avidità di possesso parte dal naturale e legittimo bisogno di nutrirsi di vivere di realizzarsi di essere felice per spingere a credere che tutto ciò è possibile senza Dio, anzi persino contro di lui. Gesù si oppone dicendo sta scritto non di solo pane vive l’uomo, ricordando il lungo cammino del popolo eletto attraverso il deserto Gesù afferma di volersi abbandonare con piena fiducia alla provvidenza del padre, che sempre si prende cura dei suoi figli.

La seconda tentazione, la strada della gloria umana: il diavolo dice se ti prostrerai in adorazione dinanzi a me tutto sarà tuo. Si può perdere ogni dignità personale e ci si lascia corrompere da idoli del denaro, del successo e del potere, pur di raggiungere la propria autoaffermazione. Gesù risponde: “Solo al Signore Dio tuo ti prostrerai”.

Di fronte alla terza tentazione, ossia strumentalizzare Dio a proprio vantaggio, Gesù oppone con forza la propria decisione di rimanere umile, rimanere fiducioso di fronte al Padre. È stato detto non mettere alla prova il signore tuo Dio, così Gesù respinge la tentazione forse più sottile, quella di voler tirare Dio dalla nostra parte, chiedendogli grazie in realtà servirà a soddisfare il nostro orgoglio.

Queste le strade che se vengono messe davanti con l’illusione di poter ottenere così il successo e la felicità, ma in realtà esse sono del tutto Estranee al modo di agire di Dio, anzi di fatto ci separano da Dio, perché sono opera di Satana. Gesù affrontando in prima persona queste prove vince per tre volte la tentazione per aderire pienamente al progetto del Padre. Ci indica i rimedi, ossia la vita interiore, la fede in Dio,  la certezza del suo amore, la certezza che Dio ci ama, e con questa certezza vinceremo ogni tentazione. Gesù  non entra in dialogo ma risponde alle sfide soltanto con la parola di Dio. Questo ci insegna che con il Diavolo non si dialoga, non si deve dialogare soltanto gli si risponde con la parola di Dio”.

Precipita aereo della “Ethiopian”(nuovo di zecca) sei minuti dopo il decollo- Escluso l’errore umano-Tra le vittime l’archeologo ed assessore S.Tusa

Sebastiano, Carlo, Gabriella, Paolo, Virginia, Rosemay e Pilar: le 8 vittime italiane dello schianto aereo

Sebastiano, Carlo, Gabriella, Paolo, Virginia, Rosemay e Pilar: le 8 vittime italiane del disastro aereo in Etiopia

(Ag🙂

                                – V I D E O –

 

Un comunicato dopo l’altro per la sciagura aerea….Una coppia di Arezzo, un uomo di Bergamo e un assessore siciliano tra le otto vittime italiane a del volo Rt 302 dell’Ethiopian Airlinea precipitato 6 minuti dopo essere decollato da Addis Abeba.         Le vittime volontari della Africa Tremila Onlus di Bergamo: il presidente Carlo Spini, la moglie Gabriella, e il tesoriere Matteo Ravasio. I primi due abitano ad Arezzo, il terzo, un commercialista, sarebbe residente a Bergamo. Spini e la moglie sono due cittadini di San Sepolcro, in provincia di Arezzo. Lui medico in pensione dall’ospedale di San Sepolcro, lei infermiera. “.

 

Nella lista delle vittime italiane del disastro, anche l’assessore ai Beni Culturali della Regione Siciliana, l’archeologo Sebastiano Tusa. Tusa era diretto a Malindi, in Kenya, per una conferenza internazionale promossa dall’Unesco con la partecipazione di archeologi provenienti da tutto il mondo. L’assessore, che era già andato in Kenya lo scorso Natale insieme alla moglie Valeria Patrizia Livigni, era stato chiamato per la sua grande competenza nel settore dell’archeologia marina.

 

L’aereo precipitato era un 737 MAX 8 costruito nel 2018. Il pilota dell’aereo caduto in Etiopia aveva avuto l’autorizzazione a rientrare dopo avere segnalato dei problemi subito dopo il decollo.  «I controlli e la manutenzione di routine non hanno mai rivelato alcun problema – ha sottolineato il ceo della Ethiopian Airlines Tewolde Gebremariam in conferenza stampa ad Addis Abeba.-. Era un aereo nuovo di zecca consegnato a novembre 2018». 

Non vi è nessun sopravvissuto tra le 157 persone, 149 passeggeri ed otto membri dell’equipaggio, a bordo dell’aereo. 

L’amministratore delegato (Ceo) dell’Ethiopian Airlines, Tewolde Gebremariam, ha sostenuto che «é troppo presto per fare illazioni sulla causa dell’incidente e saranno condotte ulteriori indagini» in «collaborazione con tutte le controparti, inclusi il produttore Boeing, l’Autorità dell’aviazione civile etiopica e altri enti internazionali». 

Il comandante dell’aereo, Yared Getachew, aveva accumulato «più di 8.000 ore di volo» con una «lodevole prestazione» ed il suo vice, Ahmed Nur Mahammod, ne aveva 200, segnala il bollettino. Numeri che farebbero escludere l’errore umano e farebbero propendenre per il guasto tecnico.

Morto nel disastro aereo anche Paolo Dieci, presidente del Cisp, Comitato Internazionale per lo Sviluppo dei Popoli.  Sono due le funzionarie Onu tra le vittime: si tratta di Maria Pilar Buzzetti e Virginia Chimenti.

Le vittime- L’elenco dei nomi di tutte le vittime italiane del disastro aereo di questa mattina in Etiopia: Paolo Dieci, Sebastiano Tusa, Gabriella Viciani, Matteo Ravasio, Maria Pilar Buzzetti, Virginia Chimenti, Rosemary Mumbi, Carlo Spini

IL CORDOGLIO – “Ho appena ricevuto la conferma ufficiale dell’Unità di crisi del ministero degli Esteri: l’assessore Sebastiano Tusa era sull’aereo precipitato in Etiopia. Sono distrutto. E’ una tragedia terribile, alla quale non riesco ancora a credere: rimango ammutolito. Perdo un amico, un lavoratore instancabile, un assessore di grande capacità ed equilibrio, che stava andando in Kenya per lavoro. Un uomo onesto e perbene, che amava la Sicilia come pochi. Un indimenticabile protagonista delle migliori politiche culturali dell’Isola”. Questo il messaggio di cordoglio del presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, per l’improvvisa scomparsa dell’assessore Tusa.

Il Cisp annuncia “con immenso dolore la perdita di Paolo Dieci, uno dei suoi fondatori, uno dei suoi più appassionati soci e più competenti cooperanti, il suo Presidente. Il nostro meraviglioso amico. Il mondo della cooperazione internazionale –  – perde uno dei suoi più brillanti esponenti e la società civile italiana tutta perde un prezioso punto di riferimento”.

La visione di una società più giusta, coesa, egualitaria, che ha guidato Paolo nel suo impegno in Italia e nel mondo continuerà a guidare il nostro lavoro. Ci stringiamo attorno alla moglie, ai figli e alla famiglia tutta di Paolo e promettiamo loro di continuare ad onorare la sua memoria mettendo in pratica tutto ciò che da lui abbiamo imparato, provando ad avere la sua stessa lucidità nell’analizzare i problemi delle società contemporanee, la sua stessa perseveranza e pazienza nel provare a risolverne almeno una parte, la sua stessa preparazione e competenza nella realizzazione di ogni singola azione, progetto, programma. Oggi -è il testo del messaggio diffuso online- ci sentiamo tutti soli. Da domani, però, ricominceremo a lavorare per affermare i diritti di ogni essere umano in qualsiasi parte del mondo si trovi, così come avrebbe fatto Paolo, con instancabile tenacia”.

L’associazione ‘Africa Tremila’ – di cui facevano parte tre delle otto vittime – ha sede a Bergamo, dove è stata fondata nel 1995 come “organizzazione non lucrativa di utilità sociale” e iscritta all’anagrafe delle onlus presso l’Agenzia delle Entrate. “Realizziamo programmi umanitari a breve e medio termine – si spiega nel suo sito – elezione, formazione e impiego di volontari spontanei; attività di formazione in loco di cittadini dei Paesi in via di sviluppo”.

Fra i Paesi dove sono attivi progetti della onlus Africa Tremila, oltre al Kenya dove era diretto l’aereo decollato dall’Etiopia e poi precipitato, figurano Eritrea, Sud Sudan, Malawi, Zimbabwe, Congo ma anche nazioni non africane come India e Cuba.

 

 

Mostra sui “Triangoli della legalità” a Napoli, Stazione di Montesanto

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Un’originale mostra sui triangoli della legalità  definita Nat’Arte, è stata inaugurata ieri   alla stazione di Montesanto, dove resterà aperta fino al 26 maggio, giorno in cui ricorre il decennale dell’omicidio di Petru Birladeanu, il musicista rumeno vittima di camorra al quale la stessa stazione è intitolata.

Un progetto di Aldo Capasso e dell’Accademia di Belle Arti di Napoli (disegni coordinati da Ivana Gaeta e Daniela Pergreffi, opere degli artisti Giuseppe Desiato, Giuseppe Pirozzi, Anna Trapani), è sostenuta dalla Fondazione Polis della Regione Campania, da Eav e dalla Federazione delle Associazioni Antiracket e Antiusura Vomero-Arenella intitolata a Maurizio Estate, come Petru vittima innocente della criminalità.

All’incontro inaugurale sono intervenuti, tra gli altri, insieme ad Aldo Capasso, il segretario della Fai Vittorio Ciccarelli con il presidente della sede del Vomero Davide Estate, il presidente dell’Eav Umberto De Gregorio, il presidente e il vicepresidente della Fondazione Polis, rispettivamente don Tonino Palmese e Rosaria Manzo, e il parlamentare Paolo Siani.

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Nel corso dell’incontro, Don Palmese si è soffermato sul  sacrificio di Petru, la cui fisarmonica sarà oggetto di un’installazione artistica che si inserirà nella mostra Nat’Arte: «A Petru tutti noi dobbiamo le nostre scuse e la nostra riconoscenza. Lui stava nel posto giusto quando è rimasto vittima della subcultura dei suoi killer, la stessa che oggi nutre il razzismo e il disprezzo verso chi viene considerato diverso. Il ricordo di Petru e di tutte le vittime deve essere un imperativo categorico per la Fondazione Polis e per tutti noi»..

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La mostra Nat’Arte, dopo Montesanto, proseguirà- si apprende – nella stazione di San Giorgio a Cremano, dove si è verificato, recentemente, lo stupro ai danni di una ragazza, per accrescere la cultura della legalità.

Catania si colora di verde-Progetto di Legambiente

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Prossimo appuntamento promosso da Legambiente Catania lunedì 11 marzo ore 9.00

DAL VIRTUALE AL REALE    -LABORIUSA 17 NUOVI LIGUSTRI DA PIANTARE

Dopo Piazza dei Martiri e viale Libertà, tocca ora a via Plebiscito, dove verranno posizionati gli alberi acquistati grazie alle donazioni sulla piattaforma siciliana di crowdfunding

CATANIA

Alberi virtuali che diventano reali con un click. Così è stato per il progetto lanciato da Legambiente Catania sulla piattaforma siciliana di crowdfunding Laboriusa.it, che è riuscito grazie ai1.500 euro donati online da oltre cinquantacinque utenti, ad avviare “realmente” un ciclo di piantumazione nel cuore della città di Catania.

«L’iniziativa è riuscita in poco tempo a trasformarsi in un atto concreto e condiviso dalla comunità – sottolinea la presidente di Legambiente Catania Viola Sorbello – una boccata d’ossigeno per tutti, che aiuterà ad accelerare il miglioramento delle condizioni ambientali del capoluogo etneo e dell’ecosistema urbano».

I lavori “green” sono già iniziati e in piena attività: dopo la messa a dimora nelle scorse settimane di tre alberi di jacaranda in Piazza Martiri e di sette specie di cercis siliquastrum in viale Libertà, lunedì 11 marzo toccherà colorare di verde via Plebiscito (dal civico 324 al 543) attraverso la piantumazione di ben 17 alberi di ligustri acquistati con le donazioni raccolte online su Laboriusa.it, il progetto di responsabilità sociale nato dalla creatività dell’Agenzia I Press.

Gli alberi scelti, infatti, sono fonte di benessere per la vita quotidiana e svolgono una vasta gamma di funzioni vitali che variano dalla riduzione di emissioni di CO2 e inquinanti nell’aria, alla produzione di benefici psicofisici sulle persone.

Dal virtuale al reale dunque, nel segno della tutela ambientale per muovere “dal basso” le coscienze e dare forma, grazie anche alla collaborazione della #gentelaboriusa, dei volontari e delle associazioni locali, a quel senso di appartenenza, di rispetto e di cura che ciascun cittadino – incluse diverse aziende del territorio, come Vivereverde – ha voluto manifestare con la propria donazione sulla piattaforma.

«Desideriamo dare un contributo fattivo alla città cominciando da ciò che ognuno di noi può fare – spiega Davide Ruffino componente del direttivo Legambiente Catania – per questo abbiamo voluto coinvolgere nel nostro progetto le scuole, i residenti del luogo e i vari commercianti, affidando a loro la cura degli alberi e il loro benessere affinché la nostra amata città possa riscattarsi».

L’evento di lunedì prossimo, realizzato in sinergia con la direzione Ecologia e Ambiente del Comune di Catania e l’Istituto Comprensivo Statale Dusmet Doria, fa parte inoltre del movimento “IO STO CON GRETA” per la lotta contro i cambiamenti climatici, avviata dalla giovane attivista svedese Greta Thunberg che, nell’era dell’inquinamento e della deforestazione, è riuscita in questi ultimi mesi ad aprire uno squarcio di speranza per il futuro del mondo.

La Tav ” verrà ridiscussa integralmente”. Il governo invia una lettera alla Francia e alla società italo-francese incaricata di realizzare l’opera

La vicenda Tav si concluderà in coerenza con l’identità di chi ha criticato le spese gonfiate dell’opera “Sulla Tav la situazione si sta risolvendo positivamente” afferma a sorpresa  il vicepremier Di Maio. “Quindi ora parliamo di altro e andiamo avanti. Andiamo avanti con altre opere, con Quota 100, con investimenti produttivi per le imprese, con il Reddito di Cittadinanza e con tutto ciò di cui il Paese ha bisogno, ora. Ce lo chiedono gli italiani”. “Le ‘teste dure’ o frasi come ‘vediamo chi va fino in fondo’ non mi appartengono, sono folklore che non fa bene all’Italia. Siamo stati eletti per servire gli italiani e e’ quello che faremo con responsabilità“.

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Ho chiarito che questo governo e le forze politiche che lo sostengono si sono impegnati a ‘ridiscutere integralmente’ questo progetto e che abbiamo intenzione di interloquire con la Francia e con l’Unione europea alla luce delle più recenti analisi costi-benefici da noi acquisite. Lo scrive il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, in un un comunicato stampa sul massimo social a proposito della lettera inviata a Telt. “Ovviamente non vogliamo che nel frattempo si perdano i finanziamenti europei già stanziati”.

Il sottosegretario alle Infrastrutture, Michele Dell’Orco di M5S spiega che “l’opera verrà ridiscussa integralmente come previsto da Contratto. Il buon senso ha prevalso. Priorità rimane la semplificazione del codice degli appalti e un grande piano di manutenzione di ponti e strade”. Intanto Telt, la società italo-francese incaricata di realizzare la Torino-Lione, ha ricevuto una lettera da parte del governo italiano. ….”.

Matteo Salvini   assicura come il governo “andrà avanti ancora a lungo”. Ma sul contratto con gli alleati,  è netto: “Ricordo che nel contratto c’è la revisione dell’opera, si può rivedere il progetto, risparmiare sui costi, ma non sta scritto da nessuna parte che l’opera debba essere cancellata”. “Resto convinto che si debba fare”, spiega ancora Salvini, che ribadisce come sia “importante che si dia un segnale di partenza e apertura”. In ogni caso, “se un accordo non si trova al governo si può trovare nel Parlamento o nel Paese”, continua il vicepremier: “Io sono disponibile a tutto, a un pronunciamento del Parlamento, a un pronunciamento degli italiani con un referendum”.

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– , Fico ha ripercorso la storia del Movimento 5 Stelle e, in particolare, la posizione del M5S nei confronti della Torino-Lione: “Nel 2005 – ha ricordato Fico – la prima riunione dei meetup che nascevano fu fatta a Torino, perché quel giorno c’era la grande manifestazione per dire no alla Tav. Eravamo circa un centinaio e c’era anche Beppe Grillo, e dopo la riunione andammo tutti alla manifestazione”. Il no alla Tav, ha sottolineato Fico, “non era una posizione ideologica o per dire no a qualcosa, ma era per dire di cambiare rotta rispetto a delle opere che non servono e non servivano”. Inoltre, ha proseguito Fico, “la prima uscita pubblica da parlamentari del Movimento 5 Stelle Camera e Senato, nel 2013 fu una visita ai cantieri della Tav per comprendere a che punto ci trovavamo, per dire l’ennesimo no documentato e non ideologico alla Tav. Quindi è una lotta che ha attraversato ogni periodo storico del Movimento 5 Stelle e ogni regione che ha contribuito a far nascere e a far crescere il Movimento”.

(Ag)

Progetto FARI, l’imprenditore Di Bella denuncia ed accusa l’ufficio del Demanio perchè “nega -inspiegabilmente- la valorizzazione del Faro”

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Bando Valore Paese-Fari per recuperare e valorizzare edifici costieri storici dismessi

 

«NOI, PRONTI A RIACCENDERE IL FARO DI CAPO MULINI MA BLOCCATI DA OLTRE DUE ANNI PER UN CAVILLO BUROCRATICO,   NON SI PUO’ FARE IMPRESA IN UNA TERRA COME LA SICILIA…….IL DEMANIO  NON RISPONDE»

 La società siciliana ITM denuncia: «Abbiamo vinto la gara e ottenuto la concessione nel 2016 per realizzare – con 1,5 milioni d’investimenti privati – un piccolo hotel di charme, ma l’Agenzia del Demanio non autorizza l’accesso all’unica via che porta alla struttura»       A questo punto SUD LIBERTA’  chiede alla direzione del Demanio le ragioni del diniego alla “Valorizzazione del Faro”    Attendiamo risposta,ritorneremo sull’argomento.  

                                                                                                                                                                  R.L.

 

CATANIA

Mentre il progetto “Valore Paese – Fari”, destinato al recupero di edifici costieri di proprietà dello Stato, va avanti con successo espletando la sua quarta edizione, il faro di Capo Mulini rimane ancora “spento” a causa della burocrazia, che oggi pesa come un macigno sulproject financing messo a punto dalla società siciliana che due anni e mezzo fa si è aggiudicata la gara (bando 2016).

«Abbiamo ottenuto l’affidamento in concessione tramite il bando di “Difesa Servizi spa” – denuncia l’imprenditore Giovanni Di Bella, amministratore ITM, società di scopo che dovrebbe realizzare il progetto – per i lavori di riqualificazione, valorizzazione e promozione di questo “gioiello del mare” dismesso e abbandonato da oltre cinquant’anni. Il bando nazionale, attraverso la creazione di attività turistiche, ricettive, ristorative e ricreative, mira a dare nuova vita alle costruzioni che si stagliano lungo le coste: “lanterne” che per anni hanno guidato popoli di navigatori, che sono un concentrato di architettura, storia e cultura. Il nostro business plan prevede la creazione di un piccolo hotel di charme, che non solo metterà a reddito l’area di proprietà del Demanio, ma attiverà un indotto occupazionale con ricadute su tutto il territorio».

Il faro di Capo Mulini – con una concessione in uso fino a dicembre 2034 – per mano d’investimenti privati vedrà da un lato il restauro conservativo, dall’altro, la ristrutturazione del corpo di fabbrica che ospitava gli alloggi dei custodi dove verranno ubicate sette suite, spazi di accoglienza e servizi comuni, con un progetto innovativo sotto il profilo della sostenibilità ambientale.

«Abbiamo espletato tutte le procedure, ma ad oggi – dopo due anni e mezzo e un investimento di oltre 100mila euro tra progettazione e assicurazione – non possiamo perfezionare la pratica di concessione, firmare il contratto con “Difesa Servizi” e cominciare i lavori, a causa dell’autorizzazione mancante sull’unica strada che consentirebbe l’accesso alla struttura e che non era inserita, erroneamente, nel bando. Abbiamo fatto decine di istanze, inviato e-mail e sollecitato spiegazioni – continua Di Bella, che gestisce anche il lido “Il Faro” adiacente alla struttura – ma senza alcun riscontro. Capofaro, a Salina, così come tantissimi beni messi a bando nello stesso lotto, sono già aperti e messi a reddito, mentre noi continuiamo a vedere depotenziato l’investimento, in considerazione del fatto che i fari sono “in affitto” a scadenza e che ogni giorno che passa per noi rappresenta una perdita economica. Il loro utilizzo, infatti, è l’unico modo per avere un ritorno sullo sforzo imprenditoriale e sulla rifunzionalizzazione dell’edificio che vedrà la spesa di oltre 1,5 milioni di euro».

L’ennesimo tentativo di fare impresa in una terra come la Sicilia «non può sfumare a causa di un cavillo burocratico – continua Di Bella – per questo vogliamo denunciare a gran voce l’accaduto, affinché possa riaccendersi l’interesse con l’obiettivo di portare a compimento un progetto che metterà questo incantevole faro a disposizione della comunità e creerà nuovi posti di lavoro. Un luogo che non è soltanto nostro, ma di tutti coloro che amano il territorio». 

Sicilia    I    FARI  PIU’  IMPORTANTI

ID faro Nome e località Immagine Mare Coordinate Data Altezza luce Portata Descrizione luce Descrizione faro
2796 Faro Biscari, Catania– CT Mar Ionio 37°29.3′N15°05.1′E Costruito: 1951 31 m s.l.m. 22 miglia Ottica rotante Torre circolare in pietra bianca con lanterna e galleria. La cupola è color grigio-metallico. Flash ogni 5 secondi.
2954 Faro San Giacomo Licata – AG Faro San Giacomo.jpg Canale di Sicilia 37°05.8′N13°56.5′E Costruito: 1902 37,5 m s.l.m. 21 miglia Ottica rotante Edificio a due piani sormontato da una torre conica bianca
3170 Faro di San Vito lo Capo
Faro San Vito Lo capo.jpg
Mar Tirreno 38°11′18.77″N12°43′59.83″E Attivato: 1859 43 m s.l.m. 25 miglia Ottica Rotante Il faro è composto di un fabbricato bianco di un piano abitato dal farista con adiacente la Torre Faro alta 40 metri con lanterna e galleria. La portata è di 25 miglia ed è visibile per 228° (tra 225° e 93°) nella zona mare compresa tra Punta Carini e la rada di Trapani.
2942 Faro di Punta SeccaRagusa
Faro Punta Secca.jpg
Canale di Sicilia 36°47′14″N14°29′39″E Costruito: 1853 35 m s.l.m. 16 miglia nautiche Ottica fissa Il faro è composto dalla Torre Faro alta 35 metri con lanterna e galleria e da un edificio ad un piano dell’autorità marittima militare. Visibile per 206° (tra 112° e 318°) nella zona mare compresa tra Cava d’Aliga e Gela.
3261 Faro di Capo CefalùCefalù Catena (Palermo) msu2017-0569.jpg Mar Tirreno 38°02.3′N14°01.8′E Costruito: / 80 m s.l.m. 25 miglia Ottica rotante Il faro è composto dalla Torre Faro alta 26 metri con lanterna e galleria e da un edificio a 2 piani dell’autorità marittima militare.
3010 Faro di Torretta Granitola – TP Campobello di Mazara124.jpg Canale di Sicilia 37°33′57″N12°39′43″E Costruito:1862 38 m s.l.m. 23 miglia Ottica fissa Torre cilindrica su edificio bianco ad un piano
3264 Faro di Capo d’Orlando – ME[1] Faro di Capo d'Orlando Mar Tirreno 38°09.9′N14°44.8′E 27 m s.l.m. 16 miglia nautiche Ottica Fissa Torre rossa quadrangolare su edificio
3296 Capo Faro, Malfa Mar Tirreno 38°34.8′N14°52.3′E 56 m s.l.m. 18 miglia nautiche Ottica Fissa Torre adiacente ad edificio
3268 Faro di Capo Milazzo, Milazzo Cappo di Milazzo Lighthouse.jpg Mar Tirreno 38°16.2′N15°13.9′E 90 m s.l.m. 16 miglia nautiche Ottica Fissa Torrione bianco
2736 Faro di Capo Peloro, Messina Torre Faro.JPG Mar Tirreno 38°16.1′N15°39.4′E Attivato: 1909 37 m s.l.m. 19 miglia nautiche Ottica rotante Torre ottagonale a fascie bianche e nere su edificio bianco
2752 Faro di Punta San Raineri, Messina Messina Torre lanterna Montorsoli.jpg Mar Tirreno 38°11.6′N15°34.5′E Attivato 1857 42 m s.l.m. 22 miglia nautiche Ottica rotante Torretta ottagonale a fasce bianche e nere su un più vecchio torrione
3276 Faro di Capo Rasocolmo, Messina Mar Tirreno 38°17.7′N15°31.1′E 85 m s.l.m. 15 miglia nautiche Ottica Fissa Edificio in muratura
3280 Faro di Punta dei Porci, Lipari Mar Tirreno 38°22.1′N14°59.5′E Attivato: 1887 35 m s.l.m. 16 miglia nautiche Ottica Fissa Torre su edificio bianco a due piano
3284 Faro di Marina Corta, Lipari Mar Tirreno 38°27.9′N14°57.5′E Attivato: 1916 10 m s.l.m. 14 miglia nautiche Ottica Fissa Torre cilindrica bianca
3300 Faro di Punta Lingua, Santa Marina Salina Punta Lingua Leuchtturm Saline 2014.jpg Mar Tirreno 38°32.2′N14°52.3′E 13 m s.l.m. 11 miglia nautiche Ottica Fissa Torre su edificio bianco ad un piano
2788 Faro di Capo Molini, Acireale Mar Ionio 37°34.6′N15°10.6′E Attivato: 1919 42 m s.l.m. 22 miglia nautiche Ottica rotante Edificio bianco
2815 Faro di Brucoli, Augusta Mar Ionio 37°17.1′N15°11.4′E 13 m s.l.m. 11 miglia nautiche Ottica Fissa Torre bianca con fascia rossa su edificio
2820 Faro di Santa Croce, Augusta Faro di Santa Croce ad Augusta - Sicilia - cropped.jpg Mar Ionio 37°14.6′N15°15.4′E Attivato: 1859 39 m s.l.m. 16 miglia nautiche Ottica Fissa Torre cilindrica su edificio bianco
2910 Faro Capo Murro di Porco, Siracusa Faro Capo Murro di Porco.JPG Mar Ionio 37°00.1′N15°20.1′E Attivato: 1959 34 m s.l.m. 17 miglia nautiche Ottica Fissa Torre ottagonale su edificio bianco
2918 Faro di Cozzo Spadaro, Portopalo di Capo Passero Cozzo Spadaro Faro.JPG Mar Ionio 36°41.2′N15°07.9′E Attivato: 1864 82 m s.l.m. 24 miglia nautiche Ottica rotante Torre ottagonale su edificio bianco
2934 Faro di Pozzallo Canale di Sicilia 36°42.6′N14°49.9′E Attivato: 1905 18 m s.l.m. 15 miglia nautiche Ottica Fissa Torretta cilindrica in muratura
3194 Faro di Punta Cavazzi Ustica Mar Tirreno 38°41.6′N13°09.3′E Attivato: 1885 40 m s.l.m. 16 miglia nautiche Ottica Fissa Torre cilindrica bianca
3186 Faro di Punta Omo Morto Ustica Mar Tirreno 38°42.8′N13°11.9′E Attivato: 1884 100 m s.l.m. 25 miglia nautiche Ottica rotante Torre sull’angolo di un edificio bianco
3244 Faro di Capo Zafferano, Santa Flavia Capo-Zafferano-bjs2007-01.jpg Mar Tirreno 38°06.7′N13°32.2′E Attivato: 1884 34 m s.l.m. 16 miglia nautiche Ottica Fissa Torre su edificio bianco
3208 Faro di sulla diga foranea, Palermo Mar Tirreno 38°07.6′N13°22.6′E Attivato: 1982 15 m s.l.m. 15 miglia nautiche Ottica Fissa Torre cilindrica bianca
3198 Faro di Capo Gallo Palermo Farocapogallo.jpg Mar Tirreno 38°13.4′N13°19′E Attivato: 1854 40 m s.l.m. 16 miglia nautiche Ottica Fissa Torre su edificio bianco
3138 Faro di Scoglio Palumbo, Trapani Trapani-AP-p1070865.jpg Mar Tirreno 38°00.8′N12°29.3′E Attivato: 1881 16 m s.l.m. 11 miglia nautiche Ottica Fissa Torre cilindrica bianca adiacente ad un edificio in muratura
3128 Faro di Isolotto Formica, Trapani Isola Formica.jpg Mar Tirreno 37°59.3′N12°25.6′E Attivato: 1858 28 m s.l.m. 11 miglia nautiche Ottica Fissa Torre cilindrica posta sul castello
3120 Faro di Capo Grosso, Favignana Levanzo1.jpg Mar Tirreno 38°01.2′N12°20′E Attivato: 1858 68 m s.l.m. 11 miglia nautiche Ottica Fissa Torre cilindrica su edificio in muratura
3194 Faro di Scoglio Porcelli, Trapani Scogli Porcelli.jpg Mar Tirreno 38°02.6′N12°26.3′E Attivato: 1903 25 m s.l.m. 11 miglia nautiche Ottica Fissa Torre cilindrica
3112 Faro di Punta Libeccio, Favignana Mar Tirreno 37°57.4′N12°03′E Attivato: 1867 73 m s.l.m. 24 miglia nautiche Ottica rotante Torre su edificio a due piani
3104 Faro di Punta Sottile, Favignana Faro di Punta Sottile 01.jpg Mar Tirreno 37°56.1′N12°16.3′E Attivato: 1860 43 m s.l.m. 25 miglia nautiche Ottica rotante Torre cilindrica su edificio bianco
3100 Faro di Punta Marsala, Favignana Mar Tirreno 37°54.4′N12°21.1′E Attivato: 1859 20 m s.l.m. 15 miglia nautiche Ottica Fissa Torre cilindrica su edificio bianco a due piani
3080 Faro di Marsala Faro del Porto di Marsala.JPG Mar Tirreno 37°47.2′N12°26.2′E Attivato: 1885 19 m s.l.m. 15 miglia nautiche Ottica Fissa Torre cilindrica su edificio bianco
3020 Faro di Capo Granitola, Campobello di Mazara Campobello di Mazara124.jpg Mar Tirreno 37°33.9′N12°39.7′E Attivato: 1865 37 m s.l.m. 18 miglia nautiche Ottica Fissa Torre cilindrica su edificio bianco
3310 Faro di Strombolicchio Strombolicchio2.jpg Mar Tirreno 38°49′N15°15.2′E 57 m s.l.m. 11 miglia nautiche Ottica Fissa Torre cilindrica su edificio bianco
3038 Faro di Capo Grecale, Lampedusa Lampedusa, Cala Grecale, 2003.jpg Canale di Sicilia 35°31.1′N12°37.9′E 82 m s.l.m. 22 miglia nautiche Ottica rotante Torre ottagonale su edificio bianco
3054 Faro di Linosa Linosa Veduta Faro.JPG Canale di Sicilia 35°52.3′N12°52.7′E Attivato: 1891 32 m s.l.m. 16 miglia nautiche Ottica Fissa Torre cilindrica su edificio bianco
2998 Faro di Capo Rossello, Realmonte Canale di Sicilia 37°17.7′N13°27′E 89 m s.l.m. 22 miglia nautiche Ottica rotante Torre cilindrica su edificio bianco
3006 Faro di Capo San Marco, Sciacca Canale di Sicilia 37°29.8′N13°01.3′E Attivato: 1992 25 m s.l.m. 18 miglia nautiche Ottica Fissa Torretta cilindrica su edificio bianco
3018 Faro S. Leonardo, Pantelleria Canale di Sicilia 36°50.1′N11°56.7′E Attivato: 1988 21 m s.l.m. 15 miglia nautiche Ottica Fissa Lanterna posta su edificio prefabbricato
3014 Faro di Punta Spadillo, Pantelleria Faro pantelleria.JPG Canale di Sicilia 36°49.5′N12°00.7′E Attivato: 1884 50 m s.l.m. 24 miglia nautiche Ottica rotante Torre cilindrica su edificio bianco a due piano
(archivio Sud Libertà-Set.ricerche)

Addio al grande attore Pino Caruso: simbolo della Sicilia, della Cultura, dell’Umanità e della comicità siciliana

di  R.Lanza

 

L’attore( nella foto il primo a sx) era malato da tempo

Pino Caruso,non c’è più,l’attore, il grande comico siciliano, l’amico di tutti è scomparso ieri sera a Roma, i funerali si svolgeranno domani.Lascia un grande dolore e per chi lo ha conosciuto l’orgoglio di aver dialogato con una persona straordinaria, partecipativa, di grande sostegno alla Cultura di Palermo. Addio Pino Caruso. Il tempo che passa inesorabile non si ferma con nessuno. Quella soglia dobbiamo superarla tutti. Caruso lascia francamente un vuoto enorme qui in Sicilia dove era stimato ed amato da tutti, se ne va a 84 anni. La commozione è grande perchè l’attore aveva accompagnato la nostra giovinezza.

Il grande artista  ha iniziato la sua carriera come attore drammatico debuttando al Piccolo Teatro di Palermo il 16 marzo 1957 con un breve ruolo ne ‘Il giuoco delle parti’ di Luigi Pirandello. Maschera siciliana Caruso, palermitano classe 1934, si trasferisce nel 1965 a Roma passando al cabaret Il Bagaglino dove resta fino al 1967. Alfiere della cultura palermitana insieme alla coppia formata da Cicco e Franco e a Lando Buzzanca, Caruso approda in televisione nel 1968 partecipando alla trasmissione Rai ‘Che domenica amici’ dove tiene la rubrica settimanale ‘Diario siculo’. Ancora in televisione, Caruso partecipa a ‘Gli amici della domenica’ (1970), ‘Teatro 10’ (1971), e ‘Dove sta Zazà di Castellacci’, Pingitore e Falqui. Nel 1975 partecipa a ‘Mazzabubù’ sempre di Castellacci e Pingitore, per la regia di Falqui.

                                       -” CIAO   A  TUTTI ” –

Risultati immagini per foto di pino caruso
Nel 1979 è protagonista con Ornella Vanoni di ‘Due come noi’. Nel 1981 insieme a Milva è protagonista di ‘Palcoscenico’ per la regia di Antonello Falqui. Nel 1982 firma i testi di ‘Che si beve stasera?’ in onda su Rai2, per la regia di Paolo Poeti. Nel 1983 scrive e dirige per Rai3 ‘Lei è colpevole, si fidi’ (da un’idea di Vittorio Sindoni), un film satirico sul caso Enzo Tortora e sulla cattiva giustizia, interpretato oltre che dallo stesso Caruso, da Renzo Arbore, Oreste Lionello, Enrico Montesano, Gigi Proietti, e Luciano Salce, tutti nei panni di se stessi. Tra l’inizio degli anni Settanta e l’inizio della seconda metà degli anni Ottanta è stato ospite di varie trasmissioni televisive, tra le quali ‘Canzonissima’ (1971), ‘Teatro 10’ (1972), ‘Portobello’ (1977), ‘Fantastico’ (1984) e simili. Per più stagioni è stato ospite fisso di ‘Domenica in’, con Pippo Baudo (dal 1984 al 1986) e con Raffaella Carrà (stagione 1986-1987), e per quest’ultima partecipazione è stato premiato con il Premio Regia Televisiva.     Altre cose possiamo annoverare nell’elenco artistico. Ma anche giornalistico perche’ amava partecipare ai dibattiti culturali sui quotidiani dell’Isola. Parlava di teatro e delle difficoltà in cui oggi si muove il Teatro.  “Oggi l’artista o l’attore deve essere anche un manager, un burocrate se si vuole andare avanti” ripeteva spesso in diverse conversazioni da salotto.

Caruso affianca il teatro interpretando ‘Il don Giovanni involontario di Vitaliano Brancati’ per il Teatro Stabile di Catania. Legato alla sua Sicilia e in particolare a Palermo, l’attore dal 1995 al 1997, su nomina del sindaco Leoluca Orlando progetta e dirige la manifestazione ‘Palermo di scena’. Caruso rinnova il tradizionale Festino, trasformandolo in rappresentazione teatrale, itinerante, a tutti gli effetti. Nel 2003 è protagonista di ‘Tutto per bene’ di Luigi Pirandello e nel 2004 de ‘Le Vespe di Aristofane’, al Teatro Greco di Siracusa. Nel 2009 interpreta il monologo ‘La voce dei vinti’ e, per il Teatro Stabile di Palermo, interpreta, curandone anche la regia, il monologo ‘Mi chiamo Antonio Calderone’, di Dacia Maraini, tratto dal libro di Pino Arlacchi ‘Gli uomini del disonore’.

  

Corte dei Conti, in Sicilia aumentano le condanne contro dipendenti pubblici e l’assenteismo (incontrollato) dei dirigenti

INAUGURAZIONE ANNO GIUDIZIARIO

CORTE DEI CONTI: LA DIRIGENZA PUBBLICA NON PROCEDE  ALLA DEFINIZIONE DEGLI OBIETTIVI

anno giudiziario 2019, Corte dei conti, Guido Carlino, Sicilia, Cronaca

La Corte dei Conti per la Sicilia, nel 2018, ha emesso 118 sentenze in materia di responsabilità amministrativa nei confronti di 186 amministratori o dipendenti pubblici, pronunciando condanne per 15.552.387 euro con un leggero incremento rispetto all’anno precedente (14.365.799,95).

Il dato emerge dalla relazione del presidente Guido Carlino che inaugura l’anno giudiziario 2019 della sezione giurisdizionale della Corte dei conti per la Regione siciliana nell’aula magna della scuola delle scienze giuridiche ed economico sociali dell’Università di Palermo, alla presenza delle più alte cariche istituzionali.Risultati immagini per immagini corte dei conti

La Sezione, cui sono assegnati sette magistrati (il presidente e sei giudici, rispetto ad un organico di quattordici magistrati), con un tasso di scopertura del 50%, ha celebrato 103 udienze pubbliche (collegiali e monocratiche) e 56 udienze camerali.

Oltre alle sentenze in materia di responsabilità amministrativa, sono state emesse 50 sentenze in materia di conti giudiziali resi da agenti contabili (tesorieri, consegnatari, economi, etc.); 788 sentenze in materia di pensioni pubbliche; 163 ordinanze e 8298 decreti in materia di conti giudiziali.

Tre funzionari dell’Inps sono stati condannati – uno addirittura a oltre due milioni di euro – per avere erogato assegni e prestazioni non dovute. Sono casi di cui si è occupata la sezione giurisdizionale della Corte dei Conti per la Sicilia, segnalati nella relazione del presidente Guido Carlino.

Il caso più grave, sanzionato con la condanna a due milioni, ha come protagonista un impiegato che ha liquidato 441 indennità di disoccupazione a persone che non ne avevano diritto. L’illecito è stato scoperto nell’ambito di un’indagine a largo raggio condotta dalla Guardia di finanza.

Un altro funzionario dell’Inps è stato condannato a pagare 950 mila euro per avere liquidato assegni familiari oltre il dovuto. Il caso è stato segnalato dal servizio ispettivo dell’istituto di previdenza.

La terza condanna riguarda un funzionario dell’Inps che aveva concesso, con una “clausola meramente formale” o giustificazioni non pertinenti, sgravi per crediti contributivi.

“ia azione con coraggio e determinazione, rischia di allontanarsi sempre più sia dal faro del principio costituzionale di buon andamento che dagli interessi generali delle comunità e dei territori.

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Catania-Qui alla Soprintendenza etnea si verificano le anomalie e disfunzioni segnalate per la Pubblica amministrazione dal Procuratore generale

“L’anno appena concluso-secondo una comunicazione sintetizzata del Procuratore generale – ha visto lo sviluppo di un ampio ed interessante dibattito sul debito pubblico e sui limiti della sua sostenibilità; un dibattito che, lungi dall’essere prevalentemente dottrinario, ha avuto ricadute immediate e significative sulle scelte strategiche di politica economica e finanziaria, in tal modo determinando una rimodulazione delle risorse a disposizione dell’amministrazione pubblica in generale e di quella territoriale in particolare.

Cosicché si corre il rischio di una amministrazione che percepisca e metabolizzi solo i fattori di incertezza, chiudendosi a riccio e privilegiando la filosofia del “giorno per giorno”, anziché affrontare le sfide di una realtà in continua dinamica evoluzione.
Una pubblica amministrazione, che agisce solo in chiave difensiva, rischia però di aggravare il suo peso  negativo sul disavanzo di bilancio, sull’indebitamento e sulle capacità di rientro.  Una pubblica amministrazione, timorosa nel costruire la propria identità Prestazioni terapeutiche ed ospedaliere erogate dal servizio sanitario nazionale.  La razionalizzazione della spesa, in parallelo con l’introduzione di cogenti vincoli di bilancio, ha in particolare avuto ripercussioni non di poco conto sulla finanza territoriale, con effetti tanto più distorsivi quanto
più il contenimento della spesa è avvenuto sulla base di parametri lineari e storici, anziché mediante avveduti provvedimenti selettivi.

Malgrado le criticità che hanno accompagnato questi indirizzi di politica economica, le Procure regionali della Corte sono intervenute con mirate ed equilibrate indagini ogni qualvolta siano state destinatarie di specifiche segnalazioni circa il mancato rispetto da parte delle amministrazioni locali degli obblighi normativi di riduzione degli stanziamenti anche con riferimento a specifiche voci di spesa.
In questo contesto si collocano le indagini per i danni erariali correlati alla violazione degli equilibri di bilancio,agli oneri maturati a carico degli enti locali a seguito di indebitamento non consentito, alla copertura di spese correnti con provviste finanziarie vincolate ad investimenti.
L’amministrazione pubblica ha compiuto passi importanti nel miglioramento delle proprie capacità operative, portandole sempre più vicine ai cittadini, ma, il traguardo è ancora molto lontano ed il panorama del nostro Paese si presenta tutt’oggi a macchia di leopardo.
Si sono infatti accentuate le differenze territoriali nella qualità dei servizi erogati ai cittadini e negli stessi modelli di gestione. È quindi tornato di attualità il dibattito circa l’articolazione dei rapporti fra Stato centrale e Regioni.    Dopo una fase storica nella quale si propendeva per l’accorpamento in “macroregioni”, stanno emergendo precise istanze volte a ripensare il disegno costituzionale, incentrato sul carattere derogatorio delle autonomie differenziate, giustificate solo da loro evidenti caratteri di peculiarità.   Vero è che dalle complesse dinamiche del
ventunesimo secolo e dalla sua “velocizzazione del tempo” emerge l’esigenza di organizzare l’esercizio del potere in maniera efficiente e flessibile, concedendo ampi margini di distinzione alle realtà locali anche sotto il profilo istituzionale.  Tuttavia, è altrettanto indubbio che il potenziamento
delle autonomie dovrà necessariamente accompagnarsi ad un effettivo e coerente riposizionamento di tutti i livelli di responsabilità, e non solo di quella politica.
Significative dinamiche di autonomia si stanno ad esempio sviluppando nella organizzazione degli uffici e nella definizione dei processi di gestione. Una delle strade intraprese dalle cosiddette amministrazioni maggiormente virtuose è stata quella di ridisegnare la figura del dirigente, ancorandola sempre più al conseguimento degli obiettivi prefissati e quindi alla sua responsabilizzazione.    La dirigenza pubblica, che comprende figure professionali di altissimo livello, dovrebbe infatti contribuire a mettere definitivamente nel cassetto il concetto di azione amministrativa fondata solo sul mero rispetto formale delle regole procedimentali.
L’amministrazione pubblica deve invece procedere alla definizione strategica degli obiettivi in sede di governance e quindi attivare coerentemente i percorsi di gestione idonei a tal fine.  L’amministrazione di procedimento deve, dunque, trasformarsi in amministrazione per funzioni ed obiettivi, nella quale la dirigenza assuma un ruolo di assoluta centralità nel conseguimento dei risultati necessari alla realizzazione dei programmi.
La pubblica amministrazione deve superare l’attuale difficoltà che manifesta nel definire idonei obiettivi generali, coerenti piani di attuazione, realistici progetti esecutivi, nonché concreti modelli di gestione. E soprattutto, vincendo ataviche resistenze, deve abituarsi a velocizzare i tempi di definizione e di attuazione delle strategie: il fattore tempo è sicuramente un indice significativo ai fini del giudizio sulla efficacia e sull’efficienza dell’azione amministrativa. Il Dipartimento della funzione pubblica ha recentemente, in un proprio documento, posto in evidenza gli indicatori comuni per le funzioni di supporto nelle amministrazioni pubbliche.
In tale sede è stato opportunamente specificato che “gli indicatori di performance sono misure quantificabili, critiche, significative e prioritarie che permettono di misurare l’andamento di una organizzazione nei suoi più svariati aspetti”. Le principali finalità degli indicatori possono essere sintetizzate “nell’accrescimento della cultura della misurazione nelle amministrazioni, nell’incentivazione delle politiche organizzative mirate ad
incidere sugli aspetti misurati, nell’implementazione del monitoraggio per creare un set informativo munito di serie storiche, nel supportare i processi decisionali”.
Nella gestione per obiettivi – affidata ad una dirigenza pubblica sempre più consapevole e responsabile del proprio ruolo – trovano spazio tutti i nuovi modelli di organizzazione delle funzioni pubbliche, fra i quali in primo luogo quelli che valorizzano le potenzialità del partenariato pubblico – privato.
Negli ultimi tre decenni la pubblica amministrazione ha intrapreso la strada di un profondo cambiamento degli strumenti giuridici utilizzati per perseguire l’interesse pubblico, impiegando sempre di più quelli propri del diritto privato. Tanto che attualmente essa può vantare una riconosciuta ed incontroversa piena capacità negoziale.   Non solo: la pubblica amministrazione è chiamata ad operare assai spesso in sinergia con le imprese private,attraendone le risorse per effettuare investimenti su progetti di interesse generale. La eterogeneità delle forme giuridiche che assumono tali sinergie non deve però far dimenticare che in gioco resta e deve rimanere in posizione dominante l’interesse pubblico. Con una implicazione importante: la pubblica amministrazione non può abiurare al proprio ruolo di regolatore e di titolare di penetranti poteri di controllo.
Funzioni queste che devono essere esercitate con efficacia oltre che con il massimo rigore. Non sono state poche le indagini – alcune delle quali tuttora in corso anche in relazione a vicende particolarmente gravi – che hanno evidenziato indizi di sostanziali criticità proprio quali conseguenze della attenuazione del potere regolatorio e del manchevole esercizio dell’attività di controllo. 
In particolare, dalle indagini sui destinatari di concessioni pubbliche sono emersi con evidenza specifici nodi patologici. Il livello regolatorio nelle concessioni deve invece essere molto attento, atteso che al concessionario va riconosciuta ampia autonomia per far fronte al rischio di impresa, contrattualmente assunta.   La convenzione concessoria e/o il contratto di servizio che accompagnano il provvedimento di concessione debbono dunque costituire la base per l’esercizio dei poteri di regolazione e vigilanza.  Costituiscono pertanto fonte di responsabilità amministrativa la mancata o insufficiente organizzazione delle strutture pubbliche competenti ad esercitare con tempestività i prescritti poteri, regolatori e di vigilanza.

La Corte non ha mancato di avvalersi di tutti gli strumenti di cui dispone – di giurisdizione e controllo – per porre in luce la necessità di monitorare continuamente il rispetto da parte dei concessionari dei loro obblighi contenuti nelle convenzioni di servizio. A titolo esemplificativo, in sede di controllo di legittimità di un decreto ministeriale – che convalidava un Piano degli interventi per la sicurezza antisismica di viadotti autostradali –, la Corte ha evidenziato che “è compito e responsabilità dell’amministrazione provvedere, con l’urgenza dovuta, alla conclusione dell’iter procedimentale concernente l’approvazione degli interventi dell’intero impianto infrastrutturale, necessari alla completa messa in sicurezza dei percorsi autostradali (in questione: A24 e A25 ndr). Si rimette all’Amministrazione l’onere di adoperarsi a predisporre con maggiore tempestività gli atti che hanno ad oggetto lavori urgenti…”.    La valorizzazione della dirigenza pubblica e il rafforzamento dei poteri regolatori nel partenariato costituiscono, dunque, due importanti priorità nel percorso di riduzione del gap di efficacia e di efficienza della amministrazione pubblica italiana.
È diffusa l’opinione secondo la quale i molti “mali” dell’amministrazione troveranno soluzione nella digitalizzazione delle procedure. Concordo senza dubbio sull’importanza di implementare i processi di dematerializzazione in atto e di estendere e consolidare le reti informatiche già esistenti. Tutto ciò andrà sicuramente a beneficio della tempestività, della trasparenza e della imparzialità dell’azione pubblica, contrastando indirettamente gli sprechi (tali intendendosi le spese inutili) e la stessa corruzione, che verrebbe in questo modo colpita alla radice.
Tuttavia, la digitalizzazione e la dematerializzazione delle procedure rischiano di restare due parole totem, se non accompagnate da una adeguata rivisitazione dei processi decisionali e dalla sicura individuazione dei centri di responsabilità gestionale. Processi decisionali e centri di responsabilità che necessariamente vanno ricondotti alla sfera soggettiva degli amministratori pubblici, dei dirigenti e, via via, dei responsabili dei procedimenti.
Non solo: è anche indispensabile che digitalizzazione e dematerializzazione non assurgano a valori autonomi. Esse nascono e debbono restare strumenti dell’innovazione, promosse e guidate dalla stretta sinergia fra “il mondo” informatico e quello degli utilizzatori dei sistemi; questi ultimi chiamati essi stessi a superare ogni resistenza o remora culturale, molto spesso foriere di una ingiustificata quanto mascherata opposizione all’ innovazione.

L’interesse pubblico deve costituire per i dipendenti dello Stato e degli Enti territoriali, per tutti indistintamente gli operatori pubblici, l’obiettivo da perseguire nello svolgimento dei compiti a loro demandati. In particolare, l’impiego delle risorse pubbliche deve essere supportato da un sistema di tutele specifiche particolarmente incisivo, sistema che la Costituzione ha assegnato alla Corte dei conti, come già evidenziato in precedenza.
In questo contesto si colloca l’azione della Procura contabile che esercita le proprie funzioni nell’ambito delle attribuzioni giurisdizionali della Corte. Naturalmente, anche nella fase investigativa – prima ancora che in quella giudicante – la valutazione della correttezza delle gestioni pubbliche deve essere supportata da parametri sufficientemente stabili, reciprocamente coerenti. Cosicché i pubblici operatori non debbano temere ingiustificate indagini a loro carico, che finirebbero per provocare pericolosi effetti paralizzanti delle dinamiche dell’azione amministrativa. Dinamiche che, invece, devono essere auspicabilmente caratterizzate da consapevole coraggio e orgogliosa disponibilità a volgere primaria attenzione alle esigenze dei cittadini.
Il principio di buon andamento, sancito dalla Costituzione, costituisce il contenitore dei valori etici di riferimento per qualsiasi azione pubblica.
Al di là delle formule e della mera enunciazione di brocardi, non può disconoscersi l’obiettiva difficoltà per l’amministrazione di operare in un incerto quadro regolamentare di riferimento.
In un sistema normativo multilivello, quale quello attuale, risulta infatti scardinata la tradizionale costruzione della gerarchia delle fonti.
Più volte sono state preannunciate opportune iniziative di semplificazione normativa, ma sinora ben poco si è concluso in concreto. Forse sarebbe necessario procedere con meno “proclami” e maggiori interventi selettivi, impostati su base settoriale. Il modo di scrivere le norme rispecchia la cultura di una nazione: è dunque importante recuperarne la qualità non solo sostanziale, ma anche formale.
Ad ogni modo, della complessità normativa che genera incertezze interpretative, quando adeguatamente giustificate, la Procura erariale si è fatta carico, valutando già nella fase preprocessuale le condotte dei pubblici operatori, con riferimento alla scriminante della colpa grave.
L’esperienza dimostra quanto sia importante la capacità dell’amministrazione di motivare i propri provvedimenti, soprattutto quelli ad ampio spettro discrezionale. La motivazione infatti serve ad individuare con chiarezza l’interesse pubblico specificamente perseguito, collegandolo in termini di congruità e coerenza alle scelte adottate. Il nostro Paese non dispone di un patrimonio infrastrutturale adeguato al suo sistema economico e produttivo. Si tratta di una realtà incontrovertibile che incide negativamente anche sulla qualità della vita dei cittadini: i trasporti, la viabilità, le reti di comunicazione, i sistemi portuali, la raccolta e la valorizzazione reddituale dei rifiuti, la sicurezza del lavoro, la manutenzione idrogeologica del territorio sono questi alcuni dei principali settori di sofferenza.
La mancanza di congrui investimenti al riguardo rischia di accrescere ulteriormente il gap economico e produttivo con gli altri Paesi, non solo facendo perdere competitività all’Italia ma determinando anche un peggioramento delle condizioni sociali delle comunità. In ogni caso si perdono occasioni importanti per potenziare quella ricchezza nazionale che è fondamentale per recuperare il disavanzo dei bilanci pubblici senza ricorrere all’aumento della pressione fiscale ovvero all’incremento del debito o ancora a misure straordinarie di prelievo. I recenti assetti di bilancio sembrano andare verso una politica riduttiva degli investimenti. È auspicabile che si tratti di un ridimensionamento solo temporaneo, giustificato in qualche modo dalla necessità di rimodulare le priorità e di definire nuovi modelli procedurali. Né gli investimenti indispensabili al nostro Paese riguardano solo i beni materiali. Le maggiori criticità anzi si registrano nel settore dei beni immateriali: è evidente l’assoluta inadeguatezza delle risorse destinate alla innovazione tecnologica, alla ricerca, all’istruzione ed alla cultura in genere.
È dunque necessario “contrastare il circolo vizioso fra povertà economica e povertà educativa. Le condizioni di bisogno o di deprivazione della famiglia di origine aumentano i rischi di marginalità anche nella scuola. La povertà delle conoscenze moltiplica i pericoli di marginalità da adulti. La scuola non può rinunciare ad essere un motore di mobilità sociale… Ciò non vuol dire che vada attenuata la cura per i talenti. È possibile tenere insieme l’ampliamento delle opportunità e lo sviluppo delle eccellenze: alle volte può non essere facile, ma questa è la sfida” (intervento del Presidente della Repubblica in occasione della cerimonia di inaugurazione dell’anno scolastico 2018/2019, Isola d’Elba 17 settembre 2018)
Né si dica che queste problematiche esulano dalla sfera di competenza valutativa della Procura erariale. Tutt’altroAd esempio, numerose indagini hanno riguardato carenze macroscopiche nella gestione del patrimonio culturale, carenze che sono risultate attribuibili non tanto alla responsabilità dei funzionari preposti, quanto alla mancanza di risorse. Carenze che sono andate dalla diffusa insufficiente manutenzione dei beni di interesse storico, artistico ed ambientale, alla difficoltà di “mettere a reddito” un patrimonio culturale pur di inestimabile valore. Numerose indagini hanno riguardato il settore dei lavori pubblici, settore caratterizzato da una straordinaria complessità e da una infinita apertura della forbice tipologica.
Un dato però sembra accomunare tutti i lavori pubblici, dal più piccolo allestimento dell’arredo urbano in un giardino alla realizzazione di una strada: il ritardo e il mancato rispetto della tempistica prevista. Infatti, senza inopportune generalizzazioni, è possibile dedurre dalle numerose indagini svolte al riguardo la difficoltà dell’amministrazione a progettare e realizzare gli interventi con la doverosa tempestività. Spesso è stata altresì rilevata la frequente incapacità di definire le modalità ed i costi di gestione dell’opera una volta realizzata.
Un discorso a parte meritano gli investimenti per interventi non conclusi, ovvero per opere pubbliche realizzate e mai utilizzate.
Un fenomeno, questo, intercettato dalle indagini delle Procure regionali con incrementata frequenza ed avvertito dai cittadini con particolare preoccupazione, come dimostrano le numerose segnalazioni che pervengono, sempre più caratterizzate da concretezza e specificità.
Anche la rigidità dei progetti può causare seri ostacoli nella fase realizzativa, soprattutto quando uest’ultima, sviluppandosi in un lungo arco di tempo, si accompagna al mutamento del quadro tecnologico ed a sopraggiunte diverse esigenze economiche e sociali. Un certo grado di flessibilità progettuale è del resto compatibile anche con le dinamiche insite in molte delle forme nelle quali si sviluppa il partenariato pubblico-privato per la realizzazione delle opere infrastrutturali ad alta complessità.  La democrazia si basa sulla fisiologica alternanza delle maggioranze, con conseguente comprensibile periodica rivisitazione delle strategie di programmazione degli interventi, della rimodulazione delle priorità, delle scelte sui processi di esecuzione.
Al principio dell’alternanza deve però affiancarsene un altro, quello della continuità dell’azione amministrativa, un principio questo dal sapore antico, forse troppo in fretta confinato negli spazi dell’oblio. Il prudente bilanciamento fra la naturale discontinuità con il passato e la continuità con quanto avviato rappresenta la sfida delle politiche volte ad un solido sviluppo economico e sociale, alla credibilità esterna della amministrazione, al contrasto degli eventuali onerosi effetti distorsivi, ad un cambiamento progressivo ed equilibrato.

Altro problema è quello delle progettazioni affidate all’esterno senza che, nel conferimento dell’incarico,l’amministrazione abbia espressamente chiarito i parametri e gli obiettivi di interesse pubblico che vuole raggiungere.E senza che successivamente vi sia un’attenta opera di asseverazione accompagnata da un’opportuna analisi costi-benefici, proiettata nel tempo e basata sulla valorizzazione di tutti i fattori necessari, economici, finanziari e sociali. Per quanto riguarda le opere “incompiute” occorre considerare anche la circostanza che esse, una volta progettate, appaltate e magari anche cantierate, vengono abbandonate a sé stesse, dimenticate per semplice incuria, per errate valutazioni progettuali, per lunghi contenziosi con gli appaltatori, per sopravvenute interruzioni delle linee di inanziamento. Numerose indagini si sono soffermate sulle irregolarità nelle gare e sulla mancanza di ricorso alle procedure ad evidenza pubblica, soprattutto in sede di rinnovo o proroga del contratto di appalto, con conseguenti danni da violazione degli obblighi di concorrenza. Altre hanno riguardato opere pubbliche e forniture di qualità inferiore a quella prevista e pagata, modifiche progettuali inutili ed irrazionali, certificazione di lavori mai effettuati.
Il contenimento delle previsioni di spesa per investimenti nel bilancio nazionale è in parte equilibrato dagli interventi della BEI (la Banca Europea degli Investimenti), la quale dispone di finanziamenti per il nostro Paese di circa dodici miliardi di euro all’anno. La BEI ha ripetutamente segnalato la difficoltà di operare in Italia per le carenze dell’apparato amministrativo. Infatti, come affermato dal Vice Presidente Dario Scannapieco, “In Italia la tematica importante è migliorare la capacità di spendere… Abbiamo bisogno di figure tecniche nell’amministrazione pubblica, che si è molto impoverita. Abbiamo bisogno di ingegneri, di geometri e tecnici che possano rafforzare la qualità dei progetti e se non si predispone in maniera chiara un progetto si rischia di andare incontro a varianti ed aggiustamenti successivi che fanno poi esplodere i costi”.
Le recenti disposizioni in materia previdenziale, che facilitano i percorsi di pensionamento del personale, suscitano notevoli preoccupazioni circa le ricadute sulla organizzazione degli uffici per i vuoti negli organici che presumibilmente si apriranno copiosi nel breve termine. Tali vuoti, tuttavia, costituiscono una occasione unica da non perdere per promuovere il ricambio generazionale nei quadri pubblici con l’immissione in ruolo di risorse portatrici di professionalità specifiche, maggiormente aperte all’innovazione dei processi di gestione e al corretto utilizzo delle tecnologie.
FENOMENO   ASSENTEISMO NEGLI UFFICI PUBBLICI DELLA REGIONE SICILIANA –

Sarà importante consentire ai nuovi assunti la fruizione di adeguati percorsi di formazione e di aggiornamento e, soprattutto, far maturare in loro il senso di appartenenza, l’orgoglio di servire il pubblico interesse. Motivare il personale, del resto, significa valorizzarne la professionalità e contrastarne tutte le condotte che esprimono disaffezione, apatia, passività, quando non giungono agli estremi di comportamenti assenteisti, passibili di censura disciplinare, penale e contabile. A questo riguardo – tornando al presente – le Procure regionali, quasi tutte, hanno dovuto anche nello scorso anno promuovere indagini in materia di assenteismo fraudolento (timbratura del cartellino al posto di colleghi, allontanamento dal servizio senza autorizzazione,simulazione di infermità, svolgimento di attività extraistituzionale in orario di lavoro).
Il fenomeno dell’assenteismo può considerarsi endemico ed è difficile da estirpare. Si sono susseguite nel tempo normative sempre più stringenti, ma i risultati conseguiti non sono stati pari alle aspettative. Si fa riferimento all’articolo 69 del decreto legislativo 27 ottobre 2009 n. 150 al decreto legislativo 20 luglio 2017 n.118.  L’assenteismo costituisce il presupposto per la responsabilità amministrativa dell’impiegato infedele,sotto il profilo del danno patrimoniale per omessa prestazione e del danno all’immagine (per il quale è anche sufficiente il solo clamor interno all’amministrazione di appartenenza ed ai soggetti attorno ad essa gravanti).
In alcuni casi, le Procure hanno ravvisato una corresponsabilità dei dirigenti o dei funzionari che non hanno attuato con sufficiente attenzione le doverose verifiche sulla presenza del personale. Le Sezioni riunite della Corte sono intervenute al riguardo con una interessante pronuncia affermando che la condanna per danno all’immagine dovuto a fenomeni di assenteismo non presuppone necessariamente, in ossequio alla regola generale, una condanna penale passata in giudicato (Ordinanza n. 6/18). Anche dopo l’entrata in vigore del decreto legislativo n. 175 del 2016 in materia di società a partecipazione pubblica, restano numerosi ed importanti spazi di incertezza applicativa, che riguardano anche il regime delle responsabilità.   Recependo i numerosi e qualificati indirizzi dottrinari espressi in materia, si torna ad evidenziare come l’inserimento nella rete del diritto privato di un modello societario pubblico sia ontologicamente svincolato dalle dinamiche reali ed abbia dato origine ad un sistema caratterizzato da fortissimi rischi elusivi dei principi che presidiano la stessa regolarità delle società di diritto civile e soprattutto di quelli che salvaguardano l’azione pubblica (in particolare, il principio di buon andamento).   Vedasi -nota Sud Libertà -ad integrazione le denunce del sindacato autonomo SIAD negli anni 2010-17 sull’assenteismo “legalizzato”/truccato dei dirigenti dei beni culturali e Soprintendenza di Catania(n.d.r.)

La diffusione incontrollata del nuovo modello di società pubbliche non ha portato ad una maggiore efficienza complessiva dell’amministrazione, anche se non sono mancati e non mancano esempi virtuosi in controtendenza, comunque troppo pochi per incidere sul sistema.
Con un recente referto la Sezione Autonomie della Corte ha osservato che ancora oggi resta elevato il numero delle partecipazioni detenute dagli enti territoriali, per alcune delle quali non sono neppure previsti interventi di razionalizzazione. In proposito, una Procura regionale ha ritenuto
sussistente il danno erariale imputabile agli amministratori comunali per non aver posto in liquidazione una società del tutto non operativa, per di più priva delle capacità di recupero funzionale per il perseguimento delle finalità statutarie.  In un altro caso è stato imputato al rappresentante del
socio pubblico componente del Consiglio di amministrazione il danno corrispondente al pregiudizio arrecato al valore della partecipazione pubblica.
In un altro caso ancora è stato contestato l’anomalo comportamento decisionale di un Comune che ha stipulato un contratto preliminare di vendita di alcuni terreni alla propria società in house, autorizzando la stessa a stipulare un finanziamento bancario che il Comune stesso non avrebbe potuto conseguire per i vincoli di indebitamento.
Al contratto preliminare non ha fatto seguito, come prevedibile, alcun atto traslativo, sebbene il prezzo fosse stato pagato andando ad incrementare artatamente la liquidità. È stata parzialmente accolta dal Giudice di primo grado la contestazione di una Procura territoriale nei confronti dei componenti di una Giunta regionale per il danno procurato dalla ostinata allocazione di cospicue risorse pubbliche nel sostegno ad una casa di gioco (gestita da società in house). La società, in base a chiari indicatori economico finanziari, non era più in grado di tornare ad assicurare l’equilibrio dei saldi di gestione (richiesta contestata in citazione circa 140 milioni di euro, accolta per circa 30 milioni di euro, appello in corso).

Intervento alla Camera D’Uva: “Combattere la mentalità mafiosa, quella dei “potenti” soverchiare i deboli..”

 

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CULTURA  ANTIMAFIA

Riceviamo e pubblichiamo l’intervento del deputato eletto in Sicilia M5S  Francesco D’Uva (laurea in chimica) autore di questo scritto che esprime nel dibattito parlamentare in Aula l’espressione favorevole contro il voto di scambio del Movimento.. Eccolo: 

“Queste vicende ovviamente ci fanno capire quanto questo fenomeno sia ancora presente nel nostro Paese e quanto vada combattuto. Ed è quello che facciamo con questo testo di legge, in cui inaspriamo le pene per queste persone.

Il vero problema del Paese, presidente, è la mentalità mafiosa, quella mentalità che vede dei potenti soverchiare dei deboli, gli altri, perlomeno i cittadini perbene, attraverso l’intimidazione per ottenere quello che vogliono: soldi, potere.

Francesco D'UVA

Nella foto Francesco D’Uva( chimico)

Quello che dobbiamo fare noi è avere una cultura antimafia degna di questo nome, che significa dare sostegno a chi realmente combatte le mafie: penso alle procure, alle forze dell’ordine. E quello è fondamentale, ma non è sufficiente: bisogna fare ben altro.

Bisogna cercare di fare il proprio lavoro con la schiena dritta: fare in modo che se tutti fanno così non ci saranno più le vittime che ci sono state in passato nel nostro Paese.

Presidente, abbiamo una legislazione antimafia molto seria: abbiamo il reato di associazione mafiosa, il sequestro in assenza di condanna penale. Qualcosa di unico, che ci permette veramente di combattere la mafia come nessun altro Paese fa al mondo. Ma ovviamente non è sufficiente. Ed è con provvedimenti come quello che stiamo per votare che si dà una risposta seria, forte ed efficace contro le mafie, in tutte le loro declinazioni. Compresa quella che passa dal legame con una politica al servizio del malaffare e non dei cittadini. Una politica costituita da partiti che, per bisogno di voti o per leggerezza, accolgono tra le proprie fila anche soggetti legati al malaffare.

Ecco presidente, io con questa dichiarazione di voto voglio anche fare un appello a tutte le forze politiche a prestare più attenzione possibile, a dotarsi di tutti gli strumenti e tutta la volontà per non accogliere tra i propri candidati soggetti impresentabili.

Noi del MoVimento 5 Stelle lo facciamo da sempre: chiediamo i casellari giudiziari, i carichi pendenti. Forse non è sufficiente, ma è qualcosa che fa capire che quella forza politica non accetta persone indegne di ricoprire ruoli come quello che ricopriamo noi qui o negli altri Enti locali.

Le novità che ci apprestiamo ad approvare sono in linea con la giurisprudenza consolidata della Corte di Cassazione. Rimane il metodo mafioso e si inserisce la fattispecie alternativa dell’appartenenza alll’associazione mafiosa.

È chiaro presidente che noi puniamo l’accordo doloso tra politico e mafioso, lo dico perché ci sono state argomentazioni in questa Aula che hanno fatto pensare a qualcosa di diverso: non è così, soltanto se c’è il dolo avviene quello di cui stiamo parlando.

Pene più gravi per chi commette questo illecito. Sia per il politico che per il mafioso o l’intermediario, la pena andrà da 10 a 15 anni di carcere, così come è previsto per il reato di associazione di stampo mafioso.

Abbiamo previsto, inoltre, un’aggravante speciale nel caso in cui il politico che si è messo d’accordo con il mafioso (o chi per lui) per accaparrarsi i voti, viene effettivamente eletto. In questo caso la pena è aumentata della metà.

Perché presidente parliamo di una persona riconoscente alla mafia e sicuramente il suo operato sarà verso la mafia e non verso la collettività, e questo per noi è davvero un pericolo pubblico. Quindi è più che giustificata questa aggravante.

Daspo (interdizione perpetua dai pubblici uffici) per il politico che viene condannato in base all’articolo 416 ter del codice penale. Chi sarà colpito da una sentenza definitiva di condanna sarà fuori dai palazzi e avrà zero incarichi pubblici, A VITA.

Estendiamo la punibilità anche in caso l’accordo sia concluso tramite l’intermediario, cristallizzando un consolidato indirizzo giurisprudenziale.

Ampliamo ulteriormente l’oggetto di quella che può essere la contropartita del patto, potendo essere non solo il denaro e ogni altra utilità, ma anche “la disponibilità a soddisfare gli interessi o le esigenze dell’associazione criminale”.

Bene presidente, cos’altro? Questa forza politica, questa maggioranza, questo Governo stanno facendo tanto per combattere le mafie.

Penso alle nuove misure per proteggere i testimoni di giustizia, alle assunzioni dei testimoni presso la Pubblica Amministrazione che stanno andando avanti grazie a noi, all’aumento del fondo per le vittime del racket e dell’usura, e alla velocizzazione dei tempi per il risarcimento delle vittime di mafia.

A tutto questo si affiancano quelle proposte di legge, quelle iniziative che vanno ad aumentare la partecipazione e l’uguaglianza, per avere una democrazia realmente sana in questo Paese.

Penso a diverse proposte di legge, una su tutte quella sulle ‘elezioni pulite’, già approvata dalla Camera, grazie alla quale gli scrutatori verranno sorteggiati anche tra i disoccupati, i presidenti e segretari di seggio non saranno mai più scelti tra i condannati per reati gravi come mafia o corruzione, o tra i parenti dei candidati.

Il reddito di cittadinanza, che allontana i giovani dai ricatti della malavita aprendo loro nuove prospettive di lavoro ONESTO; reddito di cittadinanza che non va a chi è in carcere, che non va a mafiosi o terroristi, a differenza di quello che è stato detto in questa Aula, presidente.

Le riforme istituzionali, come l’introduzione del referendum propositivo, il quorum al 25% anche nel referendum abrogativo, il taglio del numero e degli stipendi dei parlamentari, che vogliamo portare avanti.

Tutto ciò riavvicina i cittadini alle Istituzioni, permettendo a queste ultime di funzionare nel modo più efficiente possibile.

Questi provvedimenti contribuiscono a dare attuazione al concetto di democrazia e a spezzare definitivamente il legame tra politica e criminalità.

Presidente, aggiungo solo una cosa: dobbiamo fare in modo che la legislazione antimafia sia sempre attuale e che possa andare ad anticipare il fenomeno mafioso. Io l’ho già detto e lo ripeto: la legislazione antimafia del nostro Paese è invidiabile e noi facciamo un lavoro incredibile, ma andiamo molto spesso ad inseguire il fenomeno mafioso e non ad anticiparlo. Bene, queste iniziative sicuramente vanno nel senso di anticipare un fenomeno che è, ahimè, ancora molto forte in questo Paese…..”

Ancora tenebre sulla Finanziaria regionale siciliana. Contributi a pioggia: probabilmente scambi di favore con la politica marciume

  Ancora dominante in Sicilia e nella politica- come nella gerarchia mafiosa-  la regola del dare- avere                        Ma chi controlla? La Commissione politica? Non scherziamo ,Signori  !

ars, collegato, contributi, Sicilia, Politica

Ancora tenebre sulla finanziaria  Probabilmente imbrogli e/o scambi di favore tra la politica marcia siciliana . Si sa anzitutto che dovrà essere approvato entro fine marzo il collegato alla Finanziaria. La commissione Bilancio  per  l’esame di articoli ed emendamenti ha aggiornato i lavori  a martedì prossimo.

Nel testo presentato, una pioggia di stanziamenti: 15 milioni di euro elargiti a molteplici enti e associazioni .Sembra di rivedere una finanziaria di due ,tre legislature addietro. Così non si marcia per la collettività.

Le opposizioni promettono battaglia anche durante la prossima settimana e di fornire alla Stampa i nomi dei deputati proponenti la richiesta dei contributi…

La seduta della commissione ha provocato una dichiarazione di fuoco dei deputati che non ci stanno alla regola del “tu dai una cosa a me e io la dò a te”. Afferma il gruppo M5S indignato: ” siamo riusciti a bloccare un maxiemendamento pieno di marchette per 15 milioni di euro che la maggioranza avrebbe sbandierato durante la campagna elettorale. Una sorta di riedizione della vecchia tabella H, alla faccia di bisogni dei siciliani”. Lo affermano i deputati M5S, componenti della commissione Bilancio dell’Ars, Luigi Sunseri, Sergio Tancredi e Stefano Zito

“E’ tornato il souk arabo in grande stile – affermano i deputati – in alcuni articoli, costruiti su misura, si leggevano nome e cognome di chi li aveva proposti. ……”. Vedremo come finirà ma visti i numeri e l’indifferenza generale non siamo affatto ottimisti neanche in questa occasione