IL PRESIDENTE MATTARELLA INCONTRA IL PRESIDENTE DELLA PALESTINA E RILANCIA L’IDEA DEL RUOLO CENTRALE DI UN NUOVO STATO

S.E. il Signor Mahmoud Abbas, Presidente della Palestina al suo arrivo al Quirinale per l'incontro con il Presidente Sergio Mattarella

Il Presidente Sergio Mattarella accoglie Mahmoud Abbas, Presidente della Palestina

 

Il Presidente Sergio Mattarella con Mahmoud Abbas, Presidente della Palestina

Il Presidente Sergio Mattarella con Mahmoud Abbas, Presidente della Palestina

 

 

Il Presidente Sergio Mattarella con Mahmoud Abbas, Presidente della Palestina, in occasione dei colloqui

 

Il Presidente Sergio Mattarella con Mahmoud Abbas, Presidente della Palestina, in occasione dei colloqui

 

Il Presidente Sergio Mattarella con Mahmoud Abbas, Presidente della Palestina, in occasione dei colloqui

 

 

Il Presidente Sergio Mattarella con Mahmoud Abbas, Presidente della Palestina, in occasione dei colloqui

 

 

 

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha accolto il presidente dell’Autorità palestinese, Mahmoud Abbas, ricordando l’incontro a Betlemme del 2016.

Era presente all’incontro il Vice Presidente del Consiglio dei Ministri – Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Antonio Tajani.

 

Il leader palestinese ha detto che “sentiamo amicizia e calore, e apprezziamo il sostegno reale dell’Italia al popolo palestinese” e ha anche aggiunto che “ciò che è avvenuto il 7 ottobre è disumano e inaccettabile. Non siamo per la violenza e abbiamo chiesto ad Hamas la liberazione degli ostaggi”.
Per il presidente Mattarella “dopo l’orrore del 7 ottobre si è aperta una spirale inaccettabile di violenza su Gaza che ha colpito i civili, donne e bambini. Ci impegniamo per un reale e definitivo cessate il fuoco e per il rilascio degli ostaggi nelle mani di Hamas. Ci auguriamo che la soluzione due stati due popoli sia immediata. Senza questa prospettiva ci saranno sempre esplosioni di violenze”.

Mattarella ha anche espresso “preoccupazione per quello che accade in Cisgiordania e Gerusalemme Est con insediamenti che contraddicono le risoluzioni dell’Onu con violenze contro i palestinesi. Una volta che ci sarà il cessate il fuoco a Gaza, l’autorità palestinese dovrà avere un ruolo centrale”.

Il presidente palestinese ha anche sottolineato che “una volta che sarà avviata la soluzione dei due Stati e due popoli, chiederò ai paesi arabi e mussulmani di riconoscere lo Stato di Israele”. Sulla situazione in Siria i due presidenti, in attesa di sviluppi e nella speranza che non vengano disattese dal nuovo corso le speranza di libertà, hanno espresso un giudizio comune sul regime di Assad, totalitario e crudele.

 

 

Francois Bayrou nominato dal presidente Macron premier al posto di Barnier, “ penso sia necessaria la riconciliazione”

 

 

 

Il presidente Emmanuel Macron ha nominato primo ministro Francois Bayrou,e formalizzato l’incarico con un comunicato dall’Eliseo dandogli il mandato per formare il nuovo governo.

. Il passaggio di consegne tra il premier dimissionario Michel Barnier e Bayrou è previsto stasera a palazzo Matignon.

Bayrou: –Presidente del Movimento Democratico (MoDem) dalla sua fondazione nel 2007 ed esponente del centro, è stato candidato alle elezioni presidenziali del 2002, 2007 e 2012, in tutti e tre i casi risultato non eletto. Dal 2004 presiede altresì il Partito Democratico Europeo (EDP). Dal 1993 al 1997 è stato ministro dell’educazione nazionale in tre governi successivi. È stato anche membro dell’Assemblea nazionale per il seggio dei Pirenei Atlantici dal 1986 al 2012 con brevi interruzioni e membro del Parlamento europeo (MEP) dal 1999 al 2002.

Il nuovo premier riveste la carica di  sindaco di Pau dal 2014.    Dichiarazione: “Tutti comprendono la difficoltà del compito. Tutti dicono a se stessi che c’è una strada da trovare che unisce le persone invece di dividerle. Penso che la riconciliazione sia necessaria

Lampedusa, naufragio di oltre 4o persone che hanno perduto la vita. Salva una bambina

 

Crescono gli svantaggi per gli stranieri, in Italia - Salesiani per il sociale APS

 

 

Lampedusa.

Lampedusa: altri sbarchi, oltre 300 migranti nelle ultime ore  Tra loro c’è anche una bambina di 11 anni, originaria della Sierra Leone, che secondo le prime informazioni sarebbe l’unica superstite di un naufragio costato la vita a oltre 40 persone, partite dalla Tunisia. La bambina è stata tratta in salvo dall’equipaggio del Trotamar III, sbarcata all’alba sull’isola e condotta al Pte per accertamenti. Dopo le cure al poliambulatorio dell’isola, la piccola è stata accolta all’hotspot di contrada Imbriacola dove viene seguita da operatori e volontari della Cri.

La bambina si teneva a galla con due salvagenti improvvisati formati da camere d’aria e un giubbotto di salvataggio. “Arriva dalla Sierra Leone e ha detto di essere partita da Sfax in Tunisia su una barca di metallo con 45 persone”, spiegano i soccorritori, che si sono accorti di lei sentendo le sue urla in piena notte, intorno alle 3.20. In mare per un’altra emergenza l’equipaggio del Trotamar III si è imbattuto nella piccola al largo di Lampedusa.

Secondo le prime informazioni, il barchino è affondato tre giorni fa. “La piccola lottava per non annegare in una tempesta di 23 nodi con onde alte 11 piedi – dicono dall’equipaggio – Supponiamo che lei sia l’unica sopravvissuta al naufragio e che le altre 44 persone siano annegate. Siamo profondamente sconvolti”.

La bimba   salvata ai medici: “Con me c’era mio fratello

La bambina ai medici ha raccontato su quel barchino, partito circa 4 giorni da Sfax in Tunisia e colato a picco, c’era anche il fratello più grande. Il papà, invece, si troverebbe ancora in Tunisia, in attesa anche lui di salpare e affrontare la traversata del Mediterraneo.

Nell’area del naufragio proseguono le ricerche delle motovedette di Guardia costiera e Capitaneria di porto alla ricerca di eventuali altri dispersi o cadaveri. Ricerche al momento senza esito.

Mediterranea: “Altre 3 imbarcazioni a rischio naufragio, sos Alarm Phone inascoltati”

Lancia appelli -apprendiamo  Mediterranea Saving Humans  che rivela :  “almeno altri tre naufragi potrebbero essersi verificati nei giorni scorsi lungo la rotta tra le coste tunisine e Lampedusa“, ricordando l’sos lanciato da Alarm Phone lo scorso 2 dicembre quando l’ong ha segnalato prima la sparizione di due barche con 45 e 75 persone a bordo, partite rispettivamente il 27 e il 30 novembre dalla Tunisia. Il 4 dicembre sempre Alarm Phone ha segnalato un’ulteriore imbarcazione con altre 45 persone dispersa dal 30 novembre. “Alarm Phone ha immediatamente comunicato tutte le informazioni in suo possesso alle autorità competenti nell’area, cioè ai centri di soccorso di Tunisia, Malta e Italia, ma nessun riscontro è stato da loro fornito“……

SIRIA, “IL TIRANNO ASSAD – AL POTERE DA 53 ANNI – E’ FUGGITO! LA PRIGIONE DI SAYDNAYA -“MATTATOIO UMANO” ,MODELLO DI TORTURE E CRUDELTA’ ERA IL SIMBOLO DEL POTERE DI ASSAD

 

Damasco è caduta, Assad è fuggito in aereo. Dopo 50 anni, per la Siria “inizia una nuova era”

 

 

Damasco è caduta. I  ribelli jihadisti sono entrati nella notte a Damasco, neanche dieci giorni dopo l’inizio di un’offensiva inarrestabile nel corso della quale hanno preso il controllo di Aleppo, Hama e Homs. Bashar al Assad, presidente da 24 anni, ha lasciato il Paese per una destinazione sconosciuta, ha riferito l’Osservatorio siriano per i diritti umani, citando ufficiali dell’esercito siriano.

Gli insorti gridano per le piazze: “Il tiranno è fuggito” e Damasco “è liberata”: “Questo è il momento che sfollati e detenuti aspettavano da tempo, il momento del ritorno a casa e il momento della libertà dopo decenni di oppressione e sofferenze”.

CADE IL REGIME DI ASSAD AL POTERE DA 53 ANNI

Dopo l’ingresso dei ribelli jihadisti guidati dal gruppo Hayat Tahrir al Sham (Hrs) nella capitale, centinaia di persone sono scese in piazza a festeggiare la caduta del regime degli Assad al potere da 53 anni. Il premier Mohammed al-Jalali ha intanto fatto sapere di essere pronto a cooperare nel passaggio dei poteri. In un post sui social ha scritto: “Crediamo che la Siria sia di tutti i siriani, che sia il Paese di tutti i suoi figli e che questo Paese possa essere uno Stato normale che costruisce buone relazioni con i suoi vicini e con il mondo senza entrare in alleanze e blocchi regionali”.

   Si apprende anche che l’ex Primo ministro governativo affianchi  il V Corpo del popolo dell’Hauran diretto all’Hotel Four Seasons per un incontro e per consegnare le istituzioni del Paese agli eroi dell’Esercito libero”. Il primo ministro aveva dichiarato in precedenza di voler “garantire” il funzionamento delle istituzioni pubbliche, delle strutture statali e il mantenimento della “sicurezza per tutti i cittadini”.

 

Gli insorti prendono il controllo di un valico con la Turchia

I ribelli siriani hanno preso il controllo del valico di Kasab, tra Siria e Turchia. La notizia proviene dal  comando delle operazioni militari dell’offensiva anti-governativa.

Il valico di Kasab si trova nel nord-ovest della Siria, nella regione di Latakia, considerata una roccaforte dei clan sciiti-alawiti al potere da più di mezzo secolo e non lontano dalla principale base aerea russa di Hmeimim sulla costa mediterranea.

 

I jihadisti sono poi entrati nel palazzo presidenziale al grido di “Dio è il più grande”, hanno raccontato testimoni oculari alla Dpa. I ribelli sarebbero entrati nel palazzo, situato nel distretto di Mezzeh, senza incontrare alcuna resistenza.

Dopo la conquista degli uffici dei media di Stato, l’annuncio sulla presa della capitale siriana è stato diffuso anche attraverso la tv nazionale: “Il tiranno Bashar al-Assad è stato rovesciato i prigionieri oppressi nelle carceri del regime sono stati rilasciati“, ha detto un portavoce leggendo un comunicato circondato da circa una dozzina di altri ribelli. “Chiediamo alle persone e ai combattenti di proteggere tutte le proprietà nella Siria liberata… lunga vita alla Siria libera per tutti i siriani di tutte le sette”, ha aggiunto.

La televisione statale siriana ha poi diffuso un nuovo messaggio in cui si proclama “la vittoria della grande rivoluzione siriana e la caduta del regime criminale di Assad”. Il testo è scritto su un messaggio a tutto schermo in grossi caratteri bianchi su sfondo prevalentemente rosso.

 

PRESA ANCHE LA FAMIGERATA PRIGIONE DI SAVDNAYA, SIMBOLO DEL POTERE DI ASSAD

I ribelli in nella notte hanno preso il controllo anche della famigerata prigione militare di Saydnaya, il simbolo del potere di Assad a nord della capitale.

Amnesty International aveva soprannominato Saydnaya “il mattatoio umano” in un rapporto del 2017 dopo aver ampiamente documentato le impiccagioni di massa avvenute nel carcere. Un rapporto dell’Ufficio dell’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani del luglio 2023 aveva evidenziato “continui modelli diffusi e sistematici di tortura e trattamenti crudeli, inumani o degradanti, comprese le sparizioni forzate” all’interno delle strutture di detenzione siriane, inclusa Saydnaya.

Fibrillazione ed incertezze in Francia, Macron avvia le consultazioni: dichiara prima in mondovisione che lui durerà sino alla fine del mandato, adesso socialisti pronti a negoziare. È il turno dei Repubblicani.

 

 

 

Il presidente, dopo aver ricevuto i socialisti, riceverà i Repubblicani  e «telefonerà all’estrema sinistra de La France Insoumise (LFI)», ha confermato all”entourage del capo dello Stato

Macron nominerà il nuovo primo ministro «non prima di lunedì». . Intanto, il partito socialista francese ha dichiarato di essere disponibile a formare una coalizione con la formazione macroniana e la destra sulla base di «un contratto a durata determinata». A queste condizioni la formazione della sinistra moderata si è recata alle 12 di oggi, venerdì 6 dicembre, all’Eliseo per incontrare Macron.

Un passo aspettato e consigliato dopo la mozione di sfiducia che ha fatto cadere il governo di Michel Barnier …..

Il leader del PS, Olivier Faure, ha assicurato che durante l’incontro, il presidente francese «non ha posto alcuna precondizione su nessun argomento», lasciando intendere che non gli sia stato chiesto di staccarsi da La France Insoumise (LFI), «contrariamente a quanto è trapelato dall’Eliseo».

Si apprende infine che i  socialisti «non parteciperanno in nessun caso ad un governo guidato da un primo ministro di destra»…..

Sabato alle 19 la votazione in Corea del sud per l’accusa contro il Presidente Yoon Suk Yeol di “insurrezione” per l’istituita legge marziale

 

 

Manifestazione contro Yoon - Afp

 

La polizia sudcoreana sta indagando sul presidente Yoon Suk Yeol per presunta “insurrezione” in seguito alla sua dichiarazione di legge marziale. Lo ha reso noto un alto ufficiale di polizia, secondo cui un’indagine è stata avviata dopo che l’opposizione ha presentato una denuncia contro Yoon e altre figure chiave coinvolte negli eventi di martedì sera.  Cadrebbe in questo caso eccezionale l’immunità prevista per i Presidenti.

L’insurrezione è un crimine che trascende l’immunità presidenziale e può comportare la pena di morte. Si apprende anche che  Woo Jong-soo, capo del quartier generale investigativo nazionale dell’Agenzia nazionale di polizia, ha dichiarato ai legislatori che “il caso è stato assegnato”.

La votazione per decidere se mettere sotto accusa il presidente Yoon avrà luogo sabato alle 19 ora locale, secondo quanto riportato dai media sudcoreani, che citano parlamentari dell’opposizione.

Sebbene l’opposizione abbia la maggioranza di 192 seggi in parlamento, affinché la mozione venga approvata è necessario che almeno otto dei 108 legislatori del partito al governo la appoggino. Secondo Yonhap, il People Power Party, il partito al potere di Yoon, ha accettato di opporsi al suo impeachment.

Intanto il presidente Yoon ha accettato le dimissioni del ministro della Difesa Kim Yong-hyun.       E’ stato nominato Choi Byung-hyuk, un generale dell’esercito in pensione che presta servizio come ambasciatore in Arabia Saudita.

 

 

 

Il segretario generale della Nato, Mark Ru spiega la necessità di aiutare Zelenski

Conflitto Ucraina- Russia, le armi di difesa tardono ad arrivare a Kiev con la drammatica conseguenza che Mosca avanzi sempre piu’

 

Nato, il segretario Stoltenberg apre all'allargamento a est

Il segretario generale della Nato Mark Rutte, a margine della Ministeriale Esteri a Bruxelles afferma:”Nel mondo non abbiamo una sovrabbondanza di sistemi di difesa aerea, il che significa che bisogna sempre assicurarsi di stabilire le priorità. Ma ieri sera, al tavolo, c’è stato un chiaro accordo, secondo cui aiutare l’Ucraina, in particolare con queste infrastrutture, deve essere una priorità. Sono fiducioso che gli alleati, nei prossimi giorni e settimane, si assicureranno che tutto ciò che possono fornire all’Ucraina venga fornito”. Lo dice il segretario generale della Nato Mark Rutte, a margine della Ministeriale Esteri a Bruxelles.

“Dobbiamo assicurarci che qualsiasi tipo di difesa aerea che possiamo fornire venga fornita all’Ucraina – aggiunge – è quello che è accaduto negli ultimi due anni e mezzo. Durante i primi mille giorni di questo terribile assalto della Russia, siamo stati in grado di fornire molti dei nostri sistemi di difesa all’Ucraina. Ora c’è un bisogno specifico, per le infrastrutture energetiche, perché la Russia sta cercando di utilizzare nuovamente l’inverno come arma nella lotta contro l’Ucraina”.

Estonia: “L’unica garanzia per lottare contro la Russia è ingresso in Nato”

La Russia “rimarrà una minaccia” per l’Ucraina, ma “l’unica garanzia di sicurezza che funzioni davvero” per l’Ucraina è che “deve essere nella Nato. Non ne vedo altre”, dice intanto il ministro degli Esteri estone Margus Tsakhna, a margine della Ministeriale.

Siria, la città di Aleppo fuori controllo: bombardato il collegio francescano Terra Sancta : nessuna vittima Si parla di imminente golpe a Damasco

 

Combattenti antigovernativi pattugliano il centro di Aleppo

 

 

Il Collegio francescano Terra Sancta di Aleppo è stato colpito da un attacco russo che ha causato gravi danni. Il vice premier e ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani  conferma la notizia e fa “appello a tutte le parti in conflitto in Siria perché sia tutelata la popolazione civile“. ”

Finora  “non ci sono vittime” all’istituto situato all’interno del compound del convento, vicino alla chiesa dove in serata era in programma la celebrazione della Messa della prima domenica d’Avvento.

Aleppo : i ribelli jihadisti anti Assad fanno i padroni

Aleppo fuori controllo  .Gli insorti siriani hanno annunciato di avere ormai il controllo di Aleppo, compreso l’aeroporto e che avrebbero esteso la loro offensiva sulla provincia di Hama.
L’esercito siriano invece parla di “ritiro temporaneo delle truppe” da Aleppo, a nordovest, dove gruppi ribelli hanno lanciato un’offensiva a sorpresa contro le posizioni governative, dichiarando che decine dei suoi soldati sono stati uccisi o feriti.

Il bombardamento è una delle conseguenze del caos in cui, in neanche cinque giorni, è risprofondata la Siria. Per la prima volta dall’inizio del conflitto nel 2012, Aleppo, la seconda città più grande del Paese nonché una delle più antiche al mondo, già nel 2016 scenario di una cruenta battaglia, dopo otto anni di controllo governativo è nelle mani dei ribelli jihadisti anti-Assad. La conferma proviene dagli attivisti dell’Osservatorio siriano per i diritti umani, organizzazione non governativa con sede a Londra ma dotata di una rete di attivisti sul terreno. I jihadisti di Hayat Tahrir al-Sham e le fazioni ribelli alleate “controllano la città di Aleppo, eccetto i quartieri controllati dalle forze curde.

Sostenuto dalle forze aree russe, l’esercito governativo siriano ha sferrato un contrattacco nella serata di ieri: il Ministero della Difesa di Mosca ha comunicato che “sono stati effettuati attacchi missilistici e bombe su luoghi di ritrovo dei militanti, punti di controllo, magazzini e postazioni di artiglieria”.

Sostegno dell’Iran

Dal  ministro degli Esteri iraniano, Abbas Araghchi si è  appreso,  “Contro i gruppi terroristici” giunge una piena manifestazione di sostegno al governo e all’esercito siriani da parte dell’Iran. Lo stesso Araghchi ha annunciato che avrebbe visitato Damasco nella giornata di oggi per portare il messaggio di supporto della Repubblica islamica all’alleato Assad.

 

Si apprende infine che  decine di migliaia di civili sono in fuga da Aleppo. La Siria è nel caos con voci di un imminente golpe a Damasco. Ed intanto, l’Onu e la Farnesina evacuano gli stranieri presenti.

Annuncio ufficiale; tregua tra Israele e Libano Ma Netanyaku, accende il fuoco, presto avremo armi sofisticate

 

Stragi del 7 ottobre causate dall'arroganza di Netanyahu, ha rafforzato  Hamas»: l'indagine conclusa dai familiari delle vittime - Open

 

Finalmente si muovono i passi decisivi per una pace duratura   Oggi si chiama tregua  .L’annuncio ufficiale, prima del sì del governo, era giunto da Benjamin Netanyahu con un messaggio tv. Il premier israeliano aveva così spiegato le “tre ragioni” della tregua in Libano, prima tra tutte quella di potersi “concentrare contro la minaccia iraniana”.

Nel suo discorso, Netanyahu ha poi parlato della necessità di permettere a Israele di “rinnovare” e “riarmare” le proprie truppe, ammettendo che – “non è un segreto”, ha detto – vi sono stati “grandi ritardi” nelle forniture di armi.

“Presto – ha quindi aggiunto – ci armeremo con armi sofisticate che ci aiuteranno a proteggere le nostre truppe e ci daranno ancora maggiore forza per completare la nostra missione”. Terza ragione, quella di isolare Hamas: “Hamas contava su Hezbollah per combattere insieme ed una volta che Hezbollah è eliminato, Hamas è lasciato da solo – ha detto -, la nostra pressione su Hamas crescerà e questo ci aiuterà a portare a casa gli ostaggi”.

Nel suo discorso, che è suonato come un appello ai suoi stessi ministri ad approvare il cessate il fuoco, il premier israeliano ha sottolineato che anche con la tregua Israele “manterrà la completa libertà di azione militare”, “in pieno coordinamento con gli Stati Uniti”. Israele controllerà il rispetto del cessate il fuoco e “risponderà con forza ad ogni violazione” di Hezbollah.

Il gabinetto politico di sicurezza ha poi approvato nella serata di ieri la proposta di pace avanzata dagli Stati Uniti “con la maggioranza di 10 ministri e l’opposizione di uno. Israele apprezza il contributo degli Stati Uniti nel processo e mantiene il diritto di agire contro ogni minaccia alla sua sicurezza”, quanto dichiarato dall’ufficio del premier, rendendo noto che il Netanyahu ha parlato con Joe Biden per “ringraziarlo del coinvolgimento degli Usa per ottenere i cessate il fuoco in Libano e per il fatto di aver capito che Israele manterrà la sua libertà di azione”. Il voto contrario all’accordo di tregua è stato quello di Itmar Ben-Gvir, l’estremista di destra che è ministro della Sicurezza Nazionale.

 Biden più battagliero adesso

Biden sembra diventato più battagliero.   Se Netanyahu non ha fornito nessun dettaglio sull’accordo nel suo discorso, né ha chiarito l’entrata in vigore del cessate il fuoco, a farlo ci ha pensato il presidente Biden nel suo intervento alla Casa Bianca dopo il via libera.

 

Putin: ” nessuno ferma o può intercettare il missile Oreshnik”- Il mondo intero ora è avvertito, devo difendere la sovranità della Russia…”

 

Putin e i vertici militari
Putin e i vertici militari

Putin, leader criminale con alle spalle un mandato d’ arresto internazionale vuol fare tremare il mondo, in particolare gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. La Russia – afferma Putin – può colpire obiettivi in tutta Europa. con il  missile Oreshnik, l’ultima arma utilizzata da Mosca 

Il missile balistico a medio raggio lanciato mercoledì 21 novembre,  con le sue testate multiple contro un impianto industriale di Dnipro. Il raid è stato la risposta di Putin ai missili Atamcs e Storm Shadow che l’Ucraina ha lanciato contro obiettivi in Russia dopo l’autorizzazione di Stati Uniti e Regno Unito.

Il leader del Cremlino, però, non si ferma Stavolta, lo fa in un vertice con le alte sfere del ministero della Difesa, le aziende del comparto militare-industriale e gli specialisti che hanno progettato e realizzato l’Oreshnik, nuovi ‘eroi’ che verranno premiati. “Nessuno ha le armi di cui disponiamo noi, nessuno può intercettare il missile Oreshnik”, dice il presidente russo.

“Testeremo altri missili in guerra”

La Federazione russa continuerà a testare i missili più moderni, anche in condizioni di combattimento, in base alle minacce portate alla sua sicurezza”, aggiunge, specificando che “il missile Oreshnik non è un aggiornamento di sistemi vecchi. E’ un progetto totalmente nuovo ed è una valida garanzia a difesa dell’integrità territoriale della Russia”, aggiunge, comunicando con orgoglio l’avvio della produzione in serie del nuovo missile che “è un’arma ad alta precisione, non un’arma di distruzione di massa“.

“La Russia sta lavorando su un’intera linea di missili a medio e corto raggio. Altri sistemi attualmente vengono testati e viene pianificata la loro produzione in serie”.

 Nella fase finale della traiettoria, il missile ha raggiunto una velocità superiore agli 11 Mach.Non si forniscono altri dettagli…